chiese italiane
censimento chiese
edifici di culto
edifici sacri
beni immobili
patrimonio ecclesiastico
beni culturali ecclesiastici
beni culturali della Chiesa cattolica
edilizia di culto
restauro
adeguamento liturgico
Albosaggia
Como
chiesa
parrocchiale
S. Caterina d'Alessandria
Parrocchia di Santa Caterina
Pianta; Coperture; Volta; Sagrestia; Cappelle; Facciate; Impianto strutturale; Presbiterio
mensa - intervento strutturale (1968); sede - intervento strutturale (1968); ambone - intervento strutturale (1968)
1354 - 1354(costruzione intero bene); 1421 - 1421(consacrazione intero bene); 1610 - 1610(ampliamento campanile); 1614 - 1619(realizzazione cappella); 1620 - 1620(realizzazione cappella); 1630 - 1630(realizzazione cappella); 1644 - 1644(ampliamento intero bene); 1647 - 1648(completamento facciata); 1656 - 1656(realizzazione cappella); 1658 - 1659(ampliamento intero bene); 1660 - 1661(completamento sagrestia); 1732 - 1732(realizzazione ossario); 1840 - 1840(ricostruzione campanile); 1937 - 1937(rifacimento intero bene); 1947 - 1947(realizzazione pavimentazione); 1963 - 1963(restauro campanile); 1997 - 1997(restauro facciate); 2016 - 2016(restauro intero bene)
Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria <Albosaggia>
Altre denominazioni S. Caterina d'Alessandria
Ambito culturale (ruolo)
maestranze lombarde (costruzione)
Notizie Storiche

1354  (costruzione intero bene)

La costruzione della chiesa iniziò nell'anno 1354. Nello stesso luogo sorgeva precedentemente un’altra chiesa, dedicata a Sant’Antonio, le cui origini risalgono al XII secolo.

1421  (consacrazione intero bene)

La chiesa fu consacrata nel 1421.

1610  (ampliamento campanile)

Nel 1610 fu ampliato verso ovest e verso sud il preesistente campanile, “più stretto e più basso”, così da permettervi il passaggio diretto nella chiesa. La torre del campanile originariamente si trovava sul lato sud est della chiesa.

1614 - 1619 (realizzazione cappella)

Tra il 1614 e il 1619 venne edificata la cappella del S. Rosario e sull’altare venne posta l’immagine della Beata Vergine.

1620  (realizzazione cappella)

La cappella di San Carlo, in posizione simmetrica rispetto quella del S. Rosario, è stata realizzata a partire dal 1620.

1630  (realizzazione cappella)

La cappella di San Sebastiano (la terza a destra) fu realizzata in occasione della pestilenza dell’anno 1630.

1644  (ampliamento intero bene)

Nel 1644 la chiesa fu ampliata con la realizzazione del secondo arco e delle due ultime cappelle verso l’ingresso principale; l’incarico fu affidato ai mastri Bartolomeo Amadio e Pietro Ruspino di Val Lugano.

1647 - 1648 (completamento facciata)

La facciata venne completata tra il 1647 e il 1648 con le opere di pietra delle lesene e del portale realizzate dai mastri Pietro Marni e Agostino Colturi di Bormio.

1656  (realizzazione cappella)

La cappella di San Giovanni Battista (la terza a sinistra), in cui è ospitato il battistero, venne costruita dal Casella nel 1656.

1658 - 1659 (ampliamento intero bene)

Nel 1658 l’edificio venne alzato di cinque braccia, (1,8288 metri x 5 = 9,144 metri) e furono costruiti gli archi che sostengono la copertura. Se si raffronta all’altezza di circa 14 metri, l’altezza della preesistenza era indicativamente di poco inferiore ai cinque metri. L’edificazione fu affidata a Carlo Aprile ed alla sua squadra di Val di Lugano che completarono l’intonaco di calce tirato con polvere di marmo bianco nel 1659.

1660 - 1661 (completamento sagrestia)

La sagrestia, che si trovava affiancata al presbiterio, fu completata tra il 1660 e il 1661, contemporaneamente al termine degli stucchi del coro e dei lavori esterni sul sagrato.

1732  (realizzazione ossario)

Nel 1732 venne realizzato l’ossario con la preziosa inferriata in ferro battuto, forse opera dei fratelli Smidt di Bormio.

