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Chiesa della Madonna Addolorata
Tipologia e qualificazione
chiesa parrocchiale
Denominazione
Chiesa della Madonna Addolorata <Pilastro, Este>
Ambito culturale (ruolo)
romanico (costruzione)
Notizie Storiche
1492 (fatto miracoloso pilastro)
3 gennaio 1492 –Este: fatto miracoloso e fraglia
il preziosissimo documento che rivela il motivo spirituale e religioso che ha spinto gli abitanti della località del Ponte della Torre e la Magnifica Comunità di Este a costruire la chiesa.
La parte più importante del documento è quella introduttiva nella quale si ricordano la data (mercoledì 8 giugno 1491) e gli avvenimenti (un segno misterioso dell'immagine della Beata Vergine dipinta sul pilastro) che hanno determinato il grande movimento devozionale e l’attenzione della Magnifica Comunità.
1492 - 1495 (approvazione costruzione intero bene)
3 gennaio 1492
Nomina dei Massari preposti ai controlli e ad inventariare i beni presenti del luogo di Santa Maria del Pilastro al ponte della torre.
24 febbraio 1493
il Consiglio della Magnifica Comunità di Este riprende in mano il caso della crescente devozione alla santa Immagine della Beata Vergine del Pilastro, e decise di accogliere il progetto desiderato dalla popolazione e condiviso anche dalla Comunità, cioè di costruire un edificio di culto nel luogo stesso di quel «Pilastro» ormai diventato famoso.
29 marzo 1495
Vera e propria licenza ecclesiastica per l’edificazione della chiesa del Pilastro quale oggi si vede.
Vengono accertate le licenze concesse dal Legato Apostolico al canonico Alvise Bagata.
1 maggio 1495
Esprime l’approvazione atestina all’iniziativa di costruzione della chiesa in muratura e di affidarne l’incarico di primo Rettore al canonico Alvise Bagata.
1592 (spostamento affresco)
il problema vero erano le inondazioni dai due fiumi vicini che talvolta portavano l'acqua all'interno della chiesa, quasi a lambire l'affresco col pericolo di rovinarlo. Pertanto nel 1592 il blocco di muro contenente l'Immagine fu prelevato intero e inserito più alto nella muratura della parete di fondo, come oggi si vede, e il resto del pilastro fu demolito.
1600 (costruzione torre campanaria)
Si può pensare che sia stato edificato dai padri Serviti nei primi anni del Seicento, o che tutt'al più sia dell'ultimo decennio del Cinquecento, quasi contemporaneo al campanile di Santa Maria delle Consolazioni costruito nel 1597, con il quale ha delle somiglianze pur essendo più piccolo.
1864 - 1866 (sistemazione finestre)
In questo intervento vennero messe in ordine le finestre della chiesa
1864 - 1866 (costruzione pulpito e matroneo)
Risalgono ai lavori ottocenteschi le aggiunte del pulpito ligneo e del matroneo sopra la porta maggiore, nonché la ricostruzione dei dossali dei due altari laterali, in legno laccato e policromo, dai richiami imprecisi a forme gotiche e rinascimentali. Più antiche invece sono le mense e i paliotti degli altari, in pietra tenera lavorata.
1929 (modifiche fianco sinistro)
Il fianco sinistro della chiesa è coperto da una sacristia cinquecentesca e da alcuni locali che in origine erano di passaggio ai fabbricati dell'antico convento, e che nel 1929 furono modificati, ampliati e trasformati in un salone per riunioni, recite e feste.
1991 (restauro tetto navata e abside)
Entro l'agosto 1991 il restauro conservativo completo del tetto della navata e la revisione della copertura dell'abside, sotto la direzione della Soprintendenza ai Beni Architettonici, erano completati.
Descrizione
La chiesa del Pilastro è costituita da un'aula rettangolare di metri 16.30 per 8.40, e da un Coro o Cappella maggiore quadrangolare col lato di metri 5.20, sormontata da un cilindro che include una cupola semisferica.
La parete orientale presenta un paramento murario prevalentemente in mattoni con l'inserimento di alcuni segmenti di scaglia bianca dei Colli Euganei. La parete è scandita da sette paraste che terminano con i soliti archetti romanici sotto gli spioventi.
