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3/5/2024 Diocesi di Gorizia - Inventario dei beni culturali immobili
Chiesa di Santa Elisabetta <Fogliano Redipuglia>
Data ultima modifica: 09/10/2023, Data creazione: 8/3/2011


Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale


Denominazione Chiesa di Santa Elisabetta


Altre denominazioni S. Elisabetta


Ambito culturale (ruolo)  maestranze goriziane (costruzione edificio)



Notizie storiche  1896 - 1900 (costruzione intero bene)
Erezione della chiesa per volontà del parroco don Giovanni Battista Bressan. Il terreno fu donato dal sig. Pirro Cosolo; il progetto fu redatto dall’ingegner Giovanni Calzoni - i disegni originali sono andati perduti. La prima pietra fu posta il 22 novembre 1896 con solenne benedizione di don Luigi Faidutti, delegato dall’arcivescovo di Gorizia. I lavori furono eseguiti dall’impresa ronchese Giuseppe Miniussi; sospesi nel 1897 per mancanza di fondi, furono ripresi nel 1898 con un nuovo progetto, ridimensionato, realizzato dall’architetto Sebastiano Bradaschia di Cervignano. Nel 1899 risulta completata nella struttura, ma mancavano ancora gli intonaci, la pavimentazione e gli arredi. La chiesa fu aperta al culto l’8 luglio 1900 - si veda iscrizione nell’architrave del portale - con solenne benedizione impartita da don Luigi Faidutti.
1902 - 1902 (completamento interno della chiesa)
Posa della pavimentazione - si veda l’iscrizione nei pressi dell’ingresso.
1914 - 1914 (completamento interno della chiesa)
Realizzazione dell’altare della Madonna della Salute, opera dello scultore Costantino Novelli e del figlio Giovanni Battista.
1915 - 1915 (decorazione interno della chiesa)
Realizzazione delle decorazioni della chiesa, ad opera del pittore Marco Cechet di Fogliano con la collaborazione del pittore Corrado Zimolo di Sagrado.
1920 - 1921 (decorazione interno della chiesa)
Realizzazione delle decorazioni della chiesa: quelle del presbiterio sono opera dei pittori locali Corrado Zimolo e Carlo Mauri, mentre gli affreschi nel soffitto della navata e le decorazioni della navata furono eseguite dal pittore Giulio Justolin.
1924 - 1925 (costruzione esterno della chiesa )
Erezione del campanile; se il progetto originario del 1896 prevedeva un campanile con copertura a cipolla a destra della chiesa, in seguito si optò per la sua costruzione a sinistra della chiesa e si preferì una forma che ricordasse quello della chiesa di Santa Maria in Monte di Fogliano, demolito nel 1915, con copertura a falde. L’opera, finanziata con il denaro ottenuto per i danni di guerra, fu realizzata dalla Società di costruzioni ing. Bruno Ceschia sotto la direzione del capocantiere Silvio Vidussoni. La prima pietra fu benedetta da mons. Mazzi il 27 aprile 1924; il campanile fu inaugurato nel 1925.
1928 - 1928 (completamento interno della chiesa)
Collocazione delle statue lignee del Sacro Cuore (1927) e di Sant’Antonio di Padova (1931), entrambi provenienti dalla Val Gardena, in sostituzione degli altari previsti in origine. Realizzazione del pulpito (1928).
1959 - 1959 (completamento interno della chiesa)
Realizzazione dell’altare maggiore, ad opera dello scultore Giovanni Battista Novelli.
1960 - 1960 (consacrazione intero bene)
La chiesa ed l’altare maggiore furono consacrati dall’arcivescovo di Gorizia, monsignor Giacinto Ambrosi, il 19 novembre 1960 - si veda iscrizione dietro all’altare maggiore.
1985 - 1988 (proprietà intero bene)
Donazione da parte del Comune alla parrocchia del terreno su cui sorgono la chiesa ed il campanile.
1987 - 1987 (restauro intero bene)
Restauro generale dell’edificio, resosi necessario in seguito al cedimento di una capriata del tetto. Il progetto fu redatto dall’ingegnere Ezio P. Pellizzoni, i lavori furono eseguiti dall’impresa C.E.I. - Hoffman, sotto la direzione del geometra Giovanni Moimas. Fu rifatto il tetto e sistemato il soffitto, mentre gl’interni vennero ridipinti e per la prima volta anche gli esterni. In quest’occasione fu rifatto l’impianto di illuminazione e di amplificazione e fu installato l’impianto di riscaldamento. La chiesa fu riaperta al pubblico con solenne benedizione da parte dell’arcivescovo di Gorizia, Antonio Vitale Bommarco, il 20 dicembre 1987.
2010 - 2010 (completamento interno della chiesa)
Realizzazione di un nuovo altare della Madonna, che ospita un suo simulacro ligneo di epoca trecentesca.



