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Chiesa di San Canciano Martire <Crauglio, San Vito al Torre>
Data ultima modifica: 29/01/2015, Data creazione: 8/3/2011


Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale


Denominazione Chiesa di San Canciano Martire


Altre denominazioni Glesia di San Cansian;S. Canciano Martire


Ambito culturale (ruolo)  maestranze friulane (costruzione edificio)



Notizie storiche  XIII - XIV (preesistenza intero bene)
Edificazione di un edificio di culto - probabilmente costituito da una piccola cappella - fin dalle origini dedicato a San Canciano, sotto la giurisdizione della pieve di Aiello. La chiesetta, situata in posizione decentrata rispetto all’originario nucleo abitativo, fu eretta su una sorta di terrapieno leggermente rialzato rispetto al piano stradale che non si conosce se sia di origine naturale o costruito ad hoc, oppure se vi sussistesse un precedente insediamento sacro-abitativo di epoca romana o paleocristiana legato al culto pagano.
1375 - 1375 (fonte intero bene)
Primo documento che attesta l’esistenza della chiesa di Crauglio.
1408 - 1408 (preesistenza interno della chiesa)
Costruzione dell’altare maggiore, affidata a Nicola Maurotti (altrimenti citato come Nicolò Mansutti). L’altare dovette consistere in una semplice mensa in pietra e mattoni impostata su due gradini e sormontata da una pala o da un polittico; sopra la mensa vi poggiava un tabernacolo ligneo e alcune sacre suppellettili.
1494 - 1494 (contesto esterno della chiesa)
Sviluppo di una centa di case attorno alla chiesa che si trovava al centro dell’insediamento, protetto esternamente da palizzate, muri di pietra e fossati e completato da una torre. Seppur ampliato e modificato nel corso dei secoli questo tessuto edilizio è tuttora leggibile.
1570 - 1570 (preesistenza intero bene)
Descrizione del complesso religioso durante il Cinquecento, contenuta nella relazione della visita pastorale effettuata da Bartolomeo da Porcia il 3 aprile 1570. La chiesa si componeva di un’unica navata e di un piccolo presbiterio; l’ingresso era preceduto da un pronao dove, a sinistra della porta d’ingresso, vi era un altare costituito da una semplice mensa rialzata di un paio di gradini. L’interno della chiesa era pavimentato ed, oltre all’altar maggiore, ospitava nella navata due altari laterali dedicati, quello di destra, ai Santi Sebastiano e Rocco - portatile e non consacrato, veniva mantenuto dalla Confraternita di San Rocco fondata nel corso del XV secolo - e quello di sinistra alla Visitazione della Vergine; al centro della navata vi era il fonte battesimale collocato da poco. Sopra la facciata si ergeva un campaniletto a vela con bifora campanaria ed esternamente la chiesa era circondata dal cimitero delimitato da un muro di cinta.
1574 - 1574 (preesistenza/consacrazione intero bene)
La chiesa fu consacrata il 16 ottobre 1574 dal vescovo di Cattaro Luca Bisanzio.
1624 - 1624 (preesistenza/restauro intero bene)
In seguito alle Guerre Gradiscane, la chiesa subì un periodo di abbandono e, probabilmente, di profanazione, dopo il quale fu restaurata per volontà e a spese del notaio locale Leonardo Leonarduzzi - si veda iscrizione sopra al portale. Non si conosce però la portata dell’intervento.
1682 - 1682 (fondo intero bene)
Al fine di ampliare la fabbrica della chiesa di San Canciano ed il cimitero circostante, furono acquistati tre campi adiacenti all’originale edificio.
1683 - 1698 (costruzione esterno chiesa)
Erezione della torre campanaria ad opera dei fratelli muratori Lorenzo, Francesco e Giovanni Battista Martinuzzi (altrimenti citato come Mistruzzi) da Tricesimo; alcune lavorazioni in pietra e la realizzazione della base e dei capitelli delle colonne alla base del campanile - furono eseguite dal tagliapietre Andrea Loch di Merna.
1700 - 1710 (completamento interno della chiesa)
Realizzazione degli altari laterali, attribuiti a Giovanni Pacassi, finanziati da Troiano Steffaneo e dalla Confraternita dei Santi Sebastiano e Rocco.
1710 - 1710 (rifacimento con ampliamento intero bene)
Rifacimento completo con ampliamento della chiesa; il nuovo edificio si innestò sul sedime della precedente chiesa tardo-medievale, di cui fu mantenuto il muro della facciata ed una porzione dei fianchi. Tra gli anni Ottanta e Novanta del Seicento furono demoliti il pronao, gran parte della navata ed il presbiterio del precedente edificio, per poi reimpiegare il materiale nella costruzione del nuovo. I lavori furono realizzati dal capomastro Carlo Reali di Moraro e dai muratori Giacomo Toros di Mossa e Giovanni Battista Modestini di Lucinico. Tra il 1700 ed il 1703 fu costruito il pronao, le cui lavorazioni in pietra furono opera dei tagliapietre Giacomo Luppi di Merna e Giacomo Vuch. I lavori della chiesa, iniziati nel 1700 e forse interrotti per un periodo di tempo per mancanza di fondi, furono ripresi nel dicembre del 1706 quando risultavano da portare a termine le coperture della chiesa e della sacrestia; si conclusero nel 1710 con il compimento del presbiterio.
