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beni culturali della Chiesa cattolica
edilizia di culto
restauro
adeguamento liturgico
Cinisello Balsamo
Milano
chiesa
sussidiaria
S. Eusebio
Parrocchia di Sant'Eusebio
Impianto strutturale; Coperture; Campanile; Pianta; Pavimenti e pavimentazioni; Cicli affrescati; Lapidi e iscrizioni
presbiterio - intervento strutturale (1976)
V (?) - IX (?)(preesistenze intero bene); XI - XIII(costruzione intero bene); XVI - XVII(notizie storiche intero bene); 1613 - 1615(ristrutturazione intero bene); 1670 - 1670(costruzione sacrestia); 1848 - 1849(notizie storiche intero bene); 1879 - 1882(ristrutturazione intero bene); 1888 - 1889(decorazione catino absidale); 1931 - 1932(ristrutturazione intero bene); 1948 - 1948(modifica presbiterio); 1963 - 1963(modifica facciata); 1976 - 1976(modifica presbiterio); 1979 - 1979(notizie storiche intero bene); 1979 - 1980(restauro affreschi); 1988 - 1993(ristrutturazione intero bene); 2016 - 2016(manutenzione intero bene)
Chiesa di Sant'Eusebio
Tipologia e qualificazione chiesa sussidiaria
Denominazione Chiesa di Sant'Eusebio <Cinisello Balsamo>
Altre denominazioni Ex chiesa parrocchiale
Oratorio di Sant'Eusebio
S. Eusebio
Ambito culturale (ruolo)
maestranze lombarde (costruzione)
Notizie Storiche

V (?) - IX (?) (preesistenze intero bene)

Durante i lavori di restauro effettuati dal parroco di Sant’Ambrogio Vitaliano Rossi, nel 1880, venne rinvenuta sotto al pavimento della chiesa una tomba altomediovale in cui era stata reimpiegata un’epigrafe funeraria di epoca romana, detta iscrizione di Marcellino. L’altra iscrizione funeraria conservata presso la chiesa, dedicata a Tealisinia, è una riproduzione ottocentesca di un’antica iscrizione andata perduta. Un altro reperto archeologico di epoca romana rinvenuto a poca distanza dalla chiesa, durante gli scavi del 1975, è il basamento di una piccola colonna che fa ipotizzare la preesistenza in loco di un tempietto pagano. Nel recinto della chiesa sono inoltre collocati i resti di tre antichi coperchi di sarcofagi, di cui non è documentata la provenienza.

XI - XIII (costruzione intero bene)

La leggenda lega questo edificio sacro alla regina Teodolinda: narra di un passaggio segreto sotterraneo, che dall’altare arrivava al Duomo di Monza, utilizzato dalla regina per venire a pregare in segreto. Ma rimane una leggenda senza alcun fondamento né riscontro e le origini della chiesa sono quasi certamente posteriori: le fonti bibliografiche collocano la sua edificazione tra l’XI e il XII secolo. Il primo documento storico che attesta l’esistenza “in Pieve Dexio loco Cinixello: Ecclesia S. Eusebii” è il Liber Notitiae Sanctorum Mediolani di Goffredo da Bussero (fine XIII sec.).

XVI - XVII (notizie storiche intero bene)

Le visite pastorali tra metà ‘500 e inizio ‘600 testimoniano le condizioni dell’edificio all’epoca. Dalla visita nel 1567 di Leonetto Clivone si desume che l’oratorio a quella data era privo di soffitto e di paramenti e non vi si effettuavano celebrazioni, tuttavia vi era una grande affluenza di fedeli nel giorno di Pasqua. Nel 1579 Carlo Borromeo testimoniò le precarie condizioni della struttura: buchi nei muri, tetto e pavimento danneggiati. La visita a fine ‘500 di mons. Cipolla ci fornisce informazioni sulla zona absidale: l’altare era posto al centro dell’abside ed era assente la recinzione presbiteriale. Nel 1604 il visitatore mons. Giussani notò la difformità dell’altare e l’assenza di arredi liturgici. Infine, nella visita del 1612 Federico Borromeo confermò lo stato di degrado in cui versava l’edificio e dispose che venissero intrapresi al più presto i lavori.

