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Roddino
Alba
chiesa
sussidiaria
Santa Margherita
Parrocchia di S. Margherita
Impianto strutturale; Abside
mensa - aggiunta arredo (anni '90 del sec. XX)
1325 - 1325(prima menzione intero bene); 1499 - 1499(realizzazione fonte battesimale); 1511 - 1511(giurisdizione intero bene); 1603 - 1603(descrizione intero bene); 1817 - 1817(giurisdizione intero bene); 1869 - 1869(descrizione intero bene); XX - metà XX(riplasmazione intero bene)
Chiesa di Santa Margherita
Tipologia e qualificazione chiesa sussidiaria
Denominazione Chiesa di Santa Margherita <Roddino>
Altre denominazioni Cappella di Santa Margherita
Ambito culturale (ruolo)
romanico (edificazione)
maestranze piemontesi (riplasmazione)
Notizie Storiche

1325  (prima menzione intero bene)

La chiesa di Roddino, non meglio precisata, dipendente dalla pieve di Dogliani, è citata nel registro generale della Chiesa albese.

1499  (realizzazione fonte battesimale)

Viene fatto realizzare un nuovo fonte battesimale.

1511  (giurisdizione intero bene)

Le chiese di Roddino sono assegnate alla neonata diocesi di Saluzzo.

1603  (descrizione intero bene)

Il visitatore pastorale, monsignor Giovenale Ancina vescovo di Saluzzo testimonia il trasferimento delle funzioni parrocchiali nella chiesa di S. Croce, più comoda. La parrocchiale di S. Maria è definita campestre e descritta in pessimo stato di conservazione, completamente scoperchiata.

1817  (giurisdizione intero bene)

Con la Restaurazione e la ricostituzione delle diocesi soppresse in età napoleonica, la chiesa, insieme alle altre del luogo, è assegnata alla giurisdizione del vescovo di Alba.

1869  (descrizione intero bene)

La chiesa è inclusa negli atti dell'indagine sulle chiese non parrocchiali dipendenti dal vescovo di Alba. E' definita in mediocre stato di conservazione, dunque un intervento di restauro di qualche tipo era stato realizzato, probabilmente nel corso del secondo sec. XVIII.

XX - metà XX (riplasmazione intero bene)

La chiesa è radicalmente riplasmata nelle forme che ancora conserva.
Descrizione

Benché di piccole dimensioni e semplice struttura, l'edificio riveste grande importanza per la storia dell'abitato (rappresenta infatti l'originaria chiesa di riferimento) e, più in generale, per l'area in cui sorge, dal momento che conserva pressoché intatta l'originaria abside romanica, databile alla metà del sec. XII. Nulla invece è rimasto dell'aula. Oggi essa si presenta come uno spazio quadrilatero coperto da un solaio piano in laterocemento, frutto di un'integrale ricostruzione collocabile nei decenni centrali del sec. XX. Di scarso rilievo la facciata, a capanna scandita da lesene angolari e cornici semplificate.
Impianto strutturale
Chiesa ad aula absidata, che utilizza, nel corpo longitudinale, una tecnica costruttiva mista, con murature perimetrali portanti e copertura in laterocemento. Lignea è invece l'orditura del tetto.
Abside
E' la parte più risalente dell'edificio, che ancora conserva la titolazione poi traverita nell'odierna chiesa parrocchiale nel centro dell'abitato. Si tratta di un manufatto di indubbio interesse, completamente realizzato in pietra da taglio lavorata in modo un po' grossolano. Esso risulta amputato nella parte superiore (non vi sono infatti tracce della consueta fascia decorativa sommitale ad archetti pensili), ma ancora sopravvivono, aperte nella muratura perimetrale, tre monofore, con stipiti e arco di chiusura scolpiti in monoliti di pietra e apparecchiati in modo accurato, facendo ricorso anche all'interposizione di un blocco di imposta ammorsato nella muratura laterale.
Adeguamento liturgico

mensa - aggiunta arredo (anni '90 del sec. XX)
Si conserva la macchina d'altare settecentesca, sebbene privata della sua pala e oggetto in anni recenti di un dubbio intervento di restauro.
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