Il 26 maggio 1432 attorno alle ore 17 al prato di Mazzolengo avviene l'apparizione della Beata Vergine ad una sposa di nome Giannetta De Vacchi Varoli, con ammonimento di penitenza e messaggio di speranza per le terre della bassa. Esortazione alla costruzione di una chiesa sul luogo della comparsa.
1432 (comparsa fonte d'acqua carattere generale)
Il 27 maggio 1432 si ha la comparsa di una fonte d'acqua. Comincia l'affluenza di pellegrini e malati che immersi nell'acqua del fonte trovano la guarigione.
1432 - 1433 (preesistenze prima cappella)
I maggiorenti della città di Caravaggio, sentite le autorità ecclesiastiche, ottennero di costruire una cappella per la celebrazione del culto ed un ospedale per l'accoglienza dei pellegrini. Gestione ed amministrazione furono affidate alla Schila Santae Mariae, operante sul territorio da circa un secolo. Il 31 luglio 1432 si benediceva la prima pietra.
1433 (messa settimanale carattere generale)
Il duca di Milano emana disposizione per la celebrazione della messa settimanale.
XVI (ampliamento intero bene)
Il notevole numero di pellegrini implica la necessità di ampliare la costruzione, ma tali lavori rendono pericolante tutto l'edificio. L'architetto Pellegrino Tibaldi mette in sicurezza la costruzione facendo piombare i muri vecchi della chiesa, quelli nuovi ed i pilastri e redige una relazione statica sullo stato della costruzione. Le cause dell'insicurezza "sono da imputare all'aver tolto l'antica facciata ed appoggiato direttamente al muro le tra crociere per il suo ampliamento".
XVI (nuovo progetto intero bene)
Tibaldi compila una relazione di antieconomicità e anti-esteticità su una modifica dell'attuale corpo di fabbrica. Redige un nuovo progetto, presentando una proposta di radicale cambiamento: "il tempio sarà a croce latina, con centro a una massa quadrata che porta la cupola. Dei due bracci principali a una sola navata il più lungo è verso ponente ed ha quattro cappelle per lato. Essi si incrociano col transetto, nel cui centro si eleva la solenne edicola dell'altare maggiore. Tanto l'uno come l'altro braccio termina con un superbo porticato. La facciata con portale d'ingresso è a ponente.
1516 (lettera papale intero bene)
Si hanno notizie nella lettera apostolica di papa Leone X, che la piccola cappella è diventata "chiesa veramente insigne, con edifizi adatti, ornamenti e venerande pitture".
1571 - XVI (inizio lavori nuova fabbrica intero bene)
Con l'impiego di molte maestranze e sotto la guida del capomastro caravaggino Bartolomeo Merisio, dopo che la Schola S. M. nello stesso anno ha bandito un concorso per l'appalto delle opere, la nuova fabbrica comincia ad allestirsi.
XVII (costruzione sagrestia)
Tra la seconda metà del Seicento e fino ai primi anni del Settecento si lavora all'edificazione della sagrestia.
XVII - 1722 (completamento intero bene)
La costruzione continua per tutto il Seicento e solo nel 1722 si arriva al lanternino della cupola, con un passaggio di stile che va dalla forma classica ad uno stile decisamente barocco.
1686 (costruzione portico intorno)
Antistante la facciata ad ovest si completa il primo quadrilatero dei portici.
1691 - 1695 (costruzione cupola)
Nel quadriennio tra il 1691 e il 1695 viene eretta la cupola su disegno esecutivo di Giovan Battista Quadrio, architetto della fabbrica del Duomo di Milano. Del 1695 è il pagamento ai vetrai per le otto invetriate e i quattro occhi delle finestre della lanterna.
1727 - 1733 (costruzione portico intorno)
Antistante la facciata principale ad est e davanti alla "nave" dell'Apparizione, vennero edificate le braccia porticate dal 1727 al 1733. Per il completamento di tutti gli spazi a porticato ci vollero circa tre secoli.