Descrizione  La chiesa di Santa Elisabetta ha una storia recente: la sua costruzione infatti risale all’inizio del Novecento. In precedenza la chiesa paesana era quella di Santa Maria in Monte sulle pendici del Carso; divenuta insufficiente ad accogliere la popolazione aumentata di numero e per agevolarne il raggiungimento si decise di costruire una nuova, più grande in centro paese, con affaccio sulla strada che collega Monfalcone a Gorizia. L’edificio, caratterizzato da un’ingente mole, in seguito al restauro generale effettuato nel corso degli anni Ottanta, ha preservato al suo aspetto originale, che risponde ad una tipologia tradizionale locale, connotata da linee essenziali. L’interno, piuttosto semplice, è stato completato con arredi e decorazioni nel primo dopoguerra e ad oggi non sono state apportate modifiche sostanziali, ad eccezione della realizzazione dell’altare maggiore marmoreo avvenuta 1960 in seguito al quale è stata possibile la consacrazione della chiesa ed all’aggiunta dell’altare rivolto al popolo. Nell’intervento di restauro sono stati realizzati gli impianti tecnici. Per quanto riguarda l’esterno, la torre campanaria risale agli anni Venti, costruita con i proventi ricevuti per i danni di guerra; il sagrato antistante la chiesa è stato rifatto alla fine degli anni Novanta e recentemente sono stati realizzati i nuovi locali adibiti alle attività ricreative della parrocchia, annessi alla sacrestia.

