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3/5/2024 Diocesi di Gorizia - Inventario dei beni culturali immobili
Chiesa di Sant'Adalberto <Cormons>
Data ultima modifica: 14/03/2017, Data creazione: 8/3/2011


Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale


Denominazione Chiesa di Sant'Adalberto


Altre denominazioni S. Adalberto


Ambito culturale (ruolo)  maestranze goriziane (costruzione edificio)



Notizie storiche  1289 - 1289 (preesistenza intero bene)
Costruzione di una chiesa plebanale dedicata a Sant’Adalberto nella centa omonima, inglobando forse la precedente chiesa dedicata alla Madonna. La prima fonte scritta che attesta la sua esistenza è la citazione della chiesa in un contratto del 1289 – il contratto venne stipulato «nella villa di Cormons davanti alla chiesa di Sant’Adalberto».
1326 - 1365 (preesistenza intero bene)
Esistenza di svariate fonti scritte relative al XIV secolo in merito alla chiesa di Sant’Adalberto (1326, 1365) ed alla dotazione della stessa con altari (1326, 1347,1365).
1568 - 1568 (preesistenza interno della chiesa)
Esecuzione di un affresco parietale, realizzato da Bulfardo di Farra e Domenico Graffico di Cividale: si tratta probabilmente della pittura che faceva da pala all’altare in cornu epistolae.
fine XVII - XVIII (preesistenza interno della chiesa)
Da un rilievo planimetrico di fine Seicento emerge che alla chiesa medievale erano state apportate delle modifiche all’impianto soprattutto per quanto riguarda gli altari e lo loro dedicazioni e per la presenza, rilevata prima volta, della cantoria addossata alla controfacciata. In questo periodo fu realizzato l’altare di San Giuseppe (1696), opera degli altaristi - scultori Leonardo e Giovanni Pacassi, esistente con alcune modifiche a tutt’oggi.
1756 - 1770 (costruzione intero bene)
Costruzione ex novo della chiesa conferendole le dimensioni e l’aspetto attuale. L’edificio fu eretto sul sito della precedente chiesa che nel corso dei lavori era stata inglobata all’interno dell’erigendo edificio e demolita alla conclusione dell’opera. Il nulla osta dell’arcidiacono patriarcale Sertorio Del Mestri è datato al 1730; i lavori, affidati ai capomastri Michele Bon e Saverio Giani e successivamente anche a Giovanni Battista Panzera, iniziarono nel 1756; nel 1759 erano state realizzate le fondazioni ed i muri di sostegno; nel 1770 l’edificio risultava pressoché terminato – si veda lapide murata in facciata, sopra l’ingresso di destra che però riporta l’anno 1736 come inizio lavori.
fine XVIII - fine XVIII (costruzione esterno della chiesa)
Costruzione della scalinata che porta alla chiesa.
1803 - 1891 (completamento interno della chiesa)
Gli interni furono completati con la collocazione degli altari laterali nella navata. L’altare di San Filippo Neri, del 1803, e quello della Santissima Trinità, del 1811, furono commissionati e finanziati dal conte Giuseppe Del Mestri - si veda epigrafe murata sul lato della cappella della Trinità - e realizzati dall’altarista Angelo de Cecho (il secondo è solo attribuito all’artista); l’altare della Beata Vergine e quello dell’Immacolata Concezione, sono opere dell’altarista Costantino Novelli rispettivamente del 1886 e 1890 – il secondo eretto per la munificenza del podestà Nadale, come si vede dalla lapide iscritta collocata a lato - e sempre per mano dello stesso artista fu sistemato l’altare di San Giuseppe; l’altare del Sacro Cuore di Gesù fu eretto con il lascito della cormonese Maria Resnjiac in Sgubin, ad opera dell’altarista cormonese Domenico Gnot nel 1891.
1822 - 1822 (consacrazione intero bene)
Consacrazione della chiesa impartita dall’arcivescovo di Gorizia, Giuseppe Walland, il 7 ottobre 1822 – si veda lapide commemorativa murata in facciata, sopra il portale d’ingresso di destra e quella all’interno murata nel fianco sinistro tra la due cappelle ai piedi del presbiterio.
1893 - 1893 (decorazione interno della chiesa)
Per volontà del parroco don Antonio Zerniz, esecuzione degli affreschi della navata e dei dipinti del presbiterio ad opera del pittore Leonardo Rigo; le decorazione della navata e del presbiterio invece sono opera del pittore Giuseppe Comuzzi.
