chiese italiane censimento chiese edifici di culto edifici sacri beni immobili patrimonio ecclesiastico beni culturali ecclesiastici beni culturali della Chiesa cattolica edilizia di culto restauro adeguamento liturgico Canepina Viterbo chiesa sussidiaria S. Corona Parrocchia di Santa Maria Assunta Pianta; Impianto strutturale; Coperture; Pavimenti e pavimentazioni; Elementi decorativi nessuno XIII - XIII(concessione della chiesa intero bene); 1348 - 1348(donazione di denaro intero bene); 1479 - 1479(assegnazione della chiesa intero bene); 1630 - 1630(visita pastorale e riparazione intero bene); 1691 - 1691(visita pastorale intero bene); XVIII - XVIII(concessione in enfiteusi intero bene); 1732 - 1732(visita pastorale intero bene); 1772 - 1836(abbandono della chiesa e successivo restauro intero bene); 1852 - 1852(descrizione della chiesa intero bene); XX - XX(lavori di sistemazione intero bene); 2000 - 2002(ripristino percorso di accesso alla chiesa intorno)
Chiesa di Santa Corona
Tipologia e qualificazione
chiesa sussidiaria
Denominazione
Chiesa di Santa Corona <Canepina>
Altre denominazioni
S. Corona
Ambito culturale (ruolo)
maestranze viterbesi (costruzione chiesa)
maestranze viterbesi (restauro chiesa)
maestranze viterbesi (rifacimento tetto)
Notizie Storiche
XIII (concessione della chiesa intero bene)
La chiesa, già esistente alla fine del XIII secolo, viene concessa da papa Onorio IV al monastero di San Silvestro in Capite di Roma
1348 (donazione di denaro intero bene)
Un documento attesta che Tuccio Transanelli di Canepina lascia 5 soldi per il restauro della chiesa.
1479 (assegnazione della chiesa intero bene)
Papa Sisto IV assegna la chiesa al sacerdote milanese Pietro.
1630 (visita pastorale e riparazione intero bene)
Dal resoconto della visita pastorale si apprende che la chiesa è fatiscente. Il vescovo Angelo Gozzodini ordina la riparazione della struttura e la sistemazione dell’altare e obbliga l’arciprete di Canepina a impegnare tutte le entrate per tale scopo. Gli interventi vengono finanziati con i 20 scudi lasciati da Alberto Nicolai; la somma tuttavia non è sufficiente per il completamento dei lavori.
1691 (visita pastorale intero bene)
Durante la visita pastorale del vescovo Leoncilli, alle suore di San Silvestro in Capite viene chiesto di provvedere alla riparazione del tetto e del campanile, alla tinteggiatura delle superfici e al rinnovo degli arredi liturgici con l’obbligo di realizzarli entro un anno. L’ordine del vescovo non eseguito immediatamente.
XVIII (concessione in enfiteusi intero bene)
La chiesa di Santa Corona viene concessa in enfiteusi a don Giovanni Luzi, arciprete di Canepina, con la clausola di effettuare i miglioramenti necessari.
1732 (visita pastorale intero bene)
Le monache di San Silvestro in Capite e il sacerdote di Canepina non hanno provveduto al restauro della chiesa; pertanto, nel corso della visita pastorale, monsignor Tenderini si rivolge agli abitanti del paese, affinché facciano uno sforzo economico per accomodare l’edificio e per evitare che vada in rovina.
1772 - 1836 (abbandono della chiesa e successivo restauro intero bene)
La chiesa è chiusa al pubblico, poiché la copertura è crollata. Nel 1772, in occasione del restauro dell’altare di Santa Corona all’interno della chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta il magistrato del borgo chiede alle monache di San Silvestro un contributo; esse offrono tutto il materiale edilizio ricavabile dalle rovine della chiesa di Santa Corona. La popolazione non è d’accordo e impedisce che ciò avvenga.
Il canonico Moscatelli prende in enfiteusi la chiesa in rovina e ne finanzia il restauro. Terminati i lavori, il 14 maggio 1836 viene celebrata una messa solenne.
