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Valfenera
Asti
chiesa
parrocchiale
Santi Bartolomeo e Giovanni
Parrocchia di S. Bartolomeo
Pianta; Facciata; Impianto strutturale
presbiterio - aggiunta arredo (1970 (?))
XIII - 1668(preesistenze intorno); 1668 - 1669(costruzione intero bene); 1683 - 1683(descrizione intero bene); 1718 - 1718(erezione a parrocchia intero bene); 1743 - 1743(descrizione intero bene); 1759 - 1759(modifiche presbiterio); XIX - XIX(modifiche intero bene); 1823 - 1833(modifiche intero bene); 1882 - 1950(ampliamento intero bene); 1901 - 1901(costruzione organo); 1902 (?) - XX(modifiche intero bene)
Chiesa dei Santi Bartolomeo e Giovanni
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa dei Santi Bartolomeo e Giovanni <Valfenera>
Altre denominazioni Chiesa di San Bartolomeo
Ambito culturale (ruolo)
maestranze piemontesi (costruzione)
Notizie Storiche

XIII - 1668 (preesistenze intorno)

Attestazione dell’edificio originario, di patronato dei marchesi di Saluzzo, in vari documenti del secolo XIII; compare anche nel registro delle chiese di Asti nel 1345. Nei primi decenni del Cinquecento è attestata, all’interno della chiesa, una cappella dedicata alla Concezione. L’assedio del 1557 è la causa della totale rovina del sacro edificio. Il visitatore delegato dal vescovo di Saluzzo Pichot nel 1592 ordina di costruire una porta di ingresso chiusa, in modo che gli animali non entrino in chiesa. Per oltre un secolo la chiesa (sotto il titolo di San Giovanni) rimane in stato di abbandono tale che nel 1645 monsignor Della Chiesa scrive che l’edificio è totalmente diroccato e gli animali entrano a rosicchiare le ossa dei morti sepolti all’interno.

1668 - 1669 (costruzione intero bene)

Passaggio dello ius patronato ai conti Nomis; l’abate Alessandro nel 1668 fa abbattere i resti della vecchia chiesa e la fa ricostruire, ampliata, dalle fondamenta. I lavori terminano nel 1669. Del vecchio edificio non si conserva che il vecchio campanile che è inglobato nella nuova costruzione.

1683  (descrizione intero bene)

Descrizione nel 1683 abbastanza ampia, con cinque altari anche se in parte sguarniti dei necessari ornamenti. Nella visita di monsignor Carlo Morozzo del 1698 si precisa che dal lato del Vangelo si trovano l’altare del Rosario, l’altare di San Filippo e l’altare di San Francesco Saverio, Gaetano e altri Santi, e dal lato dell’Epistola due altari privi di tutto.

1718  (erezione a parrocchia intero bene)

Trasferimento della sede della parrocchia di Valfenera dalla cadente chiesa di San Bartolomeo a quella di San Giovanni, che viene per l’occasione riparata e rinnovata; funziona da parrocchia dal 25 giugno del medesimo anno. Da questo trasferimento deriva la doppia intitolazione ai Santi Bartolomeo e Giovanni.

1743  (descrizione intero bene)

Descrizione con quattro altari laterali: Madonna del Rosario, Sant’Antonio da Padova, Ascensione del Signore, Concezione della Beata Vergine. Nel coro, vicino alla volta, è dipinto lo stemma della contessa Anna Felicita Nomis, benefattrice del luogo. Fissato al muro, dal lato dell’Epistola, vi è il pulpito al quale si accede per mezzo di una scala collocata vicino alla porta della sacrestia. Al centro della chiesa c’è un sepolcro chiuso da una lapide di marmo per la tumulazione dei sacerdoti e dei chierici.

1759  (modifiche presbiterio)

Costruzione, per volontà della contessa de Nomis, del ricco altare maggiore, in marmi pregiati; viene allargato il presbiterio e realizzata la balaustra in marmo con gradini in marmo sia per il presbiterio, sia per l’altare.

