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edilizia di culto
restauro
adeguamento liturgico
Bertocchi
Montese
Modena - Nonantola
oratorio
sussidiario
S. Maria Ausiliatrice
Parrocchia di Sant'Antonio di Padova
Impianto strutturale; Coperture; Struttura; Pavimenti e pavimentazioni
nessuno
1611 - 1611(preesistenze intorno); 1660 - 1660(preesistenze intero bene); 1690 - 1690(preesistenze intero bene); 1809 - 1809(preesistenze intero bene); 1824 - 1824(preesistenze intero bene); 1834 - 1834(ricostruzione intero bene); 1857 - 1857(ricostruzione intero bene); 1890 - 1890(restauri intero bene); 1988 - 1988(restauri intero bene)
Oratorio di Santa Maria Ausiliatrice
Tipologia e qualificazione oratorio sussidiario
Denominazione Oratorio di Santa Maria Ausiliatrice <Bertocchi, Montese>
Altre denominazioni Oratorio della Baldiola
S. Maria Ausiliatrice
Ambito culturale (ruolo)
maestranze emiliane (restauro)
Notizie Storiche

1611  (preesistenze intorno)

il 29 settembre mons. Pellegrino Bertacchi Vescovo di Modena, facendo la Visita all’oratorio della Baldiola, afferma: ad oratorium S.ti Geminiani de la Baldiola beneficium simplex cuius Rector D. Andreas de Monte.

1660  (preesistenze intero bene)

stando ad un atto di cessione del giuspatronato e del beneficio di S. Leonardo e S. Geminiano all’oratorio della Baldiola intra limites Parochiales Semelani alias sub Parochie Vericae, già di giuspatronato Bedina e Bartolucci, sembra che l’oratorio venisse fondato verso il 1660 dal Bedina ma, considerando le testimonianze che attestano la sua presenza anche prima di tale data, si suppone che l’oratorio sia stato ricostruito o completamente restaurato. In questo periodo apparteneva a Verica poi, visto anche la pericolosità dell’attraversamento del fiume Panaro, il vescovo di Modena Conte Molza, in occasione della visita pastorale, attribuisce l’oratorio della Baldiola alla parrocchia di Semelano.

1690  (preesistenze intero bene)

rogito del 15 luglio e 21 novembre di G. Bianchi cancelliere episcopale (Modena, archivio parrocchiale di S. Martino, b, fascicolo 1, doc. n. 39), col quale Antonio Bedina e suoi familiari concede a Don Antonio Bartolucci ed eredi, nato a S. Martino di Salto, in donazione, il giuspatronato e il beneficio con i seguenti oneri: 1 – restaurare subito o al più presto l’Oratorio, con buoni materiali, dotandolo di ciò che necessita, e questo sempre e in perpetuo senza che i Bedini abbiano spese o altro … 2 – Obbligo di far celebrare 24 messe annue per sempre e nominare il Rettore. 3 – Nominare sempre un Chierico che sia della famiglia, oppure uno dei Bedina, ma non degli estranei … 4 – Estinguendosi la dinastia dei Bortolucci, si ritorni ai Bedina.

1809  (preesistenze intero bene)

nella chiesa parrocchiale di S. Martino risulta un beneficio sotto il titolo di San Leonardo, denominato la Baldiola

1824  (preesistenze intero bene)

il 26 gennaio Don Manella, curato dei Bertocchi, risponde all’arciprete di Verica che avanza diritti su la Baldiola e l’oratorio, elencando una serie di documenti che dimostrano come da secoli Semelano aveva giurisdizione su quella popolazione

1834  (ricostruzione intero bene)

Don Marasti benedice l’oratorio, dedicato alla B. V. Ausiliatrice della Baldiola, da lui fatto ricostruire quasi di sana pianta

