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Ispra
Milano
chiesa
sussidiaria
Addolorata
Parrocchia di San Martino Vescovo
Struttura; Pianta; Coperture; Campanile
altare - aggiunta arredo (1997 circa)
XIII - XIV(costruzione intero bene); 1608 - 1624(ricostruzione intero bene); 1618 - 1618(decorazione e cicli affrescati cappella di Sant'Antonio); 1680 - 1680(ricostruzione campanile); 1712 - 1718(demolizione parziale e cambio di intitolazione intero bene); 1997 - 1998(restauro conservativo cappella di Sant'Antonio)
Chiesa dell'Addolorata
Tipologia e qualificazione chiesa sussidiaria
Denominazione Chiesa dell'Addolorata <Ispra>
Autore (ruolo)
Martinolio, Cristoforo (decorazione e cicli affrescati)
Ambito culturale (ruolo)
maestranze lombarde (costruzione)
Notizie Storiche

XIII - XIV (costruzione intero bene)

La chiesa attuale è frutto di una ricostruzione integrale di una precedente chiesa medievale della quale, sino al 1997, si aveva solo notizia documentale per l'accenno contenuto nel repertorio di chiese e altari esistenti nella diocesi ambrosiana compilato nei primi anni del XIV sec. e noto come ‘Liber Notitiae Sanctorum Mediolani’. Per via dell'intitolazione, nel 1913 Felice Ferrario era giunto persino a ipotizzarne una fondazione longobarda. Gli scavi condotti nel 1997 portarono alla luce un catino absidale semicircolare che, combinato alla lettura degli atti delle visite pastorali, contribuì a definire l'assetto di questo primo tempio a navata unica e con altare rivolto a oriente.

1608 - 1624 (ricostruzione intero bene)

La chiesa vecchia scomparve per lasciar posto all'attuale. Il cantiere fu avviato nel 1608 e concluso nel 1624, data che si può ancora leggere all'esterno. A stimolare le opere furono le raccomandazioni espresse durante le visite degli arcivescovi, a partire da quelle impartite da Federico Borromeo che, nel 1596, aveva ordinato che la comunità si rivolgesse alla mano di un architetto per garantire la stabilità della volta e dei pilastri d'appoggio. La mano di un architetto, seppure anonimo, è riconoscibile ancora oggi nella scansione delle pareti della navata con lesene doriche giganti poste a reggere un fregio liscio coronato da una cornice a dentelli.

1618  (decorazione e cicli affrescati cappella di Sant'Antonio)

La chiesa, uscita rinnovata dal cantiere seicentesco, possedeva due altari laterali ospitati in cappelle estradossate e affrontate prima del presbiterio: a sinistra la cappella dedicata a sant'Antonio abate, a destra quella dedicata alla B.V. del rosario. Nel 1618, la cappella di sant'Antonio fu interamente affrescata da Cristoforo Martinolio, detto il Rocca (o Rocca), che lasciò firma e data sull’unica opera sinora individuata fuori da Varallo (dove era nato) e dal Piemonte. Il ciclo, che illustra la vita del santo, è ascrivibile a un precoce momento nella produzione del pittore, ma dimostrano una netta maturazione rispetto ai primi esperimenti. La componente morazzoniana, che diverrà predominante nelle imprese dei Sacri Monti e nelle sue opere più tarde, è ancora venata, nel ciclo di Ispra, da rimandi cinquecenteschi, soprattutto gaudenziani.

1680  (ricostruzione campanile)

Il campanile fu ricostruito nel 1680 su fondamenta più antiche. Lo documenta una lapide con una dettagliata iscrizione presente sul lato settentrionale della torre. Già nel 1691 il parroco vi fece issare un concerto di due campane.

1712 - 1718 (demolizione parziale e cambio di intitolazione intero bene)

Tra 1712 e 1718 a levante della chiesa fu costruito un nuovo tempio parrocchiale. Il cantiere comportò la demolizione del presbiterio della chiesa che nel frattempo assunse la denominazione di Addolorata. Questo per via di una venerata immagine su tavola che si conserva oggi nella cappella di s. Antonio. È probabile che altare e ancona provengano dalla cappella della B.V. del rosario (nonostante l’incongruenza sulle dedicazioni tramandate) che, per i lavori all’erigenda parrocchiale, fu sacrificata per creare un oratorio di confraternita. L’ipotesi sembra suggerita dal mancato accordo tra il ciclo pittorico del 1618 nella cappella di s. Antonio e l’attuale altare ligneo. Durante questa fase la chiesa fu anche privata della volta (forse a botte) documentata grazie agli ordini emanati dal Borromeo nel 1596. Al posto della volta fu inserito un soffitto ligneo. L’abbassamento è evidente contemplando la facciata dove il frontone fu malamente ribassato per seguire le nuove linee di fabbrica.