XIX  (modifiche intero bene)

Realizzazione, nell’ultimo decennio del secolo, delle decorazioni della volta e delle pareti della navata centrale. Gli ornati sono affidati a Giovanni Battista Longo, mentre la parte figurativa è eseguita da Paolo Emilio Morgari. Alla fine del secolo risale l’interessante facciata in stile neorinascimentale.

1823 - 1833 (modifiche intero bene)

Realizzazione nel 1823 del pavimento; la volta è fatta dipingere dal Tommaso Gaja di Valfenera; nel 1826 sono dipinte da Bossio di Asti le cappelle della Dottrina Cristiana, della Concezione e del Rosario e la facciata. Nel 1831 sono dipinti dallo steso Gaja il Sancta Sanctorum e il coro. Nel 1833 è aperta la porta che dalla sacrestia va verso l’esterno.

1882 - 1950 (ampliamento intero bene)

Allungamento dell’edificio di una campata nel 1882, per volontà del sacerdote Giovanni Battista Cortese: i lavori sono affidati all’ingegnere Giuseppe Villa. Nella relazione del 1883 la chiesa, seppur bella, risulta insufficiente a contenere la popolazione. L’altare maggiore è in marmo, di forma piramidale; è cinto da balaustra di marmo e il presbiterio è elevato di tre gradini dal piano della chiesa. Ci sono, poi, l’altare del Santo Rosario con cono sepolcrale di gesso, calce e mattoni; l’altare di Sant’Antonio da Padova, prima dedicato a San Filippo e San Francesco Saverio; l’altare dell’Ascensione di Gesù Cristo; l’altare dell’Immacolata Concezione. Con l’allungamento della chiesa si impone un restauro generale dell’interno: i lavori di decorazione, stuccatura, pittura, sistemazione degli altari, costruzione del pulpito, della tribuna e dell’organo si prolungano fino agli anni Cinquanta del Novecento.

1901  (costruzione organo)

Realizzazione dell’organo a canne, opera di Giuseppe Gandini di Varese, dotato di 27 registri, due manuali da 58 tasti e una pedaliera da 27 pedali, che viene collocato sulla tribuna della controfacciata.

1902 (?) - XX (modifiche intero bene)

Ricostruzione in marmo degli altari laterali del Sacro Cuore (prima dell’Ascensione), del Rosario e di San Giuseppe (prima di Sant’Antonio); costruzione di due nuovi altari nelle cappelle risultanti dall’allungamento della chiesa: l’uno dedicato alla Vergine Addolorata, l’altro a Sant’Antonio da Padova. Nel 1932, in occasione del Congresso Eucaristico Diocesano, si realizzano il tabernacolo di sicurezza e il ciborio in marmo decorato in bronzo. L’altare viene rivestito in marmo anche nella parte posteriore. Il disegno del tempietto si deve all’ingegnere Giuseppe Gallo di Torino e la posa in opera alla ditta Albino Bosco di Torino. Sulla parete sinistra dell’altare della Madonna Addolorata è collocato il battistero. La chiesa parrocchiale viene dotata di un proprio campanile soltanto nella seconda metà del secolo, per iniziativa del parroco don Fassone, su progetto di Frascaroli e ad opera dall’Impresa Torchio Pio; in precedenza si usava la torre medioevale del municipio.
Descrizione