1747 (lavori d'intaglio organo e cantorie)
Ad opera del caravaggino Giacomo Carminati si devono i lavori di intaglio dell'organo e delle cantorie.
1750 (realizzazione altare maggiore)
L'altare progettato dall'architetto Filippo Juvarra, che si ispirò agli studi per l'altare della Basilica Vaticana, fu portato a compimento nel 1750 dall'ingegner Carlo Giuseppe Merlo di Milano. Il presbiterio è posto sopra il Sacro Speco e sotto la cupola, in modo da essere visto da tutti i punti del tempio. È l'elemento più ricco e grandioso tra i complessi monumentali del Santuario.
Realizzato con marmi policromi, di forma ovale, è composto da colonne alternate con le statue delle quattro virtù: fede, speranza, carità, umiltà, le quali sorreggono un trono anch'esso in marmo, che si slancia verso la cupola terminando in una gloria di angeli che portano una corona di stelle. Il presbiterio è cinto da una balaustra composta da marmi policromi e da elementi metallici di curva geometricità, alla cui sommità sono collocate alcune basi di candelabro oltre ai due amboni.
1846 (decorazione pennacchi cupola)
Nel 1846 Giovanni Moriggia dipinge i quattro pennacchi della cupola.
1861 - XIX (realizzazione affreschi intero bene)
Dopo aver preparato nel corso dell'anno 1857 alcuni bozzetti e cartoni preparatori, il Moriggia dipinge anche "Lo Sposalizio della Vergine", "L'Annuncio a Maria", "La visita a S. Elisabetta", "La nascita di Gesù".
1891 (decorazione navata minore)
Nel 1891 l'amministrazione del Santuario propose al celebre caravaggino Luigi Cavenaghi, direttore della Scuola d'arte di Milano, di decorare la navata minore della basilica.
XX (decorazione navata maggiore)
Nei primi anni del XX secolo, alcuni documenti testimoniano come Luigi Cavenaghi con aiuti, porti a termine le decorazioni della navata maggiore.
1905 - 1906 (ricostruzione organo)
E' databile al 1905-1906 la ricostruzione dell'organo, che conserva degli antichi Serassi del 1742 circa, ben pochi elementi.
1906 (basilica intero bene)
Nel 1906 viene assegnato il titolo di Basilica Romana Minore.
1927 (riforma organo)
Nel 1927 viene riformato l'organo con l'aggiunta di un nuovo corpo.
1932 (sostituzione scultura Apparizione)
Per mano del gardenese Giuseppe Moroder di Ortisei, fu collocata nel Sacro Speco la scultura lignea dell'Apparizione in sostituzione del gruppo antico.
1950 - 1952 (rivestimento a mosaico Sacro Fonte)
Per opera del pittore Mario Busini, furono rivestite a mosaico le pareti del Sacro Fonte, che ancora oggi appare diviso in cinque celle.
1956 (riforma organo)
Nel 1956 avviene una seconda riforma dell'organo con l'aggiunta di un terzo corpo.
Descrizione
La basilica sorge nella vasta piazza cinta dai portici simmetrici che corrono con 200 arcate. L’esterno della chiesa è grandioso: l’edificio è lungo 93 metri, largo 33, alto 22 senza la cupola, la quale si innalza dal suolo per 64 metri. Il Santuario, rispetto al viale, volge il fianco e non la facciata. Nel piazzale antistante il viale si trovano un obelisco e una fontana lunga quasi 50 metri. L’acqua di questa fontana passa sotto il Santuario, raccoglie nel suo corso quella del Sacro Fonte ed esce nel piazzale Sud accolta in una piscina dove i fedeli fanno bagnature.
