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beni culturali della Chiesa cattolica
edilizia di culto
restauro
adeguamento liturgico
Angera
Milano
chiesa
sussidiaria
Beata Vergine dei Miracoli
Parrocchia di Santa Maria Assunta
Impianto strutturale; Struttura
presbiterio - intervento strutturale (1980-1981)
1662 - 1667(costruzione intero bene); 1697 - 1699(completamento intero bene); 1735 - 1735(costruzione campanile); 1884 - 1884(restauro intero bene); 1902 - 1905(restauro intero bene); 1943 - 1943(restauro intero bene); 1943 - 1943(completamento facciata); 1980 - 1981(restauro conservativo intero bene); 2008 - 2011(restauro conservativo esterno e copertura)
Chiesa della Beata Vergine dei Miracoli
Tipologia e qualificazione chiesa sussidiaria
Denominazione Chiesa della Beata Vergine dei Miracoli <Angera>
Altre denominazioni Chiesa della Madonna della Riva
Santuario della Beata Vergine dei Miracoli
Santuario della Madonna dei Miracoli
Santuario della Madonna della Riva
Santuario di Santa Maria dei Miracoli
Autore (ruolo)
Cagnola, Filippo (progetto di completamento)
Polvara, Giuseppe (programma generale di decorazione interna)
Coccoli, Elio (decorazione interna)
Ferrini, Rino (progetto nuova facciata)
Quadrio, Girolamo (progetto)
Ambito culturale (ruolo)
maestranze lombarde (costruzione e decorazione)
Notizie Storiche

1662 - 1667 (costruzione intero bene)

L'origine del luogo di culto è legata a un fatto miracoloso. La sera del 27 giugno 1652 tre donne, passando davanti a una raffigurazione della Madonna con bambino, dipinta sul muro verso il lago di una casa privata (casa Berna), notarono che l'immagine trasudava sangue. Fu subito autorizzata la costruzione di una cappella di legno provvisoria per riparare l’icona sacra Nel 1660, per intermediazione dell'arcivescovo di Milano, fu acquisita l'area di casa Berna. Nel 1662, sempre per iniziativa dell'arcivescovo, l'architetto Gerolamo Quadrio fu incaricato del progetto che, dopo la revisione del conte Renato Borromeo, produsse, il 16 febbraio di quell'anno, il piano definitivo per un colossale santuario a pianta centrale attuato solo in piccola parte (il presbiterio) entro il 1667, anno in cui ancora l'arcivescovo autorizzò l'uso e l'apertura al pubblico della chiesa.

1697 - 1699 (completamento intero bene)

La conclusione dei lavori, allo stato provvisorio del presbiterio, aveva comportato aggiustamenti posticci tra le varie parti della fabbrica, forse ancora priva di volte interne e di una facciata in pietra. Nel 1697 il conte Borromeo si risolse a riprendere il cantiere. Incaricò il proprio architetto di fiducia, Filippo Cagnola, che ideò un ambizioso programma di completamento che prevedeva di contenere definitivamente l’edificio nei limiti di quanto costruito, di giustapporre una facciata in curva e di aprire due cappelle per lato. Del piano non si fece nulla. Tra il 1697 e il 1699 furono terminate, invece, più modeste (ma essenziali) opere, tra cui il completamento della volta, stucchi interni e il tamponamento della facciata. Una planimetria quotata, non datata, ma forse da riferire al Cagnola, mostra che entro il 1699 era stata posata anche la balaustra davanti al presbiterio.

1735  (costruzione campanile)

Nel 1735 fu costruito un piccolo campanile svettante sopra la falda orientale della navata. In quei decenni si pose mano anche alla facciata provvisoria verso il lago, sottoposta a continue opere di manutenzione.

