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VIII (frammento scultoreo conferma la data di fondazione carattere generale)
"la data di fondazione trova concordi gli studiosi e può trovare conferma nella lastra con decorazioni a intreccio vimineo murata in facciata; il marmo, ornato da una cornice a tre giunchi, può fornire utili indicazioni circa la fine dei lavori dell'abbaziale: infatti, per analogia con pezzi simili, questa può condurre all'ultimo ventennio dell'VIII secolo. Il marmo, per analogia con pezzi simili, può essere riconosciuto come un pluteo della prima abbaziale" (Peirano, 2001, p. 80)
VIII - XI (tipologia diffusa nell'arco alpino aula unica triabsidata)
"nella passata critica storica la cronologia di fondazione di Pagno e altri monasteri del Piemonte meridionale (Borgo S. Dalmazzo e Villar S. Costanzo) era stata precisata derivandola, in assenza di documenti scritti, unicamente dalla presenza di frammenti scultorei dell’arredo liturgico, spesso reimpiegati nelle murature. Le indagini archeologiche hanno invece permesso, ad oggi, di mettere in luce la fase altomedievale delle abbaziali caratterizzata, almeno in due casi (abbaziale di S. Costanzo al Monte e di Pagno), da un’aula unica triabsidata. Tale tipologia, diffusa nell’intero arco alpino, dalla Rezia all’area altoadriatica sino al Piemonte, con cronologie comprese tra l’VIII e l’XI secolo, è stata studiata analiticamente di recente, evidenziando come fosse legata ad una committenza aulica, ricorrente tra le fondazioni regie longobarde, spesso di ambito monastico" (Uggé, 2015, p. 29)
756 - 759 (prima citazione del monastero carattere generale)
"la sua fondazione, se prestiamo fede alla Cronaca della Novalesa (XI sec.), sarebbe da attribuire al re longobardo Astolfo (759-756)" (Silvestro, 2012, p. 2)
825 (perdita autonomia e annessione alla Novalesa carattere generale)
"con l’annessione, operata nell’825 da Lotario I, alla giurisdizione dell’Abbazia della Novalesa, il monastero di Pagno perse la sua autonomia, ma acquistò un importante punto di riferimento per la sua espansione: era una 'cella' della Novalesa, con ben 300 monaci sotto Bonifacio 'abbate di Pagni e Novalesa' (Cronaca di Novalesa. Pezzano P., Boll. S.S.S.A.A., 1977 p. 48)" (Silvestro, 2012, pp. 2-3)
830 (citazione carattere generale)
“in un elogio dell'abate Bonifacio superiore della Novalesa, da cui dipende l'Abbazia di Pagno, si afferma, verso l'830 (cinque anni dopo l'unione) che la 'cella (o Priorato) di Pagno contiene 300 Monaci' (Carlo Alessio, p. 219 e Dao E., p. 18)” (Aimar, 1989, p. 32)
915 - 925 (devastazione a opera dei Saraceni intero bene)
"nei primi decenni del X secolo tutta l'area piemontese - provenzale fu interessata dalle scorrerie dei saraceni di Frassineto; sulla base delle notizie ricavate dal Chronicon è diventata consuetudine per gli storici inserire la cella di Pagno tra quelle che vengono rovinate dai musulmani. La data del 906, tradizionalmente accreditata per l'apparizione dei saraceni in Italia, basata sulle notizie di Liutprando da Cremona e del Chronicon Novalicense, è stata messa in dubbio dalle ricerche più aggiornate e collocata a cavallo tra il secondo e il terzo decennio del X secolo" (Peirano, 2001, p. 81)
929 (dipendenza dal monastero di Pavia carattere generale)
"dal 929, il complesso non è più monasterium, ma cella alle dipendenze del monastero di S. Pietro di Breme (Pavia) cioè dell’ente religioso che aveva assunto il ruolo e le funzioni dell’antica abbazia di Novalesa devastata dai Saraceni" (Silvestro, 2012, p. 3)
982 (citazione con dedicazione carattere generale)
“nel 982, Ottone II conferma i possessi della chiesa di Pagno 'in honore Sancti Petri primi mnium apostolorum decoratum (Dao E., p. 19)” (Aimar, 1989, p. 30)
989 - 1030 (fase sperimentale del romanico intero bene, lacerti del periodo romanico)
