chiese italiane censimento chiese edifici di culto edifici sacri beni immobili patrimonio ecclesiastico beni culturali ecclesiastici beni culturali della Chiesa cattolica edilizia di culto restauro adeguamento liturgico Sardara Ales - Terralba chiesa sussidiaria Santa Maria Aquas Parrocchia di Beata Vergine Assunta Impianto strutturale; Struttura; Elementi decorativi; Coperture; Pavimenti e pavimentazioni; Elementi decorativi presbiterio - intervento strutturale (1990) X sec - XIV sec(preesistenze nucleo originario); 1625 - 1761(costruzione nucleo originario); 1927 - 1928(ricostruzione intero bene); 1956 - 1984(restauro intero bene); 1980 - 1991(restauro intero bene)
Chiesa di Santa Maria Aquas
Tipologia e qualificazione
chiesa sussidiaria
Denominazione
Chiesa di Santa Maria Aquas <Sardara>
Altre denominazioni
Chiesa di Santa Mariaquas Chiesa di Santa Maria Acquas
Ambito culturale (ruolo)
maestranze sarde (costruzione)
Notizie Storiche
X sec - XIV sec (preesistenze nucleo originario)
L'attuale impianto è il risultato dell'ampliamento e rimaneggiamento, di quello sorto probabilmente intorno all'anno Mille, che doveva essere il nucleo religioso della villa medievale di Santa Maria de is Aquas, documentata nel 1388 e sorta nella località romana di Aquae Neapolitanae, che prese il nome dalle acque termali, che tutt'ora sono le più conosciute in Sardegna, sfruttate per soggiorni di benessere e terapeutici.
1625 - 1761 (costruzione nucleo originario)
(…) fu fabbricata la prima chiesetta distinta dal locale del Bagno, certo prima del 1625. Infatti nel libro dei defunti di Sardara il 18 febbraio del 1627 è registrata la morte di un certo "Sisto stranger (straniero)" che era "eremitan de Santa Maria Aquas".
Al tempo del Rettore Maràcciulu, o come si firmava lui Juan Gavino Murrucciulu de Sasser, il nobile Don Giuseppe Concu, cura maior, nel 1761 fece una relazione a Mons. PiIo nella quale è detto. "Alla Chiesa rurale di Santa Maria Aquas si porta la statua dalla parrocchia in processione nell'antivigilia e (nel giorno della festa) si fa ivi pure una processione e Vespri. In qualche anno si fa anche sermone, e concorre gente da vari paesi, senza che vi succeda né rissa né dispute. La chiesa della Vergine delle Acque non ha dote. Si mantiene di limosina, governata da un mirador. È decente perché è chiesa dimolta divozione e generose limosine".
(tratto da Memorie del passato - Appunti di storia diocesana, Mons. Severino Tomasi, 1997
1927 - 1928 (ricostruzione intero bene)
Un incendio nella notte tra il 19 e il 20 settembre 1927 ridusse la chiesa di Santa Maria Aquas in un cumulo di ceneri e di macerie. Fu allora che i Sardaresi, animati dallo zelo del nuovo Rettore TeoI. Carmelo Susanna, rifecero ex novo la chiesa, maggiormente ampliandola e riaprendola al culto il 16 maggio 1928.
(tratto da Memorie del passato - Appunti di storia diocesana, Mons. Severino Tomasi, 1997, Vol.I p.287).
1956 - 1984 (restauro intero bene)
Nel 1956 avvenne il rifacimento del tetto e degli infissi.
Durante i lavori della pavimentazione, nel 1984, apparvero le fondamenta dell'antica chiesetta ed alcune tombe che secondo la tradizione, sarebbero le sepolture dei soldati Efisio, Chisiano e Passo, martirizzati e divenuti poi Santi.
1980 - 1991 (restauro intero bene)
La chiesa non subì modifiche o interventi fino al 1980 quando il rettore don Dario Sanna, interessò l’amministrazione comunale e la soprintendenza, sollecitando interventi straordinari di consolidamento e restauro. Si susseguirono due importanti interventi, nel 1980 e nel 1991 che trasformarono la chiesetta e la zona circostante in nel monumento che ancora oggi ammiriamo.
Considerata la grande devozione nei confronti della vergine, che era andata sviluppandosi in tutte le popolazioni della diocesi, su richiesta dei sacerdoti, il vescovo Monsignor Tedde con lettera del 20 settembre 1980 elevava la Vergine col titolo delle Acque a patrona della diocesi di Ales-Terralba, prendendo atto del ruolo di Santuario Mariano Diocesano, che la chiesetta aveva ormai assunto.
