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Pieve di Trebbio
Guiglia
Modena - Nonantola
chiesa
parrocchiale
S. Giovanni Battista
Parrocchia di San Giovanni Battista
Coperture; Impianto strutturale; Pavimenti e pavimentazioni; Struttura
nessuno
VIII - IX(informazioni storiche carattere generale); 1048 - 1163(informazioni storiche carattere generale); XII - XII(informazioni storiche carattere generale); 1197 - 1305(preesistenze carattere generale); XIII - XIV(informazioni storiche carattere generale); 1259 - 1289(informazioni storiche carattere generale); 1272 - 1272(preesistenze carattere generale); 1293 - 1293(preesistenze carattere generale); 1308 - 1308(informazioni storiche carattere generale); 1336 - 1405(informazioni storiche carattere generale); 1504 - 1504(informazioni storiche carattere generale); 1552 - 1725(informazioni storiche carattere generale); 1564 - 1747(informazioni storiche carattere generale); 1700 - XIX(restauro intero bene ); 1797 - 1797(informazioni storiche carattere generale); 1822 - 1822(informazioni storiche carattere generale); 1897 - 1913(ricostruzione intero bene ); 1907 - 1907(ricostruzione battistero); 1910 - 1920(riposizionamento presbiterio); 1912 - 1912(riscostruzione intero bene); 1998 - 1998(manutenzione straordinaria navate); 2015 - 2015(manutenzione straordinaria absidi)
Chiesa di San Giovanni Battista
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di San Giovanni Battista <Pieve di Trebbio, Guiglia>
Altre denominazioni Pieve di San Giovanni Battista
S. Giovanni Battista
Ambito culturale (ruolo)
romanico (costruzione dell'edificio)
neoromanico (ricostruzione della facciata)
Notizie Storiche

VIII - IX (informazioni storiche carattere generale)

Anche l’epoca della fondazione della pieve è oggetto di studi e discussioni, non esistendo il supporto delle fonti storiche: l’attribuzione oscilla tra l’VIII e il IX secolo per un primitivo edificio, tra l’XI e XII secolo per uno successivo che la storiografia locale, fuorviata da un’epigrafe ottocentesca oggi scomparsa, ha voluto attribuire a Matilde di Canossa.

1048 - 1163 (informazioni storiche carattere generale)

La forma “Trebbo” è presente in una carta dell’Abbazia di Nonantola del 1048; l’attestazione dell’esistenza della Pieve, nonché della sua intitolazione a San Giovanni, si ha solo nel secolo seguente, nel testamento di “Gerardus, qui vocato Furigone” rogato nel 1163 “in arce Trebii”, cioè nel fortilizio di cui era munito il luogo. Di questo restano ancora tracce presso Cà Rastelli, non lontano dalla pieve.

XII  (informazioni storiche carattere generale)

Le ipotesi formulate al riguardo ad una precedente dedica della pieve a San Faustino o a San Martino derivano dalla interpretazione che il Patetta diede all’epigrafe, estremamente frammentaria e ricomposta in modo arbitrario, del bordo della vasca perimetrale. Essendo la ricostruzione oltremodo lacunosa, non esistono gli elementi per avvalorare la possibilità di una dedica diversa da quella a San Giovanni che le fonti, già dal sec. XII, riportano.

1197 - 1305 (preesistenze carattere generale)

L’anno 1197 gli uomini di Pieve di Trebbio presentarono giuramento di fedeltà al Comune di Modena; poco più di un secolo dopo, nel 1305, si ribellarono al marchese Azzo VIII di Modena, ma l’anno seguente, nonostante fosse mutata la situazione politica, pare non volessero riconoscere la nuova “RespublicaMutinensis”. I “multa maleficia” commessi “in plebatuTrebii” giustificarono quindi l’adozione di provvedimenti atti a riportare la quiete nel territorio.

XIII - XIV (informazioni storiche carattere generale)

Se le fonti archivistiche permettono di appurare una situazione generale di benessere economico della chiesa tra i secoli XIII e XIV, tuttora irrisolto appare il problema della sua soggezione spirituale (o alla Diocesi di Modena o all’Abbazia di Nonantola), nonché quello del diritto di patronato, che un elenco delle chiese modenesi del sec. XV attribuisce ai Contrari, feudatari di Vignola. E’ certo che i Pio di Carpi vennero infeudati del luogo nel 1405, ma sembra che esercitassero una sorta di commenda sulla pieve già verso la fine del secolo XV.

1259 - 1289 (informazioni storiche carattere generale)

La chiesa, benchè documentata tardivamente come pieve, è generalmente ritenuta più antica. Del primo arciprete a noi noto, Ugolino, fanno menzione fra Salimbene nella sua cronaca manoscritta, quando riferisce di avere incontrato l’amico di ritorno dal Sinodo Provinciale tenutosi a Ravenna nel 1259, e nei due registri notarili del 1272 e 1280; è forse lo stesso Ugolino Rati, arciprete di Pieve di Trebbio e amministratore di S. Egidio de Gramollis, citato in un altro regesto del 1289.

