chiese italiane
censimento chiese
edifici di culto
edifici sacri
beni immobili
patrimonio ecclesiastico
beni culturali ecclesiastici
beni culturali della Chiesa cattolica
edilizia di culto
restauro
adeguamento liturgico
Milano
Milano
chiesa
parrocchiale
S. Stefano Maggiore
Parrocchia di Santo Stefano Maggiore
Struttura; Impianto strutturale; Opere d'arte; Culti e tradizioni; Eventi storici; Eventi storici; Denominazione
presbiterio - aggiunta arredo (1970-1980 circa)
367 - IV(preesistenza intero bene); 417 - 417(fondazione intero bene); 1075 - XII(ricostruzione intero bene); 1567 - XVI(ricostruzione intero bene); 1584 - 1596(ricostruzione intero bene); 1595 - 1607(costruzione cappella Trivulzio e presbiterio); 1602 - 1637(costruzione facciata); 1642 - 1696(costruzione campanile); 1827 - 1831(ricostruzione cappella di Sant'Anna e altare maggiore); 1831 - 1832(restauro interno); 1873 - 1877(restauro intero bene); 1924 - 1929(consolidamento statico campanile)
Chiesa di Santo Stefano Maggiore
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di Santo Stefano Maggiore <Milano>
Altre denominazioni Basilica di Santo Stefano Maggiore
Chiesa collegiata di Santo Stefano Maggiore
Chiesa di Santo Stefano alla porta
Chiesa di Santo Stefano alla ruota
Chiesa di Santo Stefano in brolo
S. Stefano Maggiore
Autore (ruolo)
Meda, Giuseppe (rifacimento e costruzione cappella Trivulzio)
Trezzi, Aurelio (rifacimento chiesa e facciata)
Buzzi, Carlo (progetto campanile)
Quadrio, Giuseppe Maria (costruzione campanile)
Besia, Gaetano (rifacimento interno)
Nava, Cesare (restauro )
Levati, Giuseppe (altare maggiore )
Tazzini, Giacomo (riforma cappella di Sant'Anna)
Ambito culturale (ruolo)
maestranze lombarde (costruzione e decorazione)
Notizie Storiche

367 - IV (preesistenza intero bene)

La chiesa sorse attorno a un sacello dedicato alla memoria di tre martiri trucidati nel 367 da Valentiniano I, nell’ambito di un combattimento tra ariani e cattolici al tempo di Ambrogio. Il luogo del sacrificio è ancora oggi ricordato da un’iscrizione interna, più volte reinterpretata. La vicenda ha dato vita nei secoli a una leggenda cresciuta attorno a una ruota lapidea e scolpita con un bassorilievo conservata in età medievale nella basilica: la devozione popolare indicava la reliquia come esito del miracoloso coagularsi del sangue di quei primi martiri versato sul pavimento della chiesa. La ruota fu descritta un’ultima volta da Giorgio Giulini, quindi andò dispersa non prima di aver contribuito ad assegnare al luogo di culto la popolare denominazione di Santo Stefano “alla ruota”.

417  (fondazione intero bene)

Attorno al sacello, lo stesso Ambrogio avrebbe patrocinato la costruzione di un più complesso edificio, ma la fondazione certa della basilica si deve alla volontà espressa nel 417 (per altri nel 423) dal vescovo Martiniano (o Matroniano), che la dedicò al profeta Zaccaria e a santo Stefano. Il vescovo riunì nel rinnovato tempio le reliquie di santo Stefano ed ebbe in sorte di venirvi sepolto. La cointitoazione a Zaccaria era destinata a decadere tra il IX sec. e il 1034, quando, nel testamento di Ariberto, la chiesa fu menzionata con la sola intitolazione al protomartire. A documentazione di queste prime fasi edilizie, furono rinvenute sporadiche tracce archeologiche nel 1924, nell’ambito di interventi sul porticato medievale presso la fondazione del campanile seicentesco.

