chiese italiane censimento chiese edifici di culto edifici sacri beni immobili patrimonio ecclesiastico beni culturali ecclesiastici beni culturali della Chiesa cattolica edilizia di culto restauro adeguamento liturgico Terrarossa Licciana Nardi Massa Carrara - Pontremoli chiesa parrocchiale S. Giovanni Battista Parrocchia di San Giovanni Battista Facciata; Impianto strutturale; Interno; Presbiterio; Struttura; Coperture; Pavimenti e pavimentazioni; Elementi decorativi; Torre campanaria o campanile presbiterio - intervento strutturale (1990) VII - IX(prime attestazioni insediamento); 1126 - 1126(prima attestazione intero bene); 1296 - 1471(altre attestazioni intero bene); 1581 - 1581(vicende politiche territorio); 1617 - 1621(autonomia intero edificio); XVIII - XVIII(rifacimento intero edificio); XIX - XX(rifacimento facciata); 1988 - 1988(restauro ligneo interno chiesa); 1990 - 1990(intervento strutturale presbiterio)
Chiesa di San Giovanni Battista
Tipologia e qualificazione
chiesa parrocchiale
Denominazione
Chiesa di San Giovanni Battista <Terrarossa, Licciana Nardi>
Altre denominazioni
S. Giovanni Battista
Ambito culturale (ruolo)
maestranze lunigianesi (costruzione)
Notizie Storiche
VII - IX (prime attestazioni insediamento)
l’Anonimo Ravennate nella sua Cosmografia cita una località con il nome Rubra identificata dagli studiosi con Terrarossa tuttavia non sembra trattarsi dell’odierno abitato, ma piuttosto di Castrovecchio una località situata verso nord est, sullo spartiacque destro del Taverone. Sempre su questa linea di displuvio, ma sulla testata affacciata sul piano, le tavole di fondazione dell’Abbazia di Aulla dell’884 ricordano Campo Massari, l’odierno Masero, non lontano da una località chiamata ancora oggi Castelletto, probabile sede di un nucleo fortificato, poi sostituito dall’attuale abitato di Terrarossa
1126 (prima attestazione intero bene)
la cappella di san Giovanni Battista di Borgo Nuovo è ricordata nella falsa Bolla di Onorio II del 29 maggio 1126
1296 - 1471 (altre attestazioni intero bene)
nelle Decime Bonifaciane del 1296/97 e negli Estimi del 1470/71 la Cappella di San Giovanni Battista compare come dipendenza dell’Abbazia di San Caprasio di Aulla
1581 (vicende politiche territorio)
il feudo malaspiniano di Terrarossa acquisì la propria autonomia nel 1581 ed il suo signore Fabrizio lo fortificò con l’attuale castello "alla moderna" mai terminato posto all’inizio del borgo, affacciato su una grande piazza con giardino, a guardia del ponte sulla Civiglia. All’estremità opposta del borgo lineare cinto di muraglie, attraversato dalla strada per Pontremoli, detta allora Strada maestra Romana, dove transitavano la posta ordinaria per Roma e Milano e le mercanzie lucchesi, in prossimità del ciglio del deposito alluvionale, si trovava la chiesa di San Giovanni Battista, su quel lato, libera da abitazioni
1617 - 1621 (autonomia intero edificio)
nel 1571 Terrarossa chiese l’autonomia nei confronti dell’abbazia, cosa che ottenne soltanto nel 1621 dopo numerose controversie. Infatti si ricorda che dal 1617 il feudo era stato ceduto dal marchese Fabrizio al Granducato di Toscana che comporterà, in seguito, la sua appartenenza alla Diocesi di Pontremoli
XVIII (rifacimento intero edificio)
l’impianto architettonico dell’edificio è riconducibile alla seconda metà del secolo XVII o alla prima del successivo, nel Catasto leopoldino del 1826 è riprodotto nelle forme attuali, affiancato a sinistra dalla casa dell’avvocato Antonio Maria Cocchi, padre del più celebre geologo Igino (1827-1913). La famiglia possedeva molti terreni nell’ex feudo appartenente al Granduca di Toscana
XIX - XX (rifacimento facciata)
le finiture in mattoni della facciata provengono dalla fornace che i Cocchi possedevano nel piano di Quercia, fatta aprire, per volontà dello stesso Igino, e molto attiva nella seconda metà del secolo tanto che i suoi prodotti furono esposti alla mostra universale di Parigi del 1867. A questo periodo si può far risalire il rifacimento della facciata che Carlo Caselli, nel suo Lunigiana ignota, pubblicato nel 1933, definisce ancora modernissima
