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Rieti
Rieti
chiesa
parrocchiale
S. Agostino
Parrocchia di Sant'Agostino
portale; impianto strutturale; Torre campanaria; interni; interni; Altari; Altari
nessuno
1252 - XIII(origini carattere generale); 1252 - XIII(origini carattere generale); 1252 - 1865(restauri carattere generale); 1252 - 1909(retauri carattere generale); 1252 - XXI(retauri carattere generale)
Chiesa di San Agostino
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di San Agostino <Rieti>
Altre denominazioni Chiesa di Sant'Agostino
S. Agostino
Ambito culturale (ruolo)
romanico (costruzione)
Notizie Storiche

1252 - XIII (origini carattere generale)

Della Chiesa di S. Agostino si ha notizia sin dal 1252, quando fu totalmente ricostruita secondo le esigenze dell’ordine ad opera degli Agostiniani, su terreno appartenuto agli Eremitani, comunità da cui trasse origine la nuova congregazione religiosa. Gli Agostiniani si stabilirono nel loro più antico complesso che fu riedificato ex novo secondo la Regola dell'Ordine. A conferma dell' esistenza del complesso già dal 1252, il Convento di San Agostino di Rieti fu citato in un manoscritto di Frate Adeodato Misura Agostiniano. Mentre fu menzionato nelle riformanze del comune il 21 aprile del 1379, quando venne indicata la sagrestia come luogo di deposito per una cassa di berrettoni acquistati, in quanto l’antica e limitrofa piazza del Leone fu al tempo il cuore amministrativo, politico ed economico del paese.

1252 - XIII (origini carattere generale)

Il Micheli inoltre dichiara che dopo la morte di Federico II, vennero realizzate nuove costruzioni ed alcune come la Chiesa stessa insieme a quella di S. Domenico vennero rinnovate ex novo. Così come asserisce anche il Mattei nel suo Erario: “furono dai fondamenti rifabbricate le chiese di S. Domenico, S. Francesco e S. Agostino, dopo la desolazione della città”. Colasanti inoltre nel suo studio topografico attesta la costruzione della chiesa tra la seconda metà del 1200 e i primi decenni del secolo XIV, datazione che il Palmegiani chiarisce come periodo riguardante l’opera di totale ricostruzione. Viene nuovamente confermata la datazione del complesso di S. Agostino con Sacchetti Sassetti, che ricorda con una serie di documenti storici del 1252, il così detto “allargo” della città.

1252 - 1865 (restauri carattere generale)

Per effetto delle soppressioni postunitarie, il complesso conventuale fu adibito a sede del Convitto Municipale ed ospita a tutt’oggi una scuola per cui gli ambienti per poter ospitare adeguatamente gli alunni del convitto, subirono radicali interventi di trasformazione. Il convento fu inoltre la prima sede del Museo civico di Rieti e della biblioteca comunale Paroniana, nati nel 1865 con l'acquisizione dei beni degli enti ecclesiastici. La biblioteca vi rimase fino alla prima metà del novecento mentre il museo fu trasferito al Palazzo Comunale nel 1909. La chiesa venne riaperta nel 1889, dopo ripetute istanze cittadine ma chiusa nuovamente, in quanto lesionata dal violento terremoto del 1898. Scampata al degrado grazie al tempestivo intervento del vescovo Quintavalli che nel 1901 vi trasferì il titolo di parrocchiale per gli abitanti del rione di Porta Conca.

