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Sofignano
Vaiano
Prato
chiesa
parrocchiale
SS. Vito e Modesto
Parrocchia dei Santi Vito e Modesto a Sofignano
Facciata; Campanile; Interno della chiesa; Altare maggiore; Sacrestia
altare - intervento strutturale (1976)
1024 - 1086(committenza intero bene); 1468 - 1468(patronato intero bene); 1631 - 1760(costruzione altari laterali); 1806 - 1806(committenza ristrutturazione del campanile); 1862 - 1862(committenza ristrutturazione della chiesa); 1916 - 1916(passaggio di diocesi intero bene); 1920 - 1920(costruzione altare maggiore)
Chiesa dei Santi Vito e Modesto
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa dei Santi Vito e Modesto <Sofignano, Vaiano>
Altre denominazioni Chiesa dei Santi Vito e Modesto a Sofignano
SS. Vito e Modesto
Ambito culturale (ruolo)
maestranze pratesi e fiorentine (costruzione)
maestranze pratesi (ristrutturazione del campanile)
maestranze pratesi (ristrutturazione della chiesa)
Notizie Storiche

1024 - 1086 (committenza intero bene)

La pieve di Sofignano è ricordata nell'atto di donazione del vescovo fiorentino Ildebrando al monastero di San Miniato al Monte di Firenze, dell'aprile 1024. Tra i beni donati è ricordata la «curtis» di Fabio, posta «infra territurio de plebe Sancti Iohannis sito Sufingnano». In altro atto del 26 luglio 1086, la pieve è detta «Sancti Viti sita Sufignano».

1468  (patronato intero bene)

Con lettera del papa Paolo II, del 7 marzo 1468, la famiglia pratese dei Buonamici ebbe il patronato della pieve.

1631 - 1760 (costruzione altari laterali)

I Brandi, fornaciai del borgo le Fornaci di Sofignano, eressero nel 1631 l'altare laterale di sinistra; nel 1760 la congrega del Rosario, quello di destra.

1806  (committenza ristrutturazione del campanile)

Nel 1806, su progetto dell'architetto pratese Giuseppe Valentini, fu ristrutturato e rialzato il campanile.

1862  (committenza ristrutturazione della chiesa)

Nel 1862 fu trasformata la facciata e fu costruito il portico antistante; in controfacciata fu realizzata la cantoria; fu costruita la cappella del fonte battesimale e fu ampliata l'abside. Come riporta una lapide murata nell'abside della chiesa: DEO OPTIMO MAXIMO / IN HONOREM / SANCTORUM VITI ET MODESTI MM. / TEMPLUM HOC / INCURIA TEMPORUM NEGLECTUM FOEDUM / FRANCISCUS SALVADORIUS CURIO MAIOR / IMPENSA SUA / DENARIIS RAINERII BONAMICI EQ: STEPH. ECCL. PATR. / ET STIPE POPULI CONLATA / SQUALORE DETERSO / ABSIDE AMPLIATO CONCAMERATO / CELLA FONTIS SALUTARIS LAVACRI ADIECTA / PRONAON EX LATERITIO LAPIDEUM / ET FRONTEM IN MELIOREM FORMAM REFICIUNDO / D. CULTUM SPLENDIDIOREM ELEGANTIOREM REDIGENDUM / NAVITER CURAVIT / AN: CHRISTIANI NOMINIS MDCCCLXII

1916  (passaggio di diocesi intero bene)

Nel 1916 un decreto di papa Benedetto XV (la cui madre, una Migliorati, era di origine pratese) sancì l'ingrandimento della diocesi pratese con 28 parrocchie già appartenenti a quella di Pistoia e 12 a quella fiorentina (tra queste la pieve di Sofignano).

1920  (costruzione altare maggiore)

L'altare maggiore col ciborio, realizzato nel 1797 dal marmista fiorentino Giovanni Patriarchi per la cappella di S. Giorgio in Prato della nobile famiglia Vai di Prato, da questa fu donato nel 1920 alla chiesa di Sofignano.
Descrizione

A 410 metri d’altitudine, sulla strada di mezzacosta, la chiesa di antica origine fu una delle quattro pievi della Val di Bisenzio. Ha un’ampia facciata ed un porticato con lo stemma in maiolica dei Buonamici, ristrutturato nel 1862. L'interno, a una sola navata, ha un bell’altare in marmo bianco e due altari laterali oggetto di devozione popolare. La pieve è stata il cuore della religiosità e della socialità dell’area mezzadrile di Sofignano, soprattutto per la festa del 26 giugno, quando si celebravano 26 messe in uno stesso giorno, per adempiere ad un voto fatto dalla popolazione minacciata dalla peste del 1631.
Facciata
La facciata di tipo basilicale, che riunisce il corpo della chiesa con quello della compagnia e della sacrestia, prospetta su uno spiazzo erboso, ed è preceduta da un portico su colonne tuscaniche in arenaria, recuperate nel 1862 dopo la demolizione del portico antistante la chiesa di San Michele in Prato. La zona centrale è decorata nella parte superiore, dove si apre un occhio circolare, da fasce orizzontali dipinte, ed ha cornice in mattoni a dente di sega. Sotto il portico sono i due portali in arenaria della chiesa e della compagnia.
Campanile
Dalla parte posteriore della chiesa emerge il campanile a torre, ben proporzionato. La cella è formata da allungate monofore con balaustra, inquadrate in una cornice piatta di modesto rilievo.
Interno della chiesa
L'interno è a navata unica con pareti intonacate. Conserva due altari laterali: quello di destra in pietra serena ha mensa su volute datata 1760, mentre secentesca appare l'edicola soprastante, sorretta da colonne corinzie e timpano spezzato; quello di sinistra, con stemma Brandi (fornaciai oriundi dell'Impruneta), è datato 1631, e mostra forme popolareggianti nelle colonne ioniche e nel timpano. Sulla parete di fondo del presbiterio è posto un dipinto su tela (Mario Barberis, 1948) coi Santi Vito, Modesto e Crescenzia, mentre la parete destra conserva un tabernacolo secentesco in marmo bianco di tipo architettonico.
Altare maggiore
L'altare maggiore ha mensa sorretta da quattro balaustri in marmo bianco; il postergale ha specchiature in marmo variegato; il ciborio a tempietto in marmi colorati conserva lo sportellino col Cristo risorto, dipinto dal pratese Luigi Catani (1762-1840). L'altare era stato realizzato, su progetto di Giuseppe Valentini (1798 circa) per la cappella di palazzo Vai a Prato, e fu donato da quella famiglia nel 1920.
Sacrestia
La sacrestia conserva un piccolo lavabo in pietra secentesco e un altarolo con la Madonna e il Bambino, attribuibile al pratese Giuseppe Castagnoli (1754-1832).
Adeguamento liturgico

altare - intervento strutturale (1976)
La mensa, sorretta da quattro balaustri, è stata staccata dal postergale, è spostata in avanti sul presbiterio per la celebrazione verso il popolo.
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