Presenta tra la prima e la seconda parasta un arco a tutto sesto in rilievo sul muro: qui esisteva una edicola esterna con un'immagine sacra che prima della elevazione della mura di cinta era visibile dalla strada. Nel disegno del Franchini del 1770 la pittura era protetta da un portichetto costituito da due pilastri reggenti un tetto spiovente. Oggi vi resta solo l'arco in rilievo e le tracce di affresco che si vedevano fino al 1994 sono scomparse con il rifacimento dell’intonaco.
Sempre nel disegno del Franchini del 1770 la parete esterna orientale appariva in alto, quasi sotto le archettature, forata da un finestrone a mezza luna: simili modifiche furono frequenti nel Sei-Settecento (vedi la chiesa delle Consolazioni), per dare più luce alla navata della chiesa, ma ciò comportava la modifica o la eliminazione delle finestre originali tipiche dell'edificio.
Il finestrone a mezza luna fu chiuso e la muratura fu ripristinata sempre nei lavori di restauro del 1864-1866, completando le paraste demolite. Oggi resta una finestra di media grandezza aperta sopra la porta laterale destra, seguita da un'altra posta simmetricamente dopo la piccola nicchia sporgente. La navata quindi attualmente ha in facciata due finestre e un rosone, sulle pareti destra e sinistra due finestre corrispondenti situate vicino al presbiterio, e una finestra sopra la porta laterale destra corrispondente a quella che doveva essere una finestra sopra la porta laterale sinistra, trasformata nell'ingresso al pulpito.
La cappella laterale destra, leggermente aggettante, oggi con l'altare della Madonna e di San Marco, era già testimoniata esistente nella seconda metà del Settecento. Interrompe il ritmo delle paraste, non ha nessuna pretesa architettonica. Non fa parte dell'architettura originale, e dovrebbe essere stata costruita tra la fine dei Seicento e la prima metà del Settecento.
La porta laterale destra, che prima della costruzione della mura ottocentesca, immetteva direttamente sulla strada, oggi si apre nel piccolo cortile interno.
Il pregevole manufatto cubico della parte absidale risulta essere stato parzialmente modificato con l'apertura di una finestra rettangolare sulla parete destra, al posto di un oculo o meglio di un rosone i cui componenti fittili si notavano ancora sulla muratura prima di venire ricoperti dall'intonaco. Anche due lesene risultano troncate ad una certa altezza, sacrificate per nuove aggiunte strutturali esterne (uno stanzino) che poi sono state demolite.
Sopra il corpo cubico si eleva l'elegante tamburo cilindrico, abbellito di otto lesene collegate rispettivamente da tre archetti romanici. I tre oculi oggi chiusi, dovevano servire per arieggiare il sottotetto, non per dare luce alla cupola interna che è a semplice calotta semisferica e si sviluppa direttamente sopra gli archi di raccordo.
Il lato sinistro della chiesa è interamente coperto dalla Sacristia, dal salone costruito nel 1929 e da altri ambienti di passaggio e di collegamento con il convento. Tuttavia dalla strada è ancora visibile tutta l'architettura del cornicione della navata e della parte dell'abside emergente dai vari livelli dei tetti che la circondano.
Facciata
La facciata è a capanna con archetatture romaniche sotto gli spioventi, sormontata da tre pinnacoli semplici in cotto, con croci in ferro battuto, divisa in tre settori da quattro lesene. Ha due finestre negli spazi esterni, e un rosone e la porta nel settore centrale.Controllando i disegni lasciati da Girolamo Franchini verso il 1770 e la stampa della Veduta di Este del 1775, si osserva chiaramente che le due finestre in facciata non esistevano. Questa dovrebbe essere stata la facciata originale, più coerente con il tipo architettonico di un piccolo edificio di ispirazione romanica. Le due finestre pertanto risultano aperte come minimo dopo il 1775, tenendo conto dei disegni sopracitati, ma si possono attribuire, da alcuni particolari della lavorazione degli stucchi interni sovrapposti alle finestre, ai lavori fatti dai Gradenigo nel 1864-1866: in questo intervento vennero messe in ordine anche le altre finestre della chiesa.