1075 - XII (ricostruzione intero bene)

Il lunedì della settimana santa del 1075 un incendio distrusse il centro cittadino. I danni per Santo Stefano furono ingenti, come ricordava un’iscrizione oggi perduta. Se ne avviò una radicale ricostruzione. Il nuovo edificio, con volte a crociera cordonate rette da arcate su pilastri a fascio, con nartece a cinque campate, facciata a capanna e oculo centrale, non aveva paragoni (secondo quell’iscrizione) rispetto ad altre costruzioni coeve, ma nulla poteva rivaleggiare in splendore con quanto distrutto dall’incendio. Per il ritmo delle campate interne (rettangolari nella navata mediana, quadrate in quelle laterali), Reggiori (cit. in Conti) propose un parallelo con S. Pietro in Ciel d’Oro a Pavia; Mezzanotte-Bascapé individuarono nella sopravvivenza dell’impianto basilicale il retaggio delle fasi proto-cristiane. Della chiesa medievale rimane oggi un pilastro, sufficiente comunque per datare il termine della ricostruzione entro i primi decenni del XII sec.

1567 - XVI (ricostruzione intero bene)

Un’ulteriore ricostruzione in alzato della chiesa risale agli anni successivi al 1567, dopo una visita dell’arcivescovo Carlo Borromeo. Questi, infatti, elevò la chiesa a basilica stazionale e si interessò personalmente a una possibile, radicale riconfigurazione. Forse a questa fase si riferisce un disegno di riforma dell’area presbiteriale, attribuito a Vincenzo Seregni e non realizzato, conservato nella Raccolta Bianconi (Tomo X, f. 13 bis).

1584 - 1596 (ricostruzione intero bene)

Il riordino della basilica fu avviato dal successore di san Carlo, il cardinale Gaspare Visconti, a partire dal 1584 o 1594. Il progetto sarebbe stato affidato, secondo la bibliografia consolidata, ad Aurelio Trezzi; più approfonditi studi, invece, restituirebbero la paternità complessiva del nuovo disegno a Giuseppe Meda, anche per via del suo intervento, pressoché coevo, per la costruzione della cappella Trivulzio. In ogni caso, il rinnovato tempio fu consacrato da Federico Borromeo nel 1596.

1595 - 1607 (costruzione cappella Trivulzio e presbiterio)

A partire dal 1595 (per Mezzanotte-Bascapé; per altri dal 1594), Giuseppe Meda fu incaricato dal cardinale Teodoro Trivulzio della riforma dell’abside minore destro in forma di cappella-mausoleo, dedicata a san Teodoro. L’opera, con disegno a pianta centrale e copertura interna retta da quattro colonne isolate ai vertici del vano, è documentata da un disegno conservato nella Biblioteca Ambrosiana tra le carte dell’ingegnere Ercole Turati (poi confluite nella Raccolta Ferrari; cfr. Gatti Perer) che, proprio nel marzo del 1595, fu incaricato di una stima per “alcuni siti da occuparsi per la nuova cappella Trivulzio” . Lo stesso fu incaricato nel luglio 1607 della verifica dei “siti occupati” per la medesima costruzione. Nei medesimi anni si pose mano alla riforma del presbiterio (forse ancora con coinvolgimento del Meda) dove, entro il 1609-1610, fu collocato il coro ligneo realizzato da Virgilio del Conte (cfr. Conti).

1602 - 1637 (costruzione facciata)

Tra le carte di Ercole Turati si rintraccia anche una “misura e stima” risalente al 22 maggio 1602 per i “lavori in pietra fatti alla porta maggiore”; non è chiaro, però, se si possa trattare del portale attuale. Secondo le fonti, infatti, l’avvio di lavori per il nuovo prospetto della chiesa risalirebbe al 1629, ossia dopo che la fabbriceria della chiesa ebbe ottenuto, nel 1620, il permesso per abbattere il nartece e ottenere spazio sufficiente al prolungamento anteriore della chiesa. Secondo Costantino Baroni (cit. in Conti), la facciata della chiesa non era ancora completata nel 1637; lo stesso l’attribuisce con qualche riserva al disegno di Aurelio Trezzi. Nel frattempo, procedevano lavori interni per la modifica di alcune cappelle laterali.

