chiese italiane censimento chiese edifici di culto edifici sacri beni immobili patrimonio ecclesiastico beni culturali ecclesiastici beni culturali della Chiesa cattolica edilizia di culto restauro adeguamento liturgico Comabbio Milano chiesa sussidiaria Beata Vergine del Rosario Parrocchia di San Giacomo Apostolo Struttura; Coperture; Altare maggiore altare - aggiunta arredo (1983) XIII - XIII(costruzione intero bene); 1600 - 1607(ricostruzione e cambio di intitolazione intero bene); 1608 - 1636(completamento intero bene); 1635 - 1683(costruzione altari); 1939 - 1940(restauro intero bene); 1983 - 1983(restauro chiesa e adeguamento liturgico intero bene); 2001 - 2001(restauro conservativo facciata)
Chiesa della Beata Vergine del Rosario
Tipologia e qualificazione
chiesa sussidiaria
Denominazione
Chiesa della Beata Vergine del Rosario <Comabbio>
Altre denominazioni
Santuario della Beata Vergine del Rosario
Autore (ruolo)
Vincenti, Antonello (restauro )
Coppini, Giacomo
Ambito culturale (ruolo)
maestranze lombarde (costruzione e decorazione)
Notizie Storiche
XIII (costruzione intero bene)
L'attuale chiesa è frutto di un radicale rifacimento della primitiva parrocchiale dedicata a S. Giacomo. Questa sorgeva sul colle di Comabbio (colle del Motto), a dominio del lago omonimo, ed era racchiusa in un recinto castellano che comprendeva, almeno, un altro luogo di culto, dedicato a S. Maria. Della chiesa originaria sono noti, grazie alle descrizioni contenute nelle visite pastorali del XVI sec., la pianta (rettangolare), le ridotte dimensioni (10x5 m) e l'andamento semicircolare dell'abside; questi dati permettono prudenzialmente di collocare l'antico edificio al XIII sec. anche per la menzione contenuta nel primo elenco di luoghi sacri della diocesi di Milano, compilato agli esordi del XIV sec. e noto come ‘Liber Notitiae Sanctorum Mediolani'.
1600 - 1607 (ricostruzione e cambio di intitolazione intero bene)
La ricostruzione della chiesa fu accompagnata da una serie di circostanze volte e rinforzare nei luoghi, nei primi anni del ’600, il culto mariano. Padre Aguggiari, ideatore dell'ambizioso programma per il Sacro Monte di Varese, fu salvato da un naufragio sul lago di Varese grazie all'intervento miracoloso della Madonna. Si stava dirigendo a Comabbio per predicare e raccogliere offerte pro erigende cappelle. Nel 1606, nella chiesa di Comabbio, fu fondata la Cappellania della Concezione (promotrice la potente fam. Besozzi), posta sotto sigillo francescano. Nel 1607, infine, nella medesima chiesa, veniva istituita la confraternita del Rosario, con tutela domenicana unita all'arciconfraternita romana di S. Maria sopra Minerva. Ne derivò una riorganizzazione generale degli antichi luoghi di culto sul Motto: il titolo parrocchiale (definitivamente ottenuto in quel periodo) fu associato alla chiesa di S. Maria, mentre l’antico S. Giacomo fu convertito in luogo di culto mariano privilegiato.
1608 - 1636 (completamento intero bene)
Nel 1608 il delegato vescovile registrò la volontà di nobili e popolo di Comabbio di ricostruire la chiesa, dedicandola al Rosario. Nel 1636 il fabbricato era funzionante, tanto che la confraternita vi teneva "la processione del S.Smo Rosario ogni prima domenica del mese", secondo l'usanza. Nel 1647 la chiesa risultava ancora da perfezionare, ma è possibile che i visitatori intendessero così sottolineare lo stato di evidente incompletezza della fabbrica, soprattutto all'esterno, giunto sino ai nostri giorni.
1635 - 1683 (costruzione altari)
L'altare maggiore, in legno scolpito, dipinto e dorato, e l’immagine sacra scolpita nel legno che racchiude sono menzionati una prima volta nel 1683; era certamente esistente (e d'ausilio alle funzioni) nel 1636, anno durante il quale, anzi, le truppe francesi, vincitrici a Tornavento, depredarono le chiese del territorio. Per quella del Rosario a Comabbio i resoconti recitano: "L'immagine della B.V. spogliata à fatto". L'altare, inoltre, era privilegiato per i defunti: vi si celebravano esequie e commemorazioni segno che la confraternita del Rosario era espressamente dedicata al culto dei morti anche in continuità con l’area cimiteriale che si estendeva attorno alle due chiese. Un secolo dopo, nel 1748, la confraternita del Rosario era scomparsa e nel santuario della Beata Vergine erano attive altre due sodalizi laicali che, sotto il titolo del SS. Sacramento e della Scuola delle dottrina cristiana, si erano assunti il compito di perpetuare gli offici per i defunti.