1272  (preesistenze carattere generale)

In tale periodo la chiesa aveva sotto di sé ben diciannove cappelle ed era dotata di una collegiata di canonici, come documenta il citato regesto del 1272: “cumconsilio et consensufratumcanonicorummeorum”.

1293  (preesistenze carattere generale)

Il prestigio e l’autorità di cui la pieve godeva emergono chiaramente da due atti del luglio 1293: da essi si apprende che il vicario del Metropolita ravennate, su istanza del monastero modenese di S. Caterina, aveva incaricato l’arciprete di Pieve di Trebbio della risoluzione della lite vertente tra il detto monastero e il vescovo di Modena. L’arbitraggio, si noti bene, si concluse favorevolmente al primo, che venne assolto dalla scomunica inflittagli dallo stesso vescovo.

1308  (informazioni storiche carattere generale)

Nel 1308, in conseguenza alle disposizioni testamentarie di Azzo VIII, Trebbio passò sotto la dominazione bolognese. Di contro i Modenesi ne devastarono più volte il territorio.

1336 - 1405 (informazioni storiche carattere generale)

Tornò agli Estensi l’anno 1336, i quali l’infeudarono nel 1405 ai Pio di Carpi assieme a Guiglia, Samone, Rocchetta, Rocche dei Malatigni.

1504  (informazioni storiche carattere generale)

Inoltre il titolo a San Martino pare doversi escludere ricordando come, nel giorno a lui dedicato, la pieve venisse gravata dal tributo di 15 ducati d’oro da versare al Capitolo di Modena, in base ad una bolla di papa Giulio II del 1504.

1552 - 1725 (informazioni storiche carattere generale)

Nel 1515, forse “per sanzionare una situazione di fatto”, papa Leone X assoggettò la chiesa all’erigenda collegiata carpense; dieci anni dopo, in seguito alla morte del suo ultimo pievano, il Capitolo di Carpi la privò del ricco beneficio consistente in “una Possessione divisa in pezze 23 di biolche n.500, la maggior parte coltivabile con vigneti, boschi e pianure”. Tali beni vennero allivellati al curato Caula nell’aprile del 1552, cui successe nello stesso anno, un Pasini della Salata di Festà “aventi questi parente di Casa Belgioioso ad Abate nel Convento di S. Salvatore di Bologna”, coll’obbligo di mantenere un cappellano. Il livello ai Pasini cessò nel novembre del 1725 per rinunzia di Francesco, privo di discendenza maschile; il Capitolato di Carpi insediò allora un curato permanente.

1564 - 1747 (informazioni storiche carattere generale)

Per quasi due secoli la chiesa conobbe una profonda decadenza contrassegnata sia dal succedersi di sacerdoti “avventurieri” alla sua guida spirituale, in seguito alla perdita del titolo arcipretale, sia dallo stralcio delle sue chiese filiali, che vennero aggregate a Guiglia dopo una interminabile vertenza iniziatasi tra il Moroni, divenuto vescovo di Modena nel 1564, e l’Ordinario di Carpi, vertenza che si concluse di fatto, a detta del Giusti, solo nel 1747, quando anche il rettore della chiesa filiale di Roccamalatina cessò di recarsi alla Pieve in occasione del Battesimo.

1700 - XIX (restauro intero bene )

Precedenti lavori di restauro sono documentati dal parroco Giusti nel corso del ‘700 ed altri ancora per tutto il XIX secolo.

1797  (informazioni storiche carattere generale)

Membro della podesteria di Guiglia, fu soggetto agli Aldrovandi, agli Estensi Tassoni, ai Pepoli ed ai Montecuccoli fino al 1797, con brevi devoluzioni alla Camera ducale.

1822  (informazioni storiche carattere generale)

La visita pastorale Sommariva riferisce che la chiesa tornò a far parte della diocesi di Modena, col titolo di arcipretura, nell’aprile del 1822, a compenso della perdita della parrocchia di Brescello, aggregata a Reggio Emilia, e di quelle di Castel d’Aiano, Villa d’Aiano e Sassomolare aggregate a Bologna.

1897 - 1913 (ricostruzione intero bene )

La critica è tuttora in contrasto, nella datazione dell’edificio, sull’attribuzione dei frammenti di scultura, pare ad una chiesa più antica, parte ad una successiva. Tuttavia un più attento esame e più precisi confronti permettono da datare all’XI secolo tutto il materiale pervenutoci, escludendo quindi l’esistenza di un precedente edificio che potesse contenere quell’arredo che fu, all’inizio del secolo, fantasiosamente ricostruito. Infatti l’edificio di culto si presenta oggi quasi completamente rifatto dall’arciprete Ferdinando Manzini che, tra il 1897 e il 1913, volle restituire alla pieve un aspetto più consono alle originarie strutture.

