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XIV - XV (costruzione intero bene)
Le prime fasi della storia della chiesa di Bosco, originariamente intitolata a S. Maria in culmine, sono frammentarie. Qualche informazione proviene dalle visite pastorali seicentesche, quando la chiesa era ancora nelle forme primitive. Nel 1683, ad esempio, il card. Federico Visconti annotò che l'aula unica era coperta con soffitto ligneo a vista e che il coro, a terminazione rettilinea, era chiuso "fornice ex cemento". Si tratta di dati sommari, che consentono, tuttavia, di assegnare l'impianto al XIV o al XV sec. Questa chiesa, consacrata da Carlo Borromeo il 27 luglio 1581, era divenuta sede parrocchiale nel 1589 "ex dismembrazione", ossia per separazione dell'originaria cura spirituale comune agli abitati di Montegrino e Bosco.
1708 (ampliamento sagrato)
La conquista dell'autonomia parrocchiale e la crescita del numero degli abitati di Bosco (260 circa nel 1596; 543 nel 1748), determinarono l'esigenza di provvedere a un tempio più capace e più decoroso. L'ambizioso progetto fu promosso da parroco, Ambrogio Parietti, ed era destinato a tradursi in realtà col tempo. I primi lavori intrapresi furono di sistemazione del sagrato, una vasta piattaforma, destinata a sostenere la nuova chiesa, creata nel 1708 attorno al primitivo oratorio. Per l'opera, piuttosto imponente, fu necessario acquistare e abbattere alcune case private e riempire "la gran bassa di terreno" verso valle, opportunamente sostenuta da imponenti muraglioni di contenimento.
1708 - 1718 (ricostruzione presbiterio e coro)
La prima pietra del nuovo tempio fu posata l'8 marzo 1708, ma l'inizio effettivo dei lavori va fissato al marzo 1716 quando, su "disegno del capomastro Giovanni Perdomi di Marchirolo", fu avviata la ricostruzione del presbiterio sul luogo "dell'angusto e oscuro coro della vecchia chiesa". All'opera collaborarono numerosi "maestri di Bosco" (emigrati stagionali impiegati nell'edilizia, secondo una radicata tradizione locale), assoldati nell'impresa per un anno e mezzo circa.
1716 - 1718 (decorazione e benedizione presbiterio e coro)
Le "opere di stucco, fatte sopra il cornicione" del coro furono affidate a Rocco Pisoni, compreso la "croce alla chiave dell'architrave con gli angeli ed altri ornamenti". In seguito, fu "gettata" la balaustra "usando i fondamenti [...] del coro della vecchia chiesa" (ossia al limite dell'antica area presbiteriale) e combinando materiale di recupero (tre gradini in marmo di Arzo) con i "pezzi nuovi" comprati nelle medesime cave. Sfumò, invece, l'idea di un nuovo altare di marmo. Allo scopo fu recuperato quello antico, di legno, opportunamente restaurato con "pitture e ornamenti e con libri sei d'oro di zecchino". Il 18 dicembre 1718 il nuovo altare fu solennemente benedetto.
1739 - 1742 (ricostruzione navata)
L'impianto della navata fu sostanzialmente delineato tra il 1718 e il 1722, compreso il campanile; ma le opere furono interrotte. Soltanto nel 1739 il nuovo parroco, Giovanni Battista Parietti, poteva bandire l'asta per il proseguimento dei lavori, vinta dal capomastro Giacomo Dotti di Montegrino. L'ingente spesa (L. 3.397) era coperta con i crediti accumulati dalla precedente gestione; inoltre, una parte del materiale necessario era stata comprata a suo tempo e rimaneva inutilizzata. L'8 gennaio 1742 la chiesa era ultimata nelle linee essenziali e poteva essere benedetta.
1739 - 1742 (decorazione e stucchi navata)
L'archivio parrocchiale consente qualche integrazione alle pur documentate cronache dei parroci impegnati nell'impresa, raccolte da don Augusto Dell'Acqua nel 1939 in un utile opuscolo sulla chiesa e sopra citate. Un contratto, non datato, ma controfirmato da don Giovanni Battista Parietti, permette di conoscere i nomi dei "mastri" impiegati a continuare l'"incominciata fabbrica", compresi i capitelli interni della navata "con [...] li nuovi ornamenti in disegno d'ordine Composito": Giovanni Angelo Martinelli, q. Giovanni; Bartolomeo Bricola; Giovanni Battista Martinelli, figlio di Martino. Tutti "della terra di Bosco".
1742 - 1748 (completamento facciata)
La facciata fu completata durante la fase di cantiere della navata, o pochi anni dopo. Nel 1748, il card. Giuseppe Pozzobonelli, in visita a Bosco, poteva constatare che le opere erano quasi terminate: "frontispicium pene ad perfectionem redactum albario opere nitescit". La nuova facciata riuscì aggiornata nei modi, riflesso degli schemi elaborati da tempo a Milano (C.F. Pietrasanta, S. Maria dei Crociferi) e con un richiamo al coevo cantiere della parrocchiale di Mesenzana.