Impianto planimetrico
La chiesa è preceduta da un sagrato da cui si sopraeleva di tre gradini ed uno in corrispondenza del portale d’ingresso. L’edificio è orientato ad Ovest - Sud Ovest e presenta una configurazione planimetrica semplice costituita da un’unica navata rettangolare, con due nicchie poco profonde su ciascun fianco, e da un presbiterio a base rettangolare, rialzato dalla navata da tre gradini. A sinistra del presbiterio vi è la sacrestia a pianta rettangolare connessa tramite un corridoio, a locali adibiti alle attività parrocchiali, dotati di servizi igienici. Le dimensioni massime della chiesa sono: lunghezza 37,50 ml; larghezza 13,02 ml; altezza 12,40 ml.
Strutture verticali
Tutte le murature sono in pietrame, intonacate e tinteggiate di color crema. La facciata, a capanna, è tripartita verticalmente da quattro lesene tuscaniche con rivestimento in conci di pietra regolari - di cui le esterne con soluzione angolare -, che si innalzano da una cornice che scandisce orizzontalmente le fasce laterali a circa un terzo d’altezza; alla base vi è uno zoccolo continuo, anch’esso con rivestimento in pietra, sopra a cui è impostato un proseguimento inferiore delle lesene; una semplice trabeazione con fregio liscio che corre sopra alle lesene, proseguendo su tutti e quattro i lati che compongono il volume della navata, evidenzia l’attacco della copertura. La facciata è conclusa da un frontone con cornice aggettante nel cui timpano si apre un occhio circolare definito da una cornice. La parte centrale della facciata presenta una modanatura ad arco a tutto sesto, alta quasi fino alla trabeazione, che contiene le aperture: un alto portale inquadrato in pietra, nel cui architrave porta incisa l’iscrizione con dedica a Santa Elisabetta d’Ungheria e la data di benedizione della chiesa - 8 luglio 1900 - sormontato da un timpano triangolare e, sopra a questo, una finestra a mezzaluna. Le facciate laterali presentano le medesime modanature del fronte principale - realizzate in intonaco anziché in pietra - che la dividono in cinque campate: su entrambi i lati, nella campata centrale, si apre un ingresso laterale protetto da una mensola e, in maniera alternata, nella prima, terza e quinta campata, in alto vi sono delle finestre a mezzaluna; in corrispondenza del presbiterio si apre un’unica finestra ad arco sul fianco destro.
Coperture
La copertura della chiesa è a falde (due in corrispondenza della navata, tre nel presbiterio - più basso) con struttura lignea e manto esterno in coppi. All’intradosso la navata presenta una volta a schifo; il presbiterio invece è sormontato da una volta a botte con due vele che la raccordano all’arco santo ed alla parete di fondo.
Campanile
Il campanile ha una struttura isolata e si colloca a sinistra della chiesa, ad una distanza di circa 1,5 ml, leggermente arretrato rispetto alla linea della facciata. È costituito da una torre in pietra a base quadrata, impostata su un basamento più largo concluso seriormente da una cornice aggettante; esternamente sia il basamento che il fusto presentano un rivestimento in lastre di pietra carsica rettangolari, che, sotto alla cella, lascia posto ad un rivestimento in mattoni, formando un disegno a V; all’interno i solai di piano sono in cemento armato, mentre le scale sono lignee. La cella campanaria, anch’essa con paramento in mattoni a vista, è definita inferiormente da una cornice lapidea modanata, seriormente da una serie di archetti ciechi, sormontata da una cornice a motivo triangolare ed, a sua volta, da una cornice dentellata su cui è impostata la copertura a quattro falde con manto esterno in coppi. Su ciascun lato della cella vi si apre una bifora ad arco, separata da una colonnina lapidea; all’interno sono ospitate tre campane sostenute da un castello metallico. Sotto alla cella sul fronte principale è collocato il quadrante dell’orologio pubblico protetto da un breve spiovente a due falde; sopra la porta d’ingresso, ubicata sempre sul fronte principale, è immurato un bassorilievo in cui al centro è raffigurato il leone di San Marco, a sinistra l’alabarda (stemma di Trieste), a destra la bilancia (stemma di Fogliano); sopra a questo una lapide inscritta che ricorda l’anno di costruzione del campanile e la dedica a Dio e a memoria della vittoria della guerra; all’interno della torre, nel muro di fronte l’ingresso, la lapide proveniente dal campanile della vecchia chiesa del paese, dedicata a Santa Maria in Monte, demolito durante la prima guerra mondiale; vi porta incisa la scritta nei tormenti della guerra e della fame, la fede dei Foglianesi edificò.
Apparato decorativo
L’ingresso in chiesa è preceduto da una bussola con serramenti lignei. L’interno è interamente intonaco e tinteggiato di color crema, mentre le modanature verticali sono grigie, quelle orizzontali e la volta di copertura della navata beige. Come l’esterno, la navata è scandita in cinque campate da lesene doriche con scanalature dipinte, impostate su un basamento continuo e sormontate da un’alta trabeazione che corre lungo l’intero perimetro, interrompendosi in corrispondenza dell’arco santo e dell’organo sulla cantoria in controfacciata. La pavimentazione è realizzata in palladiana, con l’inserimento di fregi ad intarsio connotati da motivi vegetali: è divisa in tre scomparti longitudinali e due scomparti trasversali in corrispondenza degli ingressi laterali, definiti da cornici nere mentre quello centrale è arricchito da una seconda cornice con motivo ad onde, quasi a ricordare la solea tipica delle chiese paleocristiane. Nell'impaginato trovano posto due nicchie per lato, inquadrate da un arco a tutto sesto dove sono ospitati gli altari laterali. La navata è arricchita da affreschi realizzati dal pittore Giulio Justolin negli anni Venti del Novecento. Al centro della volta, entro una semplice cornice lapidea rettangolare, è rappresentata la Gloria di Santa Elisabetta d’Ungheria; l’affresco è affiancato, ai capi opposti, da due cornici rettangolari con gli angoli concavi dove sono raffigurati, in quella all’ingresso, una Trinità, in quella ai piedi del presbiterio due angeli che fanno cadere alcune rose, simbolo della santa. Appartengono allo Justolin