Notizie Storiche |
XIV (costruzione intero bene)
La prima annotazione di una “cappella” dedicata a S. Giacomo è contenuta nell’inventario redatto attorno al 1398 e noto come “Notizia Cleri Mediolanensis”. Nei primi decenni del XV sec. è documentata la presenza di un officiante con funzioni parrocchiali in alternativa all'antico luogo di culto di Santa Maria in Ca' Deserta, distante dall’abitato all’epoca oramai concentrato, soprattutto con attività commerciali, sul lago e attorno al golfo. Qualche dato in più sulla configurazione del tempio ai suoi esordi proverebbe dal campanile, la cui impostazione potrebbe anche risalire al XV sec., per analogia con la torre di San Pietro a Castelveccana (soprattutto per le ampie monofore), ma di cui sono evidenti i rimaneggiamenti cinque-seicenteschi (cantonali e paramento murario) e tardo ottocenteschi. Non è improbabile ipotizzare, di questa prima chiesa, un orientamento ribaltato rispetto all’attuale, con abside canonicamente rivolto a oriente.
XVII - 1640 (ricostruzione intero bene)
Nel 1574 Carlo Borromeo visitò la chiesa (rettoria dal 1564) dove, "ob maiorem commodiatatem", erano stati trasferiti da tempo, dalla primitiva parrocchiale, il SS. Sacramento e il battistero. Nel 1614 il card. Federico Borromeo esortò i parrocchiani a ricostruire l’edificio sacro elencando anche la risorse per raggiungere lo scopo. Gli ordini furono eseguiti e, attorno al 1640, il cantiere era giunto alla facciata. Il rinnovato tempio si presentava ad aula unica con due cappelle mediane affrontate, dedicate alla Madonna del Transito (a destra) e a Sant'Antonio di Padova (a sinistra). Fu forse questa l’occasione per invertire l’orientamento della chiesa, con ingresso da oriente, così da ricucire lo sfrangiato tessuto edilizio dei nuclei “in ripa” al lago e conferire al nuovo prospetto un ruolo centrale nella riforma urbanistica del borgo.
1640 - XVII (costruzione facciata)
Nel 1640 l'architetto Carlo Buzzi giunse a Laveno per esaminare "frontispicium ecclesiae SS. Jacobi et Philippi" e valutare se "domus parochialis [...] construi possit". La notizia conferma l'avanzamento del cantiere e permette di definire una soglia cronologia per il disegno della facciata, scandita da quattro lesene e con timpano in forte aggetto, nei modi allora diffusi tra i professionisti ambrosiani e destinati a “far scuola” sul Verbano sino al XVIII sec. inoltrato (Domo, Santa Maria Assunta). La nuova fronte rispondeva alle esigenze di decoro del mutato contesto urbanistico di Laveno, caratterizzato dai primi insediamenti di villeggiatura sulla collina sovrastante. Tra questi, quello della famiglia Tinelli già consolidato, per impostazione architettonica e paesaggistica, alla metà del XVII sec. e dotato, nel 1676, dell’oratorio privato di S. Rocco (planimetria in Marcora 1957). Rimane aperta la possibilità di riferire il progetto della facciata alla mano dell'architetto Buzzi.
1645 (completamento cappella laterale della Madonna del Transito)
Attorno al 1645 fu collocata la statua della Vergine del Transito nella cappella della Madonna. Il culto veniva traslato dall’antica chiesa di Santa Maria in Ca' Deserta a sigillo del trasferimento del titolo parrocchiale, anche se il fatto assunse carattere di ufficialità a partire dal 1671 (visita mons. Lorenzo Sormani) . Contestualmente si iniziò a radunare davanti al venerato simulacro le sepolture dei parroci (la cui serie ininterrotta inizia dal 1594), uso avviato nel 1697 continuato sino alla fine del XVIII. La vicenda conferma anche la conclusione di importanti fasi di cantiere negli anni compresi tra il 1640 e il 1645.
1782 - 1832 (costruzione organo, bussola e cantoria)
Nel 1782 don Saverio Monteggia, appena eletto parroco di Laveno, intraprese una campagna per l'arricchimento della chiesa, a partire dall'organo. Allo scopo acquistò a Milano uno strumento settecentesco proveniente da S. Maria alla Chiusa e diede mano alla costruzione, in controfacciata, di una cantoria e di una bella bussola di legno che ancora sopravvive. L’opera era in qualche modo preliminare a un piano organico di ampliamento dell’edificio sacro oramai insufficiente a contenere una popolazione in forte crescita per via dell’incremento economico e sociale di Laveno dopo il trasferimento nel borgo del mercato dei grani, decretato dalle autorità proprio alla fine del XVIII sec. Un progetto di ampliamento, affidato a un capomastro locale non andò, tuttavia, in porto.