1840  (ricostruzione campanile)

La torre campanaria ampliata all’inizio del Seicento fu abbattuta verso la metà dell’Ottocento a causa delle sue condizioni statiche che mettevano in pericolo l’edificio della chiesa. L’opera di ricostruzione partì con stipula del contratto datato 30 settembre 1840 con cui il comune di Albosaggia commissionava l’opera al capo mastro Pietro Galletti. Il nuovo campanile fu ricostruito non sullo stesso sedime, forse perché la natura scoscese del terreno non offriva le dovute garanzie, ma a monte della strada che porta al cimitero, fondandolo sulla roccia che dovette essere in parte scavata. Oggi il campanile si trova ancora in questa posizione ed è alto 25 metri.

1937  (rifacimento intero bene)

Il 1937 vide interventi invasivi nell’edificio della chiesa: ricostruzione del tetto con l’applicazione all’intradosso del rivestimento a cassettoni, eliminazione dell’ossario con sepoltura nella chiesa dei resti, demolizione delle pareti che dividevano le sacrestie con allargamento del presbiterio e realizzazione della sacrestia in luogo dell’ossario come si trova attualmente. Vennero inoltre rimossi l’antico ciborio ligneo e l’organo seicentesco.

1947  (realizzazione pavimentazione)

Nel 1947 venne pavimentata la chiesa con marmette di graniglia.

1963  (restauro campanile)

Nel 1963 si eseguirono i lavori di restauro della torre campanaria con iniezioni di cemento alla base, rifacimento parziale dell’intonaco esterno e rifacimento della copertura del tetto.

1997  (restauro facciate)

Il restauro del 1997 ha ridato luce alle pareti interne che sono tornate a splendere col bianco della polvere di marmo e della calce del Settecento.

2016  (restauro intero bene)

L'11.4.2016 sono iniziati i lavori di consolidamento e restauro della copertura e del rifacimento dell'impianto di riscaldamento con sostituzione della pavimentazione interna, terminati il 14.10.2016.
Descrizione

