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Prato
Prato
oratorio
sussidiario
S. Rocco e S. Chiara
Parrocchia di Santa Maria delle Carceri
Esterno della chiesa; Interno della chiesa; Altari laterali; Altare maggiore
altare - intervento strutturale (1998)
1326 - 1326(committenza intero bene); XVI - 1934(ristrutturazione intero bene); 1998 - 1998(restauro intero bene)
Oratorio di San Rocco e Santa Chiara
Tipologia e qualificazione oratorio sussidiario
Denominazione Oratorio di San Rocco e Santa Chiara <Prato>
Altre denominazioni S. Rocco e S. Chiara
Ambito culturale (ruolo)
maestranze pratesi (costruzione)
Notizie Storiche

1326  (committenza intero bene)

Nel borgo di porta Capodiponte, in Calimala, sul luogo dove Signorello di Martino aveva impiantato prima un opificio per gualcare i panni e in seguito aveva eretto uno spedale, perché vi fossero accolti «i poveri, gli infermi, i pellegrini», trovarono asilo nel 1326 le monache clarisse, dopo che, per ragioni di difesa della terra di Prato, era stato demolito dal Comune il loro convento e la loro chiesa di Santa Maria Novella, sorti nella seconda metà del Duecento nei confini di porta a Corte. Il nuovo convento e la chiesa presero il nome di Santa Chiara.

XVI - 1934 (ristrutturazione intero bene)

La chiesa venne ristrutturata tra il XVI e i primi del XVII secolo, anche con interventi di Gherardo Mechini. È dotata di campaniletto a vela in mattoni. Alla soppressione il convento fu comprata da Giovan Battista Mascelli e da Giuseppe di Rigo, i quali cederono «l’uso in perpetuo dell’oratorio o chiesa del già soppresso convento di Santa Chiara» alla chiesa di Santa Maria delle Carceri (1797). Vi fu allora ricostituita la compagnia di San Rocco. I locali del monastero e l'area del bastione cinquecentesco di Santa Chiara furono acquistati nel 1950 dalla famiglia Frosini come sede dell'Istituto Santa Rita. Fondato nel 1934 da Virginia Frosini, l’istituto è divenuto fino dal dopoguerra un importante centro di aiuto per minori in difficoltà, vittime di disagi sociali, morali, psichici.

1998  (restauro intero bene)

Nel 1998 la chiesa è stata riportata alla fruizione piena della città con un capillare restauro. Gli interventi hanno riguardato l'eliminazione dell'umidità a pavimento, il restauro degli elementi lapidei (altari, acquasantiera, ecc. ), la messa in luce degli apparati decorativi, il restauro degli affreschi parietali e la realizzazione di tutta la parte impiantistica.
Descrizione

La chiesa di Santa Chiara, col fianco sulla piazzetta di San Rocco, fu ristrutturata nel primo Seicento forse da Gherardo Mechini. Restaurata recentemente è utilizzata oggi come cappella dell’Istituto Santa Rita; l'interno conserva resti di affreschi della bottega di Arrigo di Niccolò.
Esterno della chiesa
La chiesa di Santa Chiara mostra lungo la piazzetta San Rocco il fianco sinistro, con un portalino secentesco in arenaria e, a destra, un secondo, più imponente portale centinaio con bugne in arenaria a punta di diamante, coronato da stemma e datato 1600, nel quale è ricavata una finestra. La facciata è in parte coperta da un voltone di accesso a un opificio tessile.
Interno della chiesa
All'interno, l'aula, recentemente restaurata, è divisa in due zone da un arcone ribassato su semipilastri ornati da cartigli settecenteschi. La parte verso l'ingresso, ristrutturata nella prima metà del Seicento, ha una bella volta a padiglione con unghiature su peducci in pietra serena ed è illuminata da due finestre asimmetriche. Prima della porta laterale è una bella acquasantiera in marmo bianco con stemma Migliorati, forse su disegno del Mechini. La seconda parte della chiesa, più corta ma più alta, ha copertura a capriate lignee e pareti scandite da due arcate cieche a pieno centro su semipilastri, che dovevano esistere in forme simili già nella prima metà del Quattrocento. Nella seconda arcata destra, infatti, si inserisce un affresco databile al 1420-1430, con cornice a girali vegetali che segue la curva dell'arco. Il dipinto, assai deperito e distrutto nella parte centrale da un finestrone settecentesco, raffigura Storie di Santa Chiara, in piccoli riquadri, con stemma Migliorati e tondi con testine. L'opera sembra avvicinabile alla bottega di Arrigo di Niccolò.
Altari laterali
Nelle prime due arcate, venendo dal fondo chiesa, sono due altari in pietra serena, settecenteschi, con mostra rettangolare in forte rilievo coronata da timpano curvilineo spezzato; quello di destra ospita una modesta tela del primo settecento, di un pittore locale, con san Zanobi che resuscita un bambino; nell'opposto, entro un tabernacolo neogotico, è santa Rita (1946) di Elena Pasquetti.
Altare maggiore
Più imponente è l'altar maggiore, secentesco, concluso da timpano curvilineo; l’edicola formata da colonne composite su alti plinti e basamenti accoglie un Crocifisso in legno dipinto, secentesco, di fattura popolare. La mensa, isolata, è recente. Di lato all'altare sono due aperture, forse su disegno del Mechini: una, tamponata, accoglie una tela secentesca con santa Chiara. Una piccola sacrestia con volta a padiglione e piccolo lavabo in pietra su semicolonna (XVII secolo) collega la chiesa ai locali dell'Istituto Santa Rita.
Adeguamento liturgico

altare - intervento strutturale (1998)
La mensa dell'altare è stata separata dal fondale per permettere la celebrazione della messa verso il popolo
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