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Sant'Ippolito
Prato
Prato
chiesa
parrocchiale
S. Ippolito
Parrocchia di Sant'Ippolito in Piazzanese
Facciata; Esterno della chiesa; Abside esterno; Interno della chiesa; Interno della chiesa; Abside interno; Presbiterio; Altari laterali
altare - intervento strutturale (1970)
I d.C. - 1006(committenza intero bene); 1138 - 1142(pagamento di decime intero bene); 1304 - 1584(fortificazione intero bene); 1608 - 1910(passaggio di patronato intero bene); 1634 - 1697(reliquie del santo patrono intero bene); 1723 - 1755(rifacimento presbiterio); 1792 - 1821(ristrutturazione intero bene); 1979 - 1979(saggi di restauro intero bene); 2002 - 2015(restauro intero bene)
Chiesa di Sant'Ippolito in Piazzanese
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di Sant'Ippolito in Piazzanese <Sant'Ippolito, Prato>
Altre denominazioni S. Ippolito
Autore (ruolo)
Benini, Antonio (progettista)
Ambito culturale (ruolo)
maestranze lombarde e pratesi (costruzione)
maestranze pratesi (ristrutturazione)
Notizie Storiche

I d.C. - 1006 (committenza intero bene)

Nel 957 il conte Guido, figlio del conte Tetgrimo, con il consenso della moglie Gervisa, donava alla chiesa di Pistoia, dove eleggeva la propria sepoltura, alcuni poderi posti tra Agliana e Sant’Ippolito in Piazzanese, «ubi Strata vocatur». Nell’ottobre 1006, Teuzo del fu Azzo allivellava al prete Omizo e al chierico Pietro, la metà della chiesa di San Martino di Sorgnana (Vergaio di Prato), posta «infra teriturio de plebe Sancti Ipoliti sito Strata». La pieve di Sant’Ippolito era stata edificata presso la «Strata», cioè la via Cassia, la via consolare romana che congiungeva Roma a Florentia (Firenze), poi prolungata sino a Luni passando per Pistoia e Lucca. All’esterno della chiesa, a ridosso delle tre absidi, nell’estate 2010 è stato effettuata una campagna di scavo e di rilevamento delle strutture archeologiche emerse. È venuto un luce un complesso produttivo, databile all’avanzato I secolo d.C. , connesso con la viticultura: una calcatoria con vasche per la raccolta del mosto.

1138 - 1142 (pagamento di decime intero bene)

Il fenomeno dell’emigrazione dal contado verso Prato di non pochi nuclei di popolazione, iniziato fin dai primi decenni del XII secolo, ebbe come conseguenza una lunga diatriba tra le pievi del distretto di Prato e i canonici della propositura di Prato. Nella vicenda, che si acuì sotto il vescovo di Pistoia Atto e si trascinò per lunghi anni, e si concluse a favore dei preti di Prato con sentenza del papa Innocenzo II (1138-1142), intervennero per rivendicare i loro pretesi diritti sui parrocchiani che si erano trasferiti in Prato i pievani di Sant’Ippolito, di San Giusto, di San Paolo, di Colonica, di Filettole e l’abate di Grignano e il priore del monastero di San Fabiano.

1304 - 1584 (fortificazione intero bene)

Nel 1304 la pieve di Sant’Ippolito era circondata da fossati e baluardi a difesa del territorio di Prato contro le sortite dei Pistoiesi, e dal 1323 anche il campanile a torre, di cui allora disponeva la pieve, fu fortificato per controbattere alle scorrerie dell’esercito di Castruccio Castracani. In un plantario del 1584 la pieve risultava ancora incastellata, ma non mostrava più il campanile a torre.

1608 - 1910 (passaggio di patronato intero bene)

Il patronato della pieve passò alla Corona toscana per donazione di Giovanni Vincenzo Guazzalotri di Prato nel 1608. Il granduca Pietro Leopoldo, nel 1784, lo cedé alla famiglia Medici Tornaquinci di Firenze, che vi rinunziò nel 1910.

1634 - 1697 (reliquie del santo patrono intero bene)

Durante il governo del pievano Giovan Francesco Guazzalotri (1634-1652), la pieve fu arricchita di dipinti e di un’acquasantiera a colonna, in marmo bianco. Il 26 maggio 1697 si celebrò la festa per accogliere le spoglie del martire sant’Ippolito. Si svolse una «solennissima processione con li fratelli di questa Compagnia, vestiti, al numero di cento … di 24 sacerdoti, che quattro vestiti con piviale con mazze corali in mano, edomedario pure con piviale … e quattro altri sacerdoti vestiti con tonicelle, quali portavano il santo corpo con sopra il baldacchino ricchissimo … e dietro era una gran comitiva di secolari, tra quali la maggior parte religiosi di più Religioni, cavalieri fiorentini e cittadini pratesi, ai quali tutti si diede una torcia di Venetia in mano per ciascuno». Giunta la processione alla pieve, fu «depositato il santo corpo in altezza sopra l’altar maggiore con la quantità di cento lumi, si cantò solennemente la messa con organo e sparo di più mortaletti».

