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Montafia
Asti
chiesa
parrocchiale
Santi Martino e Dionigi
Parrocchia di S. Dionigi
Pianta; Facciata; Impianto strutturale
presbiterio - aggiunta arredo (1970 (?))
1559 - 1700(preesistenze intorno); 1700 - 1729(costruzione intero bene); 1737 - 1737(descrizione intero bene); 1745 - 1745(modifiche navata laterale); 1765 - 1765(intitolazione intero bene); XIX - XIX(modifiche intero bene); XIX - XIX(modifiche intero bene); 1900 - 1900(descrizione intero bene); 1905 - 1906(restauro intero bene); 1935 - 1935(modifiche presbiterio); 1950 (?) - 1950 (?)(intitolazione navata laterale); 1960 - 1960(modifiche facciata); 1972 - 1979(restauro intero bene); 1986 - 1986(passaggio di proprietà intero bene); 1988 - 1989(restauro intero bene); 1990 - 1990(restauro facciata); 1994 - 2010(restauro controfacciata); 2002 - 2002 (?)(restauro intero bene); 2009 - 2010(restauro copertura)
Chiesa dei Santi Martino e Dionigi
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa dei Santi Martino e Dionigi <Montafia>
Altre denominazioni Chiesa di San Dionigi
Ambito culturale (ruolo)
maestranze piemontesi (costruzione)
Notizie Storiche

1559 - 1700 (preesistenze intorno)

Precedente chiesa di San Giovanni situata nei pressi del castello distrutta nel 1559 insieme al castello come ricorda la pietra papale a destra entrando nell’attuale chiesa. Nel 1578 il tempio viene ricostruito dalle fondamenta e dedicato alla Vergine Madre di Dio dall’ambasciator Ottavio di Santa Croce per decreto del Sommo Pontefice Gregorio XIII e perdura fino al 1700.

1700 - 1729 (costruzione intero bene)

Costruzione della chiesa attuale agli inizi del 1700 e officiata a partire dal 1729; intitolazione a San Martino. La costruzione avviene in parte a spese della comunità e in parte con il concorso della principessa Irene Delfina Francavilla, allora proprietaria del castello.

1737  (descrizione intero bene)

Descrizione, dalla visita pastorale del vicario delegato Bernardino Icardi, del 1737, come nuova chiesa ben costruita e di forma molto elegante, con il suo campanile munito di due campane. Sempre nello stesso verbale vengono menzionati i “maestri comacini” che costruiscono e adornano i quattro altari laterali, in stucco, dedicati alla Madonna del Rosario, a Santa Margherita da Cortona, a Sant’Antonio da Padova e a San Sebastiano.

1745  (modifiche navata laterale)

Installazione del gruppo scultoreo della Madonna del Rosario di legno dorato, che arriva a Montafia da Torino.

1765  (intitolazione intero bene)

Approvazione, da parte del vescovo Paolo Maurizio Caissotti, dell’elezione a patrono di San Dionigi Areopagita in data 15 giugno.

XIX  (modifiche intero bene)

Lavori, eseguiti dal capomastro Antonio Gobbi nel 1824, che mettono in comunicazione la chiesa con il campanile che si trova ad est dell’abside maggiore. Intorno al 1830 l’altare maggiore e la balaustra, che delimita il presbiterio, risultano di legno e tutti in pessimo stato, tanto da dover essere ricostruiti. Nel 1832 è realizzata l’elegante balaustra in pietra di Gassino dal marmorino Biagio Sartorelli di Bagnasco, frazione di Montafia, discendente da una famiglia di scalpellini originari di Saltrio (Varese). Attribuibile sempre ai Sartorelli è l’acquasantiera, di arenaria, a sinistra dell’ingresso. L’altare maggiore è ricostruito nel 1837 in muratura con decorazione in finto marmo, dallo stuccatore comasco, di Rancio, Domenico Tabacchi, discendente da una stirpe di stuccatori lombardi che già nel Settecento lavoravano in Puglia e Lucania; il tabernacolo, in marmo, fa corpo unico con l’altare. Sopra l’altare si trova il baldacchino di legno, verniciato e dorato, di forma quadrata.