1742 - 1759 (completamento interno della chiesa)
Si riscontra il contributo dell’altarista Carlo Picco da Palmanova per l’altar maggiore; l’affresco dell’alzata fu dipinto dal pittore Pietro Bainville probabilmente attorno al 1745, anno in cui il manufatto potrebbe essere stato concluso; il tabernacolo fu aggiunto nel 1759.
1766 - 1766 (consacrazione intero bene)
Consacrazione della chiesa e dell’altare maggiore, impartita dall’arcivescovo di Gorizia, Carlo Michele d’Attems il 4 ottobre 1766.
1775 (?) - 1775 (?) (decorazione interno della chiesa)
Realizzazione degli stucchi decorativi della chiesa, forse per mano del capomastro Simon Malisan di Palmada e del quadraturista modenese Giuseppe Morelli. Esecuzione degli affreschi della volta della navata e del presbiterio, attribuiti al pittore Francesco Chiarottini nonostante si riscontrino delle affinità anche con il pittore Domenico Foscati.
1801 - 1804 (restauro intero bene)
Interventi di manutenzione della chiesa; in particolare furono sistemate le finestre a mezzaluna, ad opera del muratore Giuseppe Forlan, con la sostituzione delle vetrate, eseguite dal vetraio Lorenzo Feradino; successivamente furono restaurati ed imbiancati i muri, compresi quelli del campanile e del portico, per mano del muratore Pietro Dipolla.
1834 - 1860 (demolizione esterno della chiesa)
Smantellamento del cimitero che si sviluppava attorno alla chiesa; nel 1834 fu benedetto il nuovo cimitero del paese e nel 1860 l’area del vecchio cimitero fu bonificata dal muratore Giacomo Trevisan.
1846 - 1846 (rifacimento esterno della chiesa)
Posa del nuovo «salizzo» del pronao - probabilmente l’attuale.
1871 - 1896 (rifacimento interno della chiesa)
Posa della nuova pavimentazione lapidea della chiesa, ancora esistente. Quella del presbiterio fu realizzata nel 1871 ad opera del tagliapietra ed artista Giacomo Paron di Ontagnano, in sostituzione della precedente in mattonelle di cotto; in quell’occasione la balaustra lignea, opera realizzata nel 1828 dal falegname Giovanni Battista Gleria, fu rimossa e sostituita da una nuova balaustra in pietra di Nimis, eseguita anch’essa da Paron. La pavimentazione della navata fu posata dal lapicida Costantino Novelli di Gradisca.
1887 - 1887 (completamento interno della chiesa)
Erezione della cantoria lignea, dove fu collocato l’organo. I lavori furono eseguiti dal falegname Bartolomeo Foschian, con le decorazione e dorature del parapetto di Giuseppe Foschian. L’opera rese necessaria la chiusura di due mezzelune che si aprivano lateralmente in facciata sopra la copertura del pronao.
1890 - 1907 (decorazione interno della chiesa)
Intervento pittorico - decorativo eseguito dal pittore locale Giulio Justolin. Un primo intervento di cui non si conosce l’entità fu realizzato nel 1890; l’intervento successivo, del 1907, contemplava delle decorazioni parietali, non più esistenti, tra cui il finto marmo delle lesene, il finto damasco delle pareti del presbiterio ed una cornice di racemi e motivi vegetali sotto la trabeazione.
1919 - 1926 (restauro intero bene)
Sistemazione delle coperture della chiesa, della sacrestia e del campanile; una prima serie di lavori fu effettuata dai militari del Genio nel primo dopoguerra ed ulteriori opere furono realizzate tra il 1925 e il 1926 dal muratore Gregorat.
1935 - 1935 (istituzione intero bene)
Elevazione della chiesa al titolo di parrocchiale, con decreto arcivescovile n.3446/35 del 25/11/1935 e con distacco dalla matrice di Aiello; il riconoscimento civile avvenne nel 1960.
1977 - 1978 (restauro intero bene)
Intervento di restauro generale e sistemazione della chiesa, che interesso sia l’interno che l’esterno della chiesa. I lavori compresero anche opere strutturali, tra cui il rifacimento dell’apparato murario sopra gli archi del pronao e della copertura di questo spazio, nonché la sistemazione di tutte le coperture. In quest’occasione fu realizzata la bussola d’ingresso; fu anche installato l’impianto di riscaldamento, con l’aggiunta della centrale termica addossata al fianco destro della navata, prima della sacrestia.
2010 - 2010 (restauro intero bene)
Restauro generale della chiesa; in particolare furono sostituiti gli intonaci esterni e rifatte le pitturazioni sia all’interno che all’esterno. In quest’occasione fu spostata la scala della cantoria sul lato destro.