La chiesa parrocchiale di Valfenera, intitolata ai Santi Bartolomeo e Giovanni, è proprietà del Comune di Valfenera in seguito alla donazione fatta dai Marchesi Saluzzo di Monesiglio e funziona da chiesa parrocchiale dal 25 giugno 1718. Al suo interno si presenta a pianta a navata unica coperta da volte a botte lunettate, orientata lungo l’asse est-ovest, dotata di sacrestia, campanile e cappella feriale, con sei cappelle laterali, in parte passanti; il presbiterio è rialzato di tre scalini rispetto all’aula liturgica, delimitato da balaustra marmorea e terminante con coro con stalli. L’altare maggiore settecentesco è in marmo, completo di tabernacolo, gradini con candelieri, ciborio e croce d’altare. La sacrestia è dotata di ingresso indipendente ed è collegata al presbiterio dal lato dell’Epistola; sempre dallo stesso lato è presente la cappella feriale del Crocifisso e l’imponente campanile novecentesco. Sul fianco destro dell’aula si trova il pulpito; l’accesso al sacro edificio avviene centralmente dalla facciata dopo aver superato una breve scalinata e una bussola lignea con soprastante tribuna per organo a canne; il fonte battesimale si colloca nella prima cappella a sinistra. La facciata neorinascimentale è intonacata, a salienti e ordini sovrapposti. La soluzione adottata è atipica per l’area e comprende un ordine inferiore composto da un basamento su cui poggiano 6 lesene reggenti trabeazione con intitolazione e frontone con timpano trapezoidale dove sono collocate sei lesene e cinque busti, all’interno di nicchie circolari. L’ordine superiore è scansito da quattro lesene reggenti trabeazione e frontone con timpano triangolare; fra le lesene è inserito un rosone decorativo all’interno di un riquadro. Le lesene presentano, dal basso verso l’alto, capitelli di tipo dorico, ionico e corinzio. Il portale di accesso, incorniciato da edicola con timpano triangolare, è tamponato da portone ligneo a due battenti. Il tetto è a falde con manto in coppi di laterizio. Dal profilo della copertura emerge la cella campanaria dell’antico campanile, con tetto a padiglione e croce di ferro sommitale, mentre in posizione laterale, indipendente dalla chiesa si erge l’imponente campanile novecentesco a pianta quadrata, in muratura di mattoni a vista.
Pianta
Pianta a navata unica, orientata lungo l’asse est-ovest, dotata di sacrestia, campanile e cappella feriale, con sei cappelle laterali, in parte passanti, e presbiterio rialzato di tre scalini rispetto all’aula liturgica, delimitato da balaustra marmorea e terminante con coro con stalli. L’altare maggiore settecentesco è in marmo, completo di tabernacolo, gradini con candelieri, ciborio e croce d’altare. La sacrestia è dotata di ingresso indipendente ed è collegata al presbiterio dal lato dell’Epistola; sempre dallo stesso lato è presente la cappella feriale del Crocifisso e l’imponente campanile novecentesco. Sul fianco destro dell’aula si trova il pulpito; l’accesso al sacro edificio avviene centralmente dalla facciata dopo aver superato una breve scalinata e una bussola lignea con soprastante tribuna per organo a canne; il fonte battesimale si colloca nella prima cappella a sinistra. L’illuminazione naturale è garantita da aperture rettangolari, sei nell’aula, sei nelle cappelle laterali a meridione, tre nel presbiterio, fra cui una semicircolare nel muro di fondo.
Facciata
Facciata neorinascimentale intonacata a salienti e ordini sovrapposti. La soluzione adottata è atipica per l’area e comprende un ordine inferiore composto da un basamento su cui poggiano 6 lesene reggenti trabeazione con intitolazione e frontone con timpano trapezoidale dove sono collocate sei lesene e cinque busti, all’interno di nicchie circolari. L’ordine superiore è scansito da quattro lesene reggenti trabeazione e frontone con timpano triangolare; fra le lesene è inserito un rosone decorativo all’interno di un riquadro. Le lesene presentano, dal basso verso l’alto, capitelli di tipo dorico, ionico e corinzio. Il portale di accesso, incorniciato da edicola con timpano triangolare, è tamponato da portone ligneo a due battenti.
Impianto strutturale
Struttura portante verticale composta da pilastri, paraste e pareti in muratura di mattoni intonacata, terminante in sommità con cornicione perimetrale su cui s’impostano le volte a copertura della navata che sono a botte lunettate con catene metalliche; le cappelle laterali, più basse rispetto alla navata, sono coperte da volte a botte, come a botte è la copertura della sacrestia mentre la cappella feriale è coperta da volta a botte con testa di padiglione. Il tetto è a falde con manto in coppi di laterizio. Dal profilo della copertura emerge la cella campanaria dell’antico campanile, con tetto a padiglione e croce di ferro sommitale, mentre in posizione laterale, indipendente dalla chiesa si erge l’imponente campanile novecentesco a pianta quadrata, in muratura di mattoni a vista.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (1970 (?))
Collocazione di altare a tavolo volto a popolo con angeli dorati in posizione centrale e ambone ligneo in posizione laterale.
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