chiese italiane censimento chiese edifici di culto edifici sacri beni immobili patrimonio ecclesiastico beni culturali ecclesiastici beni culturali della Chiesa cattolica edilizia di culto restauro adeguamento liturgico Aurigo Albenga - Imperia chiesa parrocchiale Natività di Maria Vergine Parrocchia di Natività di Maria Vergine e San Bernardo Pianta; Elementi decorativi; Facciata; Arredi; Coperture; Pavimenti e pavimentazioni; Campanile nessuno XIV sec - XIV sec(costruzione intero bene); XV sec - XV sec(citazione intero bene); 1664 - 1664(erezione a parrocchia intero bene); 1685 - 1710(ricostruzione intero bene); 1712 - 1712(decorazione intero bene); 1715 - 1716(realizzazione sacrestia); 1722 - 1722(realizzazione pulpito); 1769 - 1769(realizzazione campanile); 1769 - 1791(decorazione intero bene); 1792 - 1792(realizzazione facciata); 1822 - 1838(realizzazione statue); 1887 - 1887(danneggiamento intero bene); 1910 - 1914(realizzazione grotta); 1911 - 1951(acquisto organo); 1964 - 1964(restauro orchestra); 1970 - 1971(restauro intero bene); 1988 - 1992(restauro campanile e facciata); 1989 - 1998(automazione campane); 2001 - 2001(restauro cappella); 2008 - 2008(restauro portoni); 2020 - 2020(restauro copertura)
Chiesa della Natività di Maria Vergine
Tipologia e qualificazione
chiesa parrocchiale
Denominazione
Chiesa della Natività di Maria Vergine <Aurigo>
Ambito culturale (ruolo)
maestranze liguri (costruzione)
Notizie Storiche
XIV sec (costruzione intero bene)
Strettamente connessa con la nuova sede paesana così come Sant'Andrea lo è con quella antica, la cappella (poi chiesa) dedicata al titolo della Natività di Maria Vergine potrebbe essere stata costruita nel XIV secolo in connessione con l'aumento della popolazione stabilitasi ai piedi del castello dei Ventimiglia.
XV sec (citazione intero bene)
Le prime notizie datano alla seconda metà del Quattrocento quando il luogo di, culto fu trasformato in chiesa vera e propria «capace del gregge, adornata di supellettile, in una sol nave et ala con choro a levante e faccia a ponente» illuminata da un cupolotto «di mediocre misura sotto di cui nel mezzo risiede riverente tabernacolo» La data di conclusione dei lavori di rifacimento, con tutta probabilità, era quella scolpita sull’architrave o Jesus della porta laterale: 1485, mentre alla stessa fase apparteneva senza dubbio l’episodio decorativo più importante del monumento ovvero la cappella (laterale?) «vagamente dipinta con antica cuba da nere colonne sostenuta» fatta realizzare e finanziata dai Conti di Ventimiglia secondo l’«inscrittione» campeggiante «nel frontispicio: Hoc opus fecit fieri S[pectabilis] Dominus] Raphael Comes Vintimilii. 1476»" a rammentare una precisa volontà mecenatizia.
1664 (erezione a parrocchia intero bene)
La chiesa diventa parrocchiale
1685 - 1710 (ricostruzione intero bene)
Nel 1685 le muraglie del coro diedero segni di cedimento e si cominciò a pensare ad una ricostruzione ex novo dell’edificio le cui dimensioni andavano fra l’altro adeguate all’accresciuto numero della popolazione. Passarono tuttavia quindici anni prima che il parroco don Antonio Rolando riuscisse ad incanalare gli sforzi dell’intera collettività aurighese ideando «la grande e coraggiosa impresa di ricostruire ed ampliare la chiesa parrocchiale nelle linee architettoniche attuali»”.
Il 18 dicembre 1700 si dà inizio alla ricostruzione della chiesa su progetto di Giacomo Filippo Marvaldi che sarà inaugurata il 19 giugno 1710 dal reverendo Giacomo Antonio Pellegrino.
1712 (decorazione intero bene)
Decorazione interna a stucco ad opera di Giacomo Filippo Marvaldi e Giacomo Melisano
1715 - 1716 (realizzazione sacrestia)
La sacrestia venne terminata nel 1715-16 e fu in tale circostanza che scomparvero gli ultimi resti visibili della vecchia chiesetta medievale.
1722 (realizzazione pulpito)
Il pulpito viene eseguito nel 1722 da Domenico Pellegrino con inserto pittorico del Gandolfo.
1769 (realizzazione campanile)
Furono costruiti il campanile sul fianco a levante affidato ai mastri Francesco Amerio e Gio Batta Pellegrino e l’altare maggiore in marmo e stucco frutto di successivi apporti creativi di Filippo Marvaldi (stucco) e Giuseppe Defferrari (marmo) integrati da Casabella nel 1782 (ricostruzione della parte in stucco dell’altare).