1907  (ricostruzione battistero)

Antistante alla chiesa è il battistero di forma ottagonale, rifatto, pare con vecchie pietre, durante il restauro del Manzini e inaugurato nel 1907 dall’arcivescovo Natale Bruni, sul quale è murata una lapide che ricorda l’intervento: al suo interno è collocato il fonte battesimale, sul cui bordo è stata letta l’epigrafe dedicatoria, dopo che era stato ricostruito e reintegrato.

1910 - 1920 (riposizionamento presbiterio)

Al di sotto della semicupola dell'abside centrale si trova l'allestimento liturgico. Sotto il ciborio in pietra arenaria troviamo l'altare maggiore, sopraelevato da un gradino, al di dietro la sede. Alla destra del celebrante l'ambone in legno.

1912  (riscostruzione intero bene)

Attualmente con falso parametro murario in blocchi di pietra squadrata, la chiesa presenta una facciata scandita in tre parti da lesene, congiunte da archetti pensili, con due monofore in corrispondenza delle navate laterali; al di sopra del portale centinato due mensole sorreggono un sarcofago ricostruito, sul quale è posta la data 1912.

1998  (manutenzione straordinaria navate)

Nel 1998 è stata effettuata la manutenzione della copertura dell'edificio, con ripassatura del mano di copertura e stesura di guaina.

2015  (manutenzione straordinaria absidi)

Nel 2015 è stata effettuata la manutenzione della copertura nelle absidi.
Descrizione

La chiesa parrocchiale di Pieve di Trebbio, nel Comune di Guiglia, è dedicata a San giovanni Battista. Attualmente con falso parametro murario in blocchi di pietra squadrata, la chiesa presenta una facciata scandita in tre parti da lesene, congiunte da archetti pensili, con due monofore in corrispondenza delle navate laterali; al di sopra del portale centinato due mensole sorreggono un sarcofago ricostruito, sul quale è posta la data 1912. Una bifora, affiancata da due finostrotti rotondi, già presenti anche prima dell’ultimo ripristino, concludono la facciata. Archetti pensili sono presenti anche lungo i fianchi dell’edificio, su cui si aprono delle monofore, e nel lato sud una piccola porta presenta un archivolto pregevolmente scolpito. L’abside maggiore si presenta poligonale all’esterno, mentre le minori sono circolari. Sul fianco nord, leggermente retrostante, è posto il campanile, eretto su una precedente torre di difesa, in cui arbitrariamente sono state aperte, su ogni lato, delle trifore e, separata da una cornice marcapiano, una bifora. All’interno la pieve si presenta a tre navate absidate, separate da pilastri a sezione rettangolare con semicolonne addossate sorreggenti capitelli di varia foggia, generalmente attribuiti all’XI secolo. La copertura è lignea, il presbiterio, sopraelevato, è limitato da una recinzione di plutei rifatti a modello e completamento di frammenti, sotto il quale si apre la cripta, coperta a volte sorrette da colonnine e capitelli, due dei quali originali rinvenuti dal Manzini, mentre altri semicapitelli sono addossati alla parete absidale. Completa l’arredo interno, del tutto rifatto, il ciborio sopra l’altare, e l’ambone che mostra, nella parte esterna del lettorile, un frammento con una rozza figura virile (evangelista), che regge con la sinistra un rotolo con la scritta”(i)o/ (a)n/nes/ apo/stolus, giustamente datato all’XI secolo inoltrato. Antistante alla chiesa è il battistero di forma ottagonale, rifatto, pare con vecchie pietre, durante il restauro del Manzini e inaugurato nel 1907 dall’arcivescovo Natale Bruni, sul quale è murata una lapide che ricorda l’intervento: al suo interno è collocato il fonte battesimale, sul cui bordo è stata letta l’epigrafe dedicatoria, dopo che era stato ricostruito e reintegrato.
Coperture
L’edificio religioso ha copertura a capanna, a due falde, con struttura lignea composta da un’orditura principale di capriate trasversali, un’orditura secondaria di terzere longitudinali, un’orditura terziaria di travicelli orientati nella direzione delle falde. Il manto è in coppi laterizi.
Impianto strutturale
All’interno la pieve si presenta a tre navate absidate, separate da pilastri a sezione rettangolare con semicolonne addossate sorreggenti capitelli di varia foggia, generalmente attribuiti all’XI secolo. La copertura è lignea, il presbiterio, sopraelevato, è limitato da una recinzione di plutei rifatti a modello e completamento di frammenti, sotto il quale si apre la cripta, coperta a volte sorrette da colonnine e capitelli, due dei quali originali rinvenuti dal Manzini, mentre altri semicapitelli sono addossati alla parete absidale.
Pavimenti e pavimentazioni
Pavimentazione interna mista, composta da mattonelle in cotto e lastroni in pietra arenaria ben intagliati e disposti.
Struttura
Muratura continua nelle pareti perimetrali in pietra arenaria locale, lasciate a vista internamente ed esternamente. Copertura tradizionale a due falde, con corpi più bassi ad una falda, struttura di sostegno in legnami, tavolato e guaina; manto in coppi laterizi.
Adeguamento liturgico

nessuno
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