chiese italiane
censimento chiese
edifici di culto
edifici sacri
beni immobili
patrimonio ecclesiastico
beni culturali ecclesiastici
beni culturali della Chiesa cattolica
edilizia di culto
restauro
adeguamento liturgico
Montemonaco
San Benedetto del Tronto - Ripatransone - Montalto
chiesa
parrocchiale
S. Giorgio
Parrocchia San Giorgio
Campanile; Esterno; Facciata; Interno; Elementi decorativi
presbiterio - aggiunta arredo (1970 - 1980)
X-XII - X-XII(origini intero bene); XIII-XIV - XIII-XIV(condizione intero bene); XV- XV - XV- XV(ampliamento intero bene); XV- XV - XV- XV(ampliamento intero bene); XV- XV - XV- XV(ampliamento intero bene); XVI - XVI - XVI - XVI(rifacimenti intero bene); XVI - XVI - XVI - XVI(visite intero bene); XVII-XVIII - XVII-XVIII(ampliamento intero bene); XIX-XX - XIX-XX(restauro intero bene); XIX-XX - XIX-XX(restauro intero bene)
Chiesa di San Giorgio
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di San Giorgio <Montemonaco>
Altre denominazioni S. Giorgio
Ambito culturale (ruolo)
maestranze marchigiane (costruzione)
Notizie Storiche

X-XII  (origini intero bene)

Nel "Liber Largitorius Farfensis" è riportata la concessione fatta nel settembre del 996 dall'abate di Farfa Giovanni III a tre presbiteri della diroccata chiesa di San Giorgio, sita in località Cerquito, nei pressi del fiume Aso (per le notizie storiche si fa riferimento a G. Crocetti, "Istituzioni monastiche dei secoli XI-XII a piè dei Sibillini. Storia ed arte", San Pietro in Cariano 1995, pp. 186-212; le considerazioni critiche esposte sotto sono di Cristiano Marchegiani). La chiesa di San Giorgio è citata in altri documenti medievali, tra cui uno del 1192, in cui compare nell'elenco delle chiese tributarie dell'abbazia di Farfa. L'edificio romanico (XI-XII secolo), di ridotte dimensioni (pianta di m 15,30 x 7,20; restituzione in Crocetti, "op. cit.", p. 195), era costituito da un'unica navata absidata orientata nel senso suddetto, non proprio canonico perché condizionato dal sito.

XIII-XIV  (condizione intero bene)

Per le decime del 1299, destinate da Bonifacio VIII a finanziare la crociata in Terra Santa, don Guglielmo, cappellano della chiesa, dichiara alla curia di Fermo di godere di una rendita di sole 12 libre che lo esenta dal pagamento (la quota minima era di 7 fiorini d'oro). Nel 1334, in occasione della cessione di chiese e possedimenti marchigiani da parte dell'abbazia di Farfa al monastero farfense di Santa Vittoria in Matenano, la chiesa è indicata come prepositura, dotata di prebende.

XV- XV  (ampliamento intero bene)

Nel 1451 l'abate commendatario di Farfa Giovanni Orsini arcivescovo di Trani riconferma la suddetta cessione al monastero di Santa Vittoria, nominando "in primis" nell'atto la chiesa prepositurale di Montemonaco "cum prebendis": chiesa ormai cresciuta d'importanza nell'area in questione. Intorno alla metà del '400 può verosimilmente collocarsi, per ragioni meglio precisate più avanti, l'ampliamento della struttura, ottenuto mediante il raddoppio volumetrico della chiesa preesistente. A sostegno del nuovo ampio tetto a due falde, con orditura lignea a vista, sono state erette due arcate-diaframma trasversali in muratura lapidea, ciascuna con semipilastri a parete e pilastri rastremati (a sezione rettangolare) fra due archi.