1723 - 1755 (rifacimento presbiterio)

Sotto il governo del pievano Iacopo Bettazzi (1723-1755), noto per gli studi sul calendario gregoriano, fu aperto il finestrone a campana nell’abside centrale, all’interno le due absidiole furono arricchite di piacevoli stucchi da Francesco Maria Arrighi e, nel 1752, furono costruiti la balaustra del presbiterio e l’altare maggiore con gradino a salienti; ai lati dell’ultimo gradino poggiavano due angiolotti portacero in marmo bianco.

1792 - 1821 (ristrutturazione intero bene)

Tra il 1792 e il 1795 dal pievano Pietro Landroni, nella parete della navatella destra vicino al presbiterio, fu realizzata una cantoria in legno col nuovo organo avuto dal Patrimonio ecclesiastico di Prato e furono voltate le navate laterali. Nel 1801 l’ingegnere pratese Antonio Benini redasse un progetto di restauro della pieve in forme neoclassiche, eseguito in parte tra il 1820-1821 dal pievano Angiolo Pacini. Fu allora creato il controsoffitto a botte ellittica della navata centrale e i rari pilastri cilindrici medioevali furono rivestiti in muratura e ridotti a pilastri quadrangolari. Tutto l’interno ebbe una veste classicheggiante. Il 12 agosto 1821 fu celebrata la riconsacrazione della chiesa da mons. Francesco Toli, vescovo di Pistoia e Prato, e la «traslazione del corpo di sant’Ippolito dall’antica cassa di legno nella nuova d’argento», fatta dall’argentiere pistoiese Francesco Ripaioli.

1979  (saggi di restauro intero bene)

Nel 1979 furono effettuati alcuni saggi «allo scopo di accertare l’esistenza o meno di più antiche strutture celate sotto la veste neoclassica specie nell’apparato interno». Un saggio fu effettuato anche dietro l’abside maggiore. Seguì un convegno di studi di storici dell’architettura, di studiosi e tecnici, voluto dalla Diocesi di Prato, per promuovere un progetto di restauro della pieve.

2002 - 2015 (restauro intero bene)

Il complesso restauro della pieve, avviato per gli esterni nel 2002-2006, ha riguardato le coperture, il campanile, le pareti esterne, le tre absidi e il consolidamento di alcuni elementi strutturali. Il restauro dell’interno, iniziato nel 2008 e terminato nel 2015, ha interessato la volta a botte della navata centrale, l’altare maggiore, il portale in stucco di controfacciata, gli altari in stucco settecenteschi addossati alle absidiole. Nelle navate laterali sono stati restaurati le volte a crociera, gli altari in pietra, le lesene ottocentesche, i confessionali delle nicchie della parete nord, la cantoria settecentesca della parete sud. È stato riaperto il portale del secondo ingresso di facciata, più comodo per l’accesso dei fedeli alla chiesa. La nuova pavimentazione è stata realizzata in coccio pesto e alla quota dell’antico pavimento romanico.
Descrizione

