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Chiesa di Santa Margherita Vergine e Martire
Tipologia e qualificazione
chiesa parrocchiale
Denominazione
Chiesa di Santa Margherita Vergine e Martire <Amendolara>
Altre denominazioni
S. Margherita Vergine e Martire
Ambito culturale (ruolo)
maestranze calabresi (costruzione)
Notizie Storiche
XII - XIII (preesistenze carattere generale)
La muratura della chiesa è costituita da grossi massi silicei e calcarei di forma decisamente irregolare, legati con malta molto tenace, senza alcun pian di posa né ricorsi orizzontali. Ha uno spessore medio di circa 60 cm. Si presenta completamente a faccia vista all'esterno, mentre all'interno risulta essere gravata da più strati di intonaco e pitture.
Descrizione
Santa Margherita Vergine e Martire è la chiesa madre di Amendolara forse sin dal XIII secolo. L'edificio sorse in epoca romanica, probabilmente su una precedente costruzione bizantina. Fu luogo di predicazione e del governo parrocchiale dei primi Domenicani che giunsero ad Amendolara attorno alla metà del XV secolo. Essi portarono il culto di San Vincenzo Ferreri, stabilendosi attorno alla chiesa in diverse case, poiché non possedevano ancora un convento, il quale fu costruito solo a partire dal 1522, fuori le mura del Rione Vecchio, con Bolla di Leone X, insieme alla adiacente Chiesa dedicata a San Domenico. La chiesa di Santa Margherita subì molti rifacimenti nei vari periodi storici dei quali ha conservato alcune tracce significative: il portale principale litico a sesto ogivale di stampo romanico-gotico; una pila in pietra con leone stiloforo di arte romanica, avente funzione di acquasantiera; una fonte battesimale, sempre di arte romanica, in pietra nella metà inferiore e in legno in quella superiore; una croce processionale gotica; e, del periodo barocco, oltre ai numerosi fregi, gli altari, le nicchie dei santi, la balaustra e un prezioso pulpito ligneo. Lungo le pareti vi sono affreschi di Antonio Sassone. La data del rifacimento barocco potrebbe essere quella apposta sull'altare di Santa Margherita V. M. e, cioè, l'anno 1741. La chiesa era dedicata a Santa Margherita V. M. da molto prima che giungessero i domenicani. Non si hanno notizie su una eventuale precedente dedicazione della chiesa, ma nella cappella dell'Annunziata, in contrada Lista, esiste un affresco che raffigura una figura femminile in abiti laicali, che reca in una mano una chiesa molto simile all'attuale chiesa madre e con una scritta misteriosa: S. Mephete. L'attuale portone principale risulta in posizione asimmetrica rispetto alla larghezza della navata: in epoca imprecisata, vi fu probabilmente un incendio e una parte della chiesa venne decurtata: ne sono forse testimonianza alcune pietre della facciata che appaiono annerite come dal fuoco. La parrocchia di Amendolara faceva parte, fino agli anni Settanta del XX secolo, della Diocesi di Tursi, in provincia di Matera, presso il cui archivio potrebbero essere trovati importanti documenti che potrebbero far luce su molti aspetti sconosciuti della storia di questo rappresentativo edificio della storia di Amendolara.
Elementi decorativi
La chiesa di Santa Margherita subì molti rifacimenti nei vari periodi storici dei quali ha conservato alcune tracce significative: il portale principale litico a sesto ogivale di stampo romanico-gotico (databile tra la fine del XIII e gli inizi del XIV secolo); una pila in pietra con leone stiloforo di arte romanica, avente funzione di acquasantiera; un fonte battesimale, sempre di arte romanica, in
pietra nella metà inferiore e in legno in quella superore; una croce processionale gotica; e, del periodo barocco, oltre ai numerosi fregi, gli altari, le nicchie dei santi, la balaustra e un prezioso pulpito ligneo. Lungo le pareti vi sono affreschi di Antonio Sassone. La data del rifacimento barocco potrebbe essere quella apposta sull’altare di Santa Margherita V. M. e, cioè, l’anno 1741.