La chiesa di S. Caterina d'Alessandria sorge nel Comune di Albosaggia e sovrasta il muraglione ad arcate di pietra che sostiene il terrapieno del sagrato. Nell’area circostante alla chiesa sorgono anche l’oratorio di S. Ciriaco, la casa canonica, la casa parrocchiale e il campanile. La facciata di ingresso guarda verso valle ad ovest e, dall’area che una volta costituiva l’antico cimitero, si possono apprezzare un magnifico paesaggio di fondovalle e la testata della Valmalenco. La geometria attuale della chiesa si discosta notevolmente da quella originaria del secolo XII, dedicata a S. Antonio, che fu nel corso dei secoli oggetto di diversi rimaneggiamenti. Nel suo insieme l’edificio si presenta abbastanza armonico, se si pensa appunto che la sua realizzazione fu eseguita in fasi e tempistiche diverse. L’impianto attuale, infatti, è frutto di modifiche che nel corso dei secoli hanno mutato notevolmente la distribuzione dei volumi e le caratteristiche strutturali della costruzione primigenia. La chiesa è orientata in asse est - ovest. La composizione architettonica della chiesa di S. Caterina assunse le forme attuali a seguito della ricostruzione seicentesca, che ne modificò di molto la struttura originaria dell’antica chiesetta risalente al 1354. Paragonare l’episodio dell’ampliamento-modificazione dell’edificio, avvenuto nel Seicento, con altri edifici religiosi coevi e situati nel contesto valtellinese costituisce un momento di studio degli episodi di particolare interesse. Gli studi più recenti sull’architettura lombarda del XVII secolo hanno inteso restituire in termini complessi le coordinate in cui inserire la costruzione di chiese ad aula unica nell’area interessata dall’azione riformatrice di Carlo Borromeo e in particolare nei territori lombardi dell’arco alpino. Emerge così il ruolo significativo che in queste vicende ebbe un architetto e capomastro ticinese lungamente attivo nella valle dell’Adda, Gaspare Aprile da Carona. È tuttavia probabile che esso fosse defunto entro il 1649, infatti presso la parrocchiale di S. Caterina è attivo maestro Antonio figlio del fu Gaspare. È probabile che gli Aprile, documentati con nomi diversi in varie località della valle, fossero giunti a conquistare il monopolio dei cantieri in qualità di impresari e capimastri. Inoltre gli Aprile sono spesso affiancati dallo scultore Antonio Casella a testimonianza di estesi e sperimentati rapporti di collaborazione tra artisti di medesima provenienza. La presenza in valle di figure quali Gaspare Aprile, che era insieme progettista, capomastro e impresario, in stretto contatto con stuccatori, maestri da muro e appaltatori, è la costante che caratterizza tutta l’architettura del Seicento in Valtellina. In questo quadro storiografico è possibile comprendere il ruolo che un edificio come la parrocchiale di S. Caterina giocò in rapporto ad esigenze interne di fede e devozione e ad istanze esterne di stile e professionalità. L’assoluta unità formale e spaziale dell’edificio suggerisce l’opportunità di attribuire ai maestri della cerchia di Gaspare Aprile da Carona la progettazione effettiva dell’edificio. A un disegno coerente infatti risponde l’articolazione della facciata con il risalto centrale, a spigolo vivo, che sottolinea con sapienza l’allineamento del portale, della serliana soprastante e della spezzatura del timpano sommitale. A questo elemento si aggiunge l’accuratezza del dettaglio dei complementi lapidei del portale e delle finestre, realizzate dai lapicidi bormini Pietro Marni e Agostino Colturi. La chiesa di S. Caterina propone il prototipo dell’architettura religiosa valtellinese, in modo particolare per le fabbriche progettate e dirette da Gaspare Aprile, il quale ripropose con assiduità la pianta a navata unica con piatte cappelle in fregio e ampio presbiterio voltato.
Pianta
La pianta dell’edificio è pressoché rettangolare, di dimensioni 35x16.5 metri circa, se si esclude il restringimento in corrispondenza della facciata e l’ampliamento della sacrestia (ex ossario) dietro il presbiterio.
Coperture
La geometria del tetto è semplice; esso è formato da due falde che coprono l’aula e dai tetti a tre falde del presbiterio e della sacrestia. Il manto è formato da piode della Valmalenco. La copertura dell’aula è costituita da travi di legno ordite lungo l’asse longitudinale della chiesa e sostenute dai due archi-diaframma intermedi in muratura, che dividono l’aula in tre campate di 9, 9.5 e 5.5 metri. Il controsoffitto a cassettoni in noce conferisce agli ambienti una spiccata eleganza che si distingue sulle rasature di calce che supportano stucchi e decorazioni.
Volta
Nella zona sopra il presbiterio è presente una volta a crociera in pietrame e malta, con delle unghie in corrispondenza delle finestre laterali e delle costolature che realizzano una divisione in due parti della superficie voltata. Le murature perimetrali si appoggiano a livello della pavimentazione tramite due arconi a tutto sesto impostati su piedritti.
Sagrestia
Dietro il presbiterio è situato il locale della sagrestia (anticamente ossario del cimitero), dove è presente un sistema di volte a crociera a sei campate, poggianti nella zona centrale su due colonne in pietra e sulla muratura lungo il perimetro.
Cappelle
Lungo le pareti si aprono le tre coppie di cappelle laterali simmetriche, coperte da volta a botte e adorne di pitture, stucchi e finissimi lavori di intarsio marmoreo negli altari, nelle ancone e nelle balaustre. La più antica delle cappelle, quella dedicata al S. Rosario, (dall’ingresso verso il presbiterio è la seconda a destra), risale al 1619. È caratterizzata da un altare marmoreo con una Madonna lignea moderna posta entro una nicchia, e da affreschi di Pietro Ligari alle pareti (Profeti) e nella volta (Assunzione di Maria e Santi a mezza figura in medaglioni a monocromo). I dipinti sono in parte deperiti e ripassati, di essi esiste un bellissimo disegno nel fondo Ligari del Museo di storia e d’arte di Sondrio, con Davide re e cantore, come è rappresentato a sinistra, quadrature decorative, e la scritta autografa: “opera fatta nella chiesa parrocchiale di Arbosaggia l’anno 1721”. La cappella di S. Carlo, in posizione simmetrica rispetto quella del S. Rosario, è stata realizzata a partire dal 1620, la stuccatura fu opera del mastro ticinese Alessandro Casella, fu dipinta e indorata dal pittore comasco G. Battista Recchi che, insieme al fratello G. Paolo, nel Seicento dipinse vari soggetti sacri in Valtellina e nelle circostanti valli. Ulteriore opera di G. B. Recchi è la tela che rappresenta S. Carlo in orazione davanti a un altare sul quale è posato il Cristo morto. La cappella di S. Sebastiano (la terza a destra) fu realizzata in occasione della pestilenza dell’anno 1630; è adorna di una tela di Giovan Battista Recchi rappresentante il Martirio di S. Sebastiano. La decorazione di stucchi fu terminata nel 1639 ad opera del ticinese Galeazzo Riva. La cappella di S. Giovanni Battista (la terza a sinistra), in cui è ospitato il battistero, venne ricostruita dal Casella nel 1656. Nel 1644 ebbero inizio i lavori di realizzazione delle due ultime cappelle, ad opera del mastro Pietro Ruspino e del mastro Bartolomeo Amadio di Val Lugano: a sinistra la cappella dedicata alla SS. Trinità e a destra quella intitolata a S. Giuseppe. La tela che rappresenta la SS. Trinità con S. Michele in atto di pesare le anime, è dono di “benefattori di Roma”; l’autore è sconosciuto ma l’individuazione di alcuni particolari suggeriscono di attribuirla al milanese Giuseppe Porro.
Facciate
La facciata principale si presenta con un disegno geometrico ben proporzionato su base quadrata e sottolineato da lesene, capitelli e zoccolatura in Porfido Orobico. Si conclude con un timpano incorniciato e con al centro un foro orbicolare tamponato in sfondato. Anche le cornici del timpano sono costituite dalla medesima pietra orobica a struttura porfirica delle lesene di facciata. Due pinnacoli simmetrici laterali, con banderuole in ferro, ed uno al centro, con la croce, coronano l’edificio. Il portale fu realizzato, come le cornici delle nicchie e della trifora centrale, da Pietro Marni e Agostino Colturi di Bormio. Gli apparati murari dei lati lunghi (fronte nord e sud) presentano una finitura delle superfici caratterizzata da intonaco in malta di calce; nella parte alta del lato sud si nota la meridiana dipinta e mantenuta negli ultimi interventi di restauro. Il fronte est porta in primo piano il volume dell’antico ossario settecentesco, trasformato nell’attuale sacrestia, e del quale ancora oggi conserva la preziosa cancellata in ferro battuto.
Impianto strutturale
L’impianto attualmente è costituito da un’aula a navata centrale con sei cappelle laterali, di cui quattro, quelle vicine all’altare maggiore, appartenenti all’impianto precedente; le due in prossimità dell’ingresso principale sono state realizzate in fase successiva. La navata, composta da ambienti luminosi e sobri, è rifinita da stucchi, decorazioni parietali, purtroppo non integrali, tele e suppellettili preziosi. La volta è presente soltanto a copertura del presbiterio, mentre sull’aula il tetto è a capanna, la cui struttura è rivestita da una controsoffittatura a cassettone in legno di noce. Il tetto dell’aula è sostenuto dai due archi di cui uno centrale e dall’arco soglio del presbiterio. I cori sono coperti da una controsoffittatura orizzontale a cassettoni in legno di noce, così come quella delle falde dell’aula. Tutti gli archi sono sottolineati all’intradosso da preziosi stucchi, che contribuiscono ad esaltare la luminosità degli ambienti riflessa dalle pareti e dalle volte.
Presbiterio
Il presbiterio, molto ampio e suddiviso da poderose arcate, è dominato dall’imponente ancona marmorea, nella quale è collocata la tela, di autore ignoto, con le Nozze Mistiche di S. Caterina. Il crocifisso ligneo è collocato al sommo dell’arcone d’accesso al presbiterio, a completare la Trinità con il Padre Eterno e lo Spirito Santo effigiati in stucco, opere sicuramente del Casella e del Bianchi, al pari della S. Caterina trasportata dagli angeli entro il lenzuolo funebre al sommo della parete di fondo. Ai lati dell’altare sono affrescati due Santi moderni, e al di là degli archi, sono appese due tele dipinte a tempera con storie di S. Giovanni Battista attribuibili al pittore locale Aloisio Valloni, autore di una serie di tele simili conservate nel vicino oratorio di S. Ciriaco. Lungo le pareti del presbiterio sono poste sei stalli corali settecentesche di noce scolpito.
Adeguamento liturgico

