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Procida
Napoli
chiesa
parrocchiale
S. Michele Arcangelo
Parrocchia di San Michele Arcangelo
Struttura; Pianta; Facciata; Coperture; Zona presbiteriale; Pavimenti e pavimentazioni; Cappelle; Cripta/Locali interrati; Sagrestia
altare - aggiunta arredo (1980)
600 - 600(fonti storiche intero bene); 1026 - XI(notizie storiche intero bene); XV - XV(dedicazione intero bene); 1521 - 1521(fonti storiche intero bene); 1589 - 1600(ampliamenti intero bene); XVII - XVII(soffitto interni); XVII - XVIII(interventi intero bene); 1685 - 1712(ristrutturazione intero complesso); 1727 - 1727(pavimentazione interni); 1870 - 1890(ristrutturazione intero complesso); 1870 - 1890(ristrutturazione intero); XX - XX(interventi cappelle interrate); XX - XX(rifacimenti intero bene); 1975 - 1975(ripristino funzionale locali inferiori); 1980 - 1980(interventi post sisma intero bene); 1990 - 1990(rifacimenti intero complesso); 2021 - 2023(consolidamento contesto)
Chiesa di San Michele Arcangelo
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di San Michele Arcangelo <Procida>
Altre denominazioni S. Michele Arcangelo
Ambito culturale (ruolo)
architettura barocca (prima edificazione)
Notizie Storiche

600  (fonti storiche intero bene)

L'oratorio retto da monaci benedettini, probabilmente insediatisi nell'isola nel 600 d.C. per sfuggire alle ire del Duca Godescalco che li accusava di tradire la città di Napoli in favore del Duca di Benevento, ipotesi che spiegherebbe anche il termine "Abate" già in uso per indicare il capo della comunità monacale.

1026 - XI (notizie storiche intero bene)

La storia della chiesa di San Michele Arcangelo coincide con quella dell'omonima Abbazia ed è quasi millenaria, atteso che le prime tracce che parlano di detto luogo di culto risalgono al 1026, dunque l'XI secolo. Non si hanno tuttavia notizie certe riguardo l'origine dell'abbazia, ad eccezione del sopra citato documento del 1026, una lettera conservata dalla Sovrintendenza dei Beni Culturali di Napoli, che testimonia l'esistenza della "Badia Benedettina" di San Michele a Procida. La nota, indirizzata all'Abate Leone da due frati benedettini, Sergio e Maurizio, riguarda la richiesta di un permesso per recarsi in terraferma al fine di procedere alla vendita di un cespite in Napoli. Tale traccia evidenzia come agli inizi dell'XI secolo c'era un non meglio identificato Oratorio dedicato all'Arcangelo Michele; con molta probabilità un cenobio-romitorio sito nel primo nucleo abitativo dell'isola, cioè sul promontorio dell'Angelo, oggi Terra Murata.

XV  (dedicazione intero bene)

Verso la fine del XV secolo, la chiesa fu intitolata a San Michele Arcangelo.

1521  (fonti storiche intero bene)

Non vi sono altre informazioni riguardanti la citata Abbazia di Procida, fino al 1521, quando Giovan Carlo Cossa divenne feudatario dell'isola e, nel redigere l'inventario dei beni, utilizzò il termine Abbazia per descriverne accuratamente l'edificio a pianta quadrata, con quattro altari, senza navate, transetto e crociera.

1589 - 1600 (ampliamenti intero bene)

Nella seconda metà del Cinquecento, l'Abbazia fu oggetto di numerosi attacchi da parte delle incursioni barbaresche che spinsero il Cardinale Innico D'Avalos ad intervenire, fortificando e ristrutturando il sito. Il Cardinale Innico D'Avalos cumulava infatti per la prima volta la carica di feudatario con quella di abate commendatario dell'isola. E' in questi anni che la chiesa subì importanti modifiche passando passando da una a tre navate. Furono aggiunte la crociera, l'abside, la facciata laterale, il transetto, un nuovo campanile, la sacrestia grande e le due piccole sacrestie laterali, una tribuna nonché le due cappelle ricavate ai lati della stessa crociera.

