chiese italiane censimento chiese edifici di culto edifici sacri beni immobili patrimonio ecclesiastico beni culturali ecclesiastici beni culturali della Chiesa cattolica edilizia di culto restauro adeguamento liturgico Zibido San Giacomo Milano chiesa parrocchiale S. Giacomo Parrocchia di San Giacomo Impianto strutturale; Coperture; Campanile; Pianta; Pavimenti e pavimentazioni; Altare maggiore; Elementi decorativi; Opere d'arte; Lapidi e iscrizioni; Preesistenze presbiterio - intervento strutturale (2000) II - IX (notizie storiche sarcofago); XI - XIV(preesistenze intero bene); 1517 - 1542(costruzione intero bene); 1563 - 1573(notizie storiche intero bene); 1574 - 1582(modifiche intero bene); 1592 - 1597(notizie storiche intero bene); 1725 - 1763(ristrutturazione intero bene); 1780 - 1801(notizie storiche intero bene); 1900 - 1900(rifacimento tiburio); 1933 - 1939(notizie storiche intero bene); 1968 - 1970(restauro interni); 1989 - 1990(restauro intero bene); 1994 - 2002(restauro intero bene); 2003 - 2003(sistemazione intorno); 2004 - 2007(restauro cappella); 2013 - 2014(restauro coro)
Chiesa di San Giacomo
Tipologia e qualificazione
chiesa parrocchiale
Denominazione
Chiesa di San Giacomo <Zibido San Giacomo>
Altre denominazioni
S. Giacomo
Ambito culturale (ruolo)
maestranze lombarde (costruzione)
Notizie Storiche
II - IX (notizie storiche sarcofago)
Sul sagrato è conservato un antico sarcofago in pietra (databile tra II - IX sec.) che fino al 1968-70 era collocato all’interno della chiesa. Grande fu l’attenzione attorno a questo manufatto, poiché per secoli le ossa conservate al suo interno furono attribuite a S. Giacomo. L’antica credenza narra infatti che il vescovo Eustorgio, durante il trasferimento del corpo di S. Giacomo da Constantinopoli a Milano, arrivato presso Zibido, per un segno divino decise di deporre in quel luogo il corpo e di costruirvi un santuario. A più riprese dal ‘500 in poi furono eseguite ricognizioni del sarcofago, fino al 1933 quando il card. Schuster chiuse la vicenda sulle presunte spoglie del santo affermando: “né mai più si discorra del Corpo di San Giacomo”. Dieci anni fa, a seguito del fortuito ritrovamento della cassetta in cui erano stati trasferiti in passato i resti del sarcofago, sono state eseguite indagini scientifiche che hanno permesso di datare le ossa tra il IV e il V secolo.
XI - XIV (preesistenze intero bene)
Le origini della chiesa di San Giacomo sono ascrivibili all’epoca tardo-antica, come porterebbe ad ipotizzare il ritrovamento al di sotto del pavimento della chiesa, durante gli scavi archeologici degli anni ’90, di lacerti di muratura realizzati con la tecnica spinapesce e di reperti di palificazioni riconducibili a manufatti preesistenti. La prima notizia documentaria certa risale solo al 1386, quando la “capella S. Jacobi de Zibidi” viene citata nel Notitia cleri Mediolanensis. Alla prima metà del XIV secolo è stato inoltre datato il più antico frammento di affresco ritrovato sulla parete sud del campanile.
1517 - 1542 (costruzione intero bene)
Agli inizi del XVI secolo la chiesa, divenuta parrocchiale nel secolo precedente, era in completa rovina. Nel 1517 la chiesa fu ceduta con bolla pontificia di Leone X ai Carmelitani della Congregazione riformata di Mantova. Installatosi due anni dopo, l’ordine monastico, grazie anche a donazioni private, avviò la ricostruzione dell’edificio di culto in più grandi dimensioni, riutilizzando parti di murature antiche dell’edificio in rovina. Notizie documentarie fanno ipotizzare che, rispetto all’antico edificio di culto, la nuova chiesa sia stata ingrandita dal lato ovest del sagrato, andando anche ad occupare con il suo sedime una parte del cimitero preesistente. Le pareti interne della chiesa furono, nel corso del ‘500, arricchite da affreschi in cui la committenza privata (testimoniata dai cartigli di ex-voto o donazione) si affiancò alla committenza carmelitana. Nel 1542 fu costruita, al di sotto dell’altare maggiore, la cripta voltata.