sulla facciata antica “nella porzione centrale troviamo tre finestre centinate e, al di sotto, una cornice di archetti pensili. Queste monofore (cm 54 x 140) sull'estradosso della volta, costituiscono un'anomalia infatti, il motivo delle tre finestre in facciata è tipicamente paleocristiano, poi compare in alcune fondazioni longobarde mentre è molto più raro in edifici sicuramente romanici. Altre finestre di questo tipo aprono il claristorio sui lati nord e sud. Stona anche la completa assenza degli archetti ciechi. Appare strana, oltre che il disegno e la disposizione in una cornice ininterrotta, l'assenza di simili arcate sulla navata principale; infatti, le modanature continue appaiono solamente a partire dalla seconda metà dell'XI sec, prima sulla navata centrale e poi sulle laterali. Queste incertezze depongono a favore di un periodo «sperimentale» (entro il 1030), in cui il linguaggio romanico non era ancora compiutamente codificato, o meglio assorbito" (Peirano, 2001, p. 85-87)
998 (citazione carattere generale)
“nel 998 Ottone III annovera fra i beni di Breme 'cellam quam Apanni vocant' (Pezzano P., p. 49)” (Aimar, 1989, p. 56)
XI (affresco facente parte dell'antico arco trionfale sottotetto)
"all’interno, nel sottotetto, restano frammenti della decorazione ottoniana ad affresco dell’XI secolo: una bella testa di angelo ad ali spiegate caratterizzato da un ricco abbigliamento; nella greca sovrastante è inserito un busto. Probabilmente l’angelo era parte di un’Annunciazione o forse poteva essere il frammento di un Giudizio universale, poiché faceva parte della decorazione dell’antico arco trionfale. L’affresco si connota per colori vivaci e addolciti da fitte lumeggiature e per la fissità dei volti, che rimandano a quelli dell’antica parrocchiale di Verzuolo" (Silvestro, 2012, p. 3)
XI (fasi costruttive: tre navate, absidi, pilastri, cr chiesa romanica)
"sono state inoltre individuate due fasi costruttive di epoca romanica che hanno interessato la chiesa - oggetto di un integrale rifacimento, avviato verosimilmente intorno alla metà dell’XI secolo, che restituisce lo schema canonico delle tre navate concluse da absidi semicircolari, separate da pilastri quadrangolari impostati su poderosi muri di catena - e la cripta, quest’ultima con una dilatazione degli spazi nei due annessi laterali, come quella di S. Dalmazzo di Pedona, e dunque da annoverare nel tipo già definito 'landolfiano' " (Uggé, 2015, p. 29)
XI (sistemi di volte a crocera databili navate minori periodo romanico)
"l'eventuale presenza di sistemi voltati sulla navate minori costituisce senz'altro un carattere innovativo: è bene ricordare come questi primi sistemi di crociere sugli ambulacri laterali risalgano alla transizione tra il primo e il secondo quarto dell'XI secolo" (Peirano, 2001, p. 89)
XI (modello databile sistema cripta-navata-presbiterio fase romanica)
"iI blocco orientale, per quanto sappiamo dal rendiconto della visita pastorale di Mons. Marenco del 1629, era strutturato secondo un triplice livello cripta - navata - presbiterio, con la quota degli ambulacri che doveva essere mediana tra quello dell'ipogeo e quello dell'area presbiteriale, secondo il modello che, a partire da restauri del S. Vincenzo di Galliano (1007), si era imposto in tutta la pianura padana" (Peirano, 2001, p. 90)
XI - XII (lacerti del periodo romanico cripta e facciata Ovest)
"del periodo tra XI e XII secolo restano le tracce della cripta, che un tempo occupava tutta l’area sottostante la chiesa, i frammenti della facciata, archetti pensili e peducci, la traccia di un rosone tamponato e della ghimberga e le tre monofore centinate (poi chiuse) che forano la facciata" (Silvestro, 2012, p. 3)
XI - XII (fasi costruttive absidi laterali e maggiore, campanile e cripta)
