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18/5/2024 Diocesi di Gorizia - Inventario dei beni culturali immobili
Chiesa di San Rocco <Turriaco>
Data ultima modifica: 29/01/2015, Data creazione: 8/3/2011


Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale


Denominazione Chiesa di San Rocco


Altre denominazioni S. Rocco


Ambito culturale (ruolo)  maestranze friulane (costruzione edificio)



Notizie storiche  fine XV(?) - fine XV(?) (preesistenza intero bene)
Costruzione di una chiesa, probabilmente di origine votiva, dedicata a San Rocco, in concomitanza con le epidemie di peste e la diffusione in Friuli del culto del santo taumaturgo.
1574 - 1574 (preesistenza intero bene)
Fonte che attesta l’esistenza della chiesa, evinta dall’indicazione della data riportata sulla pala dipinta da Giovanni Battista Grassi per l’altare maggiore.
1686 - 1709 (ricostruzione ex novo intero bene)
Tra il 1686 e 1701 iniziò la costruzione della nuova chiesa, sul medesimo sito della precedente che venne inglobata in quella attuale; la struttura portante fu terminata nel 1709; la vecchia chiesa rimase in funzione fino al 1736 circa. Da quel momento la chiesa di San Rocco divenne sede del culto ufficiale della comunità, primeggiando sugli altri luoghi di culto esistenti allora a Turriaco, in particolare sulla chiesa di San Giorgio.
1706 - 1706 (benedizione battistero)
Il fonte battesimale fu benedetto il 22 maggio 1706, anche se la prima data che ne attesta l’esistenza è successiva e risale al 1736.
1746 - 1746 (consacrazione intero bene)
La chiesa fu consacrata dal patriarca di Aquileia, Daniele Delfino, il 28 giugno 1746 – si veda la lapide con l’iscrizione commemorativa posta sopra l’ingresso laterale sinistro.
1752 - 1766 (costruzione esterno chiesa)
Erezione della torre campanaria, iniziata nel 1752 e conclusa nel 1766; precedentemente era in funzione un campanile a vela, in pietra, posto sopra la porta maggiore. Inizialmente furono utilizzate le campane vecchie e solo nel 1799 furono fatte fondere tre campane nuove.
1765 - 1800 (rifacimento intero bene)
Opere di rifacimento che interessarono le coperture, la facciata e gli interni della chiesa, a cui fu conferito l’aspetto attuale; in particolare la composizione della facciata e l’organizzazione degli interni furono opera del capomastro Lorenzo Martinuzzi.
1778 - 1778 (completamento esterno chiesa )
Collocazione sul fusto del campanile dell’orologio acquistato dalla ditta Solari di Pesariis.
1790 - 1796 (completamento interno della chiesa)
Realizzazione dei due altari laterali verso il fondo della chiesa, dedicati rispettivamente a Sant’Eurosia e ai Santi Battista, Giorgio e Martino. Essi furono progettati dalla bottega Mattiussi di Udine ed attribuibili a Giuseppe Mattiussi.
inizio XIX - inizio XIX (demolizione esterno della chiesa)
Il cimitero che circondava la chiesa fu smantellato in seguito alla realizzazione del nuovo cimitero, posto fuori dal centro abitato.
1811 - 1811 (completamento interno della chiesa)
Collocazione dell’altare maggiore, acquistato della chiesa di Santa Lucia a Udine soppressa in seguito all’editto napoleonico; tra il 1807 ed il 1809 l’altare fu smantellato, trasportato a Turriaco e riedificato conferendogli l’aspetto attuale dall’altarista Bernardino Forgiarini da Udine.
1812 - 1813 (decorazione interno della chiesa)
Esecuzione del dipinto che rappresenta la scena di San Rocco e gli appestati nel soffitto della navata, opera del pittore Matteo Furlanetto.
1860 - 1860 (ampliamento e completamento intero bene)
Erezione del pulpito, opera dell’artigiano goriziano Francesco Bardusco. Per consentire la costruzione di una scala esterna per raggiungere il pulpito in modo da non ingombrare lo spazio riservato ai fedeli la chiesa fu ampliata con la costruzione di tre ambienti attigui al campanile.
1869 - 1869 (completamento interno della chiesa)
Costruzione della cantoria con l’organo.
1869 - 1874 (ampliamento interno della chiesa)
Edificazione di due nicchie absidate ai lati della facciata nei pressi dell’ingresso: in quella a sinistra fu collocato il fonte battesimale, a destra la scala che conduce alla cantoria.
1985 - 1993 (restauro intero bene)
In seguito ai danni del terremoto del 1976, la chiesa fu oggetto di un restauro generale.