Le facciate laterali (a nord e a sud) sono realizzate in parte con mattoni a vista, per quanto riguarda lesene e cornici, e in parte con muratura intonacata per quanto riguarda gli sfondati. Risultano divise verticalmente da elementi architettonici che evidenziano la modularità e la struttura delle cappelle interne. Si sviluppano su due ordini, divisi parzialmente da una prima copertura interrotta da contrafforti. La facciata principale a ponente è composta da un vasto porticato a tre arcate con soprastante chiusura a
timpano sul filo della muratura interna della navata principale.
La facciata a levante ricalca i caratteri compositivi di quella a ponente, modulata però con quattro arcate ed una profondità inferiore del portico che, anziché chiudersi sul filo della facciata posteriore, cinge la prima parte delle facciate laterali prospettanti a nord e a sud.
Tutte le facciate sono impreziosite da colonne in laterizio proveniente da fornaci originarie del luogo, sporgenti dal filo della facciata e dotate di zoccolo in Ceppo di Zandobbio e da capitelli con modanatura ionica al primo ordine e corinzia all'ordine superiore. Dimensionalmente gli elementi architettonici del secondo ordine sono più stretti e più bassi, a determinare un aspetto di maggiore leggerezza e di propensione verso l'alto.
Pianta
"Il tempio sarà a croce latina, con centro a una massa quadrata che porta la cupola. Dei due bracci principali a una sola navata il più lungo è verso ponente ed ha quattro cappelle per lato. Essi si incrociano col transetto, nel cui centro si eleva la solenne edicola dell'altare maggiore. Tanto l'uno come l'altro braccio termina con un superbo porticato. La facciata con portale di ingresso è a ponente".
L'interno è ad una sola navata, a croce latina, di stile classico con pilastri dai capitelli in stile ionico. Il tempio è in un certo qual modo diviso in due corpi. Uno, quello a ponente, più vasto; qui ci sono le cappelle, quattro per lato, le cantorie e l’ingresso principale. L’altro, posteriore, ha la discesa allo Speco. Proprio sopra lo Speco e sotto la cupola, in modo da essere visto da tutti i punti del tempio, si trova l’altare maggiore, l’elemento più ricco e grandioso tra i complessi monumentali del Santuario.
Struttura
Esternamente la struttura si presenta in maniera abbastanza semplice, con muratura in mattoni intonacati, ad esclusione di lesene e cornici in cotto. Il volume si stacca verticalmente su tre livelli: il primo quello delle cappelle laterali, il secondo quello della navata e della parte a ponente, il terzo quello della cupola con il suo imponente tamburo. Un cornicione aggettante, posto sulla linea di gronda dei due livelli, stabilizza visivamente la campitura muraria orizzontale. Le strutture portanti risultano essere in muratura con elementi di laterizio propri delle fornaci del luogo.
Pavimenti e pavimentazioni
Il pavimento della navata è in marmo a due colori, bianco e nero e composto con disegno
romboidale. Tale pavimentazione è storicamente successiva a quella originaria e composta in pianelle di cotto.
Il pavimento della porzione centrale tra la navata ed il presbiterio nonché dei transetti è costituito da marmo bianco con inserzione di losanghe composte da un motivo ornamentale quadrato in marmo policromo e da punte triangolari in marmo nero.
I gradini delle scale di accesso e la pavimentazione del presbiterio risultano essere in marmo policromo.
La pavimentazione della sacrestia e di alcuni passaggi laterali risultano essere in pianelle di cotto.
La pavimentazione delle cappelle è in marmette policrome posate con forma esagonale a nido d'ape.
Coperture
La copertura è del tipo a spiovente sia sopra la navata, ad oriente come ad occidente, sia sopra le cappelle laterali, seppur su due livelli di quota differenti e composta da coppi storici in laterizio a canale.
Al di sopra si staglia la cupola, rivestita in rame, con il suo imponente tamburo.
Tutte le lattonerie risultano essere in rame.
Elementi decorativi
L’apparato decorativo è ampio e festoso con decorazioni ad affresco di Giovanni Moriggia e Luigi Cavenaghi.
