Notizie Storiche |
XI - XII (leggenda sulla fondazione carattere generale)
secondo una tradizione orale, alle radici della scelta del sito e della fondazione della prima chiesa di S. Cosimo, vi sarebbe un'apparizione dei Santi Medici ad un pastorello, in quel luogo, ove sarebbe stata edificata prima un'edicola votiva e successivamente la chiesa.
XI - XII (culto carattere generale)
il santuario diocesano dei SS. Cosma e Damiano, tramanda uno dei più celebri culti di santi taumaturghi del primo cristianesimo. I "santi medici", così ricordati, curavano le persone senza pretendere danaro (anargiri). Nati nel III secolo, in Cilicia (nell’attuale Turchia), il loro dies natalis, giorno del proprio martirio, sarebbe avvenuto il 27 settembre del 303. Essi furono venerati da subito nelle prime comunità cristiane, sia in Oriente che nel cuore di Roma, basti pensare alla fondazione della basilica a loro dedicata nel Foro Romano, negli inizi del VI secolo. E' attestata una devozione popolare in Calabria, già dal periodo più propriamente bizantino (VI-X sec.), proseguita sotto la dominazione normanna (XI-XII sec.) e poi per tutta l'età moderna, con un vari edifici di culto ad essi dedicati, di cui resta però oggi resta poca traccia tangibile.
1095 - 1102 (costruzione intero bene)
la chiesa sarebbe stata fatta costruire, nell'allora territorio diocesano di Squillace, da monaci italo-greci durante la dominazione normanna, sul finire dell'XI secolo. Nonostante varie trasformazioni e ampliamenti, è ancora riconoscibile parte della struttura originaria.
Un'importante testimonianza è data dal Testamento dell’egumeno Bartolomeo (1101-1102) , del vicino Monastero italo-greco di San Giovanni Theristis, in cui questi «affida allo ieromonaco Markos la direzione del metokion» dedicato ai martiri anàrgiri a Riace. Bartolomeo aveva fatto costruire il metokion, una dipendenza monastica, descritta di bell'aspetto e adornata di immagini sacre.
1523 - XVII (cambio di proprietà intero bene)
non ci sono altre fonti medievali, allo stato attuale degli studi. Ma già fortemente diminuita la presenza e l'impatto sulla comunità locale del monachesimo italo-greco, già a metà del XIV secolo, il complesso monastico con la chiesa furono concessi, nel 1523, ad un conservatorio femminile, per poi divenire cappellania secolare, secondo quanto riporta padre Fiore da Cropani nel suo "Della Calabria Illustrata" (1691).
1637 (istituzione confraternita carattere generale)
il 6 luglio 1637 si ebbe l’istituzione della "Congregazione dei santi Cosimo e Damiano a Riace", da parte del Vescovo di Squillace mons. Della Corgna O.P. (1636-1656), confraternita molto importante per lo sviluppo del culto e della festa collegata. Nel documento episcopale vengono da subito distinti i compiti, i poteri e l’uso da fare delle oblazioni- durante e “fuori del giorno della Festa”- tra “Cappellania di Riaci” da un lato, e “procuratori della Confraternità” dall'altro. Tale distinzione nei secoli a venire porterà al sorgere di più di una controversia, di cui resta traccia documentale.
1669 - 1672 (reliquie carattere generale)
le reliquie di s. Cosimo (o Cosma)- parte dell'osso del braccio e del femore- sarebbero arrivate a Riace l’8 agosto 1669, inviate dal Prefetto Pontificio del Sacrario delle S.S. Reliquie, mons. Aquilano, insieme a quelle dei ss. Fortunato, Felice e Vincenzo.
Di recente, è stato pubblicato da Domenico Capponi e Pietro Campagna, un documento del 26 maggio 1672, in cui è esplicitamente scritto come l'Università di Riace avesse previsto, tra le spese straordinarie messe a bilancio, quelle per il trasporto delle reliquie dei santi protettori e «per fare le Statue di dette S. Reliquie».