1896 - 1896 (completamento facciata)
Opere di completamento della facciata, realizzate con i finanziamenti di alcuni benefattori tra cui il barone Giorgio Locatelli, sotto il mandato del parroco decano Antonio Zernit; risalgono a quest’epoca anche il portale attribuito all’architetto Carlo Corbellini, e le statue contenute nelle nicchie della facciata, eseguite dallo scultore carrarese Girolamo Fiaschi.
1912 - 1912 (rifacimento esterno della chiesa)
Sostituzione della copertura del campanile, in origine piramidale, con quella attuale a cupola su progetto dell’ingegnere Emilio Luzzato.
1933 - 1933 (completamento interno della chiesa)
Sostituzione dell’originario organo fabbricato nel 1743 da Pietro Nachini, con quello nuovo eseguito dalla ditta Zanin di Camino al Tagliamento.
1941 - 1941 (intitolazione intero bene)
Il 2 giugno 1941 con decreto pontificio la chiesa di Sant’Adalberto fu elevata al titolo di arcipretale.
1941 - 1941 (consacrazione interno della chiesa)
Rifacimento della mensa dell’altare maggiore e nuova consacrazione dello stesso impartita il 17 agosto 1941 dall’arcivescovo Carlo Margotti.
1980 - 2000 (decorazione intero bene )
Sostituzione delle finestre con le attuali a vetrate policrome, realizzate dalla vetreria Marco Silvestri di Verona su cartoni preparatori dell’artista ceco Anton Klouda; quella della parete absidale fu commissionata dal parroco mons. Giuseppe Trevisan nel corso degli anni Ottanta del secolo scorso; quelle della navata furono volute da mons. Paolo Bonetti nel 2000.
1990 - 2000 (restauro esterno della chiesa)
Recupero degli edifici che formavano l’antica centa in cui si inseriva la chiesa fin dalle sue origini.
1998 - 2004 (restauro intero bene )
Intervento di restauro generale che interessò la chiesa, il campanile e gli arredi che versavano in un grave stato di degrado, realizzato per volontà del parroco mons. Paolo Bonetti.
ab antiquo - ab antiquo (preesistenza intero bene)
Esistenza di una piccola chiesa o edicola dedicata alla Madonna - di cui si fa menzione nella lapide murata in facciata.



Descrizione  Il Duomo di Sant’Adalberto a Cormons, che deve il suo aspetto attuale ad un fedele restauro generale realizzato tra la fine degli anni Novanta del secolo scorso e gli inizi del Duemila, è una chiesa di imponenti dimensioni costruita ex novo, nel corso della seconda metà del Settecento, sul luogo di una precedente chiesa di cui ne conserva l’intitolazione. Come molti edifici di culto coevi diffusi sul territorio del Goriziano si ricollega ad una tipologia di chiese di matrice veneta, trasmessa attraverso maestranza friulane. Si caratterizza per un impianto basilicale, mononavata; sia la facciata che l’interno della chiesa sono modulati da soluzioni plastico-decorative venete di ascendenza palladiana e longheniana. L’interno della chiesa fu completato nel corso dell’Ottocento conferendole l’aspetto che conserva tuttora; furono eseguite le decorazioni e le opere pittoriche e furono collocati gli altari; seppur ottocenteschi queste opere si ispirano a consueti schemi tardo-settecenteschi e rivelano anch’esse influenze artistiche venete ed in minima parte transalpine. Il campanile, invece, spostato in occasione della ricostruzione settecentesca a destra della chiesa mentre storicamente sorgeva a sinistra, è concluso seriormente da una cupolina in rame che più si avvicina ai modi transalpini, in sostituzione dell’originaria copertura a cuspide piramidale.

