chiese italiane censimento chiese edifici di culto edifici sacri beni immobili patrimonio ecclesiastico beni culturali ecclesiastici beni culturali della Chiesa cattolica edilizia di culto restauro adeguamento liturgico Massa Lombarda Imola oratorio sussidiario Madonna del Buon Consiglio all'Oppio Parrocchia di Natività di Maria Santissima in San Giacomo di Fruge Facciata; Pianta; Soffitti nessuno XVII - XVII(passaggio di proprietà oratorio); 1629 - 1629(preesistenza oratorio); XVIII - XVIII(completamento oratorio); 2005 - 2005(restauro oratorio)
Oratorio della Madonna del Buon Consiglio all'Oppio
Tipologia e qualificazione
oratorio sussidiario
Denominazione
Oratorio della Madonna del Buon Consiglio all'Oppio <Massa Lombarda>
Altre denominazioni
Chiesa della Madonna del Buon Consiglio dell'Oppio
Ambito culturale (ruolo)
architettura romanica (costruzione chiesa)
Notizie Storiche
XVII (passaggio di proprietà oratorio)
intorno alla metà del 1600 diventa proprietà della famiglia Mascarini.
1629 (preesistenza oratorio)
non si sa con esattezza quale sia la data di costruzione dell'edificio, ma già dal 1629 viene menzionato come celletta di tal Lorenzo Fabbri.
XVIII (completamento oratorio)
all'edificio vengono aggiunti il campaniletto a vela e la dimora del custode.
2005 (restauro oratorio)
in quanto collabente, è oggetto di interventi di restauro con fine conservativo.
Descrizione
la connotazione topografica dell'oratorio deriva dal nome del fondo rurale su cui è stato eretto, che richiama la presenza dell'Acro campestre. Altra specifica è quella del Trebeghino, motivata da un "Trebbo dei Ghini", da cui ha mutuato il nome la strada che in corrispondenza dell'edificio di culto si incrocia con la via Argine San Paolo. Dal secolo XVII è testimoniata anche la dedicazione a Santa Barbara, che potrebbe essere quella originaria. Non si conosce con esattezza quale sia l'anno di costruzione, ma già a partire dal 1629 viene menzionato come celletta di un certo Lorenzo Fabbri, per poi diventare proprietà della famiglia Mascarini alcuni decenni più tardi. Si pensa che il culto dell'immagine sacra della Madonna con il Bambino, in ceramica a rilievo seicentesca, sia nato quando un contadino, arando il proprio campo, è inciampato nell'effigie: l'ha raccolta, pulita e appesa ad un grosso albero di oppio posto sul crocevia di fronte all'attuale chiesa. Trattandosi di un ritrovamento avvenuto la domenica mattina, il contadino lo interpreta come un segno divino e perciò abbandona il lavoro nel campo per santificare la festa. Al suo rientro ha trovato il campo arato e questo viene considerato uno dei primi miracoli della Madonna dell'Oppio a cui è intitolato l'oratorio, che in quanto collabente, è stato restaurato nel 2005. Presenta una struttura in mattoni con finestre di forma rettangolare disposte su ambo i lati, che conferiscono luminosità all'interno, le cui pareti appaiono intonacate di bianco e adornate con tavolette votive. Si caratterizza inoltre per una semplice aula, con banchi in legno sagomato di bottega romagnola e risalenti al XVIII secolo, disposti su un pavimento formato da piccole piastrelle in cotto di forma rettangolare. Il presbiterio è rialzato di tre gradini rispetto al piano dei fedeli e si contraddistingue per un altare dipinto in gesso e scagliola, su cui campeggia l'immagine dipinta della Madonna, simile all'iconografia di quella del Buon Consiglio e diffusa nella Romagna. L'oratorio è inoltre dotato di un piccolo campanile a vela, in mattoni a vista, integrato nella struttura architettonica del tempio stesso.
Facciata
scandita da due colonne angolari sporgenti sul solo fronte, con capitelli di ordine dorico che sorreggono un volto a capanna, presenta un portale in legno inserito in una cornice in muratura. E' sovrastato da due oculi nella cui interferenza si denota una ristrutturazione posta sopra l'arco di rinforzo dell'ingresso.
Pianta
rettangolare, con una sola navata.
Soffitti
a capriate a vista, fatta eccezione per il presbiterio che è coperta da una volta a botte.
Adeguamento liturgico
nessuno
permane il vecchio altare a muro in gesso e scagliola non adeguato alle norme liturgiche del Concilio Vaticano II.