Impianto strutturale
SACRISTIA: L'antica sacristia che sicuramente è quella cinquecentesca (di cui si parla nel 1592), è costituita da un vano quadrangolare che in origine misurava metri 5.13 per 4.33, coperto da elegante volta a vele, ampliato con l'aggiunta di un corridoio aperto da arcata, largo metri 1.50, corridoio che proseguiva e conduceva all'edificio conventuale.Al suo interno conserva due lapidi che precedentemente erano in chiesa, gli armadi antichi e moderni per i paramenti sacri e le suppellettili liturgiche, un Crocifisso in legno policomo su croce ottocentesca e due interessanti ritratti ecclesiastici, probabilmente della fine del Seicento.
Il ritratto di pontefice (olio su tela) può essere facilmente identificato con Innocenzo XI Odescalchi (1611-1689), che fu papa dal 1676 al 1689, poiché è possibile confrontarlo con un altro ritratto conosciuto, esistente nella Quadreria del Duomo.
Il secondo ritratto che raffigura un vescovo probabilmente padovano, è di difficile identificazione: forse è Giorgio Corner. Entrambi i dipinti sono di buona fattura e la loro presenza anomala nella sacrestia del Pilastro suggerisce una provenienza diversa dalla committenza dei Curati del luogo: potrebbero essere due dipinti appartenuti alle sacrestie del Duomo.
Torre campanaria
Il Campanile è notevolmente distanziato dalla facciata della chiesa, oggi incluso nell'edificio che fu convento e casa canonica. Non esisteva nel 1587 in quanto la visita vescovile abbastanza dettagliata non ne parla, ma vi dovevano essere ugualmente una o due campane poiché già nel 1536 un frate Servita riceveva una licenza di questuare per il paese per acquistare una campana: nelle forme più semplici esistevano i cosiddetti campanili a vela, costituiti da una soprelevazione del muro della chiesa con nicchia per allogare una campana.
Si parla esplicitamente del campanile nel 1656, quando i rappresentanti della comunità del Pilastro chiesero al Legato Apostolico di poter entrare in possesso della «fabbrica annessa al campanile e chiesa, con quel pezzetto di Prà dirimpetto alla detta fabbrica».
Si può pensare perciò che sia stato edificato dai padri Serviti nei primi anni del Seicento, o che tutt'al più sia dell'ultimo decennio del Cinquecento, quasi contemporaneo al campanile di Santa Maria delle Consolazioni costruito nel 1597, con il quale ha delle somiglianze pur essendo più piccolo.
Quanto all'antichità delle campane, dal censimento fatto dalla parrocchia del Duomo nel 1940 in previsione di un sequestro di guerra, risultava che la campana maggiore (considerata di circa Kg. 200) e la mezzana (circa Kg. 150) erano del 1795, e la più piccola (circa Kg. 100) era del 1829.
Nel 1947 Daciano Colbachini di Padova e Figli, antichi fonditori di campane fin dal 1745, ritirarono la campana maggiore, ed ebbero l'incarico di rifonderla riducendola a 160 chili. Ebbero però l'attenzione di riprodurre anche la data e l’iscrizione antica.
Don Erminio Sgargetta in occasione del restauro del campanile e della ricostruzione del castello compiuta nel 1991, così ha trascritto i dati rilevati sulla prima campana: «Vox Domini. Venite et in templo ejus ommnes dicent gloriam [Voce del Signore: venite e nel suo tempio tutti diranno gloria] - Colbachini Daciano - Offerto da Francesco Zanellato, don Maurizio Cima, Andrea Anzola Pietro e Santo Pellà». I nomi citati sono gli offerenti del 1795.
Nel 1955 e nel 1956 i Colbachini rifusero anche le altre due campane, riutilizzando le vecchie. La seconda campana pesò 86 chilogrammi, ed è datata 1795, con la scritta:
«Christus Rex venit in pace -Deus homo natus est-Afulgure et tempestate libera non Domine [Cristo Re viene in pace - Dio è nato uomo - Dai fulmini e dalle tempeste liberaci o Signore] - Offerto da Santo Pellà, Francesco Zanellato, don Maurizio Cima, Andrea Anzola e Pietro Pellà - Opera di Daciano Antonio Pietro Colbachini».