1769 - 1791 (decorazione intero bene)
La linea coroplastica generale è ottenuta dai successivi contributi di alcuni fra i più noti stuccatori attivi nella valle: lo stesso capo d’opera con Giacomo Melissano nel 1710-12, poi Filippo Marvaldi nel 1769 per la zona presbiteriale; il lombardo Gio Andrea Casella nel 1780 per vani laterali e fronte del Sancta Sanctorum; i lucinaschesi Lorenzo Abbo e Lorenzo Acquarone con Pietro Milanese” nel quinquennio 1787-1791 per interventi diversi nei sottarchi di alcune cappelle stucchi di Filippo Marvaldi nella zona presbiteriale
1792 (realizzazione facciata)
Nell’estate del 1792 fu terminata la facciata neoclassica a timpano triangolare retto da coppie di lesene lisce a capitelli corinzi
1822 - 1838 (realizzazione statue)
Episodi scultorei e d’intaglio recano i primi decenni dell'Ottocento: dalle statue processionali dell'Addolorata (1822) e di San Paolo (1826) al coro dell’onegliese Prospero Amoretti terminato nel 1838".
1887 (danneggiamento intero bene)
A causa dei danni molto gravi provocati dalla scossa tellurica del febbraio 1887, l’intera volta crollò e si temette per la stabilità complessiva dell’edificio, ma sotto il pungolo dell’arciprete Belgrano e di frate Angelo Maria Boero iniziarono immediati interventi di restauro ed il 1° novembre dello stesso anno la chiesa veniva nuovamente riaperta al culto.
1910 - 1914 (realizzazione grotta)
In un vano adiacente all'aula ecclesiale e con questa comunicante don Bruna faceva realizzare fra il 1910 ed il 1914 la grotta di Lourdes”: un'iniziativa devozionale del tutto rispettosa dell'integrità stilistico-formale dell’edificio sacro.
1911 - 1951 (acquisto organo)
L'organo, un poderoso strumento costruito dalla ditta Marelli nel 1911 per la collegiata di San Siro a San Remo fu acquistato dalla fabbriceria aurighese nel 1948 ed opportunamente adattato dagli organari Parodi e Marin di Bolzaneto, fu inaugurato il 18 marzo 1951 con un concerto di Carmelo Lamboglia che ne aveva favorito il trasferimento.
1964 (restauro orchestra)
La Parrocchia riceve dalla prefettura di Imperia un contributo per il riattamento del vano di accesso al locale uso orchestra.
1970 - 1971 (restauro intero bene)
Lavori di restauro consistenti nel rifacimento del pavimento in pietra nera e tozzetti di marmo bianco; realizzazione di impianto elettrico e di amplificazione sonora, realizzazione di impianto di riscaldamento ad aria, ripresa degli intonaci e degli stucchi, realizzazione di zoccolatura in marmo verde, consolidamento del coro, tinteggiatura pareti e soffitto
1988 - 1992 (restauro campanile e facciata)
In seguito ad un’ordinanza dell’Amministrazione comunale, per tutela della pubblica incolumità, sono state eseguite opere di restauro e manutenzione al campanile e alla facciata.
1989 - 1998 (automazione campane)
Viene realizzato l’impianto di automazione delle campane rifatto poi nel 1998.
2001 (restauro cappella)
Restauro pittorico della cappella laterale raffigurante la Madonna tra Angeli, S. Luca, S. Giovanni Battista e S. Vincenzo Ferreri.
2008 (restauro portoni)
Restauro dei due portoni in legno intarsiato.
2020 (restauro copertura)
A seguito dell’ondata di maltempo del 02/10/2020 in data 07/10/2020 è stata inviata alla Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio delle Province di Imperia e Savona, ai sensi dell’articolo 27 del D. lgs. n.42 del 2004, comunicazione degli interventi in situazione di urgenza; si è dato avvio ad un intervento di manutenzione straordinaria di parte della copertura mediante la posa di parte del manto in tegole marsigliesi, la ricostruzione della gronda di ardesia e la posa dei canali di raccolta delle acque con innestati i pluviali per il convogliamento a terra nelle condotte pubbliche.
Descrizione
L'edificio è collocato all'estremo margine del poggio su cui è sito il borgo, in posizione opposta rispetto al castello, con facciata a nord e abside a sud.
L'interno si contraddistingue per la dimensione ariosa degli spazi, con cappelle ampie, il tutto ritmato da decorazioni a stucco di gusto tardobarocco, ad opera di Gio Andrea Casella, caratterizzate da un originale cromatismo che abbina il verde, il bianco ed il rosa. Nel complesso, l'edificio conserva al proprio interno opere di pregio e valore: dal crocifisso ligneo collocato nella cappella Bruna, agli affreschi della cappella battesimale, le statue lignee policrome dei patroni -San Paolo e la Madonna Addolorata - e le tele che adornano le cappelle laterali e l'abside.