Preesistenze
La chiesa al suo interno conserva diverse opere antecedenti alla sua ricostruzione settecentesca provenienti dalla precedente chiesa di Sant’Adalberto che sorgeva sul medesimo luogo dell’attuale. Fu eretta probabilmente nel corso del XIII secolo, forse in sostituzione di una antica chiesetta dedicata alla Madonna di cui si fa menzione nella lapide murata in facciata: anche l’intitolazione a Sant’Adalberto, il cui culto si diffuse dal X – XI secolo, potrebbe essere ripresa da un altare esistente nella chiesa della Madonna. Dalla descrizione contenuta nella relazione della visita apostolica effettuata dall’abate di Moggio Bartolomeo da Porcia nel 1570 emerge che la chiesa era grande, aveva un ampio presbiterio interamente affrescato dove trovavano posto tre altari, di cui il maggiore dedicato a Sant’Adallberto, quello di destra al Santissimo Sacramento, in marmo, e quello di sinistra alla Santissima Trinità; a metà della chiesa vi era il battistero coperto da una piramide, in cornu epistolae l’altare di San Giuseppe, in cornu evangelii quello di San Pietro; vi era inoltre ancora un altare non consacrato con la statua della Madonna e due acquasantiere; esternamente era circondata dal cimitero, recintato solo in parte ed era affiancata da un imponente campanile con quattro campane. Nel corso del tempo furono aggiunti altri altari o cambiate le dedicazioni; prima della demolizione del Settecento gli altari erano otto: l’altare maggiore di Sant’Adalberto, Beata Vergine della Consolazione, della Santissima Trinità, di San Pietro, della Beata Vergine del Rosario, di San Giuseppe, di San Valentino e di Sant’Antonio. L’impianto attuale della chiesa ricalca quello della precedente, anche se quest’ultima era di più modeste dimensioni. In un quadro del 1704 si vede dipinta la chiesa, caratterizzata da un edificio compatto connotato da forme gotiche piuttosto semplici, con un occhio nell’alto della facciata; ben più ricco il campanile con la canna percorsa da lunghe lesene concluse in alto da archeggiature, in forme romanico – venete e sormontato da una cuspide piramidale molto slanciata. Le opere attualmente conservate comprendono un altarolo della pietà, attualmente utilizzato come custodia per gli olii sacri, collocato nel presbiterio a sinistra dell’arco santo: l’opera, scolpita intorno al 1540 dal lapicida Carlo da Carona, un tempo costituiva il tabernacolo dell’altare del Sacramento; è costituita da una robusta cornice adorna di putti alati entro cui è inserita una custodia per gli olii sacri e seriormente è sormontata da una conchiglia contenente la tradizionale raffigurazione della Pietà con Cristo Gesù al centro, tra la Madonna e San Giovanni Evangelista. Sono stati conservati anche il fonte battesimale e l’acquasantiera, opere tardo - cinquecentesche molto simili nell’aspetto attribuibili a lapicidi lombardo-friulani ed un portacero attualmente collocato accanto al fonte battesimale; quest’ultimo si fa risalire alla prima metà del XVI secolo ed è attribuibile a Bernardino da Bissone o ad un suo seguace: tre mostruosi serpenti dai musi dentati poggianti a terra ed i loro corpi squamosi che si attorcigliano in larghe spire fungono da treppiede al cero. Fino ad alcuni anni fa sull’altare di San Giuseppe vi trovava posto inoltre un tabernacolo, tutto lavorato a marmi intarsiati, probabilmente anch’esso recuperato dal vecchio Duomo.
Impianto planimetrico
La chiesa si erge in posizione elevata rispetto al piano di campagna, preceduta sul fronte principale da un’imponente scalinata di 32 gradini divisa in quattro rampe, delimitata lateralmente da un muretto in pietra intonacata che porta al sagrato, protetto anch’esso da un muretto in pietra; dalla strada che corre sul retro dell’edificio, è raggiungile mediante una scalinata di 25 gradini posta a destra del fabbricato. Il sagrato è lastricato a formare tre fasce in corrispondenza degli ingressi, alternate a delle fasce in ciottolato bicromatico decorate da quattro disegni a motivi religiosi ciascuna; in corrispondenza dei tre ingressi vi sono tre gradini. La chiesa, orientata ad Est - Nord Est, si caratterizza per una configurazione planimetrica di impianto basilicale, composta da un’unica navata longitudinale con gli spigoli smussati a 45° e di un presbiterio - sopraelevato dalla navata di tre gradini - a pianta quadrata, anch’esso con gli spigoli smussati, concluso sul fondo da una nicchia rettangolare con i fianchi raccordati da una curva. In entrambi i fianchi della navata si aprono tre cappelle a pianta rettangolare, di cui la centrale più grande, ed una nicchia absidata in prossimità dell’ingresso; sotto la navata vi è un ambiente sotterraneo accessibile da un foro della pavimentazione coperto da una lastra nei pressi dell’ingresso: vi si trovano una ventina di celle in cui sono conservati numerosi corpi mummificati. Addossata al corpo della chiesa, sul lato destro, tra la navata ed il presbiterio, vi è la sacrestia, a pianta rettangolare ed accessibile da entrambi gli ambienti e dall’esterno; alle sue spalle a destra vi è un piccolo vano adibito a magazzino e a sinistra, accanto al presbiterio, si eleva la torre campanaria a pianta quadrata. A sinistra del presbiterio invece vi è un vano che funge da atrio, attraverso il quale è consentito l’accesso ai disabili. Le dimensioni massime della chiesa sono: lunghezza 45,47 ml; larghezza navata 15,65 ml e altezza navata 16,20 ml.
