chiese italiane censimento chiese edifici di culto edifici sacri beni immobili patrimonio ecclesiastico beni culturali ecclesiastici beni culturali della Chiesa cattolica edilizia di culto restauro adeguamento liturgico Quintano Crema oratorio sussidiario Sant'Ippolito Martire Parrocchia di San Pietro Apostolo Elementi decorativi; Elementi decorativi presbiterio - aggiunta arredo (2011) XVI - 1579(preesistenze intero bene); XVI - 1582(inizio lavori intero bene); XVII - 1608(inizio lavori intero bene); XVII - 1610(inizio lavori affreschi navata); XVII - 1611(edificazione intero bene); XVII - 1615(edificazione intero bene); XVIII - 1641(completamento affreschi presbiterio); XVIII - 1730(inizio lavori torre campanaria); XVIII - 1740(notizia complesso architettonico); XVIII - 1756(preesistenza casa dell'eremita); XX - 1859(notizia complesso architettonico ); XX - 1942(notizia chiesa); XX - 1969(restauro chiesa); XX - 1989(restauro chiesa); XX - 1996(restauro affreschi chiesa); XXI - 2016-2017(restauro conservativo complesso architettonico)
Oratorio di Sant'Ippolito Martire
Tipologia e qualificazione
oratorio sussidiario
Denominazione
Oratorio di Sant'Ippolito Martire <Quintano>
Altre denominazioni
Chiesa di Sant'Ippolito Martire
Ambito culturale (ruolo)
maestranze lombarde (edificazione)
Notizie Storiche
XVI - 1579 (preesistenze intero bene)
Prima dell'attuale chiesa di Sant'Ippolito esisteva un altro oratorio che sorgeva in luogo diverso da quello su cui sorge l'attuale. Le notizie più antiche sono fornite dagli Atti della Visita Castelli del 1579 (erezione Diocesi di Crema 1580), nei quali si fa presente l’estremo stato di decadenza dell’edificio tale da minacciare la rovina. In tale Visita Pastorale si accenna alla presenza di una cella eremitica costruita da un solitario di Ripalta Secca e abitata da un custode in abito laico chiamato eremita Antonio. Monsignor Castelli riscontrò che all’interno le pareti erano in discreto stato, all’esterno le superfici erano completamente affrescate, l’altare non aveva la pietra sacra e disponeva di una sola tovaglia e tutti i paramenti erano vecchi e indecenti. Riguardo alla struttura della chiesa veniva sottolineato il fatto che il tetto era costituito da nude tegole senza una vera gerarchia dell'orditura, il pavimento era ammattonato e il campanile era sprovvisto di campane.
XVI - 1582 (inizio lavori intero bene)
Monsignor Diedo, primo vescovo di Crema, durante la sua Visita pastorale appena dopo la costituzione della Diocesi, constatando la fatiscenza della vecchia chiesetta (forse ubicata nell'attuale sagrato) persuase la popolazione ad edificarne una nuova.
XVII - 1608 (inizio lavori intero bene)
Grandi erano, infatti, la devozione e la frequenza dei cittadini legate a questo luogo di culto. Fu così che la gente del posto venne convinta dal vescovo cremasco a costruire un nuovo oratorio. Raccolte a poco a poco le offerte iniziarono i lavori per la nuova costruzione. Nel 1608 Mons. Diedo nel corso di un’altra visita pastorale trovò gli abitanti intenti alla riedificazione, nonostante il fatto che la vecchia chiesetta decadente non fosse ancora stata demolita.
XVII - 1610 (inizio lavori affreschi navata)
La decorazione degli interni prese il via, con ogni probabilità verso la fine del 1610. Le affrescature dell'aula raffigurano: Le Marie al sepolcro, Sant'Orsola con le sue seguaci, il Martirio delle Vergini di Colonia assalite dagli Unni. E poi figure di santi: san Carlo, la Madonna di Loreto, sant’Ambrogio, san Sebastiano, san Pantaleone, san Giovanni Battista, san Biagio, san Gottardo, san Michele Arcangelo e sant’Antonio abate. Sulla controfacciata, sopra il portale, corre l'antica cantoria. La parete è affrescata con Angeli cantori ed il Padre eterno.
XVII - 1611 (edificazione intero bene)
Gli atti della visita successiva di Monsignor Diedo (1611) confermarono che la nuova costruzione era arrivata al tetto. Poiché il vecchio oratorio doveva essere abbattuto per vetustà, venne chiuso con una cancellata per tenere lontano gli animali. La piccola torre campanaria, che era servita al vecchio oratorio rimase in uso per il novo oratorio fino al 1730 quando venne eretto l'attuale campanile.
