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Prato
Prato
chiesa
parrocchiale
S. Maria delle Carceri
Parrocchia di Santa Maria delle Carceri
Esterno della chiesa; Interno della chiesa; Cupola; Elementi decorativi; Altari laterali; Balaustra; Altare maggiore; Coro; Cantoria; Sacrestia
altare - aggiunta arredo (1968)
1484 - 1484(committenza intero bene); 1485 - 1485(progettazione intero bene); 1486 - 1506(costruzione intero bene); 1777 - 1885(completamento intero bene); 2005 - 2011(restauro intero bene)
Chiesa di Santa Maria delle Carceri
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di Santa Maria delle Carceri <Prato>
Altre denominazioni Basilica di Santa Maria delle Carceri <Prato>
S. Maria delle Carceri
Autore (ruolo)
Da Sangallo, Giuliano (progettista)
Ambito culturale (ruolo)
maestranze pratesi e fiorentine (costruzione)
Notizie Storiche

1484  (committenza intero bene)

La basilica di Santa Maria delle Carceri, capolavoro di simmetria e proporzioni, frutto maturo delle soluzioni spaziali brunelleschiane ma ancor più dei postulati teorici di Leon Battista Alberti, fu costruita dopo alcuni eventi prodigiosi avvenuti dal 6 luglio 1484 di una Madonna col Bambino dipinta all'esterno dell'antico carcere delle Stinche. Il fatto generò una immediata, fortissima devozione popolare, e i magistrati pratesi ottennero rapidamente l'autorizzazione dal papa per la costruzione di una chiesa, situata però in modo che il prodigioso affresco non dovesse essere spostato.

1485  (progettazione intero bene)

Per la chiesa furono richiesti diversi progetti, fra i quali il Comune prescelse quello di Giuliano da Maiano, forse una cappella a pianta ottagonale con colonnato esterno. Appena iniziato lo scavo, nel maggio 1485 i lavori furono fermati su ordine di Lorenzo il Magnifico, che nel periodo seguente si occupò a fondo della vicenda, e richiese tra l'altro a Mantova il modello della chiesa di San Sebastiano, di Leon Battista Alberti, con pianta a croce greca poi adottata anche per la chiesa pratese. Infine il Magnifico impose un nuovo progetto, elaborato forse anche su sue indicazioni da Giuliano da Sangallo, l'artista che seppe dar forma alla visione neoplatonica di Lorenzo e alla sua idea di un'architettura che fosse affermazione e simbolo di potere culturale e politico, realizzando edifici emblematici (la villa del Poggio a Caiano, la chiesa delle Carceri, il palazzo dei Tribunali a Napoli), gioielli di armonia e ritmo.

1486 - 1506 (costruzione intero bene)

I lavori iniziarono nel maggio 1486, e si conclusero per gli interni nel 1495, ma già nel 1492 erano praticamente terminati. Il rivestimento esterno rimase invece interrotto intorno al 1506. La forma cristallina della chiesa si pone in un equilibrato rapporto di volumi con l'imponente, solare mole del Castello dell'Imperatore, e mostra evidente la sua struttura, con i quattro bracci che generano una croce greca (forma in cui la pianta centrale, simbolo di armonia cosmica, si sublima nella croce, emblema cristiano di redenzione), e sono sormontati da un attico sul quale posa il tamburo, con coronamento conico e lanterna.

1777 - 1885 (completamento intero bene)

Il rivestimento esterno fu completato per l'intero ordine inferiore, e proseguito unicamente sul braccio occidentale fino all'architrave della finestra superiore. La parte soprastante, con timpano e occhio al centro di quello, è frutto di un completamento in stile attuato nel 1884-1885 in base al progetto dei pratesi Fortunato Rocchi e Giuseppe Bacci, mentre negli altri lati resta al secondo ordine il paramento grezzo in pietra e mattoni. Dalla parte posteriore emerge l'alto campanile a vela, su progetto di Francesco Valentini, forato da una coppia di allungate monofore con due ordini di campane e concluso da fastigio con apertura mistilinea nella quale si inserisce un'altra campana.

2005 - 2011 (restauro intero bene)

Negli anni 2005-2007 si è provveduto al restauro e risanamento conservativo delle coperture dei bracci di croce della chiesa, del coro, della sacrestia e del campanile ed è stato realizzato un nuovo impianto di automazione delle campane. Nel 2011 sono stati eseguiti il nuovo impianto elettrico e di illuminazione.
Descrizione