XV- XV  (ampliamento intero bene)

Ne è conseguita una scansione ternaria dell'aula in senso longitudinale, più che binaria in senso trasversale, tale da non incidere nella percezione unitaria dello spazio. Ciò giustifica l'assimilazione alla tipologia "a sala" senza volte, come variante piuttosto particolare a due sole navate, evidenziate dai due assi individuati dalle duplici porte d'ingresso e dai due altari sul fondo della chiesa. In tal caso, la simmetrica centralità del presbiterio della più tipica chiesa "a sala" a tre navi è negata per la necessaria dissimmetria dell'altare maggiore, qui posto sulla destra.

XV- XV  (ampliamento intero bene)

A causa di errate congetture si ritiene l'ampliamento opera del primo '500 inoltrato, cui alluderebbe l'iscrizione apposta nel 1535 dal pievano sull'architrave in arenaria della rinnovata porta d'accesso dalla torre (cfr. Crocetti 1995). Una datazione quattrocentesca è invece compatibile sia con i caratteri tipologici della particolare soluzione adottata (i pilastri a muro sono peraltro tipici delle chiese "a sala" quattrocentesche della bassa Germania), sia con quelli stilistici: il largo sesto acuto (di proporzione variabile: "in terzo punto" e più larga) degli archi-diaframma, del portale visibile in facciata sulla sinistra, e così pure dell'arco che alla base della torre mette in una sorta di piccolo nartece quadro. Torre che per questo motivo, e per essere stata posta contro la porta della chiesa preesistente, suggerisce una costruzione contestuale all'ingrandimento tardomedievale della struttura.

XVI - XVI  (rifacimenti intero bene)

Sull'architrave in pietra della porta d'ingresso al piede del campanile si legge: "JHS / Tempore Domini Ioannis De Leonardis huic Ecclesiae / prepositi 1535": testimonianza per cui valgono le considerazioni sopra riportate. Opera di rilievo compiuta in pieno '500 è il rifacimento dell'altare dedicato al santo titolare (1555), in corrispondenza dell'abside della preesistente chiesa mononavale, e, con questa, un ampio intervento di decorazione pittorica, della cui probabile generale estensione sono testimonianza di rilievo i fondamentali brani cristologici e agiografici sui pilastri delle arcate bifore trasversali.

XVI - XVI  (visite intero bene)

Il 12 agosto 1573 mons. Maremonti, visitatore apostolico della diocesi di Fermo, stende una relazione particolareggiata in cui ordina di sistemare il fonte battesimale, di elevare opportunamente la torre per collocarvi le campane, di ornare con paliotto l'altare maggiore, infine, di dotare di un'icona l'altare dedicato a Sant'Antonio. Due visite pastorali del vescovo di Fermo (28 luglio 1574 e 15 settembre 1575) si svolgono prima del passaggio della chiesa sotto la nuova diocesi di Montalto istituita il 14 novembre 1586 da papa Sisto V.

XVII-XVIII  (ampliamento intero bene)

Una lapide in marmo del 1722 attesta l'erezione formale di una cappella (scomparsa) dedicata a San Domenico, in seguito a un lascito testamentario disposto nel 1696.

XIX-XX  (restauro intero bene)

Innovazioni del pieno '800 sono i due altari dell'Immacolata e del Ss.mo Crocifisso nel settore sinistro dell'aula. Interventi del tardo '900 hanno apportato alterazioni e modifiche più o meno arbitrarie della consistenza materiale e dell'aspetto della chiesa, ma hanno anche consentito il rinvenimento di rare testimonianze pittoriche romaniche, di qualità tale da costituire un'acquisizione ritenuta dalla critica molto importante per la storia della pittura in Italia nel Medioevo. Tali interventi hanno interessato "il rinnovamento del pavimento in pietra arenaria, la eliminazione di alcune tombe di famiglia, la demolizione del portico, addossato esternamente alla parete meridionale" (che completava l'impianto pressoché quadrato del complesso), oltre ai "vari assaggi sulle pareti della parte più antica e sui pilastri, donde sono tornati alla luce alcuni interessanti affreschi e dipinti incalcinati, recuperati solo in parte" (Crocetti, "op. cit.", p. 201).