1252 - 1909 (retauri carattere generale)

La chiesa fu progressivamente riportata alla originaria struttura, appesantita nel corso dei secoli da una serie di controsoffitti volte e soppalchi, grazie al paziente lavoro intrapreso intorno alla metà del XX secolo. La progressiva ripulitura delle pareti dalle sovrastrutture manieristiche, barocche e neoclassiche ha premesso di far emergere un autentico palinsesto della pittura tardo medievale, di particolar rilievo le pitture parietali emerse nell’arcone a cornu Epistulae. Il magnifico chiostro del Convento, pregevolissima opera del 1605 attualmente è parte del complesso ad uso dell’Istituto Comprensivo Angelo Sacchetti Sassetti e spesso è sede di esposizioni e mostre. Palmegiani, Rieti e la Regione Sabina; Ileana Tozzi Gli agostiniani a Rieti nello specchio delle fonti archivistiche; Ileana Tozzi, I cicli Pittorici tardo medievali della chiesa reatina di Sant’Agostino.

1252 - XXI (retauri carattere generale)

Negli anni 2000 è stata oggetto di interventi di restauro, con la finalità di valorizzare filologicamente le opere susseguite nel corso dei secoli e a promuovere il recupero dell’originaria decorazione pittorica. Sono stati realizzati, nel rispetto dei caratteri stilistici esistenti, il nuovo coro ligneo, la pavimentazione della sagrestia e dell’intera navata. E’ stato inoltre restaurato il portale e l’affresco nella lunetta posto in facciata, il portale laterale ed la prima cappella nell’aula posta a sinistra.
Descrizione