La chiesa, uno dei capolavori dell’architettura del primo Rinascimento, fu eretta da Giuliano da Sangallo nel 1486-1495. Di proporzioni armoniose, la chiesa ha pianta a croce greca. La parte superiore conclude la struttura con una cupoletta di forme brunelleschiane con finestra a lanterna. Il rivestimento esterno, incompiuto, in bianco alberese e serpentino verde, conferisce leggerezza alla struttura. Mirabile è l'interno di impronta classica, ravvivato da un fregio in maiolica, che corre in alto lungo il perimetro della chiesa, e dai tondi con le possenti figure degli Evangelisti, posti nei pennacchi della cupola. L'altare maggiore progettato dal Sangallo, custodisce il prodigioso affresco della Madonna col Bambino fra i santi Leonardo e Stefano (XIV secolo). Pregevoli sono le vetrate eseguite nel 1491, su disegno di Domenico Ghirlandaio.
Esterno della chiesa
Il rivestimento della chiesa, e il basso zoccolo a due gradini sul quale essa posa, adottano la tradizionale bicromia di alberese e serpentino verde, in forme però originali: le fasce in serpentino suddividono gli spazi secondo precise, armoniche proporzioni, e suggeriscono ben calibrate zone d'ombra che evidenziano e danno maggior rilievo strutturale al sistema classicheggiante di lesene binate su due ordini (usate qui per la prima volta con questa evidenza), che segnano gli spigoli delle pareti, e sottolineano anche le eleganti porte concluse da timpano. Sulle slanciate lesene tuscaniche dell'ordine inferiore, poggianti su un basamento interrotto solo dalle porte, doveva posare come avviene sul lato occidentale una trabeazione con fregio in marmo verde, e su queste un secondo ordine, con lesene di proporzioni più ridotte, finestra centrale e coronamento a timpano. Voluta citazione di forme brunelleschiane è la parte superiore, con la cupoletta, che costituisce il perno e la coerente conclusione della struttura: un attico impostato sulla parte centrale della chiesa prepara la modesta elevazione del tamburo cilindrico, forato da dodici finestre circolari, con copertura tronco conica in cotto conclusa da parapetto a colonnini ionici e lanterna su esili colonne.
Interno della chiesa
All'interno della basilica la purezza e la semplicità dei rapporti fra le parti realizzano il più sintetico e compiuto tempio a croce greca del Rinascimento. Evidenti sono i riferimenti al Brunelleschi, ma con un andamento più solenne e classico nei volumi, studiatissimi nelle rigorose, semplici proporzioni che si basano su rapporti elementari: i quattro bracci, mezzi cubi conclusi da slanciate volte a botte, si dispongono intorno al vano centrale, cubico. Queste pure forme geometriche sono evidenziate dalle membrature in pietra serena brunelleschiane, ma derivate da edifici più antichi, come la scarsella del battistero fiorentino, del primo Duecento, che sembrano formare un telaio strutturale autonomo, all'interno del quale le vaste pareti intonacate perdono consistenza, suggerendo un ampliamento visivo del vano della chiesa. Spigoli e controspigoli sono segnati da lesene scanalate e rudentate, con preziosi capitelli compositi, eseguiti su disegno del Sangallo da Lorenzo di Salvatore; sulle lesene corre una trabeazione impreziosita da un vivace fregio in terracotta invetriata bianca e azzurra, a festoni tra complessi vasi classici con fiamma, e stemmi di Prato, fornito nel 1491-1492 da Andrea Della Robbia. Lo stesso artista esegui nel 1491 i quattro tondi con le possenti figure degli Evangelisti, poste nei pennacchi della cupola, che si ispirano a quelli del Brunelleschi nella cappella Pazzi, arricchendo però il modello di morbidezza e realismo, con raffinatissimi effetti pittorici. Tondi e fregio sono studiati contemporaneamente al progetto della chiesa, e ne costituiscono elemento essenziale, non semplice decorazione.
Cupola
Sui pennacchi si apre il vano della cupoletta, segnato da una balaustra sporgente su mensole che genera un originalissimo effetto di "sfondato", impedendo la veduta dell'attico, più arretrato, sul quale si imposta la cupola. Si ottiene cosi, anche grazie all'abbondante quantità di luce un allontanamento prospettico, che suggerisce spazi superiori a quelli reali, della cupoletta emisferica, suddivisa da membrature in dodici spicchi. La balaustra con elementi a doppio vaso (tema caro al Sangallo) è usata qui con l'altare maggiore, per la prima volta in queste forme.
Elementi decorativi