1563 - 1573 (notizie storiche intero bene)
L’insediamento dei frati presso S. Giacomo vide la realizzazione del convento affiancato alla chiesa sui lati sud-est, di cui sono documentate la costruzione nel 1563 del refettorio e nel 1572 del nuovo dormitorio. Il convento ebbe una vasta influenza nella zona e il vicario assolveva anche le funzioni di parroco. In quegli anni si svolsero le visite pastorali di don Cermenati (1566) e di S. Carlo Borromeo (1573) che ci restituiscono una descrizione accurata della chiesa: era a tre navate scandite da pilastri con cappelle laterali provviste di altare, aveva il campanile e un grande tiburio sopra l’altare maggiore sopraelevato rispetto alla sottostante cripta o scurolo. La cripta era sorretta da quattro colonne e al suo interno vi erano due sarcofagi, di cui uno chiamato “l’arca di S. Giacomo”, e due altari, uno dedicato alla S. Vergine l’altro a S. Giacomo. Dietro l’altare maggiore c’era il coro dei frati e il passaggio alla sacrestia e al convento.
1574 - 1582 (modifiche intero bene)
Risalgono alla seconda metà del ‘500 ulteriori interventi alla chiesa, la cui dimensione e ricchezza esprimono anche la prosperità del monastero: in quegli anni il convento carmelitano di San Giacomo era in continua ascesa, tanto che nel 1579 fu elevato a priorato sottraendosi alle dipendenze del convento di S. Giovanni in Conca. Tra gli interventi: nel 1574 la demolizione della cripta e il completamento del campanile, nel 1582 la realizzazione dei seggi del coro ligneo. Probabilmente in quegli anni furono eseguiti anche interventi sugli esterni e sulle finestrature.
1592 - 1597 (notizie storiche intero bene)
La visita pastorale del 1592 testimonia la ricollocazione, a seguito della demolizione della cripta, dell’arca di S. Giacomo nella cappella a sinistra del presbiterio. L’altro sarcofago, probabilmente danneggiato durante le demolizioni, non venne da allora più nominato (fino al ritrovamento, in anni recenti, di parte del suo coperchio ora collocato sul sagrato a fianco dell’altro). Alla descrizione della visita del 1592 è allegata una planimetria: la chiesa aveva tre ingressi in facciata principale e due ingressi laterali in corrispondenza del transetto; l’altare maggiore era collocato al di sotto del tiburio; in due cappelle laterali simmetriche vi erano due altari laterali, mentre altri sette altari erano posizionati nelle navate laterali. Cinque anni dopo visita la chiesa Mons. Bracciolino che descrive l’interno come pressoché interamente dipinto; nel pavimento in cotto dell’aula erano presenti delle sepolture.
1725 - 1763 (ristrutturazione intero bene)
Nel 1725 prende avvio una campagna di interventi che coinvolgono l’intero convento. Per quanto riguarda la chiesa, nel 1747 fu rinnovato il sacello del battistero con l’apposizione di cancelli e su ricostruzione secondo il rito ambrosiano, mentre nel 1760 si intervenne sul campanile dotandolo di campane di nuova fusione. Tre anni dopo furono costruiti ai lati della chiesa due sacelli, dipinti e con porte in ferro, per accogliere le ossa dei predecessori che erano stati dissepolte dal vecchio sepolcreto posto davanti alla chiesa. La visita pastorale del card. Pozzobonelli di quegli anni (1745) riporta solo una sintetica descrizione della chiesa a tre navate e delle sue dimensioni.
1780 - 1801 (notizie storiche intero bene)
Il 12 luglio 1780 il convento dei carmelitani venne soppresso; in un primo tempo si pensò di aggregare San Giacomo alla comunità di Zibido, ma venne lasciato in luogo il frate che era già parroco, padre Alberto Clerici. Alla sua morte nel 1801, vista l’indisponibilità del parroco di Zibido, la Curia inviò un sacerdote secolare che la prese in consegna. Dall’epoca della soppressione i fabbricati che costituivano il convento andarono via via in rovina e le rimanenti mura furono poi definitivamente abbattute a metà del ‘900.