1713 - 1734 (culto carattere generale)
la visita pastorale del vescovo mons. Fortunato Durante (1697-1714) a Riace, il 12 maggio 1713, conferma la presenza della sola reliquia di s. Cosma, presso la chiesa Matrice già nei primi del settecento.
Numerose testimonianze documentali dimostrano una crescita del culto per i santi medici durante il XVIII secolo, approvato ufficialmente, nel 1734, con decreto del vescovo di Squillace mons. Michele Abate (1733-1748). Un culto che si svolgeva tra la chiesa Matrice e la chiesa dei Santi Cosma e Damiano. In quest'ultima venivano portate processionalmente le reliquie durante le festività a loro dedicate.
1734 (patroni di Riace carattere generale)
sempre mons. Michele Abate, il 31 agosto 1734, su richiesta della popolazione e del clero, «dichiara i S.S. Cosimo e Damiano protettori di Riace, con relativo obbligo della recita dell’Ufficio del Patrono e della celebrazione de precepto della festa, concedendo 40 giorni d’Indulgenza per ogni volta che si sarebbero esposte le Reliquie».
1737 (culto carattere generale)
sempre nel XVIII secolo, a conferma di una diffusione e consolidamento del culto, si ha l'arrivo di una reliquia di s. Damiano, poiché nella visita compiuta dallo stesso vescovo Abate, il 19 maggio 1737, troviamo attestate nell'armarium dell'altare maggiore della chiesa Matrice, «manutenuto dalla communeria », le reliquie di entrambi i patroni.
La chiesa dei SS. Cosma e Damiano, che non era parrocchia, pur restando meta di pellegrinaggio e devozione popolare, non custodiva stabilmente le reliquie dei due martiri. Retta dal clero diocesano e dipendente dalla parrocchia dell'Assunzione di Riace, nel XVIII secolo vedeva ancora la presenza di alcuni eremiti.
1783 - 1784 (terremoto intero bene)
un inventario della Giunta di Cassa Sacra del 1784, redatto per descrivere lo stato patrimoniale della chiesa dopo il terremoto del 1783, descrive lo stato della struttura e il programma iconografico della Cappella di S. Cosimo, così denominata al tempo e da intendersi come piccola chiesa, cappellania.
L'edificio non aveva subito gravi danni strutturali, con una pianta sostanzialmente simile a quella attuale.
1784 (programma iconografico intero bene)
l'inventario di Cassa Sacra (1784) attesta la presenza di pale d'altari laterali, raffiguranti: s. Ilarione di Gaza (291 ca- 371), uno dei padri dell'anacoretismo cristiano e patrono della vicina Caulonia; s. Gregorio Taumaturgo (213-270), vescovo di Neocesarea del Ponto, particolarmente venerato in Oriente e nella diocesi di Squillace, a Stalettì, ove si trova il suo corpo; la Madonna con Gesù Bambino ed i santi Marco, Sebastiano e Rocco; S. Michele Arcangelo. Tutti i quadri, olio su tela, sono ancora visibili lungo le pareti perimetrali dell'aula e sono opere settecentesche di pittori locali (ad eccezione del nuovo dipinto di S. Michele del 1843), espressione di culti con valenza taumaturgica o legati all'Oriente cristiano, ricordo della presenza del monachesimo italo-greco, lì operante per secoli.
Nel coro dietro l'altare maggiore vi era un dipinto con la Madonna tra i Santi Medici, oggi non più presente.
1784 - 1790 (romitorio e baracche per la festa carattere generale)
atti di Cassa Sacra testimoniano la storia del complesso architettonico che, oltre al romitorio, aveva settantasette "baracche da merce", durante la festa patronale, nell'ampio spiazzo antistante il santuario.
1862 (nuovo dipinto pala d'altare maggiore)
la pala d'altare maggiore, attestata nel 1784, con la Madonna con Gesù Bambino tra i Santi Medici, fu sostituita da un nuovo dipinto, olio su tela, commissionato dal Procuratore della festa don Pietro Pinnarò, il 1862.
