maestranze pratesi (restauro del campanile e del porticato)
Notizie Storiche
779 - XII (committenza intero bene)
La pieve, documentata sin dal 779 e ricostruita tra l'XI e i primi del XII secolo, mantenne a lungo una notevole importanza, controllando un vasto territorio; dal 1463, in virtù di una bolla di Pio II del 22 aprile, ne furono patroni i Martelli di Firenze. Intorno al 1140 il pievano di San Giusto, a causa delle decime e delle oblazioni che pretendeva dagli antichi suoi fedeli inurbatisi a Prato, aprì una lunga controversia, alla fine perduta, con la pieve (poi cattedrale) di Santo Stefano di Prato. A dirimere la causa intervennero i papi Innocenzo II, Celestino II, Lucio II, Eugenio III, Adriano IV, Alessandro III, Lucio III, Urbano III.
1323 - 1364 (committenza ricostruzione del campanile)
Tra il 1323 e il 1325, durante i saccheggi delle truppe di Castruccio Castracani nel territorio pratese, la pieve di San Giusto fu a lungo occupata dagli alleati di Castruccio, capeggiati dal fuoriuscito pratese Vita Pugliesi. Per contrastare il nemico, il Comune di Prato fece abbattere il campanile della pieve, perché non servisse come punto di offesa e di avvistamento. Il pievano ricorse alla Sede apostolica e il Comune, sotto la minaccia della scomunica, dovette provvedere alla ricostruzione, che avvenne intorno al 1364.
XV - 1745 (committenza intero bene)
Dopo una modifica della parte absidale, nel XV secolo, tra il 1505 e il 1510, a cura dellOpera della pieve fu costruito il nuovo fonte battesimale. La struttura della pieve non subì trasformazioni di rilievo fino ai notevoli lavori del 1730-1745, che dettero all'edificio l'aspetto che tuttora conserva.
1787 - 1833 (committenza organo )
Nel 1787 il pievano Lorenzo Fortunato Taci ottenne dal Patrimonio ecclesiastico di Prato l’organo già della Compagnia del Pellegrino e la cantoria che esisteva nella soppressa chiesa del Giglio di Prato. L’organo fu restaurato dall’organaio pistoiese Pietro Agati. Il successore del Taci, il pievano Domenico Breschi, nel 1833, fece «riattare a nuovo l’organo di chiesa a Michele Paoli, organaio di Campi».
1942 (rifacimento vetrate)
Nel 1942 furono rifatte le vetrate del battistero e della chiesa sotto il pievano Pio Vannucchi a cura del maestro vetraio fiorentino Rodolfo Fanfani.
1950 (rifacimento altare maggiore)
Nel 1950 il pievano Romualdo Matteucci, col concorso del popolo, fece rifare in marmo bianco di Carrara l'altare maggiore, abbatté la balaustra settecentesca del presbiterio e ricostruì la pavimentazione dell'intera chiesa.
1979 (restauro campanile)
Nel restauro del 1979, il campanile, intonacato circa la metà del XVIII secolo, per avere omogeneità formale e stilistica con la pieve e il porticato che la precede, fu riportato alla sua originaria struttura medioevale. Sull'ultimo ordine, rialzato probabilmente nel XVII secolo, fu deciso di ricostituirvi un manto d'intonaco opportunamente patinato.
Descrizione
Sulla piana pratese, la pieve di San Giusto è segnalata dal notevole campanile gotico a torre, con due ordini di bifore archiacute (la cella è più tarda), che fu ricostruito intorno al 1360-1364. Un unitario, garbato intervento settecentesco caratterizza la facciata, con ampio porticato (1740 circa), e gli interni (1730-1745), rivestendo la struttura medievale a tre navate. Oltre a un bel fonte battesimale in maiolica robbiana, del 1505-1510, negli altari in stucco si conservano pale secentesche. Il presbiterio, sormontato da una cupoletta cieca (1736) con decorazioni settecentesche, ha sul fondo del coro una tela con San Giusto (1764). Il contiguo Sacrario dei caduti conserva resti di discreti affreschi trecenteschi.