Descrizione  La parrocchiale di Turriaco, che deve il suo aspetto attuale ad un lungo restauro generale realizzato tra la metà degli anni Ottanta e la metà degli anni Novanta del secolo scorso, si ricollega ad una tipologia di chiese ben radicata sul territorio di matrice veneta, trasposta attraverso maestranza friulane, essendo la chiesa dapprima sotto la giurisdizione del Patriarcato di Aquileia ed, in seguito alla sua soppressione avvenuta nel 1751, fino al 1818, entro la giurisdizione dell’Arcidiocesi di Udine. Costruita, come molte altre chiese del territorio, ad inizio Settecento, ex novo, sul sito di una precedente chiesetta, ad inizio Ottocento fu oggetto di un rifacimento generale che gli conferì l’aspetto attuale; la sua facciata si caratterizza per soluzione non comune nella zona, conclusa con un piano attico: inizialmente questo spazio era concepito come un campanile a vela, nella cui parte centrale si apriva una bifora o trifora campanaria, in attesa dell’erezione del campanile avvenuta nella seconda metà del Settecento. In occasione del rifacimento ottocentesco fu rivisto anche lo spazio interno, completandolo con gli altari e realizzando le pitture e anche in questo caso si rilevano influenze artistiche venete.

Preesistenze
Nella chiesa sono conservate due pale d’altare più antiche della costruzione dell’attuale edificio: provengono dagli altari dall’antica chiesa di San Rocco che sorgeva sul medesimo sito di quella attuale. La pala attualmente collocata sull’altare maggiore fu dipinta nel 1574 da Giovanni Battista Grasso, pittore udinese allievo del Pordenone - come si deduce dall’iscrizione riportata nella tela stessa - per l’altare maggiore della vecchia chiesa. Questa data è la prima fonte che attesta l’esistenza della chiesetta, che, in base all’intitolazione, potrebbe essere stata costruita nel corso del Quattrocento in concomitanza con le epidemie di peste e la relativa diffusione in Friuli del culto del santo taumaturgo. L’edificio rispondeva ad una tipologia di chiesette campestri diffuse nel territorio a partire dal Trecento, composte da una navata longitudinale e da un presbiterio orientato ad Est; la facciata era sormontata da un campaniletto a vela, come si rileva nel disegno della chiesa contenuto nella Carta del Territorio redatta tra il 1560 e il 1580; esternamente era circondata dal cimitero recintato. Dalla relazione della visita pastorale effettuata da Francesco Barbaro nel 1593 emerge che all’interno ospitava, oltre all’altar maggiore ligneo dedicato ai Santi Rocco e Sebastiano, due altari laterali, intitolati a San Giovanni Battista e ai Santi Giorgio e Martino, rispettivamente in cornu epistolae e in cornu evangelii; l’intitolazione degli altari riprende quella di altre tre chiese esistenti in tempi antichi a Turriaco e che, all’epoca della visita pastorale, essendo presenti gli altari nella chiesa di San Rocco, si presume che tali chiese fossero già andate distrutte o comunque non fossero più in uso - per la chiesa di San Giovanni Battista si presuppone un’origine paleocristiana e probabilmente andò distrutta da una piena del fiume Isonzo collocabile tra il 1562 e il 1593; in merito alla chiesa di San Giorgio, in base all’intitolazione al santo si può presupporre un’origine tardo medievale - longobarda e forse esisteva già nel 1267, mentre per di San Martino nulla di sa. Anche nell’attuale parrocchiale vi è un altare di cui sono contitolari i tre Santi. Dal 1660 l’altare dei Santi Giorgio e Martino fu sostituito da quello dell’Immacolata Concezione. Successivamente fu costruito l’altare di Sant’Antonio di Padova, di cui si hanno notizie dal 1669: la pala di quest’altare, raffigurante Sant’Antonio in gloria e Venezia supplice, restaurata nel 2003 da Laura Zanella, è tuttora conservata nella chiesa e trova posto sopra al confessionale di sinistra. Verso la fine del Seicento si è deciso di costruire la chiesa ex novo, inglobando quella vecchia, rimasta in funzione almeno fino al 1736.
