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Catania
Catania
palazzo
vescovile
Palazzo Arcivescovile
Parrocchia di Sant'Agata Vergine e Martire
Planimetria; Scale; Pavimenti e pavimentazioni; Impianto strutturale; Elementi decorativi; Esterni
altare - aggiunta arredo (anni '70 del XX secolo)
1541 - 1557(costruzione preesistenze: mura urbiche); 1693 - XVIII(costruzione intero bene)
Palazzo Arcivescovile
Tipologia e qualificazione palazzo vescovile
Denominazione Palazzo Arcivescovile <Catania>
Altre denominazioni Palazzo Arcivescovile di Catania
Autore (ruolo)
Ferramolino, Antonio (progetto delle mura urbiche del xvi secolo)
Di Benedetto, Alonzo (progetto)
Ambito culturale (ruolo)
maestranze siciliane (costruzione delle mura urbiche)
maestranze siciliane (costruzione)
Notizie Storiche

1541 - 1557 (costruzione preesistenze: mura urbiche)

L'Episcopio, voluto dal vescovo Riggio subito dopo il terremoto del 1693 ed ultimato entro il suo episcopato, insiste largamente sulla mole delle mura cinquecentesche, solidamente sopravvissute a quel sisma. Questa porzione della cinta urbica, realizzata secondo il progetto dell'ingegnere militare Antonio Ferramolino, fu voluta da Carlo V e potenziò le fortificazioni medievali presso la marina nel quadro del rafforzamento della difesa costiera in funzione antisaracena. Tale porzione di mura ridimensionò il ruolo di castello che le absidi normanne del Duomo avevano pur mantenuto, essendo peraltro la funzione di torre d'avvistamento già da secoli passata dall'alto transetto al ben più alto campanile di Simone del Pozzo. Alla base di dette mura (tutte a scarpata in pietra lavica) si aprono nella parte occidentale del fronte S, lungo la via Dusmet, alcune botteghe e ad oriente, lungo l'attuale via Porticello, l'edicola ottocentesca della Madonna della Lettera.

1693 - XVIII (costruzione intero bene)

Avviato subito dopo il 1693, è opera di Alonzo Di Benedetto (escluso il portico d'accesso). Insiste sulle mura cinquecentesche e s'apre al mare (che sino al XIX secolo di esse lambiva le basi, poi interrate dall'attuale via Dusmet) mediante la spaziosa terrazza, che -in uno con lo speculare palazzo Biscari ad E- lo rende funzionale all'intento scenografico del Teatro Marittimo, allora perseguito dalla cultura urbanistica della Città. Ultimato nell'arco di un ventennio, l'edifico, posto a SE delle absidi della Cattedrale, si affaccia a settentrione su due (la centrale e l'orientale) delle corti del vasto complesso edilizio che esso venne presto a formare coi corpi di fabbrica che ne prolungano visivamente (e funzionalmente) il volume verso O (parzialmente rifatti dopo il bombardamento alleato del 16 aprile 1943), fino al cavalcavia di Porta Uzeda (aperto nel 1696) ed al pristino Seminario che serra da S la piazza Duomo, nonché a settentrione coi successivi corpi degli uffici diocesani.
Descrizione

L'edificio presenta lungo il prospetto sulla marina e quello breve di via Porticello un corpo di fabbrica ad unico ordine di alzato e cortina piana, con luci seriali e scandite ritmicamente. Esse, architravate, si stagliano sull'intonaco grigio con ricche mostre in pietra calcarea, talune sormontate da statue, e rappresentano l'unico elemento caratterizzante i suddetti fronti. Tale corpo di fabbrica insiste sulle mura cinquecentesche a scarpata ma arretrato rispetto al filo di esse a determinare un profondo e panoramico ballatoio. I corpi settentrionali gravitano su due cortili; a quello principale immette il varco d'ingresso che si apre su via V. Emanuele. L'accesso al palazzo è costituito da un loggiato di cinque arcate a tutto sesto con ghiera e stipiti in calcare, ulteriormente scanditi da lesene anch'esse in calcare che si sovrappongono ai piedritti e sostengono la sommitale trabeazione; esso alloggia ad O la scala ad unica rampa con risvolto.
Planimetria
La fabbrica si articola in quattro corpi tutti a pianta rettangolare. Il primo, dilatato in senso E-O ed affacciato a meridione sulla marina, è costituito da una teoria di omogenei e passanti saloni di rappresentanza. A ridosso si attestano le parti restanti: ad O l'ampio loggiato con l'ingresso principale, centralmente un corpo proteso a N e ad oriente il quarto corpo, che si sviluppa in parallelo al primo. In quest'ultimo sono un ingresso secondario (gravitante pur esso sul loggiato), alcuni anditi e servizi, la scala che raccorda al superiore livello (alloggiante la zona notte) ed il collegamento con gli ambienti del corpo N mentre nell'unico e vasto salone, diaframmato da un tramezzo in muratura e vetro, si attestano la sala da pranzo e la cappella.
Scale
In coppi su orditure lignee: a due falde sul corpo N, a tre sul meridionale e su quello nord-orientale e ad una sul loggiato.
Pavimenti e pavimentazioni
Mattonelle: di segato di marmo nel pianerottolo d'ingresso e di cemento nel ballatoio sulla marina. Lastre di marmo: bianco, grigio e rosso a disegni ornamentali in cappella; beige con venature nella camera da pranzo, beige maculato entro un perimetrale riquadro grigio in tutti gli ambienti di rappresentanza.
Impianto strutturale
Muratura in pietra lavica e malta.
Elementi decorativi
Tele e manufatti plastici.
Esterni
L'edicola ottocentesca, inquadrata entro una neogotica mostra calcarea, è alloggiata nella parte E della scarpata muraria e si affaccia sul livello stradale della via Porticello.
Adeguamento liturgico

altare - aggiunta arredo (anni '70 del XX secolo)
ALTARE DELLA CAPPELLA: Su una breve base tronco-piramidale un supporto prismatico quadrangolare, gradualmente più largo in concomitanza della base superiore, sorregge mensa rettangolare. L'altare è in legno in tutte le sue componenti ed insiste su una pedana in muratura e rivestimento marmoreo.
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