"il riesame della documentazione allora (metà anni '70 del '900 – n.d.c.) prodotta consente di individuare due fasi costruttive, entrambe di epoca romanica ed inquadrabili tra l'XI ed il XII secolo: alla prima apparterrebbero le absidi laterali, alla seconda l'abside maggiore, con la contestuale costruzione di un campanile e, probabilmente, l'impianto dell'ampia cripta ad oratorio, che presenta uno schema planimetrico assai simile a quello del San Dalmazzo di Pedona" (Silvestro, 2012, p. 2)
XI - XII (descrizione edificio romanico intero bene)
"l’interno dell’edificio doveva essere a tre navate, con due file di pilastri, poi rivestiti di strutture barocche; otto scalini davano accesso al presbiterio. Oggi appare di difficilissima lettura per il sovrapporsi di varie epoche storiche: dalla fabbrica romanica alle successive riplasmazioni quattrocentesche e settecentesche" (Silvestro, 2012, p. 3)
1012 - 1024 (citazione carattere generale)
“Benedetto VIII, Pontefice dal 1012 al 1024, confermando all'abate Gotefredo di Breme i beni della Novalesa dice: 'insuper cellam quam Apani vocant cum omnibus suis pertinentiis sicut per precepta regum ei delegatum est' (Dao E., p. 20)” (Aimar, 1989, p. 56)
1014 (assoggettamento all'abbazia di Breme carattere generale)
“Adalberto, marchese d'Ivrea, offriva ai monaci della Novalesa, sfuggiti al terrore di quei barbari il borgo e il territorio di Breme nella Lomellina ed all'Abbazia ivi fondata venne assoggettato il Priorato di Pagno da Benedetto VIII nel 1014 e così nuovamente da Eugenio III nel 1151” (Ansaldi, 1968, p. 91)
1014 - 1091 (ricostruzione intero bene)
"la fase romanica deve essere successiva al 1014 e precedente al 1091" (Peirano, 2001, p. 83)
1026 (citazione carattere generale)
“nel 1026: 'Cellam, quae Apanni vocatur' (Muletti D., p. 45)” (Aimar, 1989, p. 56)
1048 (conferma dei beni al monastero carattere generale)
“l'imperatore Oddone, nel 1048, conferma all'Abate di Breme beni che 'cellam quam Apanni vocant cum suis pertinentis … Brusasco' (E. Dao, pp. 19-20)” (Aimar, 1989, p. 41)
1093 (citazione carattere generale)
“in un diploma di Enrico IV del 1093 c'è la dizione generica di 'sanctum Petrum in Pagno' (Pezzano P., p. 49)” (Aimar, 1989, p. 56)
1100 (ricostruzione complesso del monastero)
“verso il 1100 la contessa Adelaide di Susa promosse la ricostruzione e, rifiorito a nuova vita, il monastero fu per alcuni secoli anche centro di studi” (Perotti, 1980, p. 196)
1151 (assoggettamento all'abbazia di Breme carattere generale)
“Adalberto, marchese d'Ivrea, offriva ai monaci della Novalesa, sfuggiti al terrore di quei barbari il borgo e il territorio di Breme nella Lomellina ed all'Abbazia ivi fondata venne assoggettato il Priorato di Pagno da Benedetto VIII nel 1014 e così nuovamente da Eugenio III nel 1151” (Ansaldi, 1968, p. 91)
1177 (primo nome di un priore carattere generale)
“in un documento del giugno 1177 è menzionato come teste un 'Bernardus prior de Pagno'. È il primo nome di un Priore di Pagno consegnato alla storia” (Aimar, 1989, p. 61)
1210 (citazione con dedicazione carattere generale)
un documento cita la chiesa dedicata a S. Pietro: “e nel 1210: 'ecclesiam S. Petri' (Delfino Muletti, vol. V, p. 45)” (Aimar, 1989, p. 30)
1232 (nomina priore carattere generale)
“nel 1232 troviamo: 'Henricus prior Monasteri Sancti Petri de Pagno'” (Aimar, 1989, p. 30)
XIV (nomina priore carattere generale)
“tra i priori di Pagno sono degni di menzione: Bertolotto, consigliere del marchese di Saluzzo Manfredo VI. Nel 1300 liberò da pesi e servitù gli abitanti con annuo censo di L. 55 astesi” (Ansaldi, 1968, p. 92)
XV (affresco della Crocifissione prospetto Nord)
“il pittore sconfinò in pianura e si spinse a nord del marchesato: come mi suggerisce la Galante Garrone, è sua una edicola con la Crocifissione sul fianco nord esterno della antica parrocchiale di Pagno (o quanto meno, e i fregi e gli angeli dolenti nel rincasso” (ultimo quarto del XV secolo, cfr. Bartoletti, 2008, p. 185-ss)