XVII  (soffitto interni)

Il prezioso soffitto a cassettoni fu realizzato nel XVII secolo e reca al centro un dipinto datato 1699 di San Michele che sconfigge gli angeli ribelli, realizzato dal pittore romano Luigi Garzi, mentre la doratura del cassettonato fu affidata nel 1699 all'indoratore Geronimo Chelotti.

XVII - XVIII (interventi intero bene)

Tra il Seicento e il Settecento furono promossi numerosi interventi sul piano architettonico e sul patrimonio artistico; contemporaneamente si registrò una perdita della centralità politica e religiosa dell'Abbazia, dovuta anche alla nascita delle altre parrocchie sull'isola.

1685 - 1712 (ristrutturazione intero complesso)

Una successiva importante ristrutturazione del complesso abaziale di Terra Murata risale al periodo 1685-1712 e venne intrapresa dai Vicari Curaziali. In tale periodo furono realizzati l'altare maggiore in marmi policromi e la nuova balaustra in marmo a delimitare la rinnovata zona del presbiterio, il coro ligneo, la santa oliera e fu rifatto il pavimento della chiesa.

1727  (pavimentazione interni)

La pavimentazione in cotto e riggiole maiolicate fu realizzata nel 1727 dal riggiolaro napoletano Gaetano Massa.

1870 - 1890 (ristrutturazione intero complesso)

L'ultima grande ristrutturazione si è avuta dal 1870 al 1890, portando il complesso abaziale all'odierna configurazione. Essa avvenne durante il vicariato del curato Nicola Riccio Esposito che consolidò ed ampliò il complesso monumentale allargando la navata sinistra con la costruzione di tre cappelle laterali dedicate alla Madonna del Carmine, all'Arcangelo Michele e all'Immacolata Concezione. I lavori di consolidamento della navata sinistra furono affidati all'architetto Filippo Botta. Con questa trasformazione furono soppressi gli altari di S. Giovanni Battista e di S. Caterina di Alessandria, la cui pala oggi si trova sopra il fonte battesimale.

1870 - 1890 (ristrutturazione intero)

La ristrutturazione coinvolse anche l'entrata secondaria con la realizzazione della facciata in stile neoclassico con cancello in ferro, sormontata da statua di gesso bianco raffigurante l'Arcangelo Michele, posta al centro del frontone, nonché il campanile che fu ampliato e consolidato, oltre ad installarvi un meccanismo pendolare per la misura del tempo (1874). Fu ulteriormente ristrutturatala cupola principale, rimasta danneggiata nel 1867 da una gran tempesta che aveva causato la perdita della maggior parte degli affreschi dell'intradosso, realizzati dal pittore procidano Francesco Pentacono.

XX  (interventi cappelle interrate)

Nel 1948, nei locali delle congreghe, al secondo piano interrato, furono murati alcuni vani, parzialmente tompagnati nel 1985. Il Genio Civile eseguì nel complesso abbaziale lavori di riparazione dei danni di guerra. Anche al livello della Biblioteca si eseguirono tompagni. Nel 1952, il Genio Civile rafforzò la copertura e le fondazioni, provvedendo, inoltre, alla realizzazione dei barbacani esterni sul fianco sinistro, attestati sul banco tufaceo lato mare, già parzialmente franato negli anni precedenti.

XX  (rifacimenti intero bene)

Negli anni Sessanta fu rifatta la copertura a tetto della navata della chiesa: infatti tra il 1966-67, la Soprintendenza ai Monumenti della Campania ricostruì il tetto secondo il profilo originario, installando incavallature lignee in luogo del solaio piano pre-novecentesco. In quell'occasione fu realizzato un cordolo sommitale lungo le murature longitudinali della navata centrale e vennero restaurate le cappelle di S. Michele e della Madonna del Carmine, lungo la navata sinistra, riprendendo stucchi e dorature, il cassettonato ligneo con sostituzione degli elementi deteriorati dalle acque piovane, ripresa dei riquadri dorati e rifacimento dello stemma ligneo intagliato. Nel 1968 furono eseguiti ulteriori interventi, completati nel settembre 1969: consolidamento delle murature esterne, ripristino degli intonaci, posa in opera di infissi esterni, sistemazione di pluviali, completamento della zoccolatura in marmo, restauro dei pavimenti in cotto di navata centrale e cappelle.

