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Rimini
Rimini
chiesa
rettoria
Suffragio
Parrocchia di S.Agostino
Coperture; Pavimenti e pavimentazioni; Elementi decorativi
altare - aggiunta arredo (1991)
XVIII - XIX(costruzione edificio di culto intero bene); 1718 - 1740(costruzione edificio di culto intero bene)
Chiesa del Suffragio
Tipologia e qualificazione chiesa rettoria
Denominazione Chiesa del Suffragio <Rimini>
Altre denominazioni Chiesa di San Francesco Saverio
Chiesa di San Martino ad Carceres
Ambito culturale (ruolo)
architettura gesuitica (prima fondazione)
Notizie Storiche

XVIII - XIX (costruzione edificio di culto intero bene)

L'esterno della chiesa è semplice e severo: un gran volume tutto di mattoni con riquadrature senza pretese e con un campaniletto alto posto sull'abside. L'ingresso è posto fra due nicchie che certo avrebbero dovuto ospitare statue di grandi proporzioni. L'interno è luminoso, armonioso e raffinato. L'unica navata è ampia, conclusa da un grande arco che immette in uno spazio quadrato, coperto da una cupola bassa e cieca e dilatato da due cappelloni, e poi nell'abside a fondo piano, dominata dallo stemma dorato della Compagnia di Gesù. La luce entra dalla finestre collocate nella parte alta, si riflette sulle volte diffondendosi nell'ambiente. L'interno appare unitario, regolato da una geometria razionale di lesene (doppie lesene, poggianti su un podio, sorreggono la trabeazione), cornicioni e archi appena mossa dagli ornamenti dei coretti, delle sovrapporte, dei capitelli, delle chiavi di volta delle cappelle laterali.

1718 - 1740 (costruzione edificio di culto intero bene)

Un gruppo di Gesuiti si trasferì a Rimini nelle case provenienti da un lascito notarile; in esse nel 1631 venne aperto un oratorio, dedicato a San Francesco Saverio e una scuola. In seguito a successivi lasciti venne acquisito l'intero isolato che permise la costruzione della loro chiesa., anch'essa dedicata all'amico di sant'Ignazio. I lavori furono eseguiti in due fasi: dal 1718 al 1721, fu eseguita la navata. Successivamente furono realizzati i cappelloni e l'abside che vennero conclusi intorno al 1740. Si deve al progetto del bolognese Alfonso Torreggiani, l'attiguo Collegio. Nel frattempo la chiesa fu abbellita da stucchi, altari e opere lignee (come la cantoria, il pulpito, i confessionali, le gelosie dei coretti e le lumiere). Si tratta di un'architettura armonica che ha il suo lontano modello, nella chiesa "madre" dell'Ordine: il Gesù di Roma. Secondo uno studioso locale, (G.Rimondini), l'architettura della chiesa sarebbe attribuibile al ticinese Domenico Trifogli (1675-1759).
Descrizione

Del complesso conventuale gesuitico, che comprendeva anche l'attuale museo comunale con chiostro interno, oggi rimane l'edificio di culto e la canonica con annessi locali per attività pastorali e, più precisamente, quella porzione di fabbrica, di forma pressochè rettangolare, posta a lato dell'isolato, racchiuso tra via Tonini, via dei Cavalieri e p.zza Ferrari, e che si affaccia su quest'ultima. L'edificio di culto situato in angolo tra via Tonini e p.zza Ferrari con annessa canonica e altri locali prospicienti via dei Cavalieri. L'esterno è semplice e severo: un gran volume tutto di mattoni con riquadrature senza pretese e con un campaniletto alto posto sull'abside. L'ingresso è posto fra due nicchie che certo avrebbero dovuto ospitare statue di grandi proporzioni. L'interno costituisce una sorpresa: è luminoso e solenne, armonioso e raffinato. L'unica navata è ampia, conclusa da un grande arco che immette in uno spazio quadrato, coperto da una cupola bassa e cieca e dilatato da due cappelloni, e poi nell'abside a fondo piano, dominata dallo stemma dorato della Compagnia di Gesù. La luce entra dalla finestre collocate nella parte alta, si riflette sulle volte e si diffonde quietamente nell'ambiente, che appare unitario, regolato da una geometria razionale di lesene, cornicioni e archi appena mossa dagli ornamenti dei coretti, delle sovrapporte, dei capitelli, delle chiavi di volta delle cappelle laterali. Regolarità e chiarezza dominano tutto l'interno, caratterizzato da doppie lesene che, poggiando su un podio, sorreggono la trabeazione e idealmente si prolungano con fasce sulla volta, dalle aperture laterali delle cappelle e delle porte, e da una decorazione contenuta, sorvegliatissima e tuttavia fantasiosa e variata, affidata a stucchi di esecuzione vivace e raffinata. Si tratta di una bella architettura che ha il suo lontano prototipo, come quasi tutte le chiese dei Gesuiti, nel Gesù di Roma, la "chiesa madre" dell'Ordine: costituita cioè come quella da un'unica navata luminosa su cui si aprono le cappelle laterali e, in alto, i corretti comunicanti con il "Collegio", conclusa dai cappelloni e dall'abside. Una architettura dunque di impianto antico, ma semplificata secondo criteri di razionalità che alla ostentazione della ricchezza fanno preferire l'eleganza dell'intelligenza. La struttura portante del complesso ecclesiastico è in muratura di mattoni di vario spessore, con paramento esterno a vista.
Coperture
Il tetto dell'edificio religioso è a due falde realizzata in legno con capriate e orditura secondaria e terziaria. Il manto di copertura è in coppi.
Pavimenti e pavimentazioni
All'inizio del Novecento, per merito di una benefattrice di nome Clotilde, fu rifatto un nuovo pavimento, tutt'ora esistente, avente una texture regolare disposto in diagonale a formare una scacchiera di colore grigio scuro e chiaro, realizzata con lastre di marmo di forma quadrata delle dimensioni di 60x60 cm
Elementi decorativi
La decorazione composta da stucchi, pur essendo contenuta, è di esecuzione vivace e raffinata, con richiami al gusto bibienesco. Sono inoltre presenti opere lignee quali: la cantoria (dell'architetto bolognese Alfonso Torreggiani), il pulpito, le gelosie dei coretti e le lumiere. Si ricorda anche lo stemma dorato della Compagnia di Gesù che domina sul fondo piano dell'abside.
Adeguamento liturgico

altare - aggiunta arredo (1991)
Nel 1991 si è provveduto ad allocare nella zona centrale dell'aula absidale, un altare in legno di modesta fattura. Sul lato destro dell'altare, in prossimità della balaustra in pietra, che delimita l'area presbiterale, è presente un ambone in metallo lavorato bronzato dello scultore Montanari Guido.
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