1884  (restauro intero bene)

Almeno a partire dal 1803 (e sino al 1896 circa), l'edificio fu adibito a sede della Confraternita di s. Marta, la più antica di Angera, ricostituita dopo la soppressione del 1781. Nel 1884 furono promossi i primi restauri che interessarono gli intonaci e gli stucchi interni. I lavori furono celebrati in una lapide (poi rimossa) che ricordava gli sforzi "del ricco e del povero" nella continua opera di manutenzione del tempio. Putroppo, in quell'occasione, furono si "abbruciarono" le tavolette ex-voto, accumulati per devozione popolare al santuario nei secoli precedenti.

1902 - 1905 (restauro intero bene)

Una nuova campagna di interventi fu promossa nel 1902. Ne furono interessati l'altare maggiore e le vetrate che, nel 1905, furono rivisitate con l'inserimento di nuovi telai e di cristalli colorati, ulteriormente rifatti nel 1955.

1943  (restauro intero bene)

Una più incisiva serie di interventi fu promossa nel 1943 dal parroco, Costantino Caminada. Furono introdotte immagini su cupola, abside e pennacchi, opera di Eliodoro Coccoli di Brescia coadiuvato da mons. Giuseppe Polvara, già impegnato nella parrocchiale del luogo. L'area presbiteriale fu interessata da un generale ripensamento, con l’eliminazione della balaustra e la riconfigurazione del sinuoso andamento della gradinata verso l'aula dei fedeli, documentata nella già citata planimetria quotata del 1699. Particolarmente delicato l’intervento sul venerato affresco, affidato a Costantino Anselmi. L’opera fu trasportata su tela e, a giudizio del parroco, il lavoro riuscì "perfettamente" e consentì di rimettere "in luce le mirabili linee dell'immagine quattrocentesca". Emerse anche la data del 1443. Anselmi, con accortezza, rinunciò all’integrazione pittorica del bambino, la cui figura era (ed è) la più compromessa della sacra composizione a causa delle ricorrenti piene del lago.

1943  (completamento facciata)

A conclusione delle opere avviata nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, l'arch. Rino Ferrini fu impegnato nel disegno di un prospetto che conferisse alla facciata, sino allora completamente al rustico, un aspetto finito. Ne sortì un setto giustapposto, a campiture prevalentemente lisce e con doppio ordine terminale a riquadri ciechi, vicino alle esperienze di Giovanni Muzio. L'opera suscitò vivaci polemiche. Terminata la facciata, il 10 novembre 1943 il card. Ildefonso Schuster consacrò il tempio. Levata la lapide posata nel 1884, una nuova iscrizione celebrava i restauri tenacemente ultimati "nei giorni luttuosissimi dell'armistizio".

1980 - 1981 (restauro conservativo intero bene)

L'ultima versione degli ambienti interni della chiesa deriva dall'intervento avviato nel 1980 e concluso nel 1981 sotto la direzione dell'arch. Antonello Vincenti di Milano che scelse di alleggerire l'apparato decorativo introdotto sulle coperture nel 1943. Nell'occasione fu revisionata e adeguata anche l'area presbiterale.

2008 - 2011 (restauro conservativo esterno e copertura)

Nel 2008 fu avviato un programma di restauro delle facciate esterne e una revisione del manto di copertura. Le opere terminarono nel 2011.
Descrizione