1900 (rifacimento tiburio)
All’inizio del secolo scorso inizia la riedificazione del tiburio ottagonale.
1933 - 1939 (notizie storiche intero bene)
Nel 1933 il card. Schuster visita la parrocchia e denuncia lo stato precario in cui versa la chiesa, umida e da sottoporre a riparazioni, e sottolinea la presenza di “alcuni dipinti di discreto valore e stucchi pregevoli in un’arcata della navata”. Nella successiva visita prescrive al parroco di rideporre le ossa all’interno del sarcofago, le quali erano state riportate sull’altare su indicazione, nel 1911, del card. Ferrari.
1968 - 1970 (restauro interni)
Nel 1968 prende avvio una nuova campagna di restauri che vede rilevanti modifiche interne alla chiesa: interventi contro l’umidità di risalita con formazione di vespaio sul pavimento preesistente e rialzamento del piano di calpestio dell’aula; spostamento dell’altare centrale nella cappella laterale destra; vendita degli altari di epoca barocca posti ai lati del transetto; operazioni di discialbo delle pareti della cappella a sinistra decorata con stucchi con ritrovamento di affreschi; rimozione della cantoria dalla controfacciata.
1989 - 1990 (restauro intero bene)
Prima fase dell’intervento di restauro, su progetto dell’arch. Garbelli, consistita nel rifacimento della copertura e negli interventi a pavimento della chiesa: demolizione pavimentazioni esistenti con contestuale scavo archeologico, formazione di vespaio areato e di impianto di riscaldamento, realizzazione di nuova pavimentazione. Durante gli scavi archeologici, eseguiti sotto la direzione della Soprintendenza per i Beni Archeologici della Lombardia, sono state rinvenute diverse deposizioni funerarie di epoca post-medievale.
1994 - 2002 (restauro intero bene)
La seconda fase dell’intervento di restauro (progetto di variante) si è protratta dal 1994 al 2002 con opere sia interne che esterne: restauro pareti interne (pitture e affreschi), restauro prospetti esterni, sistemazione del sagrato, nuovo impianto di illuminazione. Per l’altare maggiore, che subisce un arretramento all’interno dell’abside, viene riutilizzato il paliotto in scagliola precedentemente posto nell’abside laterale destra.
L’intervento sulla facciata principale, realizzato tra il 2000 e il 2002, ha visto la ripresa degli intonaci degradati e delle finiture, lo stamponamento del rosone, la sistemazione degli ingressi traslati lateralmente rispetto ai preesistenti.
2003 (sistemazione intorno)
Nel 2003 viene riprogettata dall’arch. Gaetano Selleri la piazza principale di Zibido San Giacomo su cui si affaccia la chiesa. Lo spazio del sagrato rimane delimitato dalle storiche balaustre.
2004 - 2007 (restauro cappella)
Restauro della cappella della Vergine del Carmelo operato da Italia Nostra grazie al fondo “Enzo Monti” – restauratore Luigi Parma.
2013 - 2014 (restauro coro)
Restauro conservativo del coro ligneo cinquecentesco, coordinato dallo studio arch. Terrenghi. Il coro si presentava in pessime condizioni di degrado a causa dell’attacco degli insetti xilofagi e dell’azione dell’umidità presente nelle murature. L’intervento ha previsto anche la reintegrazione delle parti del coro andate perdute nel corso del tempo.