XV (affreschi prima e seconda cappella a destra)
"del XV secolo sono gli affreschi della prima cappella a destra con San Biagio benedicente i devoti, e San Crispino nella bottega del calzolaio. Nella seconda cappella a destra un ciclo delle storie del Battista attribuiti a Johane Petro che ha firmato a Verzuolo la Deposizione dalla croce. Un artista configurato come il più moderno pittore del saluzzese prima di Hans Clemer. Il suo linguaggio, di matrice tardogotica fiammingo provenzale, si vale di un colore pieno e luminoso la figura è modellata con graduali passaggi di chiaroscuro di un naturalismo molto efficace nel restituire svariate sottigliezze epidermiche" (Massimo Bartoletti, 2008, p. 189) e (Topino Erika, "Johannes Petrus", tesi di laurea magistrale in Storia dell’arte fiamminga, A.A. 2009–2010, relatore Elena Rossetti Brezzi, pp. 160 -172)
1414 (sarcofago con epigrafe datata seconda cappella a destra)
“nella seconda cappella di destra è posto il sarcofago smembrato quattrocentesco del defunto abate Antonio Pentenati di Verzuolo, accanto alla quale è murata la relativa epigrafe datata 1414” (Pellerino e Rossi, 2006, p. 178)
1414 (sepoltura cappella laterale)
“Manfredo Petenato di Verzuolo, maggiordomo del marchese Tommaso di Saluzzo, fattosi religioso nel 1414 ottenne il priorato, vi eresse una cappella nella chiesa del cenobio ove fu sepolto” (Ansaldi, 1968, p. 92)
1425 - 1450 (decorazioni e affresco San Cristoforo facciata Ovest)
"esterno, facciata ovest. Resti di decorazioni geometrizzanti (racemi o fogliami). Quattrocento avanzato. Figura colossale di S. Cristoforo. Impostazione statica, volto leggermente inespressivo, panneggiamento rigido. Molto deturpata dagli agenti meteorici e quindi poco visibile, è stilisticamente inferiore alle gemelle di Verzuolo, Rossana e Villafalletto. Autore sconosciuto. Epoca presumibile d'esecuzione: secondo quarto del XV secolo" (Perotti, 1980, p. 202)
1445 (possibile data di costruzione campanile)
"il secondo campanile della basilica di Pagno, quello che vediamo ancora oggi, s'imposta a destra dell'attuale facciata, diviso in quattro livelli da cornici di archetti pensili. Questa torre appare costruita in almeno due riprese: la prima, riconoscibile per la muratura esclusivamente in pietra, arriva grosso modo alla linea di gronda della navata laterale, ed è separata dalla fase successiva da una fila di archetti a profilo acuto, mentre la parte superiore, che potrebbe riconoscersi nei «restauri» eseguiti nel 1445 (nel 1445, il priore Antonio de' Pentenatis di Verzuolo restaura il monastero. La data, indicata da una lapide, è molto controversa, i restauri potrebbero riguardare l'ultima fase del campanile), presenta angoli in laterizio, e si divide in tre livelli tramite modanature di archi intrecciati sormontati da un'ulteriore cornice a dente di lupo" (Peirano, 2001, pp. 84 e 94)
1460 (restauri intero bene)
"nel 1460 il priore verzuolese De Pantenatis diede inizio ai restauri della chiesa, mentre il monastero entrava nell’orbita dei marchesi di Saluzzo" (Silvestro, 2012, p. 3)
1467 - 1477 (affresco San Biagio seconda cappella a destra)
"seconda cappella di destra: S. Biagio vescovo. Affresco nascosto da macchina d'altare, parzialmente perduto per cadute d'intonaco dipinto. S. Biagio è presentato vestito di abiti pontificali e benedicente. Di alcuni fedeli inginocchiati restano poche tracce. Sfondo paesaggistico. Alberi di straordinario infantilismo disegnativo. Sul bordo superiore passa una iscrizione incompleta in rozzi e grandi caratteri gotici: "[AD GL] OR3 DEI ET STJ GEORGI ... [MCCCC] ... XVII DIE X MARCJ IOHES ... e su un rigo più in basso: BLASIUS. È senz'altro uno dei più rozzi pittori del territorio saluzzese, poco curato nel disegno, per nulla attento alle proporzioni, stupisce che sia stato richiesto di operare in una veneranda abazia, con tale bagaglio. La spiegazione sta nel periodo di decadenza in cui versava il Cenobio. Per la datazione pare non possa invocarsi il 1417 come si potrebbe pensare dal frammento d'iscrizione sopravvissuto; piuttosto può indicarsi il 1467 o il 1477" (Perotti, 1980, p. 202)