1988 (restauro ligneo interno chiesa)
in memoria di Adolfo Giuliotti, principe del Foro spezzino, è stato curato il restauro ligneo nel 1988
1990 (intervento strutturale presbiterio)
nel 1990 l'Istituto Beato Angelico di Milano ha curato per la chiesa di San Giovanni Battista l'intervento strutturale nel presbiterio, per l'adeguamento liturgico, secondo le disposizioni conciliari emanate dalla Costituzione
Descrizione
la chiesa di San Giovanni Battista di Terrarossa si trova nel borgo costruito sul deposito alluvionale situato sulla sponda sinistra del fiume Magra, non lontano dalla confluenza del torrente Civiglia, il bacino imbrifero più importante della media Lunigiana compreso tra le rispettive dorsali di destra e di sinistra del Taverone e del Bagnone. Verso questo breve pianoro convergono, da destra, le strade provenienti dai sistemi di Tresana-Villa, Giovagallo e Novegigola, in altre parole le principali direttrici della sponda ligure della Lunigiana. Da qui l’importanza del Borgonovo medievale e del castello che controllava, oltre alla strada postale per Milano transitante attraverso di esso, anche la barca sulla Magra per collegare le strade anzidette. La chiesa di San Giovanni che non mostra segni del suo passato medievale, si trova sull’antico limitare dell’abitato, fiancheggiata dalla casa della famiglia Cocchi con la quale era collegata tramite la tribuna interna, costruita nel vano corrispondente alla sporgenza dell’edificio rispetto alla torre campanaria. L’adornarono nella seconda metà del secolo XIX con paraste in mattoni sormontate da una trabeazione corinziaggiante e timpano triangolare con dettagli ornamentali di buon disegno, realizzati nella fabbrica di famiglia, situata al piano di Quercia. L’interno presenta un vano ad aula unica, piuttosto buio, con il controasse ornato da altari in stucco e coperto da una volta a vela decorata in modo da sembrare una cupola. Il presbiterio, preceduto dall’arco trionfale a semicorona circolare, è formato da un vano quadrato absidato, dilatato in altezza da una cupola estradossata, appoggiata su un alto tamburo cilindrico finestrato. La trabeazione coordina tutti gli elementi architettonici del vano che risulta nel complesso piuttosto armonioso
Facciata
la facciata della chiesa di San Giovanni Battista in Terrarossa presenta una facciata neoclassica con il timpano triangolare sostenuto da una coppia di paraste rigiranti sugli spigoli laterali e separate da una specchiatura, in muratura intonacata, ornata con motivi geometrici. Tutta la trabeazione è realizzata in cotto con manufatti provenienti dalla fabbrica della famiglia Cocchi, situata nel piano di Quercia, nella seconda metà del secolo XIX. La facciata presenta una certa finezza di dettaglio soprattutto negli ornati: dalla base attica delle colonne, ai capitelli corinzieggianti, ornati di palmette, agli ovuli ed alle mensole del gocciolatoio con cassettoni a rosette. La trabeazione dall’architrave a due risalti comprende anche una fascia continua, ornata con specchiature rettangolari, che lega i sommoscapi delle colonne presente già nei secoli XV e XVI in chiese romane e fiorentine. Le due paraste centrali delimitano una pagina in mattoni decorata con manufatti speciali fittili, un portale in marmo a fascia continua e timpano triangolare si apre in basso, sormontato da una finestra circolare con strombatura esterna circoscritta da un’incorniciatura quadrata decorata con quattro rosette angolari. Questa sorta di pronao cieco, probabilmente aggiunto ad un impianto più antico, è fiancheggiato a destra dalla torre campanaria a copertura semicurva mentre a sinistra si allinea con la facciata di palazzo Cocchi
Impianto strutturale