1642 - 1696 (costruzione campanile)

Nel 1642 l’antico campanile della collegiata, allora innalzato a sinistra della chiesa, crollò, determinando numerosi danni per la vicina chiesa di S. Bernardino alle ossa. La ricostruzione della torre fu affidata a Carlo Buzzi, ma differita nel tempo perché avviata nel 1674 e ultimata nel 1696. Le fonti concordano nell’assegnate a Gerolamo Quadrio l’esecuzione di questo impegnativo cantiere, ma l’architetto morì nel 1679. Più probabile, dunque, pensare a un’alternanza tra Gerolamo Quadrio e il figlio, Giovanni Battista.

1827 - 1831 (ricostruzione cappella di Sant'Anna e altare maggiore)

Nel 1831, l’abside minore sinistra fu radicalmente modificato dall’intervento affidato all’architetto Giacomo Tazzini; con lui collaborarono Giuseppe Levati, per un ciclo il decorativo di pareti e volte, e Abbondio Sangiorgio, per due sculture raffiguranti Mosé e David. Giuseppe Levati, in quegli stessi anni, fu incaricato della ricostruzione dell’altare maggiore, secondo il modello con tempietto circolare su colonne ampiamente sperimentato nella tarda stagione neoclassica lombarda.

1831 - 1832 (restauro interno)

Nel 1832 (secondo alcune fonti 1831), a seguito dei lavori intrapresi sporadicamente in alcuni settori della chiesa negli anni precedenti (compreso la costante riforma anche degli altari laterali), la fabbriceria della chiesa incaricò l’architetto Gaetano Besia di un riordino estetico complessivo interno all’edificio. L’esito più evidente di questo intervento fu la riconfigurazione dei salienti addossati alle pareti laterali della navata maggiore in forma di semicolonne ioniche rudentate.

1873 - 1877 (restauro intero bene)

Nel 1873 la chiesa fu devastata ancora una volta da un incendio. Ai lavori di ripristino sovraintese Cesare Nava. Nel 1876-77 fu la volta della facciata, interessata da interventi estetici (anche in funzione di armonizzazione tra le componenti architettoniche dei diversi ordini) e dalla posa delle statue nelle nicchie.

1924 - 1929 (consolidamento statico campanile)

Nel Primo Dopoguerra, fu avviata una campagna di consolidamento statico della torre campanaria. Al termine dei lavori, sulla facciata anteriore del basamento del campanile, fu collocata una lapide a ricordo dei parrocchiani caduti al fronte; il memoriale fu per qualche tempo illuminato da una lampada ardente disegnata da Adolfo Wildt.
Descrizione