Descrizione  La parrocchiale di Crauglio, nonostante la sua costruzione risalga ad inizio Settecento - come molte altre chiese del territorio - è riconducibile ad una tipologia più antica di chiese campestri ben radicata sul territorio: riprende infatti fedelmente l’aspetto della precedente chiesetta tardo medievale che sorgeva sul medesimo sito, ampliandone le dimensioni per adeguarle alle esigenze della popolazione aumentata di numero. È caratterizzata da un’estrema semplicità compositiva; l’unica particolarità è conferita dalla soluzione adottata per la sua torre campanaria - eretta circa un decennio prima della ricostruzione della chiesa - inglobata alla facciata principale, forse per mantenere un riferimento all’antico campanile a vela. Diversamente vale per l’interno, in cui si riscontra uno spiccato gusto settecentesco sia nella partitura delle pareti sia nell’apparato decorativo a stucchi ornamentali in perfetto stile rococò, conservatosi nel corso del tempo senza particolari alterazioni. Per quanto concerne l’apparato liturgico, alcuni manufatti provengono dalla chiesa antica, gli altari invece furono realizzati all’epoca della costruzione della chiesa: anch’essi legati a modelli veneti, mentre gli altari laterali presentano forme più compatte in stile barocco, l’altare maggiore è caratterizzato da un aspetto più sfarzoso, tipico del rococò.