Impianto planimetrico
La chiesa si affaccia su un ampio invaso pubblico che congiunge l’edificio sacro al palazzo Priuli, uno dei principali edifici civili del paese: la presenza di questo palazzo, nel rifacimento settecentesco, ha determinato l’orientamento dell’edificio di culto con il presbiterio rivolto ad Ovest - Sud Ovest, ribaltato rispetto alla vecchia chiesa che come consuetudine delle chiese paleocristiane erano orientate ad Est. L’edificio, preceduto da un sagrato rettangolare delimitato dalla piazza da una serie di sei pilastrini in pietra, presenta una configurazione planimetrica molto semplice che si compone di un’unica navata longitudinale, con due absidiole contrapposte ai lati della facciata nei pressi dell’ingresso e due nicchie rettangolari su entrambi i fianchi, e di un presbiterio, anch’esso a pianta rettangolare. A sinistra del presbiterio è addossata la sacrestia a pianta rettangolare, a cui sono annessi due vani che si sviluppano lungo il fianco della navata, adibiti a magazzino e a locale caldaia; sul fianco destro, altri quattro vani rettangolari tutti adibiti a magazzino: in quello accanto al presbiterio è stato creato anche un servizio igienico; il primo a lato della navata corrisponde al basamento della torre campanaria che si eleva sopra e da lì parte la scala che ne consente la risalita; gli altri due ambienti consentivano il raggiungimento della scala che conduceva al pulpito. Le dimensioni massime della chiesa sono: lunghezza 27,72 ml; larghezza 11,02 ml; altezza navata 10,45 ml; altezza presbiterio 10,11 ml e altezza presbiterio comprensiva del cupolino 11,95 ml.
Strutture verticali
Tutte le murature sono in pietrame, intonacate ed esternamente tinteggiate di colore crema, mentre le modanature della facciata principale sono differenziate mediante una tinta grigia. Lo schema compositivo della facciata principale è opera del capomastro Lorenzo Martinuzzi; è tripartita verticalmente da quattro lesene di ordine gigante con capitelli ionici e con basamento in pietra, di cui quelle centrali sono binate e parzialmente sovrapposte; al di sopra dei capitelli corre una cornice modanata protetta da un breve spiovente. La facciata è conclusa da un piano attico caratterizzato da due profili curvi concavi che raccordano i cippi posti sopra le lesene esterne e le lesene centrali, le quali, proseguendo al di sopra della cornice, sostengono il timpano triangolare coronato da una croce in ferro - probabilmente proveniente dal campani letto a vela della precedente chiesa - sorretta da un cippo che porta la data del 1709. In asse con la navata si apre il portale d’ingresso, inquadrato da una doppia cornice in pietra modanata, il cui architrave sorregge un timpano triangolare a cornici spezzate al centro da un vasetto decorativo; il portale, sostituito in occasione dei restauri della chiesa del 1993, è decorato con dei bassorilievi eseguiti da Gianluigi Gabrielli: nei due scomparti superiori sono rappresentati due pavoni che simboleggiano la vita eterna, in quelli inferiori le spighe di grano e un grappolo d’uva a rappresentare l’eucarestia, nei quadri centrali a sinistra la parabola del pellicano che nutre i suoi piccoli con il proprio sangue, metafora del sacrificio di Cristo, e a destra i pesci, simbolo cristologico. Sopra al portale vi è una nicchia centinata in cui è ospitata la statua di San Rocco con il cane, impostata su un piedistallo che riporta incisa la data 1811; nelle fasce laterali, leggermente ribassate rispetto alla nicchia centrale, si aprono due monofore centinate. Le facciate laterali presentano delle sporgenze dettate dalla absidi interne, dalle nicchie degli altari e dagli ambienti annessi; su entrambi i fianchi della navata in alto, in corrispondenza degli altari, si aprono due mezzelune; altre due mezzelune si aprono lateralmente nel presbiterio. Sul fianco sinistro della navata vi è inoltre un ingresso secondario.