1852 (descrizione della chiesa intero bene)
Nella relazione della visita pastorale del 1852 viene redatta la descrizione della chiesa. L’edificio è lungo 50 palmi, largo 25 palmi e alto 35 palmi; è coperto da un soffitto impianellato e ha pavimento in cotto, con al centro una fascia di lastre in peperino. Le superfici interne non hanno “verun ordine architettonico”. Il presbiterio è rialzato di un gradino con soglia in peperino. Lateralmente è presente una porta che immette nell’adiacente casa rurale. La chiesa è dotata di un campanile accessibile mediante una scala a chiocciola e sprovvisto di campana. In facciata, sopra la porta d’ingresso è presente una finestra.
XX (lavori di sistemazione intero bene)
All’inizio degli anni ’90, il Comitato dei festeggiamenti di Santa Corona e la popolazione di Canepina promuovono il rifacimento del tetto della chiesa e il restauro della pala d’altare.
2000 - 2002 (ripristino percorso di accesso alla chiesa intorno)
Tra il 2000 e il 2002 viene ripristinato il percorso pedonale che dal paese conduce alla chiesa di Santa Corona.
Descrizione
La chiesa, annessa ad una casa privata, si erge su di una collina, subito fuori del centro storico ed è raggiungibile sia pedonalmente, tramite una piccola strada tortuosa di campagna che inizia da piazza Guglielmo Marconi, sia attraverso una strada carrabile. Il suo asse va da est ad ovest e condivide con la casa privata il muro a sud. Il complesso sorge isolato circondato dalla vegetazione.
L’impianto è ad aula unica con abside terminale poco profonda e tamponata per circa un metro da terra. Il presbiterio, contenuto nell’aula, si differenzia da quest’ultima per la quota più alta di un gradino.
Le pareti sono semplicemente intonacate e l’unico decoro è dato dalla pala d’altare, inquadrata in una cornice a stucco, contenuta nell’abside. In controfacciata una cantoria in legno occupa l’intera larghezza dell’aula e una finestra rettangolare in asse, aperta subito sopra, rappresenta l’unica fonte di luce naturale per la chiesa.
L’intera aula è coperta da tetto a capriate. Esse sono quattro e sostengono una doppia orditura lignea con pianelle in cotto. Nella parete di fondo e in controfacciata sono presenti in aderenza al muro due travi lignee poco al di sotto del piano di imposta della copertura.
La facciata, a capanna, si presenta con muratura in vista, costituita da blocchi e, per alcune limitate porzioni, da bozze in pietra, come tutto il perimetro esterno e la parte posteriore. La falda sinistra della copertura continua con uguale pendenza coprendo la casa privata annessa, cosicché anche la facciata risulta prolungata verso questo lato. L’accesso, in asse, avviene tramite una porta rettangolare con battenti in legno; più in alto si apre la finestra rettangolare.
La quota di calpestio della chiesa, più alta del piano di campagna e della casa privata, viene raccordata tramite una lunga gradinata formata da sette scalini che terminano in un ampio ripiano che precede l’ingresso all’aula. Il campanile, a torre e con il lato retrostante ricurvo, è addossato alla parete posteriore a nord ed affianca il volume semicircolare dell’abside. La cella campanaria è caratterizzata da aperture arcuate su ciascun lato.
Pianta
La chiesa è ad aula unica rettangolare, con presbiterio compreso nello stesso vano, di un gradino più alto, e terminante in un’abside poco profonda, larga circa la metà dell’aula.
Impianto strutturale
La struttura è formata da muratura in blocchi a ricorsi regolari. La copertura a capriate sostiene una doppia orditura lignea con strato superiore in pianelle di terracotta e scarica il suo peso sulle pareti longitudinali.
Coperture
Tutta l’aula è coperta da tetto a doppia falda ad eccezione dell’abside che ha una propria copertura a padiglione posata ad una quota più bassa.
Pavimenti e pavimentazioni
Pavimento in mattoni di terracotta disposti a spina e divisi in quattro aree da fasce costituite da lastre in pietra, collocate a formare una croce.
Elementi decorativi
Elemento decorativo di nota è la pala d’altare raffigurante Santa Corona in gloria, olio su tela del XVIII secolo.
Adeguamento liturgico
nessuno
La chiesa non è adeguata liturgicamente. L’altare, una mensa sostenuta da esili colonne, realizzata in peperino, è addossato all’abside. Il manufatto è stato donato dal comitato di Santa Corona nel 2011 come indica la targa commemorativa posizionata ai suoi piedi.