La durata della costruzione implica la sovrapposizione di stili diversi, che vanno dalle forme classiche e maestose del manierismo gigante del Tibaldi, che si rifà allo stile michelangiolesco, al barocco più deciso evidente nell'edicola dell'altare maggiore.
Gli stucchi modellati sui cornicioni e sui capitelli ionici delle lesene sono in parte dorati. Altre decorazioni in stucco sono presenti nelle cappelle laterali, per incorniciare i quadri dipinti ad olio.
Come la struttura muraria, le otto cappelle laterali erano realizzate già sul finire del Cinquecento. La più antica è la prima, a destra, entrando dal portone d’ingresso a ponente, dedicata a sant’Antonio abate, raffigurato nella pala, opera di Gianbattista Secco, originario di Caravaggio, autore anche degli stucchi e delle medaglie raffiguranti la vita del Santo. Nella seconda è possibile ammirare una bella Deposizione del pittore modenese Giacomo Cavedoni, proveniente da Imola, concessa in deposito fin dal 1813 dalla Pinacoteca di Brera; una composizione con forme pulite e rigorose, con cromia caratteristica che va dal rosato, al grigio. La terza cappella è dedicata alla Madonna con i santi Filippo e Giacomo Apostoli, la cui storia è illustrata dal Secco nei pannelli della volta; anche la pala dell’altare è opera sua. La quarta cappella vede ancora all’opera Gianbattista Secco (1602): vi si può ammirare una Madonna del Rosario con due persone in preghiera, il pontefice Sisto V e il suo “scutifero” Soccino Secco, parente del pittore. Degni di nota sono gli stucchi e i raffinati pannelli che illustrano i misteri del Rosario. Passando alle cappelle di sinistra, si incrocia il maestoso tempietto circolare con l’altare maggiore. Nella quinta cappella si può osservare un’Educazione della Vergine, graziosa opera eseguita dal Moriggia in età giovanile (1825) a Roma, dove il pittore si era trasferito dopo le prime esperienze vissute a Bergamo alla scuola del Diotti, per
perfezionarsi alla scuola del Camucci. I putti o angeli dell’arco di volta sono opera (1931) di Ferruccio Baruffi, caravaggino. La tela della sesta cappella è attribuita a Giacomo Trécourt (1812-82), che dipinse la "Pesca miracolosa degli Apostoli Pietro e Andrea insieme a Cristo". Nei cassettoni della volta, dipinti a tempera, episodi della vita dei due Santi apostoli, di Ambrogio Bolgiani (1931). Di Carlo Preda è la bella pala della settima cappella, che raffigura la Madonna che mostra il Bambino a S. Antonio da Padova e a S. Lucia (1710). Nei cassettoni della cappella episodi della vita di S. Lucia, opera di Galliano Cresseri (1931). L’ottava cappella (è la prima per chi entra dalla porta principale di ponente) presenta una bella copia dell’Arcangelo Gabriele di Guido Reni, eseguita da Paolo Gallinoni. Nelle nicchie ai lati del portale le statue di S. Fermo e di S. Rustico, patroni della città di Caravaggio.
Adeguamento liturgico
ambone - aggiunta arredo (1980-1990)
L'ambone, o meglio i due amboni, sono poggianti sulla balaustra che cinge il presbiterio, in posizione speculare l'uno rispetto all'altro. Sono lignei, decorati con pregevoli stucchi dorati e con forma di putto alato in posizione benedicente.
cattedra - aggiunta arredo (2013)
Integrato tra il secondo ed il terzo gradino della scala di raggiungimento dello spazio più alto, ove risulta posto il tabernacolo, è posizionata la sede del celebrante. Questa è costituita da un seggio in legno con integrato un cuscino foderato in velluto rosso come lo schienale.
altare - aggiunta arredo (2010)
Al centro del presbiterio è collocata la mensa eucaristica, un semplice parallelepipedo ligneo che sostiene il piano d'appoggio. Sulla parte anteriore è posta un'icona che raffigura l'apparizione della Beata Vergine.