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Melicuccà
Oppido Mamertina - Palmi
cappella
periferica
S. Elia Speleota
Parrocchia di San Giovanni Battista
nessuno
X - X(origini intero bene); 1783 - 1783(distruzione parziale intero bene); 1855 - 1855(restauro ed erezione altare intero bene); 1953 - 1953(consolidamento intero bene); 1954 - 1954(erezione altare)
Grotta di Sant'Elia Speleota
Tipologia e qualificazione cappella periferica
Denominazione Grotta di Sant'Elia Speleota <Melicuccà>
Altre denominazioni S. Elia Speleota
Ambito culturale (ruolo)
maestranze calabresi (adattamento)
Notizie Storiche

 (origini intero bene)

La grotta, facente parte di un complesso di spelonche naturali (dette aulinae), adattate a celle monastiche nel secolo IX, fu sistemata da alcuni monaci seguaci di Elia (864?-960), un eremita basiliano originario di Reggio Calabria. Successivamente, essendo cresciuto il numero dei discepoli, venne edificato un Monastero dedicato ai Santi Apostoli, ma noto anche come Monastero di S. Elia, le cui mura comprendevano la grotta stessa, la più grande dell'intero sistema; questa fu trasformata in chiesa, con la costruzione di un altare intitolato, dallo stesso Elia, ai SS. Pietro e Paolo.

1783  (distruzione parziale intero bene)

Il terremoto del 1783 causò la distruzione del monastero e il crollo di alcune grotte, interrando, molto probabilmente, gran parte della grotta in oggetto, detta "grande", la cui profondità originaria era di 40 metri, mentre oggi ne conta solo 18.

1855  (restauro ed erezione altare intero bene)

Nel 1855 la grotta ricevette la visita del vescovo di Mileto, mons. Filippo Mincione, come testimonia la lapide commemorativa posta sulla parete di fondo della grotta, il quale promosse lavori di restauro e la costruzione di un altare.

1953  (consolidamento intero bene)

Come attesta la lapide posta sul lato destro dell'entrata, nel 1953 furono realizzati dei lavori per consolidare l'accesso e la stabilità della grotta.

1954  (erezione altare)

Nel 1954 fu eretto l'altare, ancora oggi utilizzato per le celebrazioni.
Descrizione

La grotta di Sant'Elia Speleota, che rappresenta un'interessante testimonianza della grecità bizantina della Calabria meridionale, sorge, immersa tra uliveti, a circa un chilometro dell'attuale centro abitato di Melicuccà e deve il suo nome all'eremita basiliano (864?-960), lì vissuto e morto. Meta di continui pellegrinaggi, essa è quello che rimane di un complesso di grotte naturali, oggi interrato o distrutto, che nei secoli passati ospitavano delle celle monastiche. Si tratta della grotta più ampia, la cosiddetta "grotta grande", l'unica sopravvissuta all'azione distruttiva dei vari terremoti, anche se in forma ridotta, che venne sistemata dai monaci, al tempo dello stesso Elia, e poi inglobata nel Monastero sorto successivamente. Nel suo aspetto attuale, essa si presenta con un ingresso libero, a cui si arriva da una lunga scalinata. In fondo, dietro l'altare del 1954, ve n'è situato uno ottocentesco, che nasconde, a sua volta, quello originario, intitolato ai SS. Pietro e Paolo. Dalla volta, in prossimità dell'ingresso, sgorga dell'acqua ritenuta miracolosa, che gocciola ininterrottamente e si raccoglie in una vasca di pietra sottostante.
Adeguamento liturgico

nessuno
La grotta conserva ancora l'altare del 1954.
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