Coperture
La copertura della chiesa è a falde - due nella navata, tre nel presbiterio, con manto in coppi. All’intradosso la navata presenta un controsoffitto piano; il presbiterio invece ha una copertura a finta cupola: sulla cornice all’altezza dei capitelli poggiano quattro arcate che sorreggono una cornice circolare; essa delimita il soffitto piano al cui centro si eleva un cupolino. La sacrestia è sormontata da una volta a padiglione con una serie di vele in corrispondenza delle lunette che ritmano le pareti.
Campanile
Il campanile è addossato al corpo della chiesa, sul fianco destro della navata, ai piedi del presbiterio. È costituito da una torre in pietra a base quadrata, esternamente intonacata, con gli spigoli messi in evidenza da pietre a vista sbozzate regolarmente e scandita orizzontalmente da due cornici marcapiano; all’interno i solai di piano sono costituiti da solette in calcestruzzo, mentre le scale sono in ferro. La cella campanaria in pietra presenta su ogni lato una bifora centinata, protetta da una ringhiera in ferro; all’interno sono ospitate tre campane sostenute da un’incastellatura metallica, realizzata in occasione dei lavori di restauro della chiesa degli anni Novanta, in sostituzione della precedente travatura superiore da cui erano sospese le campane. La campana media, battezzata con il nome di Beata Vergine, risale al 1875, anno in cui furono acquistate tutte e tre le campane dalla ditta de Poli & Broili di Gorizia e consacrate dall’arcivescovo Gollmayr il 12 ottobre; la grande e la piccola però furono requisite nel 1942. Nel 1948 furono sostituite con altre due che portavano lo stesso nome delle precedenti - San Rocco la grande e San Cornelio la piccola - consacrate dall’arcivescovo di Gorizia mons. Margotti il 23 giugno del 1948; dal 1964 le campane sono azionate elettricamente. Sotto alla cella, su tre fronti - ad eccezione di quello verso il corpo della chiesa, sono collocati i quadranti dell’orologio pubblico. La torre è conclusa da una copertura a quattro falde con manto in coppi.
Apparato decorativo
L’assetto attuale degli spazi interni della chiesa deriva dal rifacimento realizzato a fine Settecento, ad opera del capomastro Lorenzo Martinuzzi; seppur concepito in maniera armonica ricercando rapporti di simmetria, ed anche i colori impiegati per la tinteggiatura delle pareti siano tenui, sui toni del crema con le modanature differenziate di grigio, l’effetto di sobrietà è annullato dal sovraffollamento degli arredi. La navata è modulata da lesene doriche impostate su un alto basamento che scandiscono l’ambiente in cinque campate. Partendo dall’ingresso, la prima campata è occupata dalla cantoria lignea sorretta da due colonne marmoree impostate su un alto piedistallo: sotto è stata creata una bussola d’ingresso con serramenti in parte lignei in parte vetrati, sui lati a sinistra si apre una nicchia absidata inquadrata da un arco a tutto sesto, dove è ospitato il fonte battesimale, mentre in posizione simmetrica, l’absidiola di destra contiene la scala in pietra che porta alla cantoria; nella seconda campata, più larga rispetto alla precedente, si aprono due nicchie contrapposte inquadrate da un arco a tutto sesto, in cui trovano collocazione gli altari laterali; nella terza sulla destra si erge il pulpito, mentre a sinistra vi è un’uscita secondaria sopra a cui è collocata la lapide con l’iscrizione commemorativa della consacrazione della