1825 (ricostruzione organo)
Don Costantino Formentini, alla guida della parrocchia dal 1819, riprese le iniziative avviate dal predecessore. Ancora una volta, all'origine di un rinnovamento radicale, don Costantini si dedicò inizialmente all'organo, affidando nel 1825 a Eugenio Biroldi la posa di un nuovo strumento e promovendo la costruzione di una nuova scala per raggiungere la cantoria, alloggiata in un vano creato a destra della facciata e a filo del campanile. Nel frattempo, l’acquisto nel 1802 della chiesetta dell’Immacolata aveva consentito di trasferirvi la confraternita del SS. Sacramento; in tal modo, l’oratorio, che la confraternita aveva costruito sul fianco meridionale della chiesa almeno dal XVIII sec.(visita card. Pozzobonelli), diventava disponibile per dar corso all’ampliamento della chiesa parrocchiale a lungo desiderato.
1832 (ampliamento intero bene)
Don Formentini incaricò l'ingegner Lorenzo Bernago di trasformare il soppresso oratorio di confraternita in una navata collegata all'invaso della chiesa esistente. L'ingegnere ricavò cinque pilastri nella parete laterale della parrocchiale e creò un'aula scandita in "quattro campate a base prossimamente quadrata", coperte con volte a vela, con quattro cappelle aperte sul lato meridionale e una cappella di testata. Per risolvere il delicato problema del rapporto con la facciata esistente, fu d'ausilio l'architetto Pietro Pestagalli, allora a capo del dipartimento delle pubbliche costruzioni. Pestagalli impose un disegno semplificato nella convinzione che "le introdotte decorazioni in casi di questa natura, anziché abbellire ne fanno rendere più appariscente e più mostruoso lo sconcio delle emergenti irregolarità e della loro dissonanza dalle altre parti, alle quali si fanno appartenere in qualità di accessori subalterni".
1832 (ricostruzione altare maggiore)
Pur in assenza di dati documentali, è possibile ritenere che, in concomitanza con gli ingenti lavori di ampliamento della chiesa, si sia dato mano anche alla riforma dell'altare maggiore, secondo il modello con basamento rettangolare, rivestito di marmi e sormontato da tempietto circolare sorretto da colonne, replicato diffusamente nella Diocesi di Milano in età tardo neoclassica. L’altare è coronato da una statua sommitale raffigurante S. Giovanni Battista.
1887 - 1889 (restauri e completamento interno e cappelle)
Le cappelle della nuova navata della chiesa, popolarmente denominata "del Sacro Cuore" per l’altare costruito in campo all’aula, furono terminate nel volgere di breve tempo. In occasione dei lavori del 1832, infatti, l'altare di Sant'Antonio, già esistente nella parrocchiale seicentesca, fu trasferito nella corrispondente nicchia creata con l'ampliamento. Allo stesso modo, nella prima cappella della nuova navata fu alloggiato il battistero, nella terza l'altare di S. Giuseppe e nella testata, per l’appunto, quello dedicato al Sacro Cuore. Anche l’altare della Madonna, a destra della navata principale, fu riformato in modi tardo neoclassici con ancona addossata alla parete e tabernacolo rivestito di marmi policromi. Tra il 1887 e il 1889, invece, il parroco, don Luigi Annoni, si spese per una nuova pavimentazione e un primo ciclo di decorazioni e affreschi interni.
1898 (restauro e sopralzo campanile)
Nel 1898 il campanile fu interessato da un ingente intervento di rivisitazione estetica. La già slanciata torre fu rialzata di altri sei metri; fu creata una cella terminale sufficiente per reggere il peso di nuove campane; fu introdotto un orologio e la canna, originariamente priva di scansioni, fu suddivisa in verticale con cornici marcapiano in cemento. Curiosa la vicenda della cuspide a terminazione conica, riproposta nel cemento (opportunamente tinteggiato di rosso) secondo le volontà dei parrocchiani. Proprio il cono terminale, se presente anche in origine, rappresenterebbe uno degli appigli per una datazione della torre campanaria alle prime fasi della chiesa.
1904 - 1911 (completamento e affreschi interno)
Nel 1904 (o nel 1907) furono affrescati i medaglioni della navata centrale e il catino absidale. Pochi anni dopo, l'assetto devozionale della chiesa raggiunse il culmine con alcuni lavori documentati nella cappella di S. Giuseppe (risalente però, come detto, ai decenni precedenti, come sembra provare l'altare tardo neoclassico esistente). Non sono chiare, invece, le vicende della prima cappella a destra della navata principale e, in particolare, se la dedicazione all’Angelo Custode sia da riferire ai lavori ottocenteschi o all’associazione con il culto dei santi Luigi e Agnese celebrato in un trittico di Mario Aubel del 1911. La cappella, oggi, è privata di altare.
1925 - 1929 (cicli affrescati cappella della Madonna del Transito)
Nel 1925 Mario Albertella fu incaricato di affrescare la cappella della Madonna del Transito. Nel 1929, Albertella era ancora a servizio della parrocchia, per la quale portava a compimento gli affreschi nelle cappelle della Via Crucis attorno alla chiesa di S. Maria in Ca' Deserta.
1990 - 2000 (riforma presbiterio)
L'area presbiteriale fu adeguata ai canoni conciliari in età imprecisata, secondo un intervento strutturale (riconfigurazione piattaforma e gradini d'accesso, nuova pavimentazione in marmo e installazione di una mensa al centro) compreso tra il 1990 e il 2000. |
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