1613 - 1615 (ristrutturazione intero bene)

Negli anni successivi si intrapresero i lavori prescritti dal Borromeo, che videro: la ripresa del tetto e della calotta dell’abside; il rinforzo della muratura sud con contrafforti; la posa del nuovo pavimento in cotto; l’apertura di quattro finestre nuove sui lati rispettivamente ovest, sud, nord e contestualmente la chiusura di quelle absidali; l’aggiunta in facciata del portale a timpano; il collocamento del nuovo altare addossato alla parete absidale.

1670  (costruzione sacrestia)

Nel 1670, in posizione centrale sul lato settentrionale della chiesa, fu costruito un piccolo corpo di fabbrica adibito a sacrestia, come documentato dal disegno della pratica di edificazione conservata presso l’Archivio Storico Diocesano.

1848 - 1849 (notizie storiche intero bene)

A metà del 1800 don Bergomi commissionò all’architetto Moraglia la progettazione di un nuovo edificio di culto più ampio e in forme neoclassiche, progetto che non ebbe seguito per la morte del parroco nel 1850.

1879 - 1882 (ristrutturazione intero bene)

Nel 1879 Vitaliano Rossi, parroco di S. Ambrogio, intraprese un’ampia campagna di restauri. Gli interventi consistettero in: delimitazione dell’edificio con basamento in ceppo, costruzione del campanile sul lato nord e del pronao neoclassico in facciata, ampliamento della sacrestia, sottomurazione delle murature perimetrali, rifacimento del vespaio, nuovo pavimento in cotto che sostituì l’esistente in ghiaia, riapertura delle finestre dell’abside, rinnovo dell’arredo sacro e sostituzione dell’altare a parete con nuovo altare in marmo sempre a parete ma non più addossato allo zoccolo del muro per non occultare gli affreschi ivi rinvenuti. Il presbiterio era delimitato da una balaustra in pietra.

1888 - 1889 (decorazione catino absidale)

Don Vitaliano Rossi commissionò nel 1888 al pittore Radice la decorazione del catino absidale con un affresco raffigurante “Sant’Eusebio in cattedra” che fu completato l’anno seguente. Risalgono probabilmente a questo periodo anche i motivi decorativi della parete divisoria tra aula e abside e dell’arco di trionfo, decorazioni ancora visibili nelle fotografie di inizio anni ottanta del ‘900. Con i restauri del 1991-93 tutte le superfici sono state ricoperte da un intonachino di finitura.

1931 - 1932 (ristrutturazione intero bene)

Ancora una volta fu necessario intervenire strutturalmente sull’edificio che aveva problemi di stabilità. Don Ciceri si rivolse alla Scuola d’Arte Beato Angelico che incaricò l’ing. Giorgio Gorrini di redigere il progetto di restauro che prevedeva: rinforzi strutturali delle sottomurazioni, rifacimento dei contrafforti esterni, cerchiatura del perimetro esterno con ferri a U collegati da tiranti attraverso l’aula, aggiunta di due pilastri interni a sostegno delle capriate della copertura che a sua volta venne completamente rifatta. Furono inoltre eseguiti interventi di restauro sugli affreschi della parete nord per liberarli dai ritocchi seicenteschi. I lavori terminarono a marzo dell’anno seguente.

1948  (modifica presbiterio)

Nel 1948 il parroco di S. Ambrogio don Massimo Pecora avviò alcuni lavori urgenti nella chiesa e sostituì l’altare ottocentesco con uno nuovo, sempre a parete ma di diversa struttura, che andò a celare e danneggiare i lacerti di affreschi della zoccolatura. Fu inoltre sostituita la balaustra del presbiterio con una nuova balaustra in marmo bianco dalle linee moderne.

1963  (modifica facciata)

Al 1963 risale la demolizione del pronao neoclassico che era stato aggiunto alla facciata durante i lavori degli anni ’30.

1976  (modifica presbiterio)

L’altare a parete viene sostituito da una mensa in serizzo ghiandone della Val Masino posta al centro del presbiterio. Viene eliminata la balaustra di separazione tra l’aula e l’abside.

1979  (notizie storiche intero bene)

Il 7 ottobre 1979 segna la data di nascita della parrocchia di Sant’Eusebio e viene nominato parroco don Daniele Turconi. Prima di allora della chiesa e della comunità si era sempre presa cura la parrocchia di Sant’Ambrogio.

