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beni culturali della Chiesa cattolica
edilizia di culto
restauro
adeguamento liturgico
Ville San Sebastiano
Borgomaro
Albenga - Imperia
chiesa
sussidiaria
Santi Nazario e Celso
Parrocchia di Santi Nazario e Celso
Pianta; Elementi decorativi; Facciata; Campanile; Pavimenti e pavimentazioni; Coperture
nessuno
XI sec - XIII sec(costruzione intero bene); 1490 - 1490(distruzione intero bene); 1498 - 1498(riedificazione intero bene); XVI sec - XVI sec(realizzazione sacrestia); 1585 - 1586(citazione intero bene); XVII sec - XVII sec(adeguamento intero bene); 1638 - 1638(consacrazione intero bene); XVIII sec - XVIII sec(aggiornamento intero bene); 1875 - 1875(restauro portale); 1942 - 1942(interdizione intero bene); 1944 - 1944(danneggiamento intero bene); 1951 - 1951(benedizione intero bene); 1955 - 1955(ristrutturazione intero bene); 1969 - 1971(restauro intero bene); 1973 - 1974(restauro intero bene); 1997 - 2003(restauro intero bene); 2004 - 2004(restauro intero bene); 2009 - 2010(restauro campanile)
Chiesa dei Santi Nazario e Celso
Tipologia e qualificazione chiesa sussidiaria
Denominazione Chiesa dei Santi Nazario e Celso <Ville San Sebastiano, Borgomaro>
Ambito culturale (ruolo)
maestranze liguri (costruzione)
Notizie Storiche

XI sec - XIII sec (costruzione intero bene)

E' stato ipotizzato che l'edificio sia sorto sul sedime di un impianto altomedievale. In ogni caso, si riconoscono strutture murarie ascrivibili al XI secolo nel tratto basamentale del campanile e nel muro perimetrale sul lato nord.

1490  (distruzione intero bene)

La chiesa viene distrutta da un incendio.

1498  (riedificazione intero bene)

Comincia la riedificazione della chiesa, per volere della comunità del Maro e con il sostegno finanziario, nei primi anni del XVI secolo, di Renato di Savoia, il cui stemma è scolpito sull’architrave del portale meridionale.

XVI sec  (realizzazione sacrestia)

Negli anni Trenta del '500 l'intervento di Renato di Savoia consente lavori di ristrutturazione ed abbellimento, tra i quali la realizzazione dell'edificio della sacrestia.

1585 - 1586 (citazione intero bene)

La visita apostolica del 1585 trova la chiesa, con tre altari, in ordine, ad eccezione della sacrestia umida e col pavimento rovinato. L'edificio è affiancato anche dalla canonica.

XVII sec  (adeguamento intero bene)

Agli inizi del '600 la chiesa viene ristrutturata per adeguarla ai canoni tridentini.

1638  (consacrazione intero bene)

10 agosto 1638: Il vescovo Costa celebra la consacrazione della nuova chiesa.

XVIII sec  (aggiornamento intero bene)

Nel corso del '700 vengono probabilmente rifatte le volte a vela delle absidi laterali e viene aggiornato l'altare maggiore.

1875  (restauro portale)

Viene restaurato il portale della facciata.

1942  (interdizione intero bene)

La chiesa viene utilizzata come alloggio di militari e viene interdetta al culto a seguito dell'uccisione di un soldato al suo interno.

1944  (danneggiamento intero bene)

18 novembre 1944: L'edificio viene danneggiato dall'esplosione della polveriera del Maro.

1951  (benedizione intero bene)

Dopo una sommaria ristrutturazione, la chiesa viene ribenedetta e riaperta al culto.

1955  (ristrutturazione intero bene)

Il Genio Civile di Imperia coordina gli interventi per riparare i danni bellici e risanare le coperture.

1969 - 1971 (restauro intero bene)

Una campagna di restauro comporta il rifacimento del tetto, il recupero delle arcate ogivali tardo medievali a fasce bianche e nere, la demolizione del pulpito, dei pilastri e di alcuni apparati decorativi barocchi. Vengono disintonacate le strutture romaniche del campanile e del muro del perimetro della chiesa.

1973 - 1974 (restauro intero bene)

Con la collaborazione della popolazione locale, il recupero del complesso religioso prosegue con la posa del nuovo pavimento, la costruzione dell'acquedotto e dell'impianto elettrico, la riparazione della canonica.

1997 - 2003 (restauro intero bene)

Nuovi lavori (Aut. Sopr. del 20.08.1997) comportano la manutenzione del tetto, il restauro dell’apparato decorativo, la rimozione della tinta a calce applicata sulle volte nel 1970, il recupero del portale in facciata con il recupero del disegno a motivo floreale che riporta la data 1875.