XVII - 1615 (edificazione intero bene)
Nel 1615, come riportato nella visita pastorale di Monsignor Emo, il nuovo oratorio di Sant'Ippolito era attivo e così la sua "fabbriceria" dedita a sbrigare le faccende di vita ecclesiastica. Negli anni successivi la gente di Quintano si impegnò a dipingere, sistemare e far affrescare la nuova chiesa come confermato negli atti della visite pastorali comprese tra il 1615 e il 1724.
XVIII - 1641 (completamento affreschi presbiterio)
La zona presbiterale è stata affrescata con certezza da Gian Giacomo Barbelli, il più importante pittore cremasco del Seicento, nel 1641. Sul fondo dell'abside un’architettura di colonne e nicchie è sormontata dal Padre eterno; sulle pareti laterali sono dipinti: a sinistra san Defendente e san Fermo, divisi dalla finestra che illumina l’altare; a destra santa Caterina e sant’Apollonia. Gli episodi più grandiosi sono quelli relativi a quattro storie dedicate alla Madonna affrescati sulla volta: lo Sposalizio, l’Annunciazione, l'Incoronazione. Infine, l’affresco più solenne, il Sogno di Giuseppe, nel quale il Barbelli si prende la licenza di porre S. Giuseppe nella casa di Maria mentre un angelo viene dal cielo per recare il messaggio di Dio. Uno scrigno di grande suggestione.
XVIII - 1730 (inizio lavori torre campanaria)
Nella storia dell’oratorio un momento importante si ebbe nel 1730 quando iniziarono i lavori della nuova torre campanaria. Il vescovo Mons. Griffoni nella visita pastorale del 1724 certificava l’annessione all’oratorio del terreno detto il “Bornaccio” ad opera del nobile Francesco Premoli mediante successione testamentaria e constatava il pessimo stato di salute del vecchio campanile. Il vescovo dietro le suppliche dei cittadini concedette un piccolo aiuto in denaro e l’autorizzazione, mediante il decreto del 14 novembre 1729, alla costruzione della nuova torre campanaria. Il nome del progettista è sconosciuto, mentre sono noti i nomi dei maestri muratori che edificavano la torre: Musso, Cagnana, Mora e Zovadello. L’intera opera costò agli abitanti di Quintano 2.716,18 lire e fu dotata di due campane fuse dal Crespi nel 1756. La costruzione venne completata nel 1762 con la cupoletta in rame messa in opera dal maestro Carione.
XVIII - 1740 (notizia complesso architettonico)
Nei libri contabili risalenti al ventennio 1740 - 1760 si fa menzione anche di un piccolo cimitero situato vicino all’eremo. Non è possibile precisarne la collocazione perché ne è scomparsa ogni traccia. E’ bene ricordare che per la posizione isolata l’oratorio fu in diverse occasioni usato come lazzaretto durante le epidemie. E’, quindi, molto probabile che gli appestati, i vaiolosi e i colerosi ivi deceduti fossero sepolti in loco.
Le ultime notizie di eremiti residenti a Sant’Ippolito risalgono ai primi anni del XIX secolo, da questo momento inizia la decadenza dell’edificio.
XVIII - 1756 (preesistenza casa dell'eremita)
Unita alla chiesa vi era una casetta in rovina, che un tempo serviva come abitazione all’eremita custode della chiesa solitaria, testimonianza di un costume scomparso.
Una descrizione molto particolareggiata dell’oratorio nella seconda metà del Settecento si può trovare negli appunti del 1756 redatti come resoconto degli atti della Visita Pastorale di Monsignor Lombardi (1755).
Così viene descritta la casa dell'eremita "La casetta del custode dietro la cappella è unita all’oratorio dalla parte dove tramonta il sole. Il piano terreno consiste in unico locale non grande ad uso cucina; di sopra, oltre al locale corrispondente al sottostante, ci sono altre due stanzette che si estendono fin sopra la sacrestia. C’è anche un orto piantato tutto intorno a viti di circa due pertiche di estensione, che solitamente è concesso all’eremita custode, incaricato dalla vicina di mantenerlo con una parte delle elemosine raccolte nei luoghi vicini a nome dell’oratorio”.
XX - 1859 (notizia complesso architettonico )
In una Visita Pastorale del 1859 Mons. Ferrè, vescovo di Crema, constata il grado di lento abbandono a cui sta andando soggetto tutto l’edificio e rileva una esigenza di una tradizione orale, che attribuisce alla nobile famiglia Perolini la costruzione dell’antico oratorio.