1979 - 1980 (restauro affreschi)

Nel 1979-80 si eseguono i restauri degli affreschi, sia della parete nord sia dello zoccolo dell’abside (restauratore Giovanni Rossi). Per procedere al restauro si esegue lo strappo degli affreschi della parete nord; viene inoltre smontata la cornice lignea seicentesca, decorata con motivi vegetali e teste di cherubini, che adornava la raffigurazione della Madonna del Latte. A restauro ultimato gli affreschi della parete nord vengono rimontati su telai metallici.

1988 - 1993 (ristrutturazione intero bene)

Nel 1988 il parroco don Turconi conferisce l’incarico per il progetto di restauro della chiesa all’arch. Fiorenzo Ramponi. I lavori si svolgono dal ‘91 al ‘93 e riguardano sia interni che esterni. Per gli esterni: restauro del campanile, rinforzo statico delle murature e rimozione delle putrelle di fasciatura, ripresa intonaci e tinteggiatura facciate, ripresa della copertura e nuove lattonerie, sistemazione aree esterne, sostituzione finestre e restauro del portone. Per gli interni: nuovi impianti di riscaldamento e illuminazione, restauro del soffitto cassettonato (rest. Sergio Arosio) e delle pavimentazioni (rest. Adriano Galli), ripresa degli intonaci e intonachino di finitura in marmorino per le pareti, restauro del “velario” dello zoccolo absidale (rest. Silvia Frigerio), ricollocazione in opera degli affreschi precedentemente strappati e restaurati, restauro delle iscrizioni di Marcellinus e Tealisinia (rest. Paolo Bolognesi).

2016  (manutenzione intero bene)

Reimbiancatura dell’interno della chiesa, sostituzione dei corpi illuminanti dell’aula e rinnovo dell’impianto per la programmazione del suono delle campane.
Descrizione