1975  (ripristino funzionale locali inferiori)

Nel 1975 fu eseguito il ripristino funzionale dei locali del livello inferiore, rifacendo il pavimento in cotto e tinteggiando le pareti. L'intervento era concentrato nel settore della casa canonica e della navata destra della chiesa.

1980  (interventi post sisma intero bene)

Nella chiesa sono stati eseguiti interventi di somma urgenza dal Provveditorato alle Opere Pubbliche della Campania per riparare i danni del sisma del 1980.

1990  (rifacimenti intero complesso)

Negli anni Novanta furono effettuati alcuni lavori di sistemazione della canonica bassa, lato mare

2021 - 2023 (consolidamento contesto)

Tra il 2021 e il 2022, il Comune ha avviato il consolidamento del costone tufaceo sottostante l'abbazia, prevedendo anche la posa di una scogliera sommersa per bloccare l'ingrottamento. Allo stato attuale, mentre il consolidamento è stato ultimato, la posa della scogliera ha incontrato difficoltà burocratiche che hanno bloccato i lavori. Nello stesso arco di tempo, la Parrocchia, grazia al cosiddetto "bonus facciate" ha avviato il restauro delle facciate perimetrali dell'intero complesso abbaziale, compresa quella lato mare. Il restauro delle facciate è ancora in corso d'opera: sono state già restaurate le facciate lato mare, quella secondaria con il campanile e parte della facciata principale; restano la canonica ed il parapetto interno del terrazzo vista mare.
Descrizione