XX - 1942 (notizia chiesa)
Nel XX secolo lo stato di conservazione della chiesetta va via via peggiorando e nel 1942 le due campane vengono requisite per ragioni belliche. Nel 1949 il governo restituisce due nuove campane (un RE ed un SOL) fuse dalla Ditta D’Adda di Crema.
XX - 1969 (restauro chiesa)
Interventi, soprattutto col fine di limitare l’umidità ascendente, furono intrapresi nel 1969 cui seguì nel 1970 un primo parziale restauro degli affreschi della navata della chiesa e furono scoperti altri dipinti e il tracciato della scala che porta alla cantoria posta internamente sopra l’ingresso principale.
XX - 1989 (restauro chiesa)
Dopo molti anni di degrado a partire dal 1989-90 furono eseguiti interventi di restauro architettonico all’interno, all’esterno della chiesa e del campanile.
XX - 1996 (restauro affreschi chiesa)
Nel 1999 veniva concluso un complesso restauro decorativo degli affreschi della chiesa. Tale intervento conservativo è stato effettuato dai restauratori Novali, i quali hanno riportato il ciclo degli affreschi all’antico splendore.
XXI - 2016-2017 (restauro conservativo complesso architettonico)
Nel 2016 è stato effettuato un restauro per la salvaguardia della struttura della fabbrica. Per quanto riguarda la chiesa sono stati attuati interventi conservativi della copertura, delle murature esterne eseguendo una puntuale pulitura con risarcimento degli intonaci ammalorati, degli infissi e una tinteggiatura di tutti i prospetti. Sulle pareti del campanile si è attuata una pulitura dei cotti. Per quanto riguarda la ristrutturazione della casa dell'eremita si è mantenuta la tipologia esistente. Gli interventi effettuati per rendere agibile la casa hanno riguardato le superfici dei muri esterni, le pareti interne dei locali, l'apposizione di nuovi infissi, finestre e porte. Si sono eseguite le seguenti opere: vespaio areato, pavimento in cotto al p. terra, nuova scala in muratura, nuovo pavimento in assito nei locali al p. primo, tinteggiatura delle pareti, impianto elettrico, inferriate, restauro del portoncino d'ingresso e cancelletto in ferro battuto a protezione dell'ingresso.
Descrizione
L’andamento della chiesetta è est-ovest, con la facciata rivolta ad oriente. La facciata è a capanna caratterizzata da una alta zoccolatura e da due paraste laterali. A differenza della chiesa, il campanile è in mattoni a vista, suddiviso in riquadri con lesene angolari e fascia orizzontale. Il coronamento finale è composto da un corpo esagonale con cupoletta in rame e croce apicale. L’interno della chiesa, totalmente affrescato, è a navata unica a due campate con trabeazione a vista. La chiesetta ha una volumetria semplice assimilabile ad un parallelepipedo caratterizzato da una copertura discontinua e dal ripetersi, sui lati maggiori, di tre contrafforti ad uguale interasse. L’involucro della casa dell'eremita risulta un'appendice della chiesa con dimensioni più piccole. Un muretto nella zona del sagrato si raccorda idealmente con un pilastro e un cancelletto. L'aula sacra ha una forma rettangolare, le pareti laterali sono completamente affrescate e del soffitto è ben visibile l’orditura. All’interno in controfacciata è presente un piccolo palco, anticamente riservato al coro, che riceve luce dalla finestra ad arco posta sopra il portale. La navata in mezzeria presenta un arco diaframma, che costituisce l’appoggio intermedio della copertura. All’estremità della chiesa, in una piccola cappella, è posto l’altare maggiore illuminato da una finestra sul lato sud. Il presbiterio è separato dalla navata da una cancellata in ferro battuto. Tutti gli affreschi della cappella sono in buono stato grazie agli interventi di restauro operati dal 1970 al 1999. Dal presbiterio si accede alla sacrestia situata nella parte nord dell’edificio. Questo piccolo ambiente comunica tramite due porte con il campanile (verso est) e con la casa dell’eremita (verso ovest). La casa dell'eremita è così distribuita: al piano terra un disimpegno d'ingresso comunica a sinistra con un locale con caminetto e un piccolo locale attiguo, a destra vi è l'ingresso principale della casa (nord). Una piccola scala in muratura conduce al piano rialzato. I locali del piano superiore sono serviti da un ballatoio illuminato da una finestrella. Il sottotetto dei locali e del vano scala è realizzato con tavelle in cotto.