Preesistenze
Diversi elementi collocati nella zona della facciata testimoniamo che l’attuale chiesa di San Canciano si innestò sul sedime di una precedente chiesa medievale ben descritta nella relazione della visita apostolica dell’abate Bartolomeo da Porcia del 1570. Il portale d’ingresso, sormontato da un timpano contenente un’epigrafe, risale al restauro seicentesco a seguito delle Guerre Gradiscane, a cui appunto fa riferimento l’iscrizione; all’interno, nel fianco sinistro nei pressi della controfacciata, è stato rinvenuto un lacerto d’affresco che risponde a canoni stilisti tardo rinascimentali e potrebbe essere ascritto o allo stesso intervento di restauro o addirittura all’epoca della prima consacrazione della chiesa avvenuta nel 1574; sempre in controfacciata, nel muro a sinistra dell’ingresso è conservato il sacrarium, una nicchia rettangolare chiusa da una porticina lignea che custodisce una vasca dove venivano smaltite le acque sacre; esternamente la nicchia presenta un profilo in pietra calcarea concluso seriormente ad arco entro cui è compresa una decorazione a bassorilievo di una croce rossa che si eleva dal monte Calvario: per stilemi va datato all’epoca cinquecentesca e potrebbe coincidere con quello citato nella relazione del Porcia. Questi manufatti si sono conservati fino ad oggi perché il nuovo edificio fu costruito mantenendo il muro della facciata ed una porzione dei fianchi esistente, fatto comprovato dal rinvenimento, in occasione dell’ultimo restauro, di due oculi tamponati che si aprivano lateralmente in facciata, ad un’altezza di circa 5 ml. La chiesa tardo medievale - costruita verosimilmente all’inizio del XV secolo rifacendo un precedente edificio di culto di almeno un secolo più antico – presentava un aspetto simile a quella attuale ma era di dimensioni più modeste; si può ricondurre ad una tipologia di chiesette campestri diffuse nel territorio a partire dal Trecento, composte da una navata longitudinale e da un presbiterio con abside orientata ad Est. Anche l’antico ingresso era preceduto da un pronao: vi si conserva tuttora la parte lapidea di una grata in ferro realizzata davanti al pronao per disposizione di Francesco Barbaro nel 1593 al fine di impedire l’ingresso in chiesa da parte degli animali. A sinistra della facciata sono visibili i pilastrini d’ingresso al camposanto che si sviluppava attorno alla chiesa ed inoltre si sono conservate diverse porzioni del muro che lo cingeva: a memoria dell’esistenza dell’antico cimitero è stata inoltre riportata in loco la tomba del barone Niccolò Steffaneo, ultimo discendente maschio della famiglia locale, deceduto nel 1890. Un ulteriore manufatto riconducibile alla chiesa antica è un tondo lapideo - di 33 cm di diametro, con bordi in rilievo e contente il disegno di una croce piantata su un’altura e l’iscrizione INRI – inserito nel muro di fondo dell’abside e potrebbe provenire dalla chiave di volta della copertura del presbiterio della chiesa medievale. All’interno vi si conserva inoltre il fonte battesimale, che probabilmente è quello originale della chiesa di Crauglio e risalirebbe agli anni Sessanta del XVI secolo, ed una pila dell’acqua santa, in pietra, realizzata da maestranze locali forse in occasione della consacrazione della chiesa: attualmente è collocata nella navata a sinistra, ai piedi dell’altare e funge da piedistallo per una statua lignea raffigurante San Giuseppe con Gesù in braccio.
Impianto planimetrico
La chiesa è ubicata su una piazzetta ed è preceduta da un vialetto in lieve pendenza che funge da sagrato. L’edificio orientato ad Est – ruotato di alcuni gradi a Nord, si caratterizza per una configurazione planimetrica molto semplice, composta da un’unica navata longitudinale - con due nicchie absidate su entrambi i fianchi nei pressi dell’ingresso - e di un presbiterio a base rettangolare concluso sul fondo da un’abside triangolare. A destra del presbiterio è annessa la sacrestia a pianta rettangolare, preceduta da un altro locale, sempre a pianta rettangolare allungata, che funge da atrio d’ingresso e magazzino; sempre su questo lato è addossato il locale tecnico. Esternamente sul fronte principale la chiesa è preceduta da un pronao rettangolare più stretto rispetto al corpo della chiesa. Le dimensioni massime della chiesa sono: lunghezza 25,80 ml; larghezza 8,72 ml e altezza navata 9,54 ml.
Strutture verticali