L'Abbazia di San Michele Arcangelo sorge sul promontorio di Terra Murata a circa 91 m a picco sul mare. Nata come monastero benedettino le prime notizie sulla chiesa risalgono al 1026 e dedicata al culto di Sant'Angelo; solo in seguito e presumibilmente verso la fine del XV secolo, fu intitolata a San Michele Arcangelo, patrono dell'isola. L'attuale impianto della chiesa è il risultato di una serie di stratificazioni architettoniche che si sono susseguite nel corso dei secoli, la più importante avvenuta ad opera del Cardinale Innico D'Avalos, nel 1561, che le conferì l'aspetto architettonico ancora oggi ben riconoscibile. Attualmente l'abbazia è sede di un museo e di una biblioteca ed i locali inferiori posti al di sotto del calpestio dell'aula, si articolano su tre livelli. Al primo livello vi è la biblioteca dove è custodito un presepe composto da pastori di scuola napoletana realizzati nel XVIII secolo, in legno e terracotta. In prossimità del presepe si trova la cappella della Madonna del Rosario. Al secondo livello, la cappella di San Michele, affrescata nel XVIII secolo e restaurata nel 1907, fino al 1885 era sede della Confraternita dei Turchini devota alla Madonna Immacolata. All'interno della cappella vi sono una statua di San Michele ed un organo in legno dipinto, intagliato e dorato realizzato nel 1170 dal napoletano Domenico Antonio Rossi. Nei locali del secondo livello è collocata anche la biblioteca dell'Abbazia che conta circa 8000 volumi di cui il più antico risulta essere uno dei primi atlanti geografici datato 1570. Al terzo livello vi è "la Segreta" dove un tempo si riunivano gli appartenenti alla Congregazione detta dei "Rossi" fondata da S. Alfonso Maria dei Liguori nel 1733 che venera l'Addolorata. Qui è contenuta una struttura lignea del XVIII secolo, i banchi dei Confratelli e del Governo che copre quasi l'intero perimetro della cappella e dove un tempo si riuniva il clero per discutere degli avvenimenti dell'isola. L'ultimo livello è costituito dall'ossario-necropoli, antico luogo di sepoltura per la presenza di un ambulacro d'interro e di mummificazione al quale si accedeva attraverso botole ancora oggi visibili.
Struttura
La struttura della chiesa e del complesso è in tufo come si può ben vedere dal mare e in alcuni punti sia all'esterno che all'interno, dove per scelta o a causa dello stato di conservazione è visibile la parte strutturale al di sotto degli intonaci.
Pianta
La pianta della chiesa è longitudinale, a croce latina asimmetrica con una navata centrale e due laterali ed è arricchita sul lato sinistro da tre ulteriori cappelle ottocentesche.
Facciata
L'abbazia è dotata di due diversi ingressi: quello principale detto "Porta del Carmine" con il portale in pietra di piperno del 1600 e quello secondario, sito sul lato opposto, caratterizzato dalla presenza di una statua di San Michele Arcangelo e dall'iscrizione "Defende nos in proelio".
Coperture
A copertura della navata centrale vi è un ricco soffitto piano a cassettoni in legno dorato in oro zecchino. Il soffitto riprende come elementi decorativi, conchiglie e motivi vegetali, opera dell'indoratore Geronimo Chelotti, commissionata dall'abbate Antonio Pignatelli divenuto poi papa Innocenzo XII come testimoniano i quattro stemmi della famiglia Pignatelli, agli angoli del soffitto. All'estradosso la copertura è a doppia falda, con manto in tegole. All'incrocio dei bracci della croce, una cupola copre lo spazio del transetto ed è impostata su quattro pennacchi affrescati da un ignoto pittore locale. Gli affreschi datati 1867, raffigurano gli Evangelisti. L'abside è coperta con semicupola, anch'essa affrescata ma riportante segni di cattivo stato di conservazione sul lato destro a causa di una pregressa infiltrazione.
Zona presbiteriale
La zona absidale contiene l'altare maggiore datato da un'epigrafe 1704 e l'antico coro ligneo del XVII secolo sormontato da quattro dipinti datati 1690 del pittore Nicol Russo, allievo di Luca Giordano. Al centro del coro, tra i quattro dipinti, è collocata una statua in legno che raffigura San Michele Arcangelo, datata 1606.
Pavimenti e pavimentazioni
La chiesa si caratterizza per essere pavimentata quasi interamente in cotto, con decorazioni in marmi policromi che corrono lungo la navata principale, e realizzato - come riportato in alcuni documenti - dal riggiolaro napoletano Gaetano Massa nel 1727. La pavimentazione in cotto reca inserti maiolicati disposti in maniera regolare, ma parzialmente consumati dal passaggio. La pavimentazione è prevalentemente realizzata con elementi in cotto di forma ottagonale e quadrata.
Cappelle
Ai lati del transetto vi sono due grandi cappelle: a sinistra quella del Santissimo Sacramento, a destra quella dello Spirito Santo, nelle quali è documentato anche l'intervento del marmoraro Carlo Delli Franci che realizzò anche le decorazioni per l'altare maggiore su disegno di Arcangelo Guglielmelli. La navata sinistra è caratterizzata dall'ampliamento ottocentesco delle tre cappelle: la cappella della Madonna del Carmine, con la statua lignea della Madonna con decorazioni in oro zecchino; la cappella centrale dedicata a San Michele Arcangelo che ospita la pregiata statua del Santo patrono realizzata in argento e oro nel 1727 dai maestri argentieri napoletani Nicola e Gaetano Avellino su disegno di Domenico Antonio Vaccaro; infine la cappella di Lourdes. Sul lato opposto, nella navata di destra, altre cappelle ottocentesche ognuna con altarini gentilizi un tempo appartenenti alle famiglie nobili dell'isola, si caratterizzano per avere gli altari in marmi policromi e l'accesso alla cripta sottostante come luogo di sepoltura raggiungibile per mezzo di botola in marmo incastonata nella pavimentazione.
Cripta/Locali interrati
Sotto l'aula vi è la terra santa dedicata un tempo alle sepolture. Nel transetto vi sono tre botole diverse nella pavimentazione per accedere alle terre sante. Al centro ve n'è un ulteriore dedicata ai presbiteri; all'ingresso e nella navata di sinistra ve ne sono ulteriori due per il popolo.
Sagrestia
La sagrestia, sopraelevata di alcuni gradini rispetto al piano di calpestio dell'aula, ha un portale di accesso in piperno ed è datata 1682. E' pavimentata in cotto ed è coperta da volta a schifo stuccate ed unghiate. All'interno della sagrestia è custodito l'Archivio Curaziale che conserva i registri di tutti i sacramenti somministrati nell'abbazia a partire dal 1500.
Adeguamento liturgico

altare - aggiunta arredo (1980)
In epoca recente, al fine di adeguare lo spazio liturgico alle prescrizioni conciliari, è stato aggiunto nella zona absidale un tavolo mensa d'altare.
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