chiesa; nella quarta un’altra coppia di nicchie con altari; infine, nella campata ai piedi del presbiterio vi sono due confessionali. Sopra alle nicchie con gli altari si aprono due mezzelune per parte che illuminano la chiesa, spezzando la cornice inferiore della trabeazione con cornici modanate che corre sopra alle lesene, lungo il perimetro interno - interrompendo solo la cornice inferiore anche in corrispondenza dell’arco santo ed in controfacciata in corrispondenza dell’organo sulla cantoria - segnando l’attacco del controsoffitto piano, quasi ad incorniciare il grande dipinto che si estende su tutto il soffitto. L’opera, realizzata dal Furlanetto nel 1813 - come è riportato nell’iscrizione a sinistra ai piedi dell’affresco, rappresenta la scena di San Rocco che conforta gli appestati in una chiesa; nel corso del tempo è stata oggetto di diversi restauri, un primo eseguito dai pittori Cherubini e Sergi nel 1922, in seguito ai danni riportati durante la Grande Guerra, il più recente risale al 1995, durante gli interventi di restauro generale degli anni ’90 del XIX secolo, ed è stato realizzato da Mauro Marzaduri. Nella pavimentazione, realizzata in maniera omogenea in tutta la chiesa con riquadri in pietra bianca e nera, posta in opera diagonalmente, nei pressi dell’altare di destra ai piedi del presbiterio, è inserita una lastra marmorea inscritta a copertura del loculo che contieni i cuori dei fratelli Antonio e Girolamo Priuli, morti nel 1703. Due gradini in broccatello rosso soprelevano lo spazio presbiterale, separato dalla navata dall’arco santo a tutto sesto; quest’ultimo è impostato su due paraste con capitelli corinzi da cui si diparte una trabeazione con cornice superiore dentellata - più bassa rispetto a quella della navata - che corre lungo tutto il perimetro del presbiterio. Ai lati, sopra alle porte che conducono alla sacrestia ed al campanile, rispettivamente a sinistra e a destra, si aprono due nicchie centinate ed absidate che ospitano le statue di San Sebastiano, seicentesca in gesso, e quella si inizio Novecento in legno dipinto di bianco raffigurante San Giovanni Battista. Lo spazio presbiterale è sormontato da una cupola tronca: nei pennacchi che la sorreggono sono dipinti i Quattro Evangelisti, eseguiti tra le due guerre mondiali dal pittore locale marchese Bruno Mangilli; la parte piana è decorata da una corona di angioletti a grisaille alternati a girali vegetali su fondo rosso o giallo: al centro si eleva un cupolino in cui spicca l’altorilievo raffigurante la colomba della pace su uno sfondo celeste.
Apparato liturgico
Lo spazio presbiterale è dominato dall’altare maggiore, dedicato a San Rocco e San Sebastiano; realizzato dagli altaristi - scultori Zuliani di Udine a metà del Settecento circa, su commissione della famiglia Antonini per la chiesa di Santa Lucia di Udine, in seguito alla sua soppressione è stato acquistato dalla chiesa di San Rocco nel 1811 e ivi sistemato dall’altarista Bernardino Forgiarini, risultando quasi sovradimensionato per la chiesa di Turriaco. L’altare è in stile barocco, in marmi gialli e bianchi, arricchito da sculture di angeli e testine alate; preceduto da un basamento marmoreo di quattro gradini, presenta una struttura a mensa ad urna in marmo bianco definita lateralmente da due volute a doppia mossa coronate da due tesine alate, con zoccolo inferiore in marmo giallo; il paliotto è finemente scolpito con il bassorilievo raffigurante il Martirio di Santa Lucia, opera attribuita a Francesco Zuliani detto il Lessano. Il tabernacolo è incluso in un tempietto semicircolare, composto da quattro colonnine laterali e chiuso nella parte centrale posteriore, che sorreggono una trabeazione su cui siedono due angioletti che sorreggono un baldacchino. L’alzata è