1486 (nomina priore carattere generale)
“nel 1486 fu priore Carlo, fratello del marchese Ludovico II, abate contemporaneamente di Staffarda e Villar S. Costanzo; rinunziò al priorato...” (Ansaldi, 1968, p. 92)
1486 (priore dell'abbazia è il fratello del Marchese carattere generale)
“già nel 1486 il priorato di San Pietro di Pagno era governato come priore dal fratello del marchese di Saluzzo” (Gisolo et al., 2012, p. 766)
1499 - 1510 (nomina priore carattere generale)
all'abate Carlo, che rinunziò al priorato, “successe nel 1499 il terzogenito di Ludovico, suo nipote” (Ansaldi, 1968, p. 92)
1500 - 1510 (affresco di San Michele sottotetto)
"il San Michele arcangelo dipinto nella chiesa del monastero dei Santi Pietro e Colombano a Pagno propone, nel primo decennio del secolo, una lettura piuttosto originale della lezione clemeriana, sviluppandone gli aspetti di più decorativa gentilezza: il tracciato grafico fitto e morbido, che registra i dettagli con un'attenzione rivolta soprattutto al viso del Santo e agli ornati 'a l'antica' della corazza, è esaltato dalla stesura trasparente e luminosa del colore...” (Allemano et al., 2008, pp. 204-205)
1510 - 1541 (nomina priore carattere generale)
il terzogenito di Ludovico “nel 1510 ebbe per successore il fratello Giovanni Ludovico che nel 1541 lo cedette all'altro fratello Gabriele...” (Ansaldi, 1968, p. 92)
1541 - 1579 (nomine priori carattere generale)
“...Gabriele vi rinunziò nello stesso anno, ed il Priorato passò ad Enrico Saluzzo dei Signori di Castellar. Degli stessi Signori fu Priore Goffredo nel 1550, Enrico nel 1558, canonico e conte di S. Giovanni di Lione, che nel 1579 venne precipitato da una finestra del castello di Paesana” (Ansaldi, 1968, p. 92)
1548 - 1560 (dipendenza da Grenoble carattere generale)
“durante la dominazione francese alla caduta del marchesato di Saluzzo nel 1548, Pagno dipende da Grenoble. In documenti dell'epoca, scritti in francese si trovano le due espressioni: Pagny 1560 e Panny 1558 (Aimar, 1989, p. 16)
1579 (decadenza complesso del monastero)
“nel 1579, in piena lotta religiosa contro i riformisti (Ugonotti) i Padri Gesuiti propongono di fondare due Collegi (o stabile Missione) a Carmagnola e a Pagno. Ma la proposta non va in porto, almeno per Pagno, perché una 'visita alle case ed alle terre del Priorato dà esito completamente negativo, per la povertà dei redditi e per le forti spese che sarebbero occorse al restauro degli edifici cadenti e in rovina' (Pascal, p. 466-467)” (Aimar, 1989, p. 36)
1580 (nomina priore carattere generale)
“nel 1580 il Priorato dei SS. Pietro e Colombano di Pagno dipendeva dall'Abate Commendatario Cardinale Niccolò Gaetani dei principi di Sermoneta, di S. Andrea (o Santuario della Consolata) di Torino. Vi aveva come Priore e Vicario a Pagno il monaco Benedettino Clemente Pochettino (v. Mons. Grosso – Controriforma – vol. 2, pag. 78 e 79)” (Ansaldi, 1968, p. 92)
1587 (possedimenti del monastero carattere generale)
“quando nel 1587, per bolla Pontificia è costituita la Vicaria perpetua di Pagno, il Beneficio del Vicario è ricavato da terreni appartenenti al Monastero” (Aimar, 1989, p. 39)
1590 (nomina priore carattere generale)
“nel 1590 fu successore Adriano Saluzzo dei Signori di Manta, pure canonico e conte di Lione” (Ansaldi, 1968, p. 92)
XVII (intitolazione a S. Colombano carattere generale)