La chiesa, correttamente orientata, è a pianta rettangolare: si tratta di un’aula unica absidata, affiancata dal campanile sul lato nord, in corrispondenza dell’abside. Essa sorge in posizione isolata, in un’area a verde delimitata ai lati dai percorsi stradali. Il prospetto principale si affaccia sulla via pedonale intitolata alla chiesa con un piccolo sagrato pavimentato in pietra grigia; al sagrato si accede dal cancello della recinzione metallica che circoscrive l’edificio sacro e le sue pertinenze. Nella zona a prato sul fianco sud della chiesa sono ubicati tre coperchi in pietra di antichi sarcofaghi; in aderenza sul fianco nord si sviluppa il corpo di fabbrica adibito a sacrestia. La chiesa, in stile romanico, ha un’architettura semplice con una forma assimilabile alla capanna. Gli esterni sono intonacati e totalmente privi di decorazioni, non essendo neanche presente a coronamento delle facciate la tipica cornice lombarda in laterizio. Sul fronte sud e sulla parete curva dell’abside l’ultimo restauro, risalente agli anni 1988-93, ha volutamente lasciato a vista varie zone di muratura mista in ciottoli e mattoni, al fine di mostrare l’antica tessitura muraria. Per accedere alla chiesa vi è un unico portone nella facciata principale con stipiti e architrave in pietra e timpano curvilineo sormontato da una finestra priva di cornici, così come sono prive di elementi decorativi le finestre che si aprono sugli altri prospetti (due rettangolari sul fianco sud e due monofore nell’abside). La parete sud è scandita da tre contrafforti a scarpa, segno dei problemi di stabilità strutturale che da sempre l’edificio ha avuto. L’interno dell’edificio mette in evidenza due zone: l’aula assembleare di forma rettangolare e l’abside semicircolare sopralzata di due gradini. L’aula assembleare è completamente spoglia ad eccezione del soffitto ligneo a cassettoni e di alcune zone affrescate; tutte le superfici verticali e l’abside sono imbiancati. Guardando verso l’altare, la parete di destra (sud) è disadorna e solamente ritmata dalla presenza delle due finestre rettangolari che si aprono nella parte alta. La parete di sinistra (nord) presenta un ciclo di affreschi ripartito in quattro riquadri con raffigurazioni sacre - San Lorenzo, Sant’Ambrogio, la crocefissione e la Madonna del Latte - risalenti al XIV-XV secolo; più recente è invece il dipinto murario raffigurante Santa Dorotea. In fondo alla parete settentrionale si apre la porta di collegamento con l’adiacente sacrestia. L’aula è divisa dalla zona presbiterale da un arco a tutto sesto; dal soffitto pende, sospeso in posizione centrale davanti all’arco, un crocefisso in legno. Il catino è tinteggiato di bianco così come la parete curva absidale, nella quale due importanti elementi riconducono all’origine romanica dell’edificio: la presenza di due finestrelle centinate con doppia strombatura e luce molto ridotta e i lacerti di decorazioni nello zoccolo della muratura raffiguranti una serie di animali fantastici intervallati da motivi vegetali, nei colori del rosso e del nero. Al centro della zona presbiterale è posizionata la mensa in serizzo ghiandone della Val Masino sorretta da un piedestallo; incassati nella muratura perimetrale absidale vi sono il tabernacolo e due piccole nicchie ad arco.
Impianto strutturale
L'edificio è costituito da muratura mista in laterizio e pietrame (ciottoli di media - grossa pezzatura). Tutte le superfici esterne ed interne della chiesa sono intonacate e tinteggiate.
Coperture
La chiesa presenta un tetto a falde in coppi di laterizio nella sua estensione coincidente con le linee che definiscono la planimetria. La copertura della zona presbiterale, posta ad altezza inferiore rispetto al tetto dell’aula, è anch’essa coperta da un tetto a falde a spicchi in coppi di laterizio.
Campanile
Il campanile ottocentesco si erige nell’angolo nord-est dell’edificio sacro, tra l’abside e la sacrestia. Completamente realizzato in muratura continua, è scandito in altezza da quattro ordini, le cui campiture in intonaco sono delimitate da spigoli e fasce marcapiano in mattoni a vista. Nell’ultimo ordine vi sono i quadranti dell’orologio. La cella campanaria è dotata di tre campane: due risalente al XVII sec. e una terza in bronzo più recente (1992). Il campanile termina con una cuspide in laterizio a base ottogonale sormontata da croce in ferro.
Pianta
La chiesa è costituita da un’unica aula rettangolare e da abside a semicircolo
Pavimenti e pavimentazioni
Pavimento in mattonelle di cotto variegato posate a spinapesce nell’aula e pavimento in lastre di granito grigio non lucidato nell’abside.
Cicli affrescati
Parete sinistra dell’aula – dipinti murali, da sinistra a destra: Santa Dorotea (sec. XVII), quattro riquadri con le raffigurazioni di San Vincenzo, Sant’Ambrogio, la Crocefissione e la Madonna del Latte (sec. XIV-XV). Particolare importanza riveste, per la devozione popolare nel corso dei secoli testimoniata dai numerosi ex-voto conservati in sacrestia, l’affresco della Madonna del Latte, assisa sul trono mentre allatta il Bambino Gesù. Nella Crocefissione ai lati del Cristo sono raffigurati la Vergine, San Giovanni, una pia donna e due angeli. Lo zoccolo dell’abside conserva lacerti dell’antico “velario”: motivi decorativi di animali intervallati da palmette, nei colori del rosso e del nero (sec. XII-XIII)
Lapidi e iscrizioni
Controfacciata – iscrizione su marmo: “† HIC REQUIESCET IN PACE MARCELLINUS INNOCENS QUI VIXIT IN SECULO”. Nota come “lapide di Marcellino”, è un’iscrizione funeraria di epoca romana (V-VI sec. d.C.) trovata all’interno della tomba altomedievale rinvenuta al di sotto del pavimento della chiesa durante gli scavi del 1880. Abside – iscrizione su marmo: “B(onae) M(emoriae) HIC REQUIESCET TEALISINIA SOR”, con incisione di una colomba che porta nel becco un oggetto particolare – un timone o un’ungula. Nota come “lapide di Tealisinia”, è la copia di un’antica iscrizione (IV-V sec. d.C.) fatta eseguire da don Vitaliano Rossi nel 1880.
Adeguamento liturgico

presbiterio - intervento strutturale (1976)
Adeguamento liturgico del presbiterio: eliminazione della balaustra e dell’altare a parete risalenti al 1948. Al centro del presbiterio viene posizionata la nuova mensa in serizzo ghiandone della Val Masino.
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