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Morimondo
Milano
chiesa
parrocchiale
S. Maria Nascente
Parrocchia di Santa Maria Nascente
Struttura; Impianto strutturale; Pertinenze; Altare maggiore; Coro
presbiterio - aggiunta arredo (anni '60)
1134 - 1174(preesistenze intero bene); 1182 - 1296(costruzione intero bene); 1490 - 1490(restauro intero bene); 1556 - 1798(proprietà intero bene)
Chiesa di Santa Maria Nascente
Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale
Denominazione Chiesa di Santa Maria Nascente <Morimondo>
Altre denominazioni S. Maria Nascente
Ambito culturale (ruolo)
gotico lombardo (intero bene costruzione)
rinascimento lombardo (coro restauro)
Notizie Storiche

1134 - 1174 (preesistenze intero bene)

L'abbazia di Morimondo è una filiazione dell'abbazia cistercense francese di Morimond. Secondo un calendario liturgico, i cistercensi si sarebbero insediati nella località di Coronate nel 1134, per poi trasferirsi a Morimondo nel 1136. In questo luogo venne costruita l'abbazia, la quale, tuttavia, nel 1171 era ancora definita "grangia".

1182 - 1296 (costruzione intero bene)

L'attuale chiesa abbaziale non fu costruita a partire dal 1136, quando i monaci dovettero ripiegare sulla soluzione provvisoria di un edificio minore, ma a partire dagli anni '80 del XIII secolo, sulla base di un'iscrizione controversa riportata dalla storiografica locale, che assegna l'inizio della costruzione al 1182 e la fine al 1296. Questa dilatazione temporale del cantiere fu probabilmente dovuta a controversie sulla proprietà del terreno: infatti, anche a livello cantieristico è possibile osservare una interruzione nei due disassamenti della chiesa leggibili in pianta e nelle due campate occidentali, di stile più evoluto.

1490  (restauro intero bene)

Nel 1490 era abate commendatario e conte di Morimondo il cardinale Giovanni De Medici, che sarebbe poi diventato papa con il nome di Leone X. Egli convinse il papa Innocenzo VIII a concedere il passaggio nell'abbazia al alcuni monaci cistercensi di Settimo Fiorentino. A questi monaci si deve il primo restauro della chiesa, il nuovo coro e la fondazione della cascina che conserva ancora il nome di <>.

1556 - 1798 (proprietà intero bene)

Con il XVI secolo l'abbazia entra in una fase di declino. Il numero dei monaci era ridotto a una decina. Il 22 agosto 1556 Pio IV emana una bolla con la quale quasi tutte le terre dell'abbazia erano cedute all'Ospedale di Milano. Di tutti i beni di Morimondo nel 1577 restano solo la cascina Fiorentina, la grangia del monastero, il molino di Prato Ronco e pochissime terre. L'8 aprile 1798 il monastero fu definitivamente soppresso da Napoleone e i monaci dispersi.
Descrizione