La chiesa di Santo Stefano Maggiore compone, con l’adiacente mole di San Bernardino alle ossa, uno dei quadri urbani più complessi (e tra i meglio conservati) del centro di Milano; la matrice unitaria di interventi sei-settecenteschi, infatti, ha restituito coerenza estetica a polarità che rappresentano l’esito di vicende del tutto separate, ciascuna fortemente caratterizzata e radicata nello sviluppo delle forme estetiche e della spiritualità ambrosiana nel corso dei millenni. Santo Stefano Maggiore fu sacello di martiri trucidati in età ambrosiana, basilica protocristiana fondata nel 417 (e da allora sede plurisecolare di capitolo, sino alle soppressioni settecentesche), basilica minore per volere di Carlo Borromeo, il principale luogo di culto dedicato a sant’Anna della città, sepolcro di otto santi, teatro dell’attentato nel 1476 a Galeazzo Maria Visconti, parrocchia del battesimo di Caravaggio, il 30 settembre 1571. Il tempio è preceduto dalla possente torre campanaria, tra le più complesse, per mole e disegno, predisposta da Carlo Buzzi nel 1642 e ultimata nel 1696. Alla base, un pilastro in rocchi di pietra è quanto sopravvive della riforma romanica della costruzione, avviata dopo l’incendio che la distrusse nel 1075. La facciata, a due ordini e portale centrale affiancato da cariatidi, è seicentesca. L’interno appare nella veste tardo cinquecentesca ideata probabilmente da Giuseppe Meda, con navata centrale scandita in sei campate, navatelle laterali, e realizzata tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento. Profondamente trasformati sono anche il presbiterio e le due testate di quelle che erano absidi minori laterali: a destra del presbiterio in forma di cappella/mausoleo per i Trivulzio (ancora su progetto di Giuseppe Meda, dalla fine del XVI sec.); a sinistra in cappella di Sant’Anna, tardo neoclassica. Ciononostante, l’assetto complessivo perdurante è quello basilicale: certamente sulle fondamenta della chiesa romanica, forse, addirittura, su quelle risalenti alle prime fasi della cristianità. Dal 2 febbraio 2015 Santo Stefano è stata eretta in "Parrocchia personale dei Migranti".
Struttura
Edificio retto da murature d'ambito, di spina e da sistemi puntuali composti da inerti (prevalentemente laterizio) legati da giunti di malta. Tutte le murature sono intonacate.
Impianto strutturale
Edificio retto da murature d'ambito e di spina a sezione normalizzata con la collaborazione di appoggi puntuali interni a sostegno delle arcate tra le navate e nella cappella Trivulzio. Coperture realizzate con sistema misto di volte, prevalentemente a crociera come sopra la navata centrale e in parte delle cappelle laterali.
Opere d'arte
Fra le opere d’arte, il patrimonio delle sculture conservate in Santo Stefano è stato poco indagato dagli studi. Paola Barbara Conti ne ha tratto un primo bilancio, elencando: il “Cristo in trono tra due santi” (sulla controfacciata), bassorilievo collocabile tra XIV e XV sec.; l'ancona marmorea con la Crocifissione (pure controfacciata), “di cui la testa del Cristo appare rifatta, la quale costituisce uno dei pochi esempi di scultura nella Basilica, forse di grande interesse”; il monumento funerario ad Alessandro Rovida del 1598 nella terza cappella di destra “che non appare integro nella composizione delle parti”; il “S. Alessandro Sauli”, opera di C.A. Pozzi del 1752, “bella scultura bronzea eseguita per la colonna della piazza dei Carbonari al Laghetto e trasferita nella Basilica solo nel 1801”, collocata nel primo altare di destra. Decenni prima, Eva Tea aveva focalizzato l’attenzione sul “rilievo assolutamente inedito” di una “Madonna con bambino”, murato presso la porta della sacrestia, sia per la possibilità di attribuirlo a uno scultore “della comitiva […] che tra la fine del Cinque e il principio del Sei compirono le istorie di Maria nel coro del Duomo” (e, tra questi, in particolare il Brambilla), sia per la dolcezza del modellato e dei gesti: “La figura della Madonna forma con quella del figlio un dolce ovale, tronco bruscamente in basso, dove la persona si perde in una nuvola. Il velo negletto lascia scoperti i capelli che di direbbero biondo scuri, ove si trasportino i valori di chiaroscuro in effetti di colore. Sembra un Foppa tardivo nella scultura”.
Culti e tradizioni
Pochi metri dopo l'ingresso principale, sul pavimento si apre una una grata che lascia intravvedere la pietra dove, secondo la tradizione, Valentiniano I trucidò i martiri nel 367.
Eventi storici
Il 26 dicembre 1476 la chiesa fu teatro dell'assassinio del duca Galeazzo Maria Sforza per mano di alcuni congiurati, come ricorda anche un'iscrizione interna.
Eventi storici
Il 30 settembre 1571 nella chiesa di Santo Stefano Maggiore fu battezzato Michelangelo Merisi, poi conosciuto come il Caravaggio. Il ritrovamento dell'atto di battesimo, nel febbraio 2007, ha messo fine a una lunga querelle fra gli studiosi sul luogo natale del Merisi, sino ad allora conteso tra Caravaggio (Bergamo) e Milano.
Denominazione
Sono ben tre le popolari denominazioni della basilica di Santo Stefano: "della ruota" (per via di una venerato bassorilievo in forma di ruota, disperso nei secoli); "in brolo", per via dell'estensione in questo settore della città del "brolo" collegato all'insediamento episcopale a sud del Duomo in età ambrosiana; "alla porta", per distinguere questo Santo Stefano, presso porta Tosa, da altri luoghi di culto in città intitolati al protomartire.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (1970-1980 circa)
L'area presbiteriale fu aggiornata ai canoni conciliari con la semplice posa di una mensa al centro; sopravvissero in tal modo sia l'altare maggiore post-tridentino (nella reinterpretazione tardo neoclassica di Giuseppe Levati), sia la complessa balaustra di marmo (probabile opera di artisti viggiutesi) a delimitazione con l'aula dei fedeli.
Contatta la diocesi