"l'intitolazione a Colombano risalirebbe solo al Seicento" (Silvestro, 2012, p. 2)
XVII (costruzione volta)
“nel Seicento venne realizzata la volta attuale, che ha isolato nel sottotetto, compreso tra quest'ultimo e le capriate lignee, dei rari affreschi romanici del XII secolo, tra cui le decorazioni dell'antico arco trionfale e un busto di donna” (Pellerino e Rossi, 2006, p. 178)
1603 (dissesti strutturali abside originaria e volta della cripta)
“il vescovo Ancina nel 1603 già annotava che l'abside era fessurata e la volta della cripta non era più sicura, per cui queste parti andavano almeno rafforzate con chiavi. Questo giustifica anche i drastici interventi intrapresi pochi decenni dopo e che portarono alla mutilazione dell'edificio” (Gisolo et al., 2012, p. 766)
1603 (stato di abbandono e degrado, dissesti strutturali intero bene)
“visita di Monsignor Ancina … all'affresco di San Cristoforo all'esterno vicino alla porta è apposta questa scritta: chi ti vede al mattino di notte ride / il portico è in rovina / per tutto il corpo della chiesa si vedono i coppi / la porta è vecchia / si scavano fosse per seppellire i morti non essendoci sepolcri / il sacrario è ricavato nell'altar maggiore / i muri sono fessurati e scrostati / il muro del coro e la volta presentano crepe e si vedono dei rattoppi; bisogna far verificare se c'è pericolo e se sia il caso di intervenire con qualche chiave di sicurezza / gli altari sono spogli / vi è un sarcofago sopra terra / la volta della chiesa sottana è fessurata /l'altare grande non ha balaustra /piove per tutta la navata del campanile” (Gisolo et al., 2012, p. 783)
1605 (ricostruzione del monastero e cambio uso intorno)
"nel 1605 Saluzzo della Manta, Vittorio, riedificava quasi dalle fondamenta l'antico monastero abbellendolo di spazioso giardino” (Ansaldi, 1968, p. 91). “Vittorio Saluzzo della Manta riedificava quasi dalle fondamenta quell'antico monastero e lo abbelliva di uno spazioso giardino, nel cui mezzo faceva costruire una fontana (Mons. Francesco Della Chiesa, 'Memorie varie relative alla storia patria tratte da miscellanee scritte da sua propria mano (Descrizione del Piemonte), parte II della seconda parte', manoscritto, cap. 65, p. 168)” (Aimar, 1989, p. 25)
1629 (descrizione durante visita pastorale intero bene)
“la visita di Mons. Marenco vi ebbe luogo la domenica 15 luglio 1629. Signore e Priore del luogo era VIttorio Saluzzo, vicario suo “perpetuo” D. Bartolomeo Saretto. La chiesa ha 7 altari … Gli altari di S. Biagio, S. Giovanni, S. Antonio, S. Giacomo, devono essere demoliti. Oltre a quello del Rosario, provvisto di tutto, è l'altare di S. Maria. La volta del presbiterio minaccia di rovinare, il resto della chiesa, a tre navate è coperta da semplice tetto. A metà chiesa si sale per otto gradini al presbiterio, sotto vi è 'altra chiesa oscura in cui non si celebra' o cripta. Le pareti sono scrostate, il pavimento coperto da laterizi” (Ansaldi, 1968, p. 92)
1643 (descrizione durante visita pastorale tabernacolo, altare maggiore, reliquiario)
il vescovo Della Chiesa annota nella sua visita pastorale: “...il tabernacolo è abbastanza dignitoso, se non che all'interno è spoglio; per il resto l'altar maggiore si presenta al meglio. Davanti all'altare è appeso un lampadario di ottone con una lampada che arde a spese della Comunità. Sotto il tabernacolo è situato uno stipetto in legno di noce in cui sono conservate le reliquie di San Colombano Abate dell'ordine di San Benedetto e quelle di San Giusto Martire senza alcuna attestazione scritta o dichiarazione di traslazione, ma sono sempre e soltanto state venerate per tali secondo la tradizione” (Gisolo et al., 2012, p. 769)
1643 (interdizione altari e chiusura cimitero altari laterali e cimitero)