Descrizione
L’edificio, correttamente orientato, è situato nella piazza centrale della frazione di San Giacomo. Sul sagrato, delimitato sui tre lati da una balaustra in serizzo, trovano collocazione a sinistra il monumento ai caduti, a destra i resti degli antichi sarcofagi e una colonna dorica con basamento in pietra che probabilmente in passato era la croce stazionale del cimitero che sorgeva davanti alla chiesa. La facciata a capanna, di grandi dimensioni tali da sovrastare i retrostanti volumi dell’edificio, ripropone i canoni classici del tempio: quattro paraste sorreggono il frontone a timpano e tripartiscono la superficie in specchiature, delimitate alla base da un’alta zoccolatura. Nel campo centrale della facciata, interamente intonacata, si apre il portone principale con cornice e lunetta in cotto, sormontato da un grande rosone con ghiera modanata in cotto; nei due campi laterali sono disposti simmetricamente i portoni secondari e, in posizione più alta, piccoli oculi. Il timpano è delimitato da una cornice in cotto e sormontato ai tre vertici da piccole croci in ferro su pilastrini. I prospetti laterali dell’edificio, ritmati da lesene e finestrature tonde e da una grande finestra ad arco in corrispondenza del transetto, presentano finiture diverse: la tessitura muraria del fronte nord è ricoperta da una sagramatura bianca, mentre il fronte sud è in mattoni a vista. L’esterno è caratterizzato da differenti volumi che denotano la distribuzione interna della chiesa: il volume più basso corrispondente alle tre navate e il volume, ad esso perpendicolare, del transetto sovrastato al centro dal tiburio ottagonale. Dalla bussola in legno dell’ingresso principale si entra in chiesa, un impianto basilicale a tre navate e quattro campate (di cui le laterali a base quadrata) scandite da imponenti pilastri cruciformi, che termina con un transetto tronco, collegato a sua volta alle tre absidi orientate a pianta quadrata. Diversi elementi richiamano la tipologia delle chiese dell’ordine carmelitano: la ripetizione in pianta del modulo quadrato, le severe geometrie che limitano l’utilizzo di profili curvilinei - utilizzati solo in alzato negli archi a tutto sesto e nelle volte - l’adozione a copertura della crociera di un’alta cupola inclusa in un tamburo ottagonale, la presenza dietro l’altare maggiore del coro per i religiosi che in passato era direttamente collegato, tramite la porta che serve la sacrestia, agli spazi conventuali. L’interno della chiesa è caratterizzato dal colore chiaro delle superfici intonacate di pareti e soffitti e dalla presenza di una fascia a cornice continua in cotto che lega orizzontalmente lo spazio, sia lungo le pareti perimetrali che in corrispondenza dei capitelli dei pilastri. La presenza di decorazioni, che testimoniano la partecipazione nel ‘500 delle famiglie gentilizie locali all’arricchimento della chiesa, è limitata agli affreschi parietali delle cappelle delle navate laterali e in alcuni casi coinvolgono i pilastri, i sottarchi e il soffitto voltato, come nella seconda cappella a destra riccamente decorata con stucchi. Le cappelle ospitavano in passato numerosi altari che sono nel tempo tutti scomparsi. Dal transetto, sovrastato dal tiburio ottagonale, si accede alle tre absidi sopraelevate rispetto all’aula liturgica: le due minori laterali, di cui la destra ospita il battistero e la sinistra un altare in marmo policromo con la statua del Sacro Cuore di Gesù, e l’ampia abside centrale che coincide con il presbiterio. La mensa in marmo, arricchita da un paliotto in scagliola, è ubicata in posizione centrale e avanzata all’interno del presbiterio; alla sua sinistra vi è l’ambone mentre la seduta della presidenza è collocata vicino al coro ligneo che occupa tutta la parte terminale dell’abside. Il presbiterio è illuminato da due finestre semilunari, mentre l’aula liturgica prende luce da finestrelle tonde e rettangolari delle navate laterali e dal rosone di controfacciata.
Impianto strutturale
L'edificio è costituito da muratura continua in laterizio. Le superfici esterne della chiesa sono in parte intonacate e tinteggiate, in parte con tessitura muraria in mattoni a vista.
Coperture
La chiesa presenta un tetto a falde in coppi di laterizio nella sua estensione coincidente con le linee che definiscono la planimetria: l’aula liturgica, il transetto e il presbiterio hanno copertura a doppia falda; il tiburio è coperto da un tetto a falde a otto spicchi.
Campanile
Il campanile è ubicato sul lato orientale dell’edificio in aderenza all’abside centrale. E’ suddiviso in altezza in tre ordini con tessitura muraria in mattoni a vista: il primo è caratterizzato da pilastri angolari a sezione più grossa, nelle specchiature del secondo si legge la presenza di finestre ad arco tamponate, mentre il terzo ordine corrisponde alla cella campanaria, dotata di campane in bronzo, che termina con una copertura in coppi a quattro falde su cui è apposta una croce in ferro.
Pianta
La chiesa è un impianto basilicale a tre navate e quattro campate - di cui le laterali a base quadrata - scandite da imponenti pilastri cruciformi, che termina con un transetto tronco, collegato a sua volta alle tre absidi orientate a pianta quadrata.