XIX-XX  (restauro intero bene)

Nel 1997 vengono eseguiti alcuni lavori di restauro riguardanti la copertura (sostituzione delle parti della struttura in legno ammalorata), le fondazioni, il piano di calpestio, la pavimentazione. Si realizza, in particolare, un nuovo solaio contro-terra aerato su frenelli in muratura ed opere di sottofondazione.
Descrizione

La chiesa di San Giorgio si trova nella frazione di Isola nel comune di Montemonaco; il toponimo si riferisce ad un promontorio delimitato da tre diversi corsi d'acqua, i due fossi Ropaga e Batticupa ed il fiume Aso. Riedificata in luogo dell'omonima chiesa il cui stato di rovina è documentato alla fine del X secolo, la chiesa romanica ad unica navata "orientata in direzione sudovest-nordest, con abside semicilindrica a nordest" fu trasformata in una sorta di chiesa "a sala" mediante il raddoppio della volumetria in senso trasversale, verosimilmente nel XV secolo, come le evidenze architettoniche sembrano attestare. Al corpo principale aderiscono, inoltre, la sacrestia, sul lato meridionale, ed una torre campanaria a pianta quadrangolare, posta sulla semifacciata destra in corrispondenza della porta d'ingresso rifatta nel 1535. L'analisi della situazione esistente permette di ricostruire le trasformazioni della chiesa, distinguendo almeno due configurazioni principali, relative alla costruzione romanica e al suo ampliamento compiuto nel '400, epoca alla quale dovrebbe risalire anche la torre campanaria.
Campanile
Torre a pianta quadrangolare (misure interne di base: m 2,30 x 2,10), posta sulla facciata in corrispondenza della navata originaria della chiesa romanica. Presenta un nartece quadro, coperto da volta ogivale, anteposto alla porta d'ingresso alla chiesa, mentre alla sua sommità la torre è sovrastata da una vela campanaria a doppio fornice in cui si conservano le campane. È dotata di una portella a monofora ad architrave profilato in aderenza alla parte alta della semifacciata visibile della chiesa, e sulla parte alta della torre di una monofora su tre lati e di una feritoia sul retro. In conseguenza di quanto disposto da mons. Maremonti durante la visita apostolica del 1573, la torre ebbe ripristinata la funzione di campanile con l'aggiunta della semplice struttura a vela profilata a capanna. In effetti, il carattere di piena compattezza muraria della struttura su cui fu effettuato tale intervento l'ha fatta ritenere una preesistente torre d'avvistamento. Ma se per un verso è più che improbabile che nella costruzione della chiesa romanica mononavale si sia optato per un disagevole innesto assiale, piuttosto che per un più opportuno affiancamento della presunta torre preesistente, è d'altro canto evidente l'omogeneità di apparecchi murari (si confrontino anche le corrispondenze fra le file di fori pontai) e di dettagli formali (l'arco a largo sesto acuto) fra torre e corpo della chiesa ampliata, tale da indicare una concezione unitaria dell'insieme. L'assenza di cella campanaria riscontrata nella visita del 1573 è imputabile con ogni probabilità a danni distruttivi, assai tipici per tali strutture ad accentuato sviluppo verticale, causati dai terremoti che avevano colpito la Marca, direttamente e indirettamente, dopo la presunta epoca dell'ampliamento: in particolare, quelli degli anni 1474, 1503, 1540 (gravi i danni nel Fermano) e 1563.
Esterno