anche le decorazioni del fregio della trabeazione, che comprendono motivi vegetali raccordati da volute realizzate a grisailles su fondo oro e la raffigurazione di due angeli con palma e giglio, realizzati con la stessa tecnica, che poggiano ai lati dell’arco santo; il fregio è valorizzato dalla cornice superiore lavorata a traforo con motivi di palmette e foglie d’acanto. I tendaggi che fanno da scena agli altari invece sono opera del pittore Carlo Mauri. L’arco santo a tutto sesto introduce allo spazio presbiterale. La pavimentazione qui è realizzata in riquadri in pietra bianca del Carso e nera del vallone, posta in opera diagonalmente. Le decorazioni delle pareti e della volta, opera del pittore Corrado Zimolo, riprendono quelle del presbiterio: delle lesene dipinte, con specchiature sui toni del rosa, ne definiscono i fianchi; sopra a queste, alla stessa altezza dell’imposta dell’arco santo, corre una cornice modanata arricchita da una bordatura a mantovana dipinta; la volta è divisa in sei settori ornati con grisailles di volute vegetali, cherubini ed angeli: al centro vi è una cornice polilobata in cui è dipinto il monogramma di Cristo, attorniato dai raggi di luce che risplendono su uno sfondo di nubi e cherubini.
Apparato liturgico
Lo spazio presbiterale è occupato sul fondo dall’altare maggiore, dedicato a Santa Elisabetta d’Ungheria. Di fattura recente - risale al 1959 - è caratterizzato da elementi semplici dalle linee geometriche. Preceduto da tre gradini in marmo bianco di Carrara, con alzata nera e corsia centrale in broccatello di Verona, presenta una struttura a mensa sostenuta da due coppie di pilastrini binati in marmo rosso; la parte frontale è arricchita da tre piccoli bassorilievi: entro due tondi laterali, a sinistra è rappresentato l’Agnello di Dio, a destra un cesto con i pani ed un pesce, nel pannello centrale con fondo a mosaico dorato la personificazione della Vittoria Eucaristica. L’alzata è costituita da un semplice gradino in marmo bianco con archetti ciechi a fondo rosso, al cui centro è collocato il tabernacolo contenuto in un edicola costituita da due coppie di colonnine di marmo rosso sormontate da una trabeazione impreziosita da una decorazione musiva con fondo oro e motivi geometrici rossi ed azzurri, sopra a cui è impostata una struttura a volta a botte sorretta da quattro alte colonnine sul cui sfondo è inserito una raffigurazione a rilievo della colomba dello Spirito Santo. Nei fianchi del presbiterio vi sono due nicchie, chiuse da porticine, in cui sono conservati gli olii santi e le sacre reliquie, rispettivamente a sinistra e a destra. Nella chiesa vi sono altri quattro altari, ubicati nelle nicchie che si aprono nei fianchi della navata. Tre di questi sono costituiti da una semplice mensola sopra a cui è stata ricavata nel muro una nicchia absidata che ospita i rispettivi simulacri: quelli di destra sono dedicati, partendo dal fondo della chiesa, a Sant’Antonio di Padova e al Sacro Cuore di Gesù, quello di sinistra a Santa Rita da Cascia. L’altare sul fianco sinistro verso il presbiterio, dedicato alla Madonna della Salute, comprende una struttura architettonica realizzata in marmi policromi, giocando sul contrasto dei toni del bianco e del rosso; preceduto da tre gradini presenta una struttura a cassa, con paliotto definito lateralmente da due lesene in marmo rosso e decorato al centro con una corona di rose in bassorilievo; l’alzata è costituita da una doppia coppia di colonne con capitello composito: le due centrali sono sormontate da un arco a tutto sesto entro il quale è inserito il bassorilievo di un angelo in atteggiamento pensoso che regge un cartiglio con la scritta AVE MARIA; le colonne esterne, leggermente arretrate, sorreggono una trabeazione con cornice modanata sormontata da un fastigio coronato da due doppie volute contrapposte che sorreggono una croce. Al centro dell’alzata, entro una nicchia ad arco, protetta da una teca in vetro, è ospitata la statua della Madonna con il Bambino. Nel 2010, sul fianco sinistro della chiesa, ai piedi del presbiterio, è stato aggiunto un nuovo altare con struttura lignea, composto da una semplice mensa, la cui alzata è costituita da una teca in vetro che ospita una statua lignea della Madonna risalente al Trecento, precedentemente ubicata nel capitello della Madonna e dapprima in un’edicola che sorgeva sulla strada che portava alla vecchia chiesa di Fogliano, sul colle. Vicino al nuovo altare, a sinistra dell’arco santo, vi è il pulpito in legno dorato, sormontato da un baldacchino: sul fronte principale del parapetto è rappresentato l’episodio della predicazione di Gesù alle genti. Sempre su questo lato, in fondo alla chiesa, è collocato il fonte battesimale in marmo nero. La controfacciata è occupata dalla cantoria lignea, sostenuta da due colonne, dove trova posto l’organo: di epoca settecentesca, realizzato da Pietro Nacchini ed acquistato dalla chiesa di Romans nel 1763 - si veda la lapide murata in controfacciata a destra dell’ingresso - infine trasferito in questa parrocchiale, risulta essere uno degli organi più antichi ancora funzionante dell’Arcidiocesi.



Adeguamento liturgico  presbiterio - aggiunta arredo (1987)
È stata rimossa la balaustra marmorea che separava lo spazio presbiterale dalla navata. È stato aggiunto un altare ligneo rivolto verso il popolo, costituito da una mensa poggiante su un pilastro centrale arricchito sul fronte principale da un bassorilievo bronzeo raffigurante l’episodio dell’Ultima Cena, ed alla sua destra un leggio, anch’esso ligneo, per la proclamazione delle letture e del Vangelo. È stata mantenuta la sede originale, costituita da scranni lignei collocati lungo i fianchi del presbiterio, con il trono a destra, ma sono state collocate tre sedute mobili lignee tra il nuovo altare e l’altar maggiore che costituiscono l’attuale sede.






Collocazione geografico - ecclesiastica


Regione Ecclesiastica Triveneto
Diocesi di Gorizia
Decanato di Ronchi dei Legionari
Parrocchia di Santa Elisabetta

Via Redipuglia - Fogliano Redipuglia (GO)


Edifici censiti nel territorio
dell'Ente Ecclesiastico


Altre immagini
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