Campanile
Notevole è il campanile a torre (alto 32 m), in stile gotico. L'ultimo ordine, rialzato nel XV-XVI secolo, con cornicione retto da mensole sagomate, è intonacato, mentre la parte restante conserva la muratura medioevale, databile al 1363 circa, con due ordini di ampie bifore archiacute con colonnino in laterizio. Dello stesso materiale sono i ricorsi marcapiano, mentre la parte restante è in bozze d'alberese con inserti di verde di Prato. La parte basamentale è più antica, del XII secolo.
Facciata
La facciata della pieve e della contigua compagnia sono unificate da una vasta struttura porticata (1740-1741), aperta da quattro arcate a pieno centro e ornata esternamente da lesene tuscaniche; al piano superiore sono finestre a tabella. La facciata è conclusa da vasi in terracotta. Sotto il portico appare la regolare muratura in filaretto d'alberese con radi inserti di marmo verde, dell'XI-XII secolo.
Interno della chiesa
All'interno, la chiesa presenta il garbato e unitario aspetto conferitole con i rifacimenti condotti dal 1730-1745 dal pievano Gabriele Maria Becattelli. Le tre navate sono separate da grandi arcate (tre per lato) su pilastri con specchiature in scagliola a finti marmi. La navata centrale ha volta a botte con unghiature in corrispondenza dei sei finestroni settecenteschi a campana. Le navate minori sono coperte da crociere. Sulla destra è il vano del battistero; il vaso in ceramica invetriata, opera di Benedetto Buglioni (1505-1510), ha forma di prisma esagonale con pannelli coronati da trabeazione e divisi da lesene corinzie, con figure in smalto bianco e paesaggi in blu, bruno e verde, e scene della vita del Battista.
Altari laterali
Il primo altare laterale di destra, che come gli altri ha struttura a edicola su lesene in stucco e scagliola, con timpano curvilineo, accoglie la statua della Madonna col Bambino; l'altare sul muro che chiude la navata destra ospita una tela di Giovan Pietro Naldini (1632 circa)con la Madonnain trono col Bambino e Santi. A sinistra del presbiterio è collocato un altare simile ai precedenti con la statua di sant'Antonio di Padova. Il quarto altare laterale (parete sinistra) ospita una tela con la Circoncisione, attribuita ad allievi di Vincenzo Dandini.
Presbiterio
L'arco trionfale, con pilastri dai capitelli compositi e arco ornato da stemma Martelli, introduce al presbiterio, sormontato da cupoletta cieca decorata a tempera con la Trinità, la Vergine e una gloria di angeli e santi (1736). Sulla parete di fondo, entro una incorniciatura a edicola è una bella tela di Tommaso Gherardini (1764) con una Visione di san Giusto. Le due porte laterali timpanate sono sormontate da busti dorati (san Pietro e san Paolo).
Sacrestia
Nella sacrestia, dietro il coro, è una nicchia con affresco del primo Quattrocento, raffigurante il Crocifisso, la Vergine, san Giovanni e la Maddalena, e nell'imbotte santi.
A destra è un bel tabernacolo in pietra serena della fine del Quattrocento, con cornice architettonica e il Vir dolorum nella lunetta; due angeli fiancheggiano lo sportello ligneo centinato (opera della bottega dei Da Maiano).
Cantoria
In controfacciata è la cantoria lignea proveniente dalla soppressa chiesa di Santa Maria de Giglio di Prato (al centro ha un monocromo con l'Adorazione dei pastori, di Stefano Catani, del 1787) e l'organo meccanico a canne del 1776, opera di Michelangelo Crudeli (proveniente dalla soppressa compagnia del Pellegrino di Prato).
Adeguamento liturgico
altare - aggiunta arredo (1980)
Nel presbiterio, avanti l'altare a gradini realizzato circa il 1950, è stato aggiunto un altarolo per la celebrazione della messa verso il popolo. L'eucarestia si conserva nel tabernacolo del vecchio altare.