La chiesa con impianto a croce latina si presenta ad un’unica navata culminante con un abside poligonale su cui si innesta centralmente una trifora, volume che ai lati si interseca con altre due strutture absidate anch’esse poligonali con bifore lobate ad arco acuto. La struttura in pietra squadrata a vista è una chiara rappresentazione delle costruzioni romaniche ed in particolar modo, di influenza prettamente aquilana, per la facciata dalla forma rettangolare terminante con un attico con la pronunciata gola in sommità e per le sobrie linee su cui si innesta prorompente il portale ed il sovrastante rosone finemente ornati che irrompono la continuità del paramento murario.
portale
L’ingresso all’aula è impreziosito da tre livelli alternati di colonnine e pilastrini con capitello a fogliami (così come per il portale secondario del transetto) e una mensola sporgente decorata da fogliami e dentelli che sorregge l’arco del portale. L’arco come gli ordini di colonnine che lo sostengono, presenta una strombatura concentrica che dirigere lo sguardo dell’osservatore verso l’interno e sulla lunetta dipinta sottostante, opera di scuola umbro-senese, risalente alla metà del XIV secolo e raffigurante la Vergine col Bambino tra i santi Agostiniani. La lunetta è sormontata da un alto timpano che reca nel mezzo a rilievo, un Agnus Dei e in alto una croce lobata. Al di sotto dell’affresco, nel listello dell’architrave, è dipinta la seguente scritta a carattere gotico. ANO DNI MCCCLIII DIE VII OC[TV] BRIS FECIT FIERI HOC OPUS NICOLAUS ONGARVS che conferisce ai posteri il nome del committente Nicola Ungaro. In alto il rosone, circolare di realizzazione postuma in quanto ricostruito dallo scultore Primo Cavoli, su disegno di Angelo Blasetti nel 1901.
impianto strutturale
Dal transetto si accede all’interno oltrepassando un vestibolo aggiunto alla struttura, di costruzione più recente, sul quale è stato spostato e riadattato il portale originario. La semplice parete laterale posta a meridione è ornata da bifore e viene scandita dalle grandi lesene che suddividono la superficie esterna in specchiature rettangolari che creando un modulo ritmico. L’interno è a navata unica, ampio e illuminato da eleganti bifore e movimentato dalle tre absidi poligonali scandite da lesene.
Torre campanaria
Nell’angolo sinistro della chiesa e del braccio del transetto si eleva il campanile risalente al XV secolo. Nella cella campanaria sono presenti due ordini di bifore a tutto sesto con colonnine ottagonali che permettono l’illuminazione naturale, esse sono distribuite due per lato e suddivise in verticale da un marcapiano ornato da archetti pensili a sesto acuto. All’interno quattro campane del ‘700.
interni
L’interno fu interamente affrescato secondo l’intento didascalico degli ordini mendicanti, proponendo ai fedeli immagini devozionali in cui ricorrono storie della Bibbia e dei Vangeli, la vita dei santi e raffigurazione di icone Mariane. Le decorazione parietali che incessantemente proseguirono nel corso dei secoli XIV-XVI hanno ricoperto gli antichi affreschi, comportando molteplici stratificazioni pittoriche emerse dalle analisi propedeutiche agli ultimi restauri compiuti negli anni 2000.
interni
Nelle piccole absidi ottagonali le scene della vita dei Santi Agostiniani, tra cui riconoscibile San Nicola da Tolentino. Durante il XVII e XVIII secolo, data la necessità di adeguare la chiesa alle disposizioni del Concilio di Trento, furono realizzati gli altari laterali, a sostituzione della struttura originaria e la totale copertura degli affreschi tardomendievali, con scialbature e tamponature, che ad oggi per merito degli interventi promossi dalla Soprintendenza ai beni storici ed artistici sono in parte tornati al loro originario splendore. La chiesa assunse un nuovo aspetto funzionale, suddividendo organicamente lo spazio attraverso la costruzione di due strutture addossate alle laterali dell’aula per la realizzazione dei sei altari, tre per lato. Furono costruiti mantenendo un distacco seppur ridotto dalla muratura antica nel rispetto delle preesistenze e la conservazione degli affreschi. Un recente restauro della soprintendenza ha permesso il recupero dell’apparato pittorico della piccola parete interna a destra dell’ingresso e della parete adiacente a Cornu Epistulae.
Altari
Sei altari adornano le pareti della navata. Il primo a destra è dedicato a San Tommaso e risulta attribuito alla Scuola di Antonio Concioli del 1792; a seguire nel secondo la Madonna del Buon Consiglio, copia libera di Pietro Francesco Barla del 1756; nel terzo, è presente la Vergine col Bambino tra S. Agostino e S. Monica (Madonna della Cintola), opera che ha tutte le caratteristiche della pittura di G. Giacomo Pandolfi da Pesaro (1594-1599), seppur Guardabassi la attribuisce al Gherardi. Pesantemente ridipinta come attesta la scritta alla base dell’angolo sinistro del libro “Fra Nicolaus Barsotti prior. Restaur, 1836”, mantiene comunque integri i tratti dello stile narrativo dell’artista. Avanzando sempre a destra il monumento funebre all’illustre poeta Angelo Maria Ricci, ad opera dello scultore Giuseppe De Fabris. Il busto risulta essere una copia dell’originale esistente al museo Civico insieme a quello della moglie Isabella è risalente al 1830, anni in cui lo scultore de Fabris era a Rieti.
Altari
L’altare gentilizio, a cornu epistulae del transetto, appartiene invece alla famiglia Clarelli dagli stemmi riconoscibile, con la tela del pittore ludovico Carosi pittore ternano, datata 1712, raffigurante la Strage degli Innocenti, il primo altare ad essere recuperato. L’altare che al tempo risultava coperto di intonaco è stato riportato allo stato originario, e mostra le colonne ed i pannelli dei riquadri in scagliola patinata in marmorino rossastro e verde. Nel transetto, a cornu Evangelii, l’altare gentilizio della famiglia Canali ad opera del cav. Lattanzio Niccoli, datata 1643, rappresenta Santa Rita da Cascia, a cui l’altare stesso è dedicato. Nella navata sinistra è notevole una copia della Crocifissione di Guido Reni ed un reliquiario del B. Giovannino della Foresta. F. Palmegiani, Rieti e la Regione Sabina; Ileana Tozzi Gli agostiniani a Rieti nello specchio delle fonti archivistiche; Ileana Tozzi, I cicli Pittorici tardo medievali della chiesa reatina di Sant’Agostino.
Adeguamento liturgico

nessuno
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