XIX  (modifiche intero bene)

Il fonte battesimale, che si trova a destra dell’ingresso, risulta in costruzione, nella visita del vescovo Lobetti del 1839; è realizzato da uno stuccatore che riprende le caratteristiche dell’altare maggiore. Alla fine dell’Ottocento tutte le pitture parietali della chiesa sono restaurate dal professor Ovidio Fonti di Miglieglia (Canton Ticino), insegnante alla Regia Accademia Albertina di Torino.

1900  (descrizione intero bene)

Descrizione della chiesa agli inizi del Novecento con pareti che si presentano alquanto umide; le colonne sono marmorizzate le pareti semplicemente dipinte. Il pavimento, in parte in mattonelle, in parte in quadrelle di cemento, è un po’ umido. Il tetto internamente è di mattoni a volta, esternamente a tegole: è in buono stato. Ci sono tredici finestre con relative vetrate in buono stato. Al fondo della chiesa si trova la tribuna che serve per i cantori. Ci sono, inoltre, due coretti uno dal lato dell’Epistola, l’altro dal lato del Vangelo; questi coretti fanno parte della casa parrocchiale e comunicano con la chiesa attraverso finestre munite di vetrate. Il coro è di forma rettangolare. C’è la sacrestia con pavimento sano di cemento.

1905 - 1906 (restauro intero bene)

Restauro.

1935  (modifiche presbiterio)

Collocazione di tabernacolo per l’altare maggiore a chiusura dell’anno giubilare offerto dalla Sig.ra G. Zucca e inaugurato dal Can. Ponzio.

1950 (?)  (intitolazione navata laterale)

Intitolazione dell’altare di San Sebastiano al Sacro Cuore di Gesù.

1960  (modifiche facciata)

Rifacimento della facciata con sopraelevazione in muratura.

1972 - 1979 (restauro intero bene)

Riparazione del tetto con sostituzione di piccola e media orditura e canali di raccolta e scolo di acqua piovana. Adeguamento dell’impianto di riscaldamento alle nuove disposizioni di legge e rifacimento dell’impianto di illuminazione.

1986  (passaggio di proprietà intero bene)

Passaggio dal patrimonio dell’ente Chiesa Parrocchiale dei Santi Martino e Dionigi a quello dell’ente Parrocchia di S. Dionigi per D.M.I. in data 7/11/86 pubblicato sulla G.U. del 24/11/86 n. 273 ai sensi e per gli effetti della Legge 222/85.

1988 - 1989 (restauro intero bene)

Restauro della decorazione pittorica ad opera di Baffoni Enrico di Borgaro Torinese.

1990  (restauro facciata)

Restauro della facciata.

1994 - 2010 (restauro controfacciata)

Restauro dell’organo ad opera degli organari F.lli Marin di Lumarzo. Regolare esecuzione attestata nel 2010.

2002 - 2002 (?) (restauro intero bene)

Restauro dei prospetti esterni.

2009 - 2010 (restauro copertura)

Restauro della copertura, intervento realizzato con il contributo CEI 8X1000 alla Chiesa Cattolica.
Descrizione