Fronte nord-nordovest È definito dal muro laterale della chiesa. Il paramento murario è costituito da conci di pietra approssimativamente squadrata secondo taglie diverse, riferibile al suddetto ampliamento quattrocentesco. In corrispondenza del presbiterio si trova una finestra architravata di forma rettangolare con strombature verso l'esterno. L'architrave della finestra, realizzato in legno, appare di più recente fattura e cela all'esterno l'originaria forma della finestra che, così come è riscontrabile all'interno, è ad arco ribassato (piattabanda di muratura). La stessa finestra, posta nella parte alta della parete, è dotata di un davanzale inclinato verso l'interno. Fronte est-nordest Il fronte comprende, leggibili sotto le falde oblique del tetto a capanna, il muro lapideo terminale della navata originaria con al centro l'abside a pianta semicircolare, e a destra la muratura aggiunta nel '400, come si è fondatamente supposto. Una maggiore rusticità caratterizza l'apparecchio murario della parte più antica, ben distinguibile dal resto: muratura omogenea al corpo minore della sacrestia addossato sulla sinistra, verosimilmente coevo alla chiesa romanica. L'unica finestra è la monofora a doppio strombo al centro dell'abside, con ghiera di conci. Fronte sud-sudest Il fronte comprende il muro laterale della chiesa e il piccolo corpo aggettante della sacrestia (di m 5,30 x 4,10). Il muro corrispondente alla chiesa, di altezza maggiore, presenta un paramento eterogeneo di conci di pietra che testimoniano le diverse fasi di trasformazione dell'edificio: come l'intervento databile al pieno '400 ipotizzato, cui allude, confermandolo, il consunto sole raggiato col trigramma bernardiniano inciso sull'architrave della semplice porta laterale incorniciata a fascia. Questa di recente, come si è detto sopra, ha perduto, per improvvidi "restauri", la breve scala e il coevo portico, di cui resta traccia nei fori delle relative travi, e, circa un metro sotto la linea di gronda del tetto, nel filare sporgente di pianelle corrispondente alla linea di colmo della copertura di quello. La compresenza di forme di luci trabeate, archiacute e a tutto sesto, è in linea con i caratteri dell'architettura del pieno e secondo '400 riscontrabili in vari esempi di architettura chiesastica della non lontana Ascoli, dove all'epoca è ampiamente documentata l'opera di maestranze lombarde. Il paramento di più antica fattura, riscontrabile nella parte bassa della muratura e nel corpo aggettante della sacrestia, è costituito da pietrame irregolare di diversa dimensione, riconducibile ai secoli XI-XII; il restante, ben più regolare apparecchio murario corrisponde a quello riscontrabile nelle parti costruite ex novo in occasione dell'ampliamento della chiesa. Un'altra porta, attualmente murata, più vicina alla sacrestia, più bassa e meno ampia della precedente, dava accesso alla cripta, oggi impraticabile; la ghiera ad arco a tutto sesto di conci è ben legata ed omogenea al paramento relativo all'ampliamento della chiesa. Si riscontrano, infine, due finestre rettangolari provviste di piattabanda, poste nella parte alta della parete in corrispondenza del presbiterio e dell'aula (in questo caso in asse con la porta architravata sottostante).
Facciata
Fronte ovest-sudovest La semplice facciata a capanna in disomogenei conci lapidei si caratterizza per la presenza della torre campanaria, aggettante sul semiprospetto destro, la cui porta a sesto acuto riecheggia il nartece aperto nella torre. Da esso si accede alla chiesa in corrispondenza della navata originaria. Attraverso la porta a sinistra si accede al settore di spazio interno della navata aggiunta nel XV secolo. Questa seconda porta a sesto acuto è delimitata da conci di pietra arenaria posti con estrema precisione, al punto che l'arco, da lontano, appare di fattura monolitica. Sopra la porta, fuori asse, si trova una piccola finestra rettangolare con strombature accentuate verso l'esterno.
Interno