Leggermente appartata tra il verde dei campi seminati, la pieve di Sant'Ippolito in Piazzanese è ben visibile dalla strada principale e da un ampio territorio circostante e, malgrado gli interventi ottocenteschi che ne caratterizzano gli interni, conserva importanti tracce della struttura della prima metà dell'XI secolo, con caratteri notevolmente originali, senza altri riscontri, nel paramento in serpentino verde della zona absidale. Vi si custodisce in un’urna a giorno d’argento le reliquie del santo patrono, onorate con grande solennità ogni sei anni e portate in processione su un carro trainato da cavalli.
Facciata
La facciata di tipo basilicale è frutto di una modifica del 1880 circa. La parte centrale è forata da una lunetta, mentre ai lati sono due fìnestrine. Coi recenti restauri è stato rimesso in vista (2003-2005) il paramento in robusti blocchi di alberese, e nel 2013-2015 un portale laterale, a sinistra, aperto nel 1697 per l'ingresso solenne delle reliquie del santo patrono. Anche la porta di ingresso ha stipiti in alberese nella parte inferiore, poi in pietra serena, come l'architrave, nel quale è inciso uno stemma mediceo secentesco.
Esterno della chiesa
Il fianco sinistro della pieve, visibile dal cimitero che affianca l'edificio, mostra una muratura piuttosto regolare in filaretto di alberese con vari inserti di serpentino "verde di Prato"; circa a metà della parete si nota un paramento meno regolare e curato verso la facciata, lasciando supporre un intervento di ricostruzione, a seguito di un crollo, nel XII-XIII secolo (anche all'interno le prime tre colonne di sinistra sono di mattoni, anziché in pietra come le originarie). Un modesto, tardo innalzamento delle navate è visibile nelle murature del sottogronda.
Abside esterno
Del tutto eccezionali sono le tre absidi, che non presentano motivi decorativi, hanno però un originalissimo paramento in "verde di Prato" con alcuni inserti di alberese, utilizzato soprattutto per la parte basamentale. In quella centrale è stata aperta una finestra a campana settecentesca, fiancheggiata da due monofore uguali a quelle poste al centro delle absidi laterali; una cornice ad archetti ciechi monolitici orna la linea di gronda. Sopra le absidi la muratura è esclusivamente in alberese. Sull'abside sinistra, rimaneggiata, sorge il campanile a ventola, del 1820 circa.
Interno della chiesa
L'interno è caratterizzato da un intervento del 1820-1821, su probabile progetto di Antonio Benini, in veste classicheggiante, che si sovrappone ad una struttura medievale ancora ben percepibile. La pieve ha tre navate divise, per ogni lato, da sei campate (l'ultima fa parte del presbiterio) con archi su pilastri quadrangolari in muratura. I capitelli, ora rimessi in luce, dei pilastri, sul lato destro, sono del tipo "cubico", senza elementi decorativi (solo l'ultimo mostra verso l'abside una fascia soprastante a treccia), mentre i capitelli del lato opposto, di forma più compressa, adottano forme più articolate, con smussature angolari formate da cordoli sovrapposti e ornate da testine, motivi vegetali o geometrici. La navata centrale ha controsoffitto a botte ellittica; le navate laterali hanno coperture volterrane a crociera ribassata. Il presbiterio, chiuso da una balaustrata mistilinea in pietra serena, del 1755, è concluso dalle tre absidi.
Interno della chiesa
In controfacciata l'ingresso centrale è inquadrato da un portale in muratura composto da due colonne con capitello tuscanico ornato di fascia a ovuli, e trabeazione con triglifi coronata da un timpano curvilineo. A destra dell'entrata è un'acquasantiera in marmo bianco datata 1634. Lungo la parete destra è ricavata una nicchia (con mostra a portale del 1820 circa), adattata per il recente fonte battesimale; proseguendo, un'altra nicchia coeva con cornice rettilinea sostenuta da mensole a triglifo ospitava in origine un confessionale. Sulla stessa parete è posto un altare a edicola in pietra, che proveniva dalla soppressa chiesa di Sant’Iacopo di Prato ed era stato costruito nel 1745, concluso da un timpano spezzato sorretto da due semicolonne corinzie. Una cantoria lignea ottocentesca con organo e la porta di sacrestia, con timpano su mensole a voluta, precedono il presbiterio, chiuso da una balaustrata mistilinea in pietra serena, settecentesca.
Abside interno
L'absidiola di destra, adattata a cappella nel Settecento, e arricchita di gradevoli stucchi di Francesco Maria Arrighi (1740 circa); nella zona superiore, ai lati di una moderna statua di sant'Antonio da Padova, è un'in corniciatura in stucco bianco e timpano, con volute e conchiglia, sul quale poggiano due angioli, e superiormente cherubini con nubi. Di lato all'altare, su mensole a goccia con stemma (una spiga) posano due originali altorilievi in stucco coi santi Sebastiano e Francesco di Paola. La cappella ricavata nell'abside sinistra ripete le forme di quella opposta, i rilievi in stucco dell'Arrighi raffigurano però i santi Antonio abate e Rocco; nell'altare è posto uno stucco policromo del XVI-XVII secolo con la Madonna e il Bambino.
Presbiterio
Nella zona centrale del presbiterio, coperta da una volta a botte, con unghiature in corrispondenza di due finestre, sono l'altar maggiore (1755), isolato, sonetto da volute e il tergale coevo. Questo ha ciborio marmoreo a tempietto, con elegante sportello in argento sbalzato, e gradino superiore a salienti conclusi da cherubini sul quale poggiavano due begli angiolotti portacero in marmo bianco, del primo Settecento, e una grande urna a giorno con struttura in argento, realizzata nel 1820 circa dall'argentiere pistoiese Francesco Ripaioli, su disegno di Casimiro Rossi, che contiene le reliquie del martire romano sant'Ippolito, inserite in una statua-teca in legno, con veste e armatura. Sopra l'altare è un espressivo Crocifisso ligneo policromato, settecentesco, mentre le tre monofore dell'abside hanno vetrate del XX secolo. In angolo col presbiterio è un tabernacolino per gli Oli santi, in pietra serena, con cherubino.
Altari laterali
Lungo la parete sinistra, oltre a due confessionali con mostra degli inizi dell'Ottocento e a due portali coevi tamponati, si trova un altare, con mensa sostenuta da volute con mascheroni, e piedritti con stemmi. La mostra secentesca (su colonne corinzie, con trabeazione ornata da cherubino e festone, timpano triangolare spezzato e cartiglio centrale) incornicia una mediocre Circoncisione del primo Seicento, avvicinata all'ambito di Alessio Gimignani.
Adeguamento liturgico

altare - intervento strutturale (1970)
La mensa dell'altare è stata separata dal dossale, per la celebrazione della messa verso il popolo.
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