1857  (ricostruzione intero bene)

al 25 luglio risale un elenco riguardante i cinque Oratori pubblici tra Semelano, Montalto e Bertocchi, dove è annotato che: nella sussidiale di Bertocchi c’è un oratorio fabbricato di nuovo nel 1823-1824 sotto il titolo di B.V. Auxilium Cristianorum

1890  (restauri intero bene)

si procede con un nuovo restauro dell’oratorio e Don D. Bortolini chiede autorizzazione al Vescovo di Modena affinchè: il trasporto gratuito del materiale occorrente possa eseguirsi nei giorni festivi non esistendo altri mezzi che le spontanee offerte dei devoti

1988  (restauri intero bene)

nuovo intervento di restauro dell’oratorio che gli ha conferito l’aspetto attuale
Descrizione

il nome Baldiola sembra si debba collegare a "Badiola diminutivo di Badia (abbatia - abbazia) come luogo denominato per occasione d'un picciol Convento di Monaci, che col loro Abate anticamente era ivi". Sorge isolato ai limiti di una zona interessata da un vasto movimento franoso. La costruzione è rettangolare, dotata di una copertura a due falde con mensole lignee di gronda modanate e paramenti murari intonacati. Nella parte anteriore, vi è un portico con tre aperture ad arco a sesto ribassato. La facciata è ingentilita da una nicchia di cotto, ad arco a tutto sesto, in cui è collocata una formella in ceramica 40x23 cm, di manifattura emiliana, dipinta nei colori rosso, azzurro e giallo, raffigurante la Madonna con Bambino. L’interno, con un vano centrale più ampio coperto con volta a crociera, affiancato da due spazi più stretti, assimilabili a due piccola navate laterali, è concluso con il presbiterio a pianta quadrata coperto con volta a vela, adornato da un’ancona con l’immagine della Madonna e Bambino in braccio benedicente. La Vergine ha il manto che copre il capo e scende sulla tunica rossa e arancione. Su un lato dell’edificio, sorge un piccolo campanile coperto con padiglione a 4 falde, sormontato da una piccola guglia in pietra che termina con una croce metallica. La cella campanaria, che ospita due piccole campane fuse nel 1841 da Serafino Golfieri di Spilamberto, è aperta su ogni lato grazie a quattro finestre ad arco a tutto sesto.
Impianto strutturale
l’oratorio si presenta esternamente di piccole dimensioni con forma semplice a capanna, un’aggettante portico d’ingresso e un piccolo campanile che emerge in aderenza alla parete laterale sud in corrispondenza del presbiterio. L’impianto planimetrico è longitudinale, schematicamente a croce latina senza transetto e bracci laterali, a tre semplici navate di forma rettangolare col presbiterio in fondo e una piccola sagrestia laterale. L’aula è delimitata da archi a sesto ribassato, rinforzati con catene metalliche, poggianti su paraste sporgenti dalle pareti laterali. Il presbiterio e le navate laterali sono coperti con volta a vela mentre la navata centrale è coperta con volta a crociera.
Coperture
il tetto è tradizionale a falde inclinate, con due spioventi a capanna in legno e laterizi, con manto in tegole marsigliesi di laterizio.
Struttura
muratura continua in blocchi di pietra arenaria e in mattoni di laterizio, intonacata e tinteggiata sia verso l’esterno sia verso l’interno dell’edificio. Tre archi in muratura all’interno dell’aula ecclesiastica, consolidati con catene metalliche. Copertura a falde inclinate con travi e travetti di legno, piano in tavelle di laterizio e manto in tegole. Soffitto voltato a crociera sull’aula ecclesiastica e a vela sulle navate laterali e sul presbiterio.
Pavimenti e pavimentazioni
piastrelle di cotto nel pavimento interno e grosse lastre di pietra arenaria utilizzate nelle soglie e nei gradini.
Adeguamento liturgico

nessuno
impianto liturgico precedente alla riforma del Concilio Vaticano II: l’altare maggiore in legno dipinto col tabernacolo al centro, rialzato su una pedana, è posto alle spalle del celebrante, centralmente nel presbiterio.
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