La chiesa della Beata Vergine dei Miracoli sorge sul lungolago di Angera; l'imponente massa del fabbricato, mai terminato, ne delimita, anzi, il margine storico occidentale, conciliando tra l'elegante sequenza dei nobili edifici allineati sulla riva (tra cui la 'casa' dei Borromeo, proprio a lato del santuario) e la cornice di ville otto-novecentesche cresciute in posizione panoramica oltre l’abitato. L’edificio attuale corrisponde al solo presbiterio (coro quadrato e abside in curva) di un colossale progetto ideato da Gerolamo Quadrio nel 1662 e parzialmente attuato entro il 1667. All'origine della sacralità del luogo sta il miracoloso trasudare sangue di un’effige di ‘Madonna con bambino’ (nell’iconografia della ‘Madonna del latte’) un tempo dipinta sul muro verso il lago di una casa privata. Attorno all’immagine fu dapprima costruito un riparo provvisorio, poi, sotto la regia costante dei Borromeo, la chiesa e l'altare maggiore, classicheggiante e pure, s'immagina, su disegno di Quadrio, che oggi preserva il venerato affresco. La facciata, che corrisponde al tamponamento provvisorio dell’arco trionfale, poi divenuto stabile, è stata in parte modificata nel 1943. L'interno, coperto di cupola ribassata non estradossata con base circolare sopra i fedeli, è scandito da un giro di slanciate lesene coronate da un tradizionale capitello corinzio e sormontate da un alto fregio profilato da acuminate cornici. In controfacciata sopravvive la cantoria di un organo, qui esistente almeno nel 1786; perso il ricco corredo di tavolette ex-voto, che documentavano la sentita devozione per il santuario nei secoli, la chiesa conserva fortunatamente un’interessante quadreria. L'abside è la "parte più suggestiva della costruzione. L'armoniosa alternanza della pietra e dei mattoni crea un gioco cromatico affascinante. È questa l'unica parte completa" della chiesa e "qui ogni elemento trova un'esatta corrispondenza con l'interno: lo zoccolo in lastre di granito grigio e la base modanata in pietra di Angera delle lesene, la cornice sulla quale poggiano i capitelli e la soprastante trabeazione si ripetono uguali, per materiale e per disegno, sia all'interno sia all'esterno. L'apparato decorativo (basi delle lesene, cornici, capitelli) è realizzato" in pietra d'Angera (Guerriero, Pola 2007). Impossibile sapere quale impatto avrebbe avuto sul paesaggio l’esecuzione completa del progetto originario che prevedeva un'aula per i fedeli a ottagono allungato e due campanili in facciata; il tutto accompagnato da uno slancio verticale che non manca di sorprendere, ancora oggi, entrando nel presbiterio realizzato. Una simile propensione al "gigantismo", cifra distintiva dell’opera di Quadrio già evidenziata dagli studi (Frigerio), avrebbe forse trovato un elemento di mediazione nel portico a colonne binate che doveva circondare sui tre lati la fabbrica, omaggio all'architettura prealpina, tra Varallo Sesia (Collegiata di S. Gaudenzio) e il Sacro Monte di Varese.
Impianto strutturale
Edificio in murature d’ambito continue, realizzate in pietra a spacco disposta in corsi regolari e alternata a laterizi utilizzati per tamponamenti e per gli archi di scarico a vista. Ad eccezione della facciata (frutto di un rifacimento novecentesco), infatti, i prospetti esterni della chiesa non sono intonacati. Copertura del fabbricato con tetto a padiglione sorretto da ordito ligneo, principale e secondario.
Struttura
Strutture verticali di sostegno realizzate unicamente con muratura continua a sezione regolare, ad eccezione dell’innesto dei pilastri di scarico per gli archi delle cappelle laterali e per gli archi trasversali alla navata interna. Copertura interna con sistema articolato di volte: l’ambiente centrale dell’aula fedeli è concluso da una cupola a pianta circolare, ribassata, sorretta da quattro pennacchi ai vertici e non estradossata. Il presbiterio è sormontato da una volta a botte corrispondente allo sviluppo dell’intradosso dell’arco trionfale. L’abside si chiude in alto con una volta a ombrello, suddivisa in tre spicchi da nervature lisce.
Adeguamento liturgico

presbiterio - intervento strutturale (1980-1981)
L'area presbiteriale è stata adeguata nel 1980-1981. Al centro è stata posta la mensa rivolta ai fedeli. I lavori furono coordinati dall'architetto Antonelli Vincenti di Milano. La balaustra di delimitazione era già stata rimossa durante gli interventi del1943.
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