Ciò è testimoniato dall'iscrizione dipinta sulla parte inferiore della pala, ancora oggi nel santuario, al termine della navata destra.
1890 (rifacimento altare maggiore)
un'iscrizione su marmo, posta sul retro dell'altare maggiore: "A divozione della famiglia / Paparo 1890", attesta la realizzazione del nuovo altare.
XX (festa patronale carattere generale)
probabilmente dagli inizi del XX secolo, la presenza sempre maggiore di "gitani", popolazione di etnia Rom e Sinti, tra i mercanti che lavoravano durante la fiera, nei giorni di festa patronale (24-27 settembre), favorì una crescita della loro devozione per i santi Cosma e Damiano, fino a divenire la festa religiosa più sentita nelle loro comunità calabresi, ancora oggi.
Durante la festa si svolge l'antichissimo rito dell' incubatio, con i fedeli ce trascorrono la notte nel santuario, chiedendo l'intercessione dei Santi Medici per guarigioni e rimedi ai mali che affliggono il corpo.
Il 26 settembre si svolge anche un caratteristico "ballo processionale", che insieme agli altri elementi della festa lo ha fatto inserire nei beni culturali immateriali censiti dall'Istituto Centrale per il Patrimonio Immateriale.
1913 - 1930 (ristrutturazione e nuove costruzioni intero bene)
intorno al 1913, il nuovo delegato vescovile di mons. Tosi, mons. Biagio Alvaro, commissionò la costruzione delle nuove baracche in muratura e negli anni immediatamente successivi, ristrutturò il Santuario e commissionò, il 1916, un nuovo programma iconografico nel presbiterio, con dipinti murali e su tela dei pittori Carmelo Zimatore e Diego Grillo (1917) - tra i più capaci ed attivi pittori operanti nella diocesi di Squillace - con storie tratte dalla vita e dal martirio dei santi patroni. Mons. Alvaro a partire dal 1915, divenuto pure amministratore del Santuario fino alla sua morte a gennaio del 1930, commissionò anche i lavori per la "messa a nuovo" e l'ampliamento del vecchio romitorio con la costruzione di un secondo piano e modifica delle coperture delle navate laterali della chiesa, con realizzazione delle volte a crociera.
1934 - 1942 (ristrutturazione e ampliamento intero bene)
tra il 1934 ed il 1942, l'arciprete Alfarano, poi coadiuvato da P. Campagna, continuò nell'opera di ristrutturazione e ampliamento, riguardante sia la chiesa che gli edifici collegati. Venne costruito un ampio capannone per ricovero dei pellegrini, che negli anni settanta sarà sostituito da un'architettura non più a carattere provvisorio: la Casa del Pellegrino . Infine, nel 1942, fu dato incarico di affrescare la navata centrale al pittore Diego Grillo, che aveva già lavorato nel presbiterio.
1942 (personalità giuridica del santuario carattere generale)
con Regio Decreto n.1682 del 20 novembre 1942 si riconobbe la personalità giuridica del Santuario.
1989 (passaggio di proprietà carattere generale)
in base alla ridefinizione dei confini diocesani, effettuata dalla Santa Sede, Riace, appartenente al territorio diocesano di Catanzaro- Squillace, passò sotto la giurisdizione della diocesi di Locri - Gerace. Vedi Decreto della Congregazione per i Vescovi "De finium mutatione", del 18 nov. 1989, in AAS 82 (1990).
2002 (elevazione a santuario diocesano intero bene)
la chiesa venne ufficialmente elevata alla dignità di santuario diocesano, da mons. Giancarlo M. Bregantini, il 26 settembre 2002.
2017 (restauro dipinti murali intero bene)
un intervento di restauro conservativo dei dipinti murali e della decorazione architettonica del santuario, si è reso necessario nel 2017
2017 (adeguamento liturgico presbiterio)
un intervento di adeguamento liturgico è stato effettuato nel presbiterio, il 2017, con autorizzazione della Soprintendenza Belle Arti e Paesaggio della Calabria. |
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