mensa - intervento strutturale (1968)
La mensa dell’altare di forma ottagonale è posta al centro del presbiterio, versus populum; essa è in legno, di contenute dimensioni, su pedana anch’essa di forma ottagonale di dimensioni leggermente più grandi per permettere i riti di celebrazione. Il piano della mensa poggia su un sostegno di fine Cinquecento di alto pregio, di forma ottagonale, in legno di noce scolpito. Esso costituiva la copertura dell’originale fronte battesimale in pietra che si trova oggi a sostegno del piano della mensa dell’altare della chiesa della frazione Torchione, dedicata alla Madonna della Provvidenza, aperta al culto il 12 maggio 1968, tre anni dopo la chiusura del Concilio Vaticano II.
sede - intervento strutturale (1968)
La sede del celebrante, arretrata rispetto all’altare, rivolta verso l’assemblea che lo vede alla sua sinistra, è formata da uno scranno centrale e due minori laterali uniti ad esso, in legno di noce lavorato; davanti è posizionato un leggio novecentesco in legno, di semplice fattura.
ambone - intervento strutturale (1968)
L’ambone, avanzato rispetto all’altare, è in legno ed è visto dall’assemblea alla destra del presbiterio, dietro la balaustra di marmo. E’ integrato in una “tribuna”, anch’essa semplice e in legno, sollevata dal piano del pavimento di due gradini (circa 35 cm).
Contatta la diocesi