La chiesa, a due navate, è scandita in tre settori da arcate-diaframma a due luci di largo sesto acuto con due pilastri centrali rastremati verso l'alto. In posizione opposta alla porta d'ingresso di destra si trova il presbiterio. Su un nuovo piano rialzato da un gradino, l'altare a mensa su due colonnine è frutto delle modifiche apportate in tempi recenti per l'adeguamento liturgico, che hanno comportato la rimozione della preesistente mensa su stipite marmoreo, e dei complessivi tre gradini (due marmorei dell'altare e il largo ripiano basamentale). Sul fondo della navata sinistra e al centro della parete laterale della stessa hanno luogo gli altari ottocenteschi dell'Immacolata e del Ss.mo Crocifisso, entrambi connotati da dossali neorinascimentali (in muratura, legno e scagliola dorati e dipinti a finti marmi), ciascuno con nicchia ad arco inquadrata da lesene e trabeazione. Le due navate sono coperte da un tetto a capanna con l'orditura, principale e secondaria, lasciata a vista, dal manto esterno di tradizionali coppi di laterizio. All'interno della chiesa non è visibile l'abside semicircolare, occultata dietro l'alto e spesso dossale dell'altare maggiore, su cui si trovano pitture murali di metà '500. Alla destra dell'altare della stessa navata si trova una porta architravata che collega il presbiterio con la sacrestia. Le superfici interne sono coperte da brani di pitture murali risalenti al 1555, così come riscontrato nella scritta dipinta sotto l'immagine di San Giorgio nell'altare maggiore.
Elementi decorativi
Di grande rilievo è la scoperta, in tempi recenti, delle figurazioni pittoriche dell'abside, il cui vano era rimasto per secoli nascosto dietro la parete dell'altare maggiore cinquecentesco. Riferibili a maestri di scuola campano-cassinese operanti nel XII secolo in ambito benedettino abruzzese, gli affreschi bizantineggianti raffigurano una Deesis, con gli apostoli e, nell'alto della calotta, un Cristo Pantocratore, a mezzo busto, affiancato dalla Vergine e da San Giovanni Battista in atteggiamento di supplica per l'umanità giudicata (in proposito: Chr. Dolente, "La decorazione pittorica medievale della chiesa di S. Giorgio all'Isola presso Montemonaco (AP)", in "Studi medievali e moderni. Arte, Letteratura, Storia", Università di Chieti, 2, 1999 [Napoli 2000], pp. 249-285). Gran parte delle superfici della chiesa, come già scritto sopra, mostrano pitture murali cinquecentesche: interessanti testimonianze pittorico-iconografiche di arte locale. Risalgono al 1555 i dipinti del dossale dell'altare maggiore, su cui campeggia l'immagine nell'arco al primo dei due ordini, dedicato al titolare San Giorgio. L'affresco, rappresenta il santo martire che a cavallo uccide il drago, secondo la tradizionale iconografia. Lo sovrasta un Eterno Padre benedicente posto fra due cherubini, incorniciato da un arco a tutto sesto decorato a treccia. In basso una fascia bianca reca iscritto l'anno 1555. L'opera si estende complessivamente su due piani a edicola, e sugli sguanci obliqui del dossale in muratura, pure dipinti con figure di santi (sei finte nicchie da polittico con i Santi Biagio, Sebastiano, Pietro, Paolo, Vittoria e Rocco): grande dossale che, a fronte di nuove esigenze liturgico-devozionali, obliterò senza distruggerle le antiche pitture bizantineggianti dell'abside romanica. Sul frontone, in una nicchia sormontata da un arco ribassato, una croce reca ai lati la Vergine Addolorata e San Giovanni Evangelista. L'incorniciatura a fascia della nicchia, conclusa a quarto di cerchio, presenta un carattere decorativo ancora rinascimentale, connotato da due lesene ornate a candelabre; al piede di quella a sinistra, la figurina inginocchiata del donatore dell'opera. Infine, sono presenti nella chiesa altri brani di affreschi votivi: una crocifissione, dipinta sul pilastro centrale della prima arcata-diaframma, con angeli, Maria Maddalena ed il committente, una Madonna col Bambino sulle ginocchia, e un San Bartolomeo apostolo. Altri lacerti di affreschi sono visibili sulle pareti della chiesa.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (1970 - 1980)
Su un nuovo piano rialzato da un gradino, l'altare a mensa su due colonnine è frutto delle modifiche apportate in tempi recenti per l'adeguamento liturgico, che hanno comportato la rimozione della preesistente mensa su stipite marmoreo, e dei complessivi tre gradini (due marmorei dell'altare e il largo ripiano basamentale).
Contatta la diocesi