l’impianto strutturale, con abside rivolta a settentrione, è riconducibile ad un’aula unica a base rettangolare, chiusa da un presbiterio semicircolare coperto a catino e fiancheggiata in corrispondenza del controasse da due esedre simmetriche. L’impianto strutturale può essere quindi schematizzato in tre campate quadrate, separate dall’arco trionfale a semicorona circolare, preceduto da un modulo minore, coperto a botte, come la prima campata dalle unghie pronunciate e dalle lunette cieche. Il vano centrale, chiuso da una volta a vela, a sesto ribassato, appoggiata su quattro pennacchi sostenuti pilastri angolari dal raccordo diagonale, si amplia sull’asse trasversale con due absidi coperte a catino ornate con altari in stucco settecenteschi. Questi sono coerenti con l’intenzione di impostare un impianto centrale, nonostante la monodirezionalità del vano. La terza campata, corrispondente al presbiterio è coperta con una cupola estradossata appoggiata su alto un tamburo cilindrico
Interno
l’interno della chiesa è animato dal sensibile contrasto, tra la penombra dell’aula e la luminosità del presbiterio, che compare quasi come sfondo scenico di questa. La tribuna che sovrasta l’ingresso, rischiarata dalla finestra circolare e contigua alla residenza dei Cocchi permetteva ai membri della famiglia di assistere in forma privata alle celebrazioni liturgiche. Ed è ancora probabile che, essendo delle stesse dimensioni del corpo sporgente della facciata, sia stata aggiunta ampliando l’edificio nel secolo XVIII. Lo spazio del vano centrale dilatato dai raccordi diagonali dei pilastri, decorati con nicchie, si estende nelle cappelle laterali con il catino ornato dalle nervature dipinte e dai fastigi dei dossali in stucco dalla trabeazione rettilinea, contenuta all’interno dell’ordine dorico di quella principale. Lo ricopre una volta a vela ribassata dove il disegno dei costoloni imita la spazialità della cupola preludendo quella vera che si trova nel presbiterio dopo l’arco trionfale
Presbiterio
il presbiterio si compone di un modulo quadrato e di un’abside semicirolare, coperta a catino, ripartita in tre spazi da paraste di ordine dorico coerenti con la trabeazione dell’aula nella parte inferiore. Il modulo quadrato ospita l’altare a mensa, realizzato con colonnine cilindriche ed archetti frequentemente utilizzati in rifacimenti del 1930. Una cupola estradossata appoggiata sopra un alto tamburo finestrato, sostenuto da quattro pennacchi, estende il volume dell’organismo architettonco verso l’alto illuminando direttamente il sottostante spazio liturgico
Struttura
la struttura dell’edificio è in muratura portante e si presume realizzata, per analogia con altri edifici, con una tessitura di manufatti lapidei di varia pezzatura allettati con scaglie ed abbondante malta, completamente intonacati
Coperture
la copertura dell’edificio è a capanna con manto in coppi ed embrici. La sacrestia, essendo collocata ad un livello inferiore, non interferisce con la geometria della struttura principale presentando un’unica falda inclinata
Pavimenti e pavimentazioni
il pavimento è realizzato con mattonelle quadrate in marmo bianco e grigio disposte a losanga su filari paralleli
Elementi decorativi
l’apparato decorativo, con ampie specchiature monocromatiche, è riconducibile ai modelli della scuola pontremolese del secondo dopoguerra
Torre campanaria o campanile
il campanile è una torre a base quadrata con la cella campanaria a quattro fornici, sormontata da una quarto di sfera, ornato con pinnacoli angolari, e lanterna cilindrica a terminazione conica
Adeguamento liturgico
presbiterio - intervento strutturale (1990)
nello spazioso presbiterio, dopo la demolizione dell'altare in muratura e la rimozione della balaustra, viene collocato l'altare con mensa in marmo posta su 6 coppie di colonnine in marmo scuro con basamento, capitello ed archetto in marmo bianco; nel punto focale del presbiterio, al centro dello sviluppo dell'abside, è disposto il tabernacolo a guisa di tempietto; la sede è laterale, alla sinistra dell'altare, e l'ambone è posizionato in vicinanza dei due gradini che separano il presbiterio dall'aula sul lato della sede