La chiesa di Santa Maria Nascente di Morimondo segue planimetricamente il cosiddetto "tipo bernardino". Si tratta di un edificio a tre navate, transetto poco sporgente e cappelle absidali aperte sul transetto e affiancate al coro con testata rettilinea. In altezza, la cappella presbiteriale eguaglia il transetto, mentre le quattro cappelle minori laterali sono assai più basse. Attualmente, solo le due più esterne, a botte acuta, hanno la dimensione originaria. Le arcate interne hanno profilo acuto, le volte hanno costoloni torici. Le campate sono rettangolari sia nella navata centrale che nelle laterali: di conseguenza, anche i contrafforti esterni non sono alternati e le volte interne hanno un ritmo serrato. Sia le tre navate, sia il presbiterio, sia il transetto sono coperti da volte a crociera con costoloni torici. Nel braccio nord del transetto si trova incorporata una scala. I sostegni di navata hanno forme diverse: i primi due sono compositi; seguono quattro coppie di piloni cilindrici con base attica; poi una coppia di pilastri ottagonali che probabilmente in origine delimitavano il limite occidentale del coro dei monaci, prima che fosse trasportato dietro all'altare maggiore all'inizio del Settecento. Dopo un'altra coppia di piloni rotondi, troviamo i pilastri polistili collocati presso la campata d'incrocio che sostengono il tiburio. La facciata ha andamento a capanna con slancio verticale molto contenuto. Originariamente, doveva essere congiunta a un nartece di notevoli proporzioni, le cui tracce sono ancora visibili nel muro. Il profilo attuale, che sorge sulla piattaforma della scalinata formato da quattro agili colonne in pietra a zoccolo molto elevato, risale all'inizio del XVIII secolo.0 Nella facciata si trovano molte finestre di fattura e dimensioni diverse: molto eleganti sono le tre bifore che accompagnano la linea degradante del tetto e il bel rosone centrale. Il fianco settentrionale ha contrafforti sporgenti e all'imposta del tetto della navata minore corre una cornice di beccatelli. In ogni campata si apre una finestra a tutto sesto. La parete esterna della navata centrale non ha contrafforti ed è ritmata da una cornice di archetti pensili con sfondo bianco che si congiunge all'analoga cornice di facciata. Le finestre sono a tutto sesto e decorate da una ghiera in terracotta di dubbia origine antica. Il transetto sinistro mostra un finestrone rotondo ed è sormontato da una torricella con orologio. Sull'incrocio tra navata maggiore e transetto si erge in tiburio ottagonale, la cui cornice è delimitata da una frangia di archetti pensili su sfondo bianco. La testata est della cappella maggiore è ritmata da un gioco di aperture: tre arcuate e tre a oculo. Il fianco esterno meridionale è meno visibile perchè addossato a nuove costruzioni ma risulta formalmente analogo a quello settentrionale. In origine il coro dei monaci doveva collocarsi nelle due campate prima del transetto, caratterizzate da sostegni con zoccolo non sporgente. La zona ovest della campata centrale, con sostegni cilindrici e zoccoli sporgenti, doveva essere destinata al coro dei conversi. Le due campate più occidentali, che si distinguono anche per i capitelli, hanno diversità stilistica e sono più recenti.
Struttura
Caratteristica è l'alternanza bicroma fra il laterizio utilizzato per i perimetrali e i sostegni interni e le profilature in pietra delle fasce capitellari.
Impianto strutturale
La chiesa è un esempio del cosiddetto "tipo bernardino", impianto planivolumetrico tipico dell'architettura cistercense, che si basa sulla ripetizione di moduli quadrangolari proporzionati tra loro. La chiesa è a tre navate, il corpo longitudinale incrocia un transetto poco sporgente, sul quale si aprono le cappelle presbiteriali, tra le quali la centrale, che ospita l'altare maggiore, ha dimensioni maggiori rispetto alle quattro laterali.
Pertinenze
L'abbazia è costruita su un declivio fatto di terrazzamenti e restano parti notevoli del chiostro medievale, che seguiva lo schema bernardino-cistercense. Il lato sud, in cui si trovavano calefactorium, refettorio e cucina, e il lato ovest, destinato ai conversi, hanno subito i rimaneggiamenti più significativi. restano invece ancora tracce del portico a nord, sotto il quale due portali introducevano rispettivamente nella testata sud del transetto (portale dei monaci) e nella seconda campata della chiesa (portale dei conversi). Importanti evidenze medievali si conservano anche in relazione al corpo orientale del chiostro : la sagrestia, l'armarium, la sala capitolare, il parlatorium, la sala dei monaci al livello intermedio, il dormitorio al livello superiore.
Altare maggiore
L'altare maggiore è in marmo nero e stile barocco. Venne installato nel 1704 dall'abate Lorenzo Citerno.
Coro
Il coro è posteriore alla chiesa originaria, come dimostra il suo stile. Venne fatto realizzare dai monaci fiorentini che commissionarono il lavoro a maestro Francesco Giramo di Abbiategrasso, che lo ultimò nel 1522. Si tratta di un coro con 70 stalli in legno di noce distribuiti in due serie. Nel mezzo è collocata una piccola cella-armadio con imposte lavorate a intarsio con la scena dell'Annunciazione: vi si conservano le reliquie del Cenobio. Negli stalli sono raffigurati motivi decorativi e simbolici e i Santi dell'Ordine Cistercense: S. Bernardo e S. Roberto. Quest'ultimo reca in mano un modello di chiesa con torre e rosone in faccciata, sul tipo delle chiese cistercensi.
Adeguamento liturgico

presbiterio - aggiunta arredo (anni '60)
In ottemperanza alle prescrizioni del Concilio Vaticano II, davanti all'altare preconciliare è stato collocato un altare a mensa. Si conservano inalterate la balaustrata marmorea e la scalinata che separano il presbiterio moderno dalla navata.
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