Coperture
Il tetto è in travatura a capriate scoperte. Non sembra che ci sia mai stata intenzione di apporvi un controsoffitto, come in altre chiese simili purtroppo invalse l'abitudine nell'Ottocento: un caso tipico fu la chiesa di San Martino in Este, dotata nel 1872 di un pessimo controsoffitto abbassato, poi levalo nei restauri del 1940. D'altra parte il soffitto interno della chiesa del Pilastro era stato volutamente costruito con le capriate scoperte, e gli spioventi visibili tra l'orditura lignea erano stati opportunamente fatti in tavola e decorati a più colori.
Negli anni ottanta del Novecento la struttura lignea del tetto aveva mostrato preoccupanti cedimenti in alcune delle sei capriate e in parte dei supporti lignei dei coppi.
Vennero fatte varie richieste di contributi pubblici e il Ministero per i Beni Culturali dispose il 17 gennaio 1991 la somma di cento milioni di lire, per iI restauro. Entro l'agosto 1991 il restauro conservativo completo del tetto della navata e la revisione della copertura dell'abside, sotto la direzione della Soprintendenza ai Beni Architettonici, erano completati.
Elementi decorativi
L'interno della chiesa risulta semplice ed unitario: tutto è in funzione del coro absidale, nel quale inizialmente veniva custodito il «Pilastro» con la sacra Immagine. In seguito per salvarla dall'umidità e dal pericolo del le inondazioni, l'affresco fu inserito nella parete di fondo, ma occupò ugualmente il posto centrale di tutta la prospettiva della chiesa.
Struttura
Le pareti della navata e del presbiterio sono in buona parte (fatta eccezione dell'intonaco demolito alla fine del Novecento nella parte bassa delle pareti) rivestite di un marmorino ben rifinito, ma di tonalità tendente al bianco-grigio, ad imitazione di una copertura di lastre marmoree. Si tratta del restauro voluto nel 1864-1866 dalla Famiglia Gradenigo, che in sostanza seguì il gusto del tempo che preferiva creare ambienti solenni, uniformi e classici, modelli che hanno dato talvolta risultati un po' freddi. Anche la cappella del Santissimo in Duomo venne restaurata nel 1867 con lo stesso
tipo di marmorino.
Adeguamento liturgico
presbiterio - aggiunta arredo (1980)
L’altare è composto da in basamento in legno di forma esagonale e piano in legno ed è corredato da un gruppo di 4 sagome umane stilizzate che, con le braccia rivolte verso l’alto in posizione d’offerta, sorreggono delle lampade ad olio.
L’altare è corredato anche da un crocifisso e da un ambone di cui non sono state rinvenute informazioni, ma che sembrerebbero non essere contemporanei all’altare per forma e stili differenti. L’altare fu fatto installare dal Parroco Don Erminio Sgargetta (Parroco tra l’anno 1962 e il 2001) attorno agli anni ‘80 senza la formale autorizzazione della COMMISSIONE D'ARTE SACRA DIOCESANA, mentre dell’ambone e del crocifisso non sono state rinvenute informazioni.
fonte battesimale - intervento strutturale (2001)
il fonte battesimale è situato sul lato destro giù dal presbiterio. Costruito tutto in pietra, è composto da basamento a forma di parallelepipedo a base quadrata, da cui si eleva uno stelo a forma di calice con un anello che collega la parte inferiore, troncoconica rastremata a curva verso l’alto, con quella troncoconica superiore, rastremata verso il basso, sempre in pietra, e sopra un ulteriore anello si trova la vasca dell'acqua, anch’essa in pietra, con scanalature, e coperchio in stoffa ricamata. Fu fatto installare dal Parroco Don Ottavio De Stefani tra l’anno 2001 e il 2005 senza la formale autorizzazione della COMMISSIONE D'ARTE SACRA DIOCESANA.