il vescovo Della Chiesa annota nella sua visita pastorale: “...parimenti decretò che i predetti quattro altari fossero demoliti o restaurati entro sei mesi, nel frattempo li dichiarò interdetti ...che il cimitero fosse chiuso, che vi fosse eretta una croce e che fossero tolti gli alberi dal medesimo” (Gisolo et al., 2012, p. 770)
1651 - 1794 (lavori di ristrutturazione integrale intero bene)
"la costruzione della nuova facciata ad est, con la demolizione del corpo absidi-presbiterio e lo stravolgimento della chiesa romanica, è da attribuire ad una serie di interventi condotti tra il 1651 e il 1764, i lavori,iniziati dal presule Carlo Piscina, saranno conclusi oltre un secolo dopo dal vescovo Porporato. Oltre all'inversione della facciata, sono da far risalire a questo periodo la costruzione della volta che copre la navata centrale, questa struttura, partendo dall'imposta delle navate laterali, ha fatto sì che le finestre del claristorio diano ora luce al sottotetto; degli stessi anni devono essere la costruzione delle cappelle sulle navate laterali" (Peirano, 2001, p. 85)
1664 (avvio dei restauri intero bene)
“già dalla seconda metà del Seicento i vescovi ebbero una certa ingerenza nella chiesa, perché il Vicario-Priore di Pagno, Carlo Piscina, divenne vescovo nel 1664, succedendo al Della Chiesa, ed avviò il restauro della chiesa abbaziale” (Gisolo et al., 2012, p. 766)
XVIII (inversione orientamento chiesa e chiusura cripta intero bene)
"l'edificio di culto, ripetutamente rimaneggiato, subì nel XVIII secolo una radicale inversione di orientamento con la costruzione di una nuova facciata in corrispondenza del presbiterio medievale e la definitiva obliterazione dell'ampia cripta, di cui rimane agibile solo un breve tratto nella navata meridionale, addossata al pendio" (Silvestro, 2012, p. 2)
XVIII (lavori di ristrutturazione integrale nuova facciata e campanile)
"nella seconda metà del XVIII sono attribuibili al Vescovo Porporato di Saluzzo le opere di definitiva trasformazione della chiesa: l’abbattimento dell’intera area absidale romanica e il ribaltamento dell’asse longitudinale risolto nell’attuale facciata settecentesca a salienti, con una trifora di tipo serliano; la traccia semicircolare visibile al di sopra della serliana segna la presenza dell’arco trionfale ... Il campanile trecentesco, a destra dell’attuale facciata, è diviso in quattro livelli d’archetti pensili e costruito in tempi diversi" (Silvestro, 2012, pp. 3-4)
1742 - 1767 (ultimo priore carattere generale)
“l'ultimo Priore (1742-1767), Carlo Francesco Roero di Revello, ama firmarsi: 'Abate Commendatario e Priore di Pagno' (Archivio parrocchiale, Confraternita, manoscritti)” (Aimar, 1989, p. 31)
1750 (lavori di ristrutturazione integrale nuova facciata, abside originaria e cripta)
“non è certo l'anno in cui l'edificio sacro, verso il 1750, venne invertito di orientamento, creando la facciata ad oriente, demolendo l'abside e livellando la cripta al resto del pavimento della chiesa” (Gisolo et al., 2012, p. 766)
1764 (soppressione della Commenda e nuova giurisdizione carattere generale)
“il regime di commenda per la chiesa di Pagno venne abolito con bolla pontificia nel 1764, affidandone i beni alla mensa vescovile di Saluzzo, ed il palazzo del priorato divenne villa vescovile” (Gisolo et al., 2012, p. 766) - "la casa viene così detta perché priori e conti di Pagno diventano i vescovi di Saluzzo. II passaggio alla mensa vescovile indica come il monastero sia oramai ridotto ad azienda agricola con annessa chiesa e casa di villeggiatura ad uso dei presuli" (Peirano, 2001, p. 84)
1771 (probabile sepoltura interna alla chiesa pavimento dell'aula)
1771 è la data incisa sulla lastra lapidea (probabile accesso a sepolture interne alla chiesa) nel pavimento dell'aula, in posizione esattamente di fronte e centralmente rispetto alla balaustra che delimita il presbiterio (n.d.c.)