1997 - 1998 (restauro conservativo cappella di Sant'Antonio)

In occasione della campagna di restauro che riguardò l'adiacente chiesa parrocchiale settecentesca nel 1997, anche la chiesa dell’Addolorata fu sottoposta a un intervento generale. Ne fu interessato, in particolare, il ciclo pittorico della cappella di Sant'Antonio. L'impresa fu sostenuta dal locale Rotary Club, dal comune e dalla parrocchia. I lavori furono affidati a Elisabetta Attorrese e terminarono nella primavera 1998.
Descrizione

La chiesa dell'Addolorata sorge nel centro di Ispra alle spalle della parrocchiale di S. Martino con la quale forma un unico, articolato complesso edilizio che comprende, oltre le due chiese, anche la bella torre campanaria tardo seicentesca, alta 37 metri e dalla elaborata cupola. L'attuale luogo di culto è frutto di una ricostruzione seicentesca che non aveva risparmiato nulla del precedente edificio medievale e che, a sua volta, fu assai manomesso in occasione della realizzazione dell'adiacente parrocchiale settecentesca che ha comportato l'obliterazione di abside, presbiterio e volte. In ogni caso, entrando, la chiesa dell’Addolorata si presenta ancora ben leggibile secondo l'impianto conferito da un architetto rimasto, purtroppo, anonimo. L'aula unica è scandita in due campate separate da lesene doriche giganti e delimitate, in alto, da un considerevole fregio liscio chiuso da una marcata cornice a dentelli, secondo una tendenza al gigantismo nell'impiego degli ordini che fu una caratteristica distintiva del tardo manierismo. In occasione della seconda campata si aprivano le due cappelle laterali affrontate. Quella di destra è stata distrutta e poi ampliata per servire a un oratorio di confraternita nel corso del XVIII sec.; oggi adibita a sacrestia, conserva un lacerto di affresco dei primi anni del XVII sec. con una 'Fuga in Egitto'. La cappella di sinistra è integra, sia nell'impianto, sia nell'apparato decorativo e, dopo gli accurati restauri del 1997-1998, è tornata a mostrare il ciclo dipinto nel 1618 da Cristoforo Martinolio e dedicato alla vita di sant'Antonio abate. Il presbiterio è oggi delimitato dalla curva dell'abside della confinante chiesa parrocchiale. La facciata è a capanna. Vi si apre un solo portone centrale. La chiesa è orientata.
Struttura
Murature d'ambito in pietra legata da giunti di malta. Tutte le pareti esterne sono intonacate.
Pianta
Aula unica, scandita in due campate, con una sola cappella laterale a sinistra del presbiterio. Questo, di fatto, è condizionato dall'inserimento della curva dell'abside dell'adiacente chiesa parrocchiale, costruita nel XVIII sec. in parte a discapito della precedente e con orientamento ribaltato. La corrispondente cappella a destra fu demolita ed è oggi ridotta a un vasto ambiente regolare destinato a sacrestia. Da qui si accede alla sacrestia vera e propria che consente anche un passaggio verso la parrocchiale.
Coperture
Copertura a doppia falda sopra la navata; copertura a padiglione sopra la cappella di sant'Antonio. L'ambiente ora destinato a sacrestia (un tempo oratorio di confraternita) che si sviluppa occupando per intero il fianco meridionale della chiesa è coperto con una sola falda inclinata. Manto di copertura in tegole marsigliesi.
Campanile
Il campanile è frutto di una ricostruzione su preesistenze avviata nel 1680 grazie al lascito di due benefattori locali i cui nomi sono iscritti in un bel cartiglio alla base della torre. Si tratta di uno dei campanili più interessanti del Varesotto e dell'intero Verbano perché proprio alla doppia tradizione distintiva dei due ambiti culturali e geografici (da un lato l’esempio massimo di S. Vittore a Varese; dall’altro la sequenza tardo-rinascimentale che culmina nella torre della parrocchiale di Ascona) l'anonimo progettista sembra essersi ispirato per dare forma all’elaborata terminazione innalzata sopra la cella campanaria, con lanternino ottagonale e sovrastante cupola percorsi da un complesso gioco di nervature, volute e contro-volute. Il card. Giuseppe Pozzobonelli, in visita a Ispra alla metà del XVIII sec., ne aveva notato la singolarità: “turris campanilis eleganter edificata cum tribus campanis […] cuius summitas fastigiata artificiosae fuit extructa”.
Adeguamento liturgico

altare - aggiunta arredo (1997 circa)
Nel 1997 circa fu aggiunta una mensa d'altare mobile al centro del presbiterio.
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