1939 - 1940 (restauro intero bene)
Nel corso del XIX sec. la devozione verso il santuario andò affievolendosi e l’edificio fu chiuso al culto. Durante la Prima Guerra Mondiale fu addirittura adibito a ripostiglio; nel Primo Dopoguerra fu convertito in teatro parrocchiale. Nel 1933 se ne paventava la demolizione. Si oppose con forza il parroco, don Felice Sigurtà, che però dovette cedere all'alienazione dell'altare maggiore ai Padri Passionisti di Caravate. Nel 1933 il card. Ildefonso Schuster raccomandò il ritorno all'uso sacro dell'edificio, aprendo a una campagna di restauri che fu avviata nel 1939 e conclusa nel 1940 con una serie di dipinti figurativi sulla cupola interna di Giacomo Coppini, della scuola del Beato Angelico, che prestò l’opera gratuitamente “ricevuta la grazia di non essere richiamato per la guerra”. L’altare maggiore tornò a ornare la chiesa solo nel 1951, quando fu riscattato per mezzo milione di lire.
1983 (restauro chiesa e adeguamento liturgico intero bene)
Nel 1983 la chiesa fu sottoposta a una campagna di restauro sotto la direzione dell'arch. Antonelli Vincenti di Milano, in quegli anni attivo anche nel cantiere per il recupero conservativo del santuario di Riva ad Angera. Fu questa l'occasione, forse, per collocare al centro del presbiterio una mensa lignea mobile.
2001 (restauro conservativo facciata)
Le facciate dell’oratorio della B.V. del Roasio furono sottoposte nel 2001 a un intervento di restauro conservativo; l'opera si inseriva in un programma generale di restauro che avrebbe interessato l'adiacente la chiesa parrocchiale nel corso del decennio successivo e che era stata inaugurata in quello stesso 2001 a partire dal prospetto della chiesa parrocchiale.
Descrizione
La chiesa della B.V. del Rosario sorge sul colle del Motto, a dominio del lago di Comabbio e di un vasto panorama che abbraccia il basso Varesotto, la Brianza e le pendici innevate che sovrastano il lago di Como. L'edificio, parte di un complesso castellano di antica origine e un tempo parrocchiale, è frutto della ricostruzione integrale seicentesca, conclusa definitivamente entro gli anni quaranta del XVII sec. La chiesa, in omaggio alla nuova invocazione alla Madonna del rosario e alle fabbriche coeve delle cappelle del Sacro Monte di Varese, si articola su un corpo principale, a sviluppo ottagonale, e un presbiterio rettangolare. Le specchiature interne dell'aula dei fedeli sono delimitate da lesene il cui andamento prosegue negli spicchi della cupola che la sovrasta. La cupola, a sua volta, termina in un lanternino, anch'esso ottagonale, che irradia luce all'interno tramite una finestra, l'unica della chiesa, se si eccettua quella che illumina il presbiterio. I capitelli che coronano le lesene interne, di buona fattura, a volute centrate da testa di cherubino alata, sorreggono un alto cornicione percorso da una doppia cornice a ovuli dorati. La muratura esterna, in pietra e ciottoli a vista, presenta le facciate incorniciate da lesene in cotto, lisce e senza risalti. E' evidente lo stato di incompletezza della fabbrica, sospesa prima che potesse essere aggiunto, in facciata, un portichetto che, forse, era in previsione. Il presbiterio, all'esterno, è fasciato alla base da un cordolo torico marcapiano. L'altare maggiore, interessante opera di intaglio ligneo dei primi decenni del XVII sec., ha un paliotto in scagliola policroma e custodisce la venerata statua della Madonna del rosario con il bambino; il presbiterio è ancora coronato dalla trave di gloria, riccamente ornata e adorna di un gruppo con la Crocifissione (il Crocifisso, la Vergine e S. Giovanni battista), pure opera di scultura lignea, ma qui trasportata da un altro edificio sacro del borgo. La chiesa del Rosario, nonostante le premure dei delegati che sollecitarono di preservare nella ricostruzione l’orientamento canonico della precedente chiesa, non è rivolta a est. Su un lato, all’esterno, si osservano tracce di murature preesistenti di grosse pietre disposte a semicerchio, "probabilmente le fondamenta dell'abside della medievale […] chiesetta di S. Giacomo" (Tamborini).
Struttura
Murature esterne in ciottoli, pietre e laterizi, quest'ultimi impiegati per gli elementi architettonici in rilievo. Solo la facciata d'ingresso dell'ottagono è intonacata, a seguito dei lavori del 1939-1940.
Coperture
Il presbiterio è coperto con un tetto a doppia falda; la cupola e il lanternino con otto falde di tetto. Tutte le copertura sono in coppi antichi.
Altare maggiore
L'altare maggiore è interessante opera "in legno intagliato e dorato", con "doppia serie di colonne lavorate che sostengono un timpano a volute nel quale sono inseriti due putti che reggono la corona della Vergine; le due colonne anteriori recano un delicato lavoro ad intaglio con una teoria di putti tra tralci di vite ed elementi simbolici disposti a spirale" (Tamborini).
Adeguamento liturgico
altare - aggiunta arredo (1983)
L'area presbiteriale fu adeguata alle norme conciliari in occasione dei lavori di restauro alla chiesa svolti nel 1983 sotto la direzione dell'arch. Antonelli Vincenti di Milano. Nell'occasione fu collocata al centro del presbiterio una mensa lignea mobile sollevata su una pedana. Rimase invariato l'assetto complessivo del settore, come ereditato da precedenti trasformazioni.