Strutture verticali
Tutte le murature sono in pietrame, intonacate ed esternamente tinteggiate di color crema, con le modanature differenziate in panna. La facciata principale, a capanna, è tripartita verticalmente da quattro lesene di ordine gigante, binate e parzialmente sovrapposte, impostate su un alto basamento in lastre di pietra d’Istria a vista e desinate da capitello ionico ellenistico, sopra a cui poggia una trabeazione a cornici modanate di cui la superiore aggettante. Al centro della facciata si apre il portale d’ingresso ad arco, imponente, con cornice in pietra bianca modanata, compreso in un portale architettonico modellato da una coppia di lesene tuscaniche binate sormontate da un architrave modanato su cui è impostato un timpano a cappello di prete. Nelle campate laterali vi sono altri due portali minori, rettangolari, inquadrati in pietra e sormontati da un architrave che sorregge un timpano mistilineo interrotto al centro da un vaso; sopra sono murate due epigrafi bilobate, di cui quella a sinistra ricorda la ricostruzione settecentesca della parrocchiale, quella a destra la sua consacrazione e il rifacimento di fine Ottocento della facciata. La parte superiore della facciata è occupata da tre nicchie centinate ed absidate, decorate seriormente da un motivo a conchiglia, che ospitano altrettante statue in marmo di Carrara: nella nicchia a sinistra Sant’Adalberto, in quella centrale una Madonna in trono con il Bambino, in quella di destra San Filippo Neri. A conclusione della facciata vi è un frontone con geison modanati ed aggettanti, il cui timpano è percorso da due lesene in linea con quelle centrali sottostanti ed al centro presenta un occhio esagonale. Le facciate laterali sono ritmate da sporgenze dettate dalle cappelle interne - di cui la centrale più alta - e dagli ambienti annessi; una semplice cornice concava percorre l’intero edificio sotto la linea di gronda; su ciascun lato, in corrispondenza della navata, in alto, si aprono tre finestre ad arco scemo ed una più bassa nei pressi dell’ingresso; altre due finestre uguali alle precedenti si aprono nel presbiterio, rispettivamente nel fianco sinistro e nella parete di fondo dell’abside.
Coperture
La copertura della chiesa è a falde - due nella navata, tre nel presbiterio - con manto in coppi. All’intradosso la navata è sormontata da una volta a padiglione lunettata, il presbiterio da una volta a crociera ed una breve volta a botte si eleva a copertura dell’abside.
Campanile
Il campanile è addossato al corpo della chiesa, sul fianco destro del presbiterio. È costituito da una torre a base quadrata, con il fusto in pietra esternamente intonacato e tinteggiato di color crema, scandito orizzontalmente da cinque cornici marcapiano; all’interno è intramezzato da solai di piano in calcestruzzo armato e scale di collegamento verticale in pietra e calcestruzzo armato. La cella campanaria, anch’essa esternamente intonacata e tinteggiata, è definita inferiormente e seriormente da due cornici di cui la superiore in pietra a vista sostenuta da beccattelli; su ogni lato presenta una bifora centinata ed all’interno ospita quattro campane ed un campanello sostenuti da un’incastellatura metallica. Sopra la cella una balaustra lapidea definisce il perimetro della torre: al centro si eleva un tamburo ottagonale ritmato da archetti ed occhi, su cui è impostata la copertura del campanile a cupola, con rivestimento esterno in rame. Sotto la cella, sul fronte principale e sul lato destro sono collocati i quadranti dell’orologio pubblico.