Nelle testate dei bracci della chiesa si aprono quattro finestre con belle vetrate, eseguite nel 1491 su disegno attribuito a Domenico Ghirlandaio: sopra l'ingresso principale è l'Annunciazione, quindi da destra la Natività, l'Assunta, la Visitazione. Entrando dall'ingresso principale, verso sud, la porta come le altre due nei bracci est e ovest ha una bella mostra in pietra serena conclusa da timpano e finemente ornata da cornici a fuserole, fogliette, dentelli, ovuli; sui fianchi sono due acquasantiere a parete in marmo bianco, della fine del Cinquecento. Sulla parete a sinistra dell'ingresso è posto un Crocifisso in legno dipinto, opera dal modellato abbastanza fine, di un artista fiorentino della fine del Quattrocento; a destra della porta è invece una pila per l'acqua santa, con tazza sottile, sorretta da un balaustro, opera di Giovan Francesco Pagni (1534); la statua in bronzo che la sormonta, con Giovanni Battista, è copia di Oreste Chilleri (1902) di quella eseguita da Francesco da Sangallo (1538) ora nella Frick Collection di New York. Il ricco pavimento marmoreo della chiesa, il cui disegno ripropone le linee principali della struttura, fu eseguito nel 1826-1827 su progetto dell'architetto pratese Giuseppe Valentini.
Altari laterali
II braccio orientale, e quello opposto, hanno sul lato nord un altare vasaresco in pietra serena, eseguito nel 1575 da Giovanni Cioli su disegno di Alfonso di Santi Parigi: di forme un po' rigide, l'altare ha mostra a semicolonne ioniche su alto basamento, concluse da timpano; l'altare destro ospita una Visitazione (1580 circa) attribuita a Michele delle Colombe, ricca di cangiantismi, ispirata ad Andrea del Sarto e Santi di Tito; allo stesso autore fu pagata la tavola sull'altare opposto, con l'Adorazione dei pastori (1576 circa), ricavata da un'incisione di un'opera dipinta da Agnolo Bronzino per i Salviati (ora a Budapest); coeve sono le comici dorate.
Balaustra
Il braccio settentrionale è chiuso da una bella balaustrata in marmo bianco con inserti policromi e balaustri in serpentino mischio di Figline, su progetto di Bernardo Buontalenti (1588), eseguita da Giovanni Sacchi, che si inserisce con garbo nella rigorosa struttura della chiesa contenendo le fantasiose decorazioni di stemmi e cartigli entro una struttura lineare, appena avanzante nella parte centrale.
Altare maggiore
Al centro del presbiterio è il monumentale altar maggiore in marmo bianco, su disegno del Sangallo: il progetto è del 1492, ma fu eseguito solo nel 1513-1515 da Clemente di Taddeo da Pontanico a spese di Baldo Magini. La struttura sembra ispirata a un'edicola del Pantheon: la compatta parte basamentale ha sui lati, isolate, due snelle colonne rudentate, dai fini capitelli compositi, che poggiano su basi con stemmi; la ricca trabeazione di robusto aggetto, con fregio a palmette e stemma Magini, è sormontata da un timpano curvilineo. Nell'altare è collocata una tela dipinta nel 1844-1847 dal pratese Antonio Marini con angeli, David e i santi Anna, Giovacchino, Giuseppe e Giovanni evangelista in adorazione, di gusto purista, ispirata alla pittura del primo Cinquecento. La tela inquadra l'affresco miracoloso (con cornice in argento, ottocentesca), dipinto sulla parete esterna dell'antico carcere duecentesco, che raffigura la Madonna col Bambino tra i santi Leonardo e Stefano. Il dipinto è opera discreta di un pittore fiorentino (per alcuni pistoiese) del 1330-1340.
Coro
La parete a destra dell'altare è forata dall'arco di accesso al coro, che conserva pregevoli stalli in legno intagliato e intarsiato, eseguiti nel 1520-1521 da Filippo Filugelli. Gli stalli hanno alti dossali, con pannelli ornati da fasce a intarsio, separati da lesene intagliate a candelabro e grottesche; sulla cornice è un'iscrizione a intarsio che ricorda il committente dell'opera, Baldo Magini. I sedili hanno braccioli su mensole a voluta; i primi due, all'ingresso del coro, sono sormontati da pannelli scolpiti con animali fantastici, alati. Il robusto badalone in legno scolpito è opera di Bastiano Ronchini (1568).
Cantoria
Dal lato opposto, di fronte al coro, si apre l'arcone con la cantoria dell'organo, in pietra serena, realizzata nel 1516-1517 da Barone di Matteo, che è sostenuta da mensoloni a voluta. L'organo, opera di Michelangelo Crudeli del 1762-65, fu modificato da Michelangelo Paoli nel 1819; di recente è stato restaurato da Francesco Lastrucci.
Sacrestia
Due porte coronate da timpano danno accesso alla contigua sacrestia, che costituiva l'ingresso dell'antico carcere; la parete di accesso conserva ancora la doppia inferriata della finestra sopra la quale, all'esterno, fu dipinto l'affresco descritto; sulla parete opposta, invece, è un altro affresco con la Madonna dell'Umiltà: un'iscrizione sottostante impone, a tutti i detenuti, il pagamento di un soldo per la lampada da tenere accesa sotto l'immagine. Il dipinto è attribuito a Pietro di Miniato, che lo dipinse intorno al 1420. Sotto la sacrestia e parte della basilica restano altri ambienti della prigione duecentesca, accessibili dal cortiletto della canonica, tra i quali uno, con volta a botte ribassata, è adattato a cappella; da questo si sviluppano una serie di celle, non accessibili.
Adeguamento liturgico

altare - aggiunta arredo (1968)
Avanti l'altare maggiore è stato collocato un piccolo altare mobile per la celebrazione della messa verso il popolo.
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