Pianta
L’edificio internamente è composto da un’aula rettangolare con gli angoli smussati e da un ampio presbiterio sempre rettangolare, concluso da un’abside semicircolare; quattro cappelle poco profonde si aprono ai lati dell’aula, simmetricamente disposte due per parte, mentre nei raccordi angolari sono ricavate quattro nicchie.
Elementi decorativi
Lo spazio nell’aula è scandito dagli archi delle cappelle, sostenuti da lesene con capitello composito, ed unificato dal cornicione dentellato che risvolta anche nel presbiterio, dove due archi ciechi continuano la scansione spaziale dell’aula e rendono più ampio l’ambiente, concluso in alto dalla volta a botte lunettata alla base della quale, sia nell’aula che nel presbiterio, si aprono ampie finestre. Gli angoli dell’aula sono resi concavi dall’architetto mediante l’uso di paraste composite digradanti, terminanti nelle nicchie, determinando rispetto agli schemi paterni un’articolazione formale inedita. L’interno è tutto riccamente decorato da stucchi, modellati in volute vegetali, fiori, pellaccette e motivi a grottesche, che ornano le lesene, incorniciano le nicchie per statue, abbelliscono le cappelle, in contrasto con la volta che è priva di ornamenti. Oltre a minime tracce murarie (con residui di decorazione affrescata) inglobate nelle strutture attuali, della vecchia chiesa aurighese sussistono soltanto alcuni oggetti d’arte di buona qualità opportunamente salvati e riutilizzati nell’ornamentazione dell’edificio barocco: il magnifico Crocifisso ligneo del 1576 appartenente alla cappella dei Bruna", il gruppo marmoreo della Madonna col Bambino sistemato in una nicchia sovrastante il portone d’accesso”, la statua policroma e dorata della Vergine del Rosario adattata all'omonimo altare, pezzi, tutti, esemplarmente significativi, pur a diverso livello qualitativo, d’una cultura scultorea tardo rinascimentale e protobarocca locale in linea di massima poco conservatasi nel concreto. Alla chiesa vecchia apparteneva anche la tela della Madonna del Carmine coi Santi Rocco, Sebastiano e Francesco risalente alla prima metà del XVII secolo; la grande tela absidale rappresentante la Nascita della Vergine Maria fu terminata da Bernardo Costa d’Alassio nel 1780 ed inserita nella cornice appositamente stuccata dal Casella”.
Facciata
La facciata di stile neoclassico è ornata da due coppie di paraste binate di ordine gigante dall’alto basamento e con capitello composito, sormontate da un timpano triangolare ornato da volute vegetomorfe. Al di sopra del portone si apre una nicchia contenente la statua della Madonna col Bambino, mentre nella parte alta della facciata si apre una finestra ad arco. I restanti prospetti, caratterizzati da alti contrafforti in corrispondenza dell’aula, sono in muratura in pietra a vista.
Arredi
Nella prima metà del Seicento la chiesa aveva cinque altari: il maggiore la cui cura era stata affidata alla massaria del Corpus Domini, quello del Crocifisso sostenuto da legati della famiglia Bruna, quello di San Sebastiano sostenuto da legati della famiglia Drago, quello di San Giovanni Battista sostenuto da legati della famiglia Dell’Erba e infine quello del Rosario, il più importante, fastoso e venerato fatto oggetto di pii lasciti da parte dei Conti di Ventimiglia, degli Aicardi, dei Pellegrino, dei Ferrari, dei Gazzelli, dei Bruna". L’interno della parrocchiale d’Aurigo si presenta, almeno fino alla sommità del cornicione, in quello che doveva essere il suo aspetto originario frutto di diversi interventi decorativi, se si eccettua la scomparsa, avvenuta in epoca alquanto recente, delle mense in stucco già esistenti nelle due cappelle più vicine all'entrata e motivata in primo luogo dalle pessime condizioni di conservazione. In tale cornice si inseriscono gli altari: il maggiore in marmo e stucco (frutto di successivi apporti creativi di Filippo Marvaldi e Giuseppe Defferrari nel 1769” integrati dal Casabella nel 1782) e i due laterali gemelli in marmo «mischio venato» piemontese (entrambi dovuti al già citato Casabella e datati al 1786-1789).
Coperture
La copertura dell’edificio è costituita da una struttura in legno in appoggio sulla volta con tavolato e listelli; il manto di copertura è in tegole marsigliesi con abbadini di gronda perimetrali a giunti sovrapposti.
Pavimenti e pavimentazioni
Il pavimento è in ardesia con tozzetti di marmo bianco.
Campanile
Posto sul lato sinistro posteriore, il campanile a base quadrata è diviso in due ordini dei quali quello inferiore è in pietra faccia a vista mentre quello superiore è intonacato. Gli spigoli sono delineati da lesene angolari che terminano in un ampio cornicione modanato il quale percorre tutto il perimetro del campanile. Esso termina in una cupola che si imposta su un tamburo circolare.