Elementi decorativi
Ipotizzato il termine della costruzione pochi anni dopo il 1608, iniziava con ogni probabilità verso la fine di quel decennio la decorazione degli interni realizzando gli stucchi ed i primi dipinti, quelli della controfacciata e delle pareti laterali di autore ignoto; le affrescature sono divise su due livelli, a quello inferiore della parete destra sono dipinte due scene: "le Marie al sepolcro" e "Sant'Orsola con le sue seguaci". Sulla parete sinistra vi è raffigurata la scena del "Martirio delle Vergini di Colonia assalite dagli Unni". Sulla fascia superiore corre un elemento architettonico, come un loggiato a finestre rettangolari all’interno delle quali si affacciano figure di santi: san Carlo, la Madonna di Loreto, sant’Ambrogio, san Sebastiano, san Pantaleone, san Giovanni Battista, san Biagio, san Gottardo, san Michele Arcangelo e sant’Antonio abate. La serie di santi della parete sinistra è interrotta da finestre vere.
Sulla controfacciata, sopra il portale, è presente un palco in legno con l’antica funzione di cantoria. La parete della controfacciata è affrescata con Angeli cantori ed il Padre eterno, posti a lato della finestra centrale.
La zona presbiterale è l’unica di attribuzione certa: fu realizzata da Gian Giacomo Barbelli nel 1641 come si evince da una scritta. Sul fondo un’architettura di colonne e nicchie è sormontata dal Padre eterno; sulle pareti sono dipinti: a sinistra san Defendente e san Fermo, divisi dalla finestra che illumina l’altare; a destra santa Caterina e sant’Apollonia. Gli episodi più grandiosi sono quelli relativi a quattro storie dedicate alla Madonna: i tre medaglioni della volta - lo Sposalizio, l’Annunciazione, l'Incoronazione - e l’affresco più solenne, il Sogno di Giuseppe, nel quale il Barbelli si prende la licenza di porre S. Giuseppe nella casa di Maria mentre un angelo viene dal cielo per recare il messaggio di Dio.
Elementi decorativi
Gian Giacomo Inchiocchio, detto il Barbelli (Offanengo, 17 aprile 1604 - Calcinato, 12 luglio 1656). Il soprannome Barbelli, pare assegnato alla famiglia del pittore fin dal XVI secolo, deriva dal termine dialettale barbèl, ossia farfalla notturna. Il Barbelli lo sfruttò per firmare le sue opere, i figli lo assunsero come cognome ufficiale. Mentre le dicerie del paese definiscono che il soprannome deriva dal termine dialettale “barbelà”, cioè avere freddo, in quanto la famiglia seppure benestante non riscaldava la casa per tirchieria e gli occupanti tremavano dal freddo.
Nasce a Offanengo da Giovan Angelo e Maria Malosa. Inizia la sua carriera artistica a Crema nella bottega di Tommaso Pombioli: la prima opera datata e firmata risale al 1622; successivamente si trasferisce per un quinquennio a Milano (1625-1630), lavorando anche tra Valtellina e Alto Lario, acquisendo capacità e fama.
Nel 1630 ritorna a Crema stabilendosi nella parrocchia di San Giacomo e sposa Angelica Bassa; in questo periodo inizia a lavorare su numerose commissioni in terra locale, con forte maturità in cui traspare la conoscenza dell’arte illusionistica veronese, quella tosco-romana e quella fiamminga. Per tutto il decennio 1630-1640 l’attività è molto intensa sull’asse Brescia-Crema-Lodi, spingendosi fino a San Colombano al Lambro.
A causa delle numerose richieste allestisce una bottega nella quale vi lavorano Evaristo Baschenis e, più tardi, due dei suoi otto figli, Carlo Antonio e Giovan Angelo. Anche gli anni quaranta si rivelano intensi di opere, tra le quali deve essere citato, oltre al ciclo di affreschi dell’Oratorio di S. Giovanni decollato, il ciclo di affreschi del Santuario di Santa Maria delle Grazie a Crema, tra i più noti e famosi, che si distinguono per la vivacità dei colori e il naturalismo delle figure. In questo decennio il Barbelli lavora, oltre che a Crema e Brescia, anche a Bergamo e nei paesi dei dintorni.
L’attività prosegue intensamente anche negli anni cinquanta. Nel 1656 viene chiamato a Calcinato per decorare Palazzo Mercanda, ma il 7 luglio 1656 viene colpito da una archibugiata durante una battuta di caccia. Muore pochi giorni dopo, il 12 dello stesso mese.
Adeguamento liturgico
presbiterio - aggiunta arredo (2011)
Il presbiterio dell'Oratorio di Sant'Ippolito è di piccole dimensioni, pertanto per assolvere alla funzione dell'adeguamento liturgico è stato posizionato per la mensa un piccolo tavolo in legno, mentre l'ambone è costituito da un leggio in ferro battuto.