1756 - 1765 (completamento cappelle e altari laterali)
Secondo i resoconti parrocchiali, "Antonio Parrucchetti avrebbe fatta l'architettura delle tre cappelle", ossia della Madonna del Rosario e del Crocifisso, al centro della navata, e di S. Giovanni, a sinistra dell'ingresso. Questi lavori, avviati nel 1756, furono completati nel 1765 con la posa delle balaustre agli altari della Madonna e del Crocifisso, realizzate "in marmo nero del Belgio, con fini intarsi in onice d'Egitto frammischiati con altri in marmo delle cave di Arzo, sostenute da colonnette delle stesse cave". Le balaustre, di raffinata fattura, si ammirano ancora oggi, così come l'altare della Madonna del Rosario; gli altari del Crocifisso e di S. Giovanni furono rinnovati nel XIX sec. Resta da dire dell'autore, che va forse associato a quell'Antonio Maria Perucchetti di Ghirla, attivo alla metà del XVIII sec. nel Vercellese; altri esponenti della famiglia erano capomastri presso la fabbrica settecentesca del duomo di Carignano.
1815 (ricostruzione altare maggiore)
L'altare maggiore, in sostituzione del precedente di legno, fu posato nel 1815 dalla "ditta Burri e Olgiati marmorini di Varese" che impiegò, come documentano note parrocchiali, prevalentemente "biancone di Vicenza", "marmo cerere", verde di Polcevera e onice d'Egitto.
1848 - 1849 (ricostruzione cappelle laterali)
I due altari laterali a sinistra furono rinnovati tra il 1848 e il 1849. Quello dedicato al Crocifisso fu affidato alla "ditta Bianchi e Negri"; quello di S. Giovanni è "opera di un certo Baroni detto lo Spagnolo per aver lavorato in Spagna". Contestualmente, le balaustre settecentesche dell'altare di S. Giovanni e quelle dell'altare simmetrico dedicato a S. Antonio furono sostituite da nuovi manufatti in marmo di Vicenza disegnati e posati da Domenico Grandi. Domenico Grandi proveniva, probabilmente, da Ganna. Baroni, invece, era originario di Bosco, ma non è altrimenti noto alle cronache; il soprannome con cui era ricordato contribuisce a documentare che l'emigrazione locale aveva trovato in Spagna uno dei canali più praticati; là, alla metà del XIX sec., si trovava anche un Andrea Parietti, pittore, perciò soprannominato "maiorchino".
1889 (ricostruzione altare di S. Antonio)
L'altare di S. Antonio fu rinnovato in seguito, nel 1889 e in occasione del terzo centenario dalla fondazione della parrocchia. "Disegnatore, pittore e direttore dei lavori fu certo Antonio Parietti, di Bosco", come ricordò don Augusto Dell'Acqua nel 1939, quando Antonio era ancora "vivente". Antonio era nato il 14 febbraio 1867 e aveva perfezionato la sua formazione all’Accademia di Brera di Milano. Stabilitosi a Parigi, svolse nella capitale francese un’attività artistica durata oltre quarant’anni, pur “ritornando spesso nelle sue valli per affrescare chiese, cappelle, ville, fra le quali la ‘Villa delle Muse’ a Bosco” (De Vittori).
1922 - 1923 (decorazione e nuovo pavimento navata)
La navata fu interessata da alcuni lavori tra il 1922 e il 1923. Fu posato un nuovo pavimento e le volte furono arricchite da una decorazione ad affresco affidata alla ditta Bozzoli di Grantola, documentata in quegli anni nelle chiese di Grantola e Mesenzana.
1939 (restauro facciata)
Nel 1939, il parroco, don Augusto Dell'Acqua, grazie a una generosa sovvenzione del cav. Augusto Moroni (da tempo impegnato nella dotazione di servizi alla collettività del borgo), dava mano alla "rinnovazione" della facciata della chiesa, affidando il disegno all'architetto Cornelio Bregonzio e le opere in pietra alla ditta Caverzasi di Arcisate. Nel contempo, fu sistemato il tetto e fu riconfigurata l'intera scalinata di accesso al sagrato. La nuova facciata, che, almeno a dire del parroco, fu “altamente applaudita” dall’arcivescovo Ildefonso Schuster, rispettò nella sostanza l'impianto di quella antica limitandosi a sostituire ornati in stucco con altri “di viva e solida pietra”.
2007 - 2010 (restauro conservativo organo)
Nel marzo 2010 furono ultimate le operazioni di restauro conservativo dell'organo, uno strumento del XIX sec. alloggiato in controfacciata. Per i lavori, affidati a Giovanni Mascioni di Cugliate e Francesco Cortinovis di Bergamo, sono stati determinati i contributi recuperati da donatori privati e integrati con fondi provenienti dall'8X1000. |
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