Tutte le murature sono in pietrame – nella fattispecie pietra di Medea, di Farra e della Mainizza, intonacate ed esternamente tinteggiate di colore rosa cipria, mentre le modanature sono differenziate di bianco. La facciata principale, a capanna, in lieve aggetto rispetto al corpo della chiesa, lateralmente è definita da due lesene tuscaniche sormontate da una trabeazione modanata su cui è impostato il frontone con geison modanati e aggettanti: al centro è interrotta dalla torre campanaria che si eleva sopra la copertura del pronao, in aggetto verso il fronte. È preceduta da un portico anch’esso a capanna, più stretto della facciata, con al centro un unico fornice ad arco a tutto sesto, impostato su due semicolonnine tuscaniche di pietra e concluso da un frontone triangolare definito da una lieve cornice; i fianchi del pronao sono chiusi da due bassi muretti su cui si innalzano due semicolonnine laterali e una colonnina centrale a sostegno di due archi. Sotto al portico, in asse con la navata, si apre il portale d’ingresso inquadrato da una cornice in pietra modanata, il cui architrave sorregge un timpano triangolare definito da cornici modanate contenente un’iscrizione. A precedere l’ingresso una sorta di protiro costituita da tre archi impostati su due colonne lapidee sul fronte e sul muro portante della facciata sul retro con copertura a volta a crociera. Le facciate laterali sono lisce, ad eccezione delle sporgenze dettate dai locali annessi sul fianco destro; una cornice modanata corre sotto la linea di gronda lungo l’intero perimetro sia della navata, più alta, che del presbiterio in corrispondenza del quale diviene più elaborata; il muro del presbiterio inoltre è percorso ad un’altezza di circa 1,30 metri da terra da un cordolo lapideo e nel muro di fondo dell’abside vi è immurato un tondo lapideo con l’iscrizione INRI, probabilmente proveniente dalla chiesa medievale. Su entrambi i fianchi della navata in alto si aprono due finestre rettangolari; un’altra finestra rettangolare si apre nel fianco sinistro del presbiterio in basso, mentre in alto vi è un altro registro di aperture a mezzaluna, due laterali ed una centrale nel muro di fondo; sul fronte vi è una finestra rettangolare più piccola che si apre appena sopra la copertura del pronao, consentendo l’accesso al campanile.
Coperture
La copertura della chiesa è a falde - due nel pronao e nella navata, cinque nel presbiterio - con manto in coppi. All’intradosso la navata è sormontata da una volta a schifo molto ribassata, mentre il presbiterio da una volta a botte a cui si intersecano tre vele concentriche a sezione semicircolare, di cui quella centrale lunettata, a copertura dell’abside; il pronao, la cui copertura fu rifatta nel restauro del 1978, mostra la struttura a travi e listelli lignei ed il sottomanto di copertura in mattoni dipinti a rombi alternati rossi e bianchi a vista.
Campanile
Il campanile è addossato alla facciata principale in posizione centrale, in aggetto sul fronte sopra la copertura del pronao; la parte sottostante che lo sorregge, sui tre lati liberi è costituita da tre archi impostati, sul fronte, su due colonne lapidee e, sul retro, sul muro portante della facciata: in questo modo la presenza della torre è leggibile anche sotto la copertura del pronao con la formazione di una sorta di protiro che precede l’ingresso in chiesa. Il campanile è costituito da una torre a base quadrata in pietra, esternamente intonacata e tinteggiata, con una cornice marcapiano che la percorre a metà altezza; all’interno il fusto è intramezzato da due solai di interpiano lignei, mentre la base è costituita da una voltina in mattoni ed il piano di calpestio della cella campanaria da una pavimentazione in calcestruzzo; i piani sono collegati tra loro da scale in ferro. Vi si accede da una finestra della cantoria e un successivo passaggio scoperto sul tetto del pronao; l’antico accesso invece avveniva dal pronao, dove a testimonianza è stata conservata una base in mattonelle di cotto, a destra dell’ingresso. La cella campanaria, definita inferiormente da una cornice lievemente modanata e seriormente da una cornice dentellata, presenta una bifora ad arco su ogni lato ed all’interno ospita tre campane sorrette da un castello metallico, di cui la grande risale al 1885, la mezzana e la piccola al 1935. La copertura è a quattro falde con manto in coppi. Sul fronte principale, sotto la cella, è collocato il quadrante dell’orologio pubblico.