2004  (restauro intero bene)

15 gennaio 2004: Il monastero diventa sede della comunità monastica benedettina intitolata ai santi Nazario e Celso. I monaci si impegnano in nuovi restauri degli interni e degli esterni degli edifici.

2009 - 2010 (restauro campanile)

Viene restaurato il campanile (Aut. Sopr. del 5.07.2007).
Descrizione

La chiesa dei Santi Nazario e Celso sorge nel territorio comunale di Borgomaro (IM), in posizione baricentrica tra gli abitati di Maro Castello, Borgomaro e Ville San Sebastiano. Gli edifici della chiesa e del monastero benedettino si trovano in un sito appartato tra colline coperte di oliveti a terrazze; lo stesso monastero possiede ancora un cospicuo patrimonio fondiario. Nazario e Celso è la chiesa matrice di molte parrocchie della valle del Maro. Della chiesa altomedievale non rimane nessuna traccia nell’edificio attuale. Oltre al portale in facciata, la chiesa ha un accesso laterale a sud, con un grande portico e con un portale in pietra non datato; sull’architrave si trovano il monogramma di Cristo, l’Agnus Dei e lo stemma di Renato di Savoia, che lo data ai primi del '500. Lo stesso nome è riportato sull’architrave che si trovava all’ingresso della sacrestia, ora murato nella navata sinistra. Le trasformazioni barocche hanno allungato e ampliato la zona presbiteriale, creato le cappelle laterali del transetto e inserito le volte nella navata centrale e in quelle laterali. L’impianto dell'interno rimane tardomedievale, caratterizzato dal colonnato in pietra nera e dalle relative arcate a sesto acuto.
Pianta
La chiesa è a pianta basilicale a tre navate. Presenta un piccolo transetto in corrispondenza di due cappelle laterali, adiacente al presbiterio, orientato a ovest. Gli spazi sono conclusi da volte a vela nella navata centrale e volte a crociera in quelle laterali.
Elementi decorativi
L’interno è scandito da quattro coppie di colonne in pietra nera, con capitelli a croquet con protomi, riccioli e foglioline. Gli archi ogivali che collegano le colonne sono segnati da fasce bianche e nere. Dell'apparato decorativo della chiesa medievale e rinascimentale sono sopravvissuti i portali con i relativi architravi scolpiti e l’affresco quattrocentesco, sul fondo della cappella che conclude la navata sinistra, che raffigura la Madonna del Latte in trono, con ai suoi lati sei santi. Datato al 1530 è un tabernacolo in pietra nera, che si trova sul fianco destro dell’altare e ricorda il parroco Giovanni Battista Lascaris dei Signori di Lucinasco. Con i rifacimenti barocchi sono state introdotte le finestre a lobi, gli altari in marmi policromi, le balaustre curvilinee che definiscono la zona presbiteriale. L'altare maggiore settecentesco è stato riferito, per materiali e stile, all'ambito piemontese. Anche gli altari laterali presentano materiali e modelli stilistici riferibili alla fine del '600 e al pieno del XVIII secolo.
Facciata
La facciata è a capanna spezzata. Il rosone che, originariamente, doveva aprirsi al di sopra del portale è stato trasformato nel ‘600 in una finestra quadrilobata. Altre due piccole finestrelle circolari sono state aperte nelle ali. Il portale di ingresso in pietra nera ha ai lati colonnine tortili a sottolinearne la leggera strombatura; presenta nell’architrave un’epigrafe scolpita con la data del 13 ottobre 1498, attestante la ricostruzione della chiesa per volontà della comunità del Maro. Il bassorilievo soprastante raffigura al centro il Signum Christi, sorretto da due angeli, e ai lati l’Annunciazione.
Campanile
Il campanile a pianta quadrata conserva nella parte basamentale le strutture più antiche dell’impianto romanico. Si presenta come un elemento non coerente con la ricostruzione tardo medievale, avendo un modesto sviluppo in altezza. Appare sproporzionato anche in relazione alla trasformazione barocca. E’ stato ipotizzato che, a seguito forse di un evento sismico, sia avvenuto un crollo, e sia stato così deciso, durante la ricostruzione, di limitarne l’altezza per favorirne la stabilità. E’ composto da tre moduli, di cui solamente due esterni al nucleo dell’edificio, divisi da una cornice marcapiano. La parte contenente la cella campanaria è decorata a costolonature sporgenti negli angoli ed è sormontata da una cuspide piramidale.
Pavimenti e pavimentazioni
Il pavimento è stato restaurato "alla genovese" in ardesia e tozzetti in marmo bianco.
Coperture
Il manto delle coperture è in lastre di ardesia.
Adeguamento liturgico

nessuno
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