Descrizione
Chiamata anche "Nostra Sennora de su latti dulci", divenne santuario diocesano nel 1979 e la Madonna qui venerata, eletta patrona della diocesi di Ales, nel 1981. L'attuale impianto è il risultato dell'ampliamento e rimaneggiamento, di quello sorto probabilmente intorno all'anno Mille, che doveva essere il nucleo religioso della villa medievale di Santa Maria de is Aquas, documentata nel 1388 e sorta nella località romana di Aquae Neapolitanae, che prese il nome dalle acque termali, che tutt'ora sono le più conosciute in Sardegna, sfruttate per soggiorni di benessere e terapeutici.
Nel 1921, grazie ad offerte popolari, venne allargato il presbiterio e furono costruiti una cappella laterale e l'altare in marmo. Durante i festeggiamenti del settembre 1927, un incendio sprigionato dalle candele dei pellegrini, lasciate accese durante la notte, devastò completamente il tempio. Venne ricostruita l'anno successivo, con l'aggiunta della seconda cappella ed in seguito, fu realizzata la nicchia in marmo che sovrasta l'altare, nella quale fu riposta per alcuni decenni, la monumentale statua della Vergine delle Acque, risalente al 1870 e che ora si trova in parrocchia. Nello stesso periodo venne ripulita la facciata e fu demolito l'atrio che aveva un accesso tramite un arco a tutto sesto. Ancora, il sagrato fu recintato con un basso muro che la delimita dal perimetro stradale. Nel 1956 avvenne il rifacimento del tetto e degli infissi. Durante i lavori della pavimentazione, nel 1984, apparvero le fondamenta dell'antica chiesetta ed alcune tombe che secondo la tradizione, sarebbero le sepolture dei soldati Efisio, Chisiano e Passo, martirizzati e divenuti poi Santi.
Impianto strutturale
Edificio, con pianta a croce latina, è realizzato in muratura continua. È formato dalla navata principale, dall'abside, dal transetto, dalla sagrestia e da alcuni locali accessori annessi alla struttura principale, posti a ridosso dei prospetti laterali nord-est e sud-ovest. La navata presenta una copertura a doppia falda sorretta da una serie di archi a sesto acuto; la copertura dell’abside risulta leggermente più alta di quella della navata, mentre le coperture del transetto risultano più basse, tutte queste coperture risultano costituite da strutture lignee a doppia falda; la sacrestia ed i locali accessori, probabilmente sorti in epoche successive, sono addossati ai prospetti laterali e sono caratterizzati da coperture a falda unica.
Al centro della facciata nord-est sorge un piccolo campanile a vela caratterizzato dalla presenza di una campana installata negli anni 2000.
Struttura
strutture verticali in muratura di arenaria e basalto locale allettata con malta di calce; arcate a tutto sesto in conci lavorati di pietra arenaria; struttura di copertura della navata con travi ed impalcati lignei sorretti da arcate a tutto sesto; tutte le coperture sono a falde inclinate;
Elementi decorativi
La facciata principale è caratterizzata da due lesene laterali e da un timpano triangolare uniti da dei raccordi concavi semicircolari. Sul portale di ingresso architravato è presente un oculo che dà luce alla navata. Sul timpano triangolare è posta una croce in ferro.
Coperture
La navata presenta una copertura a doppia falda sorretta da una serie di archi a sesto acuto; la copertura dell’abside risulta leggermente più alta di quella della navata, mentre le coperture del transetto risultano più basse, tutte queste coperture risultano costituite da strutture lignee a doppia falda; la sacrestia ed i locali accessori, probabilmente sorti in epoche successive, sono addossati ai prospetti laterali e sono caratterizzati da coperture a falda unica. Tutte le coperture sono caratterizzate da manto di copertura in coppi laterizi di tipo sardo.
Pavimenti e pavimentazioni
I pavimenti della chiesa, della sagrestia e dei locali accessori sono realizzati con piastrelle quadrate in cotto laterizio, essi risalgono al 1984 quando durante l’intervento di rifacimento apparvero le fondamenta dell'antica chiesetta ed alcune tombe che secondo la tradizione, sarebbero le sepolture dei soldati Efisio, Chisiano e Passo, martirizzati e divenuti poi Santi.
Elementi decorativi
L’edificio è caratterizzato dai paramenti murari in pietra finiti con intonaco “alla cappuccina” che lascia i conci lapidei pressoché scoperti. Internamente la chiesa è caratterizzata da una serie di archi a sesto acuto realizzati in conci squadrati lapidei e mattoncini pieni laterizi impostati su lesene intonacate. Nel santuario non sono presenti elementi di particolare pregio artistico e architettonico.
Adeguamento liturgico
presbiterio - intervento strutturale (1990)
Risulta adeguato alla riforma. L'altare è realizzato in muratura lapidea e laterizia mentre l’ambone e la sede del celebrante sono realizzati in legno.