costituita da due coppie di colonne tortili in marmo giallo, impostate su due ali laterali piegate di 45 gradi e desinate da capitelli corinzi che reggono una trabeazione spezzata al cui centro si eleva un importante fastigio coronato a cappello di prete; al centro dell’alzata trova posto una pala. Sui piedritti ai lati della mensa si innalzano le statue di Antonino martire e Alfonso Rodriguez, santi patroni della famiglia Antonini. L’altare lateralmente è completato con due portali in marmo giallo arricchiti da un fastigio a cornice mistilinea definita da volute contrapposte. A lato della porta che conduce nel magazzino alla sinistra del presbiterio è ricavata una nicchia chiusa da una porticina in legno in cui sono custoditi gli olii santi. Nella navata vi sono quattro altari: partendo dal fondo della chiesa, si trovano gli altari di Sant’Eurosia e dei Santi Battista, Giorgio e Martino, rispettivamente a destra e a sinistra; quelli ai piedi del presbiterio sono dedicati a Sant’Antonio di Padova e all’Immacolata Concezione. I primi due sono gemelli e furono realizzati alla fine del Settecento dalla bottega Mattiussi. Sono in pietra bianca d’Istria a cui contrasta il marmo rosso di Verona; presentano una struttura a mensa a parallelepipedo impostata su un basamento di due gradini; il paliotto essenziale è definito lateralmente da due pilastrini con specchiature in marmo rosso ed al centro è arricchito da una medaglione quadrilobato che contiene una croce. L’alzata è costituita da due colonne con capitello composito, affiancate esternamente da due lesene arretrate dello stesso ordine; a conclusione due ali di timpano semicircolare con cornice dentellata interrotte al centro dal fastigio definito da volute contrapposte ornato al centro da una colomba in rilievo; due angioletti sono adagiati sulle ali, ed un terzo più piccolo si erge in piedi sul fastigio. Entrambi gli altari, al centro dell’alzata sono completati con una pala e sopra la mensa vi si trova un tabernacolo. Gli altri due altari sono contemporanei al periodo della costruzione della chiesa, risalgono quindi alla prima metà del Settecento. Realizzati in marmi policromi, anch’essi presentano una struttura similare che li fa attribuire alla stessa bottega ma si esclude la stessa mano nell’esecuzione. L’altare di Sant’Antonio di Padova presenta una struttura a mensa a parallelepipedo con zoccolo in marmo rosa e paliotto con profili in pietra bianca e specchiature in marmo giallo e nero; la parte centrale a trapezio rovesciato in lieve aggetto, presenta, su uno sfondo in marmo screziato rosso, un medaglione in marmo nero racchiuso in una cornice mistilinea culminante in due rami di giglio, simboli di Sant’Antonio. L’alzata è costituita da una coppia di colonne in marmo nero con capitelli compositi, affia



Adeguamento liturgico  presbiterio - aggiunta arredo (1982)
È stata rimossa la balaustra lapidea settecentesca che delimitava il presbiterio; è stato collocato un altare ligneo rivolto al popolo, mentre le Letture e il Vangelo sono proclamati da un leggio mobile in rame posto alla sinistra del presbiterio; l’antica sede, costituita da stalli lignei disposti lungo i fianchi del presbiterio, è stata mantenuta, ma tra il nuovo altare e l’altar maggiore sono state aggiunte cinque sedute mobili che costituiscono l’attuale sede.
navata - aggiunta arredo (1982)
Il pulpito, seppure non sia stato rimosso, non risulta più accessibile in quanto utilizzato come bocchettone per il riscaldamento.






Collocazione geografico - ecclesiastica


Regione Ecclesiastica Triveneto
Diocesi di Gorizia
Decanato di Ronchi dei Legionari
Parrocchia di San Rocco

Turriaco (GO)


Edifici censiti nel territorio
dell'Ente Ecclesiastico


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