Apparato decorativo
L’assetto attuale dell’interno della chiesa deriva dal rifacimento settecentesco, in seguito al quale fu realizzato anche l’apparato pittorico - decorativo. Nell’insieme ha un aspetto sobrio e pulito, conferito anche dalla scelta cromatica della tinteggiatura, rifatta nel 2010 con colori tenui sui toni del panna per le pareti e le controsoffittature, con le modanature verticali differenziate di grigio e quelle orizzontali di bianco; la pavimentazione ottocentesca è realizzata in pietra bianca del Carso e nera del Vallone, nella navata a riquadri in posta in opera diagonalmente, nel presbiterio in lastre a parallelepipedo, poste in opera a lisca di pesce: dietro l’altare maggiore è conservata una porzione della pavimentazione originale in mattonelle di cotto. Lo spazio è concepito in maniera unitaria, con le pareti modulate da lesene tuscaniche - che scandiscono la navata in cinque campate ed il presbiterio in due, oltre l’abside - sopra cui corre una trabeazione con cornici modanate e fregio liscio dipinto di color pesca che percorre l’intero perimetro della chiesa senza soluzione di continuità. Nella navata questa partitura è riproposta nello spazio compreso tra la trabeazione e la copertura, con la creazione di un registro minore di lesene con specchiature dipinte di color ocra e ornate da decorazioni a pendaglio in stucco a motivi vegetali: sopra vi corre una cornice modanata che racchiude la volta di copertura ed un’altra ne racchiude la parte piana; gli angoli della volta sono impreziositi da una decorazione in stucco bianco a motivi fitomorfi a forma di scudo attorniato da volute vegetali, che risalta sull’ocra dello sfondo cuoriforme. La prima campata della navata è occupata dalla cantoria lignea sorretta da due colonne lapidee con capitelli compositi, sopra a cui è collocato l’organo; al di sotto è stata ricavata una bussola d’ingresso vetrata mentre lateralmente si aprono due nicchie centinate ed absidate poco profonde: quella di sinistra, valorizzata lateralmente da due lesene minori di ordine ionico e chiusa da un cancelletto ligneo, ospita il fonte battesimale rialzato su una pedana circolare di un gradino in pietra, mentre in quella di destra è collocata la statua del Sacro Cuore di Gesù. In posizione centrale della navata, su entrambi i fianchi, sono addossati due altari. L’arco santo a tutto sesto introduce allo spazio presbiterale, rialzato dalla navata mediante tre gradini in pietra: la chiave di volta è arricchita da un clipeo polilobato con i simboli di San Canciano - spada, scudo con sole raggiante e palma del martirio - dipinti su uno sfondo ocra racchiuso da una preziosa cornice in stucco a motivi vegetali e floreali che proseguono lungo il profilo dell’arco. Sopra la trabeazione del presbiterio vi sono due tiranti in ferro, uno in corrispondenza dell’arco dell’abside ed uno dell’arco santo, quest’ultimo arricchito da una decorazione in ferro battuto a girali, curve, spirali, foglie e boccioli che funge da base per un crocifisso ligneo che scende dalla chiave di volta dell’arco. Nel muro di destra del presbiterio si apre un portale inquadrato in pietra calcarea modanata e sormontato da fregio pulvinato che sorregge una mensola sagomata, da cui si accede alla sacrestia. La chiesa è arricchita da affreschi inseriti entro cornici in stucco modanate ed ornate da motivi fitomorfi, foglie d’acanto, racemi: le pitture nel corso del tempo sono state oggetto di diversi restauri che modificarono l’aspetto originale rendendone difficile l’attribuzione, seppur si protenda per il Chiarottini. Al centro della copertura della navata vi è rappresentata un’Assunzione di Maria entro una cornice mistilinea; nella volta del presbiterio, ai lati delle vele delle finestre vi sono quattro ovali con le figure dei quattro evangelisti rappresentati con i propri simboli; al centro la volta è dominata dall’affresco raffigurante l’Ultima Cena, racchiusa da una cornice bilobata.
Apparato liturgico