1831 (costruzione, ampliamento o rifacimento cimitero intorno)
1831 è la data dipinta sulla chiave in rilievo dell'arco che delimita l'ingresso del cimitero alla destra della facciata principale della chiesa, probabile data di costruzione, ampliamento o rifacimento del cimitero stesso (n.d.c.)
1856 (lapide medievale murata seconda cappella a sinistra)
nella seconda cappella di sinistra dell'ex cenobio o priorato dei SS. Pietro e Colombano è murata un'antica lastra longobarda detta “iscrizione metrica di Regina”. La decisione di porre in tale cappella la lapide, nel 1856, si deve al barone G. Manuel di S. Giovanni, che in tal modo la preservò dalla progressiva azione di consunzione, dovuta al fatto che originariamente era posta a soglia d'altare e pertanto continuamente calpestata” (Pellerino e Rossi, 2006, p. 179)
1862 - 1872 (demolizione coretto, costruzione sacrestia intero bene)
"ulteriori lavori venivano compiuti nel 1862 con la decorazione degli interni promossa dal vescovo Gianotti, seguiti nel 1872 dalla demolizione del «coretto di Monsignore» una sorta di palco d'onore che si trovava all'inizio della navata destra; durante la stessa campagna di lavori venne costruita l'attuale sacrestia e aperte le finestre che forano la vecchia facciata" (Peirano, 2001, p. 85)
1873 (lavori non precisati intero bene)
“il disegno dello stemma di Pagno è stato fatto eseguire nel 1873 in omaggio al Municipio per un contributo a lavori eseguiti in quell'anno alla chiesa (Giuseppe Arnaudo, 'Relazione 1873', arch. parrocchiale – manoscritto)” (Aimar, 1989, p. 16)
1889 - 1900 (visibili le absidi originali, costruzione sagrato sagrato)
"con la sistemazione della scarpata antistante la nuova facciata, che portò alla realizzazione di uno spiazzo (1900) 24, i resti delle absidi vennero ricoperti. Si noti come, fino ad allora i resti delle absidi erano ancora visibili, ce ne dà notizia il Manuel di S. Giovanni nel 1889" (Peirano, 2001, p. 85)
1962 - 1967 (sostituzione con costruzione di nuova parrocchiale intero bene)
“l'antica chiesa venne sostituita dalla nuova chiesa parrocchiale, costruita più a valle, vicina all'abitato nel 1962” (Gisolo et al., 2012, p. 766) - la stessa notizia è riportata altrove 5 anni dopo: “nel 1967 viene costruita la moderna parrocchiale e l'edificio antico viene definitivamente abbandonato” (Pellerino e Rossi, 2006, p. 176)
1975 (scavi archeologici abside originaria)
"esigenze di restauro hanno determinato l'avvio di un intervento di risanamento in corrispondenza di quest'ultimo, con lo scavo di un'intercapedine; sono affiorate alcune tombe a cassa in muratura, coperte da grandi lastre, alcune delle quali con alveolo cefalico, analoghe a quelle messe in luce alla metà degli anni settanta del secolo scorso, quando si procedette allo scoprimento dell'antico settore absidale" (Silvestro, 2012, p. 2)
2012 - 2016 (lavori di restauro e risanamento conservativo tetto, facciata principale e scalinata)
lavori di restauro e risanamento conservativo hanno interessato il tetto in coppi (ripassamento), il serramento ligneo della finestra a serliana e la scalinata di accesso al sagrato (ripristino e messa in sicurezza), in particolare dei mattoni dei muri di contenimento spinti verso l'esterno, come da pratica CEI E/7456/2012 D. L. arch. Monica Silvestro (n.d.c.) |
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