Pavimenti e pavimentazioni
Pavimentazione dell'aula liturgica, del presbiterio e delle cappelle in piastrelle di cotto quadrangolari. Gradini della zona absidale in marmo rosso Verona.
Altare maggiore
Coro ligneo posizionato posteriormente all’altare maggiore, sui tre lati dell’abside. Nella partizione centrale è ricavata una porta di collegamento con la sacrestia, sormontata da un timpano spezzato in mezzo al quale vi è lo stemma dei carmelitani. Costituito da venti stalli in legno scanditi da elementi divisori curvilinei e schienali con specchiature intarsiate delimitate da colonnine binate (sec. XVI).
Elementi decorativi
Navata laterale destra – Prima cappella: parete di fondo con affresco “La Madonna col Bambino, due santi e donatori” (sec. XVI), nella volta a crociera “Incoronazione della Vergine” (sec. XVIII). Seconda cappella (detta cappella della Vergine del Carmelo): interamente decorata con stucchi seicenteschi adornati da angeli e cherubini che delimitano le parti affrescate; parete di fondo con affresco dei “Santi Giacomo e Alberto carmelitano” (sec. XVI, scuola lombarda dell’ambito di Callisto Piazza), in posizione centrale l’immagine della Vergine è stata interamente cancellata dall’inserimento di una nicchia con valva di conchiglia in cui è inserita la statua della Madonna; nella volta gruppi di angeli musicanti; nei sottarchi e usi pilastri allegorie probabilmente riferibili alle litanie lauretane. Terza cappella: parete di fondo con affresco “La Vergine col Bambino e i santi Antonio, Giovanni Battista, Giacomo e Rocco” (commissionato da Antonio Oroboni detto Cherubino, 1543). Quarta cappella: parete di fondo con affresco “Santi Zenone, Defendente e Atanasio” (nel cartiglio in alto sono indicati come committenti i Boroni e Angelo Mainardi e il nome del pittore Giulio, 1547).
Navata laterale sinistra – Battistero: parete di fondo affresco “Battesimo di Cristo e santi” (sec. XVI). Seconda cappella: nella nicchia statua lignea di Santa Rita da Cascia. Terza cappella: sui pilastri tracce di decorazione a grottesche (sec. XVI). Quarta cappella: sui pilastri affreschi dei “Santi Giovanni Battista, Sebastiano, Alberto carmelitano e Cristoforo”; nella parte superiore dei pilastri stemma della famiglia Fontana; nella volta a crociera i simboli degli evangelisti.
Transetto – parete sud: affresco “Madonna col Bambino” inscritta in una cornice dipinta (commissionata da Pietro da Cornalba nel 1537).
Ai lati del presbiterio – Cappella destra: nella conca absidale affresco “La Pietà” (il cartiglio evidenzia il committente Matteo de Marchi detto il Sacchetto e la data 1577); nella cupola “La Vergine e altri santi Andrea, Giacomo, Giovanni Evangelista” (con cartigli che riportano i nomi dei donatori); nei pennacchi affreschi dei “dottori della chiesa Ambrogio, Agostino, Gerolamo, Gregorio Magno”.
Opere d'arte
Controfacciata – rosone: vetrata artistica dell’artista varesino Valerio della Chiesa raffigurante San Giacomo (2002)
Lapidi e iscrizioni
Navata laterale destra vicino all’ingresso: due lapidi collocate a pavimento “HOC. SEPULCRUM. F.F. / ANTOS D. HOROBONIS. SIBI ET. POSTERIS. SVI ANO 1546 (sec. XVI); “SCHOLA. Sn. IACOBI. NO/ OBLITA. SVI. PRO. MULIERIBUS. POSUIT. HAC. MONUMENTA. SIBI”
Preesistenze
Sarcofago posizionato nella parte destra del sagrato: vasca in serizzo con coperchio a doppi spioventi con acroteri angolari a quarto di sfera, databile tra il II e il IX secolo. Ai piedi della vasca i resti del coperchio di un altro sarcofago della medesima epoca.
Adeguamento liturgico
presbiterio - intervento strutturale (2000)
L’altare maggiore, in precedenza posizionato al di sotto del tiburio ottagonale, viene arretrato all’interno del presbiterio. Questo intervento comporta la demolizione della pavimentazione su cui era sopralzato l’altare preesistente e la sistemazione delle gradinate.