Lo spazio presbiterale è dominato dall’altare maggiore, dedicato a San Canciano Martire e a San Michele Arcangelo, le cui statue in marmo bianco sono collocate sui piedritti ai lati dell’altare stesso. Vi fa da sfondo un velario rosso sorretto al centro da una corona e lateralmente da due statuette di putti; l’altare, preceduto da tre gradini in pietra carsica, presenta una struttura a mensa a parallelepipedo, con zoccolo e mensa modanati in marmo bianco venato; il paliotto, in breccia medicea con cornici in marmo bianco, è arricchito lateralmente da due motivi a rocaille: al centro è inserito un clipeo mistilineo in broccatello giallo, racchiuso da una preziosa cornice in pietra bianca ornata da elementi fitomorfi, grappoli d’uva e volute vegetali. Sulla mensa insiste il tabernacolo contenuto in una semplice struttura in marmo bianco affiancata lateralmente da due volute rocaille; alle sue spalle si eleva l’alzata, costituita da una struttura a tempietto semicircolare sorretta da quattro colonne in marmo rosso di Verona, con capitelli compositi finemente scolpiti, sopra a cui corre una trabeazione a cornici modanate; a conclusione un elaborato fastigio profilato da volute e foglie d’acanto e concluso a cappello di prete: al centro è incastonata la colomba dello Spirito Santo inclusa entro un clipeo di nuvole marmoree, ai lati e sulla sommità poggiano quattro angioletti con cartigli, spighe di grano e grappoli d’uva. Al centro dell’alzata, dal profilo concavo, spicca l’affresco raffigurante l’Assunzione di Maria, racchiuso entro una cornice mistilinea ad ovale. Sempre nel presbiterio, nel pilastro destro dell’arco santo, sul lato all’intradosso dell’arco, è stata ricavata una nicchia rettangolare chiusa da una porticina lignea, dove sono custoditi gli olii santi e le sacre reliquie. Nella chiesa vi sono altri due altari, posti lateralmente al centro della navata, dedicati alla Visitazione di Maria a Santa Elisabetta e ai Santi Sebastiano e Rocco (rispettivamente a sinistra e a destra); realizzati in marmi policromi, sui toni del nero, del rosso e del bianco di Carrara, si caratterizzano per la medesima composizione architettonica ed anche per la stessa tecnica decorativa ad intarsi marmorei. Sopra un basamento di due gradini in marmo nero poggia la mensa a parallelepipedo con zoccolo e profili in marmo rosso, affiancati lateralmente da due piedritti; entrambi gli altari presentano il paliotto finemente decorato con marmi policromi racchiusi da un profilo in marmo di Carrara - tre fiori quadrilobati nell’altare della Visitazione, due stelle ed un tondo centrale attorniato da un motivo curvilineo in quello dei Santi Sebastiano e Rocco. Uno zoccolo, arricchito sul fronte da un fondo nero con intarsi geometrici policromi, sostiene l’alzata degli altari costituita da una coppia di colonne in marmo rosso con capitelli compositi, affiancate da una coppia di lesene dello stesso ordine, che reggono un frontone semicircolare a cornici spezzate, modanate e dentellate, sopra a cui poggiano due angioletti. Gli altari al centro dell’alzata sono completati con una nicchia centinata, in cui è ospitata la statua lignea dipinta della Vergine con il Bambino nell’altare di sinistra mentre quello di destra racchiude una pala raffigurate la Deposizione di Cristo tra i Santi Sebastiano e Rocco. A fianco di quest’ultimo si apre una nicchia centinata, rivestita da un apparato ligneo finemente lavorata con motivi a traforo, in cui trova posto la statua di Sant’Antonio di Padova. Il fonte battesimale, collocato nell’absidiola sul fianco sinistro, realizzato in pietra si compone di un fusto affusolato con decorazione fogliare scolpita che sorregge la coppa con decorazione a sbaccellature.



Adeguamento liturgico  presbiterio - aggiunta arredo (1978)
Fu rimossa la balaustra lapidea ottocentesca che delimitava il presbiterio, di cui si conservano alcune parti in un magazzino della parrocchia. Fu aggiunto un altare rivolto al popolo, costituito da una mensa lignea sostenuta da due piedritti laterali e chiusa sul fronte da un pannello in vetro con un bassorilievo argentato con la rappresentazione dell’Ultima Cena; le Letture e il Vangelo sono proclamati da un leggio mobile in legno posto sulla destra del presbiterio mentre la sede, costituita da tre sedute lignee con trono centrale, è collocata sul fianco sinistro del presbiterio, ai piedi dell’altare maggiore, ruotata di 45° rispetto all’asse della chiesa.






Collocazione geografico - ecclesiastica


Regione Ecclesiastica Triveneto
Diocesi di Gorizia
Decanato di Visco
Parrocchia di San Canciano Martire

Via Aquileia - Crauglio, San Vito al Torre (UD)


Edifici censiti nel territorio
dell'Ente Ecclesiastico


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