L’attuale chiesa parrocchiale di Montafia viene realizzata a partire dagli inizi del Settecento e officiata a partire dal 1729 con intitolazione a San Martino. La costruzione avviene in parte a spese della comunità e in parte con il concorso della principessa Irene Delfina Francavilla, proprietaria del castello. Nel 1765 viene acquisito anche il titolo di San Dionigi. Si presenta al suo interno a tre navate, delle quali quella centrale voltata a botte con lunette e terminante con presbiterio quadrangolare con coro con stalli voltato a vela; le navate laterali, più basse, sono voltate a crociera; vi sono quattro altari laterali in stucco intitolati a: Madonna del Rosario, con quindici bassorilievi; Santa Margherita da Cortona; Sant’Antonio Abate; Sacro Cuore di Gesù (prima San Sebastiano). Il presbiterio comunica con la sacrestia e con la canonica dalla quale si accede al campanile a pianta quadrata. La facciata risulta intonacata e dipinta, a due ordini orizzontali, tripartita verticalmente da lesene che sorreggono la trabeazione sormontata da due attici ottocenteschi che occultano le falde dei tetti delle navatelle che lasciano spazio al cleristorio per illuminare naturalmente l’interno del sacro edificio. La facciata nel secondo ordine si conclude con frontone con timpano triangolare che conserva al centro un fregio di stucco. I restanti prospetti della chiesa e il campanile sono in muratura di mattoni a vista.
Pianta
Pianta a tre navate che si sviluppano in tre campate; la navata centrale termina con presbiterio quadrangolare e coro con stalli; l’altare maggiore con ciborio con soprastante baldacchino si presenta con portine laterali; il presbiterio è sopraelevato di uno scalino rispetto all’aula liturgica. Il sacro edificio è ancora dotato di pulpito ligneo. L’accesso alla chiesa avviene da bussola lignea con soprastante cantoria con organo a canne; entrando sulla sinistra si trova in una nicchia la statua della Madonna Addolorata e all’inizio della navata laterale si trova il fonte battesimale, a seguire l’altare di Santa Margherita da Cortona e a conclusione della navata l’altare della Madonna del Rosario; entrando sulla destra, all’inizio della navata laterale, si trova l’accesso alla cantoria, a seguire l’altare dedicato a Sant’Antonio Abate e a conclusione della navata l’altare al Sacro Cuore di Gesù, prima intitolato a San Sebastiano. Il presbiterio comunica con la sacrestia e con la canonica dalla quale si accede al campanile a pianta quadrata.
Facciata
Facciata a due ordini, intonacata e dipinta, scandita dalla presenza di lesene singole e binate che sorreggono un’alta e continua trabeazione sulla quale s’impostano gli attici, che nascondono le falde delle cappelle laterali; la trabeazione reca la scritta “Venite al signore con canti di gioia”; le lesene proseguono nel secondo ordine, corrispondente per sviluppo alla navata centrale, fino alla trabeazione con soprastante frontone con timpano triangolare con al centro un fregio in stucco. L’unico accesso in facciata è posto centralmente, evidenziato da cornice mistilinea e sormontano nel secondo ordine da una finestra circolare anch’essa incorniciata.
Impianto strutturale
Struttura verticale composta da pilastri, paraste e pareti in muratura di mattoni sulla quale s’impostano orizzontamenti a volta; le volte delle navate laterali sono a crociera con incatenamenti metallici e hanno un’imposta molto più bassa delle volte a copertura della navata centrale che sono a botte con lunette; il presbiterio è coperto da volta a vela; questa differente altezza tra le navate lascia spazio al cleristorio che illumina naturalmente gli spazi interni e la cui presenza è sottolineata dal ricco cornicione perimetrale a ballatoio. La sacrestia è coperta da volta a padiglione così come i locali dell’adiacente canonica che si trovano al piano. La copertura è a falde con orditura lignea e manto in coppi di laterizio. Il campanile a pianta quadrata in muratura di mattoni a vista si sviluppa in basamento, due piani di torre con orologio, cella campanaria e termina con cornicione decorato da mensoline, con ballatoio e con pinnacoli, sul quale s’imposta l’alta guglia piramidale sommitale con timpani triangolari.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (1970 (?))
Collocazione di leggio ligneo in posizione avanzata rispetto all’altare a tavolo volto a popolo che è in legno su predella lignea con formella decorativa rappresentante Gesù nell’atto di spezzare il pane; la sede è costituita da tre sedute poste su predella in legno collocate davanti all’altare maggiore.
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