Apparato decorativo
L’interno della chiesa si presenta come un ambiente monumentale ed arioso, ad un'unica navata longitudinale connotato da una ricercata simmetria. Lo spazio è concepito in maniera unitaria con le pareti ritmate da lesene - binate in controfacciata ed in corrispondenza dell’arco santo - impostate su un alto basamento e desinate da capitelli compositi in stucco, sopra a cui corre una trabeazione con cornici modanate che prosegue senza soluzione di continuità anche nel presbiterio. La pavimentazione della navata è in riquadri di pietra bianca e nera posti in opera diagonalmente; lungo l’asse longitudinale, nei pressi dell’ingresso, è inserita una lapide in pietra che porta incisa la data 1774 a copertura dell’ingresso al sotterraneo; ai piedi del presbiterio un’altra pietra tombale della Confraternita del Sacramento con data 1772. Addossata alla controfacciata, sopra gli ingressi, si attesta la cantoria lignea, sorretta da due pilastri centrali; sotto, lateralmente, si aprono due nicchie absidate e centinate contrapposte che ospitano il fonte battesimale ed un’acquasantiera, rispettivamente a sinistra e a destra; in entrambi i fianchi della navata si aprono tre cappelle per parte in cui sono ospitati altrettanti altari: sono inquadrate da un arco a sesto rialzato, quelle esterne culminano sotto la trabeazione, le due centrali, invece, sono a tutt’altezza, con l’arco impostato su una parasta composita che riprende quelle della navata e la trabeazione della navata che prosegue al loro interno; tra le prime due cappelle ai piedi del presbiterio, nel fianco destro, si erge il pulpito ligneo mentre a sinistra è collocata la lapide in marmo nero a memoria della consacrazione. Tre gradini marmorei soprelevano lo spazio presbiterale, separato dalla navata dall’arco santo a sesto rialzato e da una balaustra marmorea; qui la pavimentazione è in lastre di pietra a parallelepipedo nere grigie e rosse a formare un disegno geometrico; un secondo arco inquadra la nicchia absidale dove trova posto l’altare maggiore. La chiesa è arricchita da un variegato repertorio ornamentale che riveste vaste porzioni delle pareti e delle volte conferendole un certo sfarzo; sullo sfondo beige è tinteggiato il paramento murario e si stagliano finti tendaggi dorati, sfondi damascati, superfici trattate a finto marmo dipinto, specchiature in finti marmi screziati che valorizzano le lesene e l’intradosso degli archi, finti soffitti a cassettoni nelle volte delle cappelle. Anche il fregio della trabeazione è riccamente decorato con un motivo a cornucopia dorata a cui si aggiungono mazzi di fiori nel presbiterio; una seconda cornice dipinta a grisaille valorizza la trabeazione inferiormente in linea con i capitelli; sotto sono inseriti dei pannelli con simboli religiosi e versi estrapolati dalle Sacre Scritture. Al centro della volta della navata, vi sono due affreschi racchiusi entro due cornici mistilinee: in quello nei pressi dell’ingresso è rappresentata la Madonna della Cintura con Sant’Agostino, San Tommaso da Villanova, Santa Monica e San Nicolò da Tolentino; in quello ai piedi del presbiterio il Martirio e la gloria di Sant’Adalberto; grisailles a girali sostenute da puttini e volute vegetali e floreali che sbocciano da una conchiglia la ornano nelle vele angolari e in corrispondenza delle finestre. Gli stessi motivi sono ripresi nella volta del presbiterio, ad avvolgere i Quattro Evangelisti raffigurati entro clipei. A completare l’apparato decorativo le recenti vetrate policrome in cui sono rappresentati alcuni Santi, le Virtù teologali, il Giubileo e la Trinità di Dio.
Apparato liturgico
Lo spazio presbiterale, attualmente arbitrariamente svuotato dalla sua originaria funzione di fulcro della liturgia, è dominato dall’altare maggiore, arretrato a ridosso dell’abside dove spicca con i suoi marmi bianchi – grigi sullo sfondo blu damascato della parete absidale; impostato su un basamento di cinque gradini in marmo rosa, si compone di una mensa a parallelepipedo sopra cui vi poggia il tabernacolo inserito in un alto ciborio a tempietto semicircolare, modellato da fitte colonnine e lesene composite che sorreggono una trabeazione finemente modanata; a conclusione un cupolino a cipolla impostato su un tamburo modanato che comprende all’interno una semicupola in cui spicca la colomba dello Spirito Santo circondata da raggi luminosi in rilievo. L’altare è completato lateralmente dalle statue di Sant’Adalberto e San Giacomo Maggiore - a sinistra e a destra -, impostate su due piedritti impreziositi sul fronte da bassorilievi raffiguranti San Floriano che spegne un incendio e San Giorgio che uccide il drago; lateralmente sopra la trabeazione del ciborio poggiano le statuette delle Fede e della Speranza, mentre il gruppo dell’Assunzione di Maria trionfa sopra la cupola. A sinistra dell’arco santo, nello smusso dell’angolo, trova posto la custodia degli Olii Santi ottenuta dal reimpiego di un tabernacolo del vecchio Duomo. Nella chiesa vi sono altri sei altari disposti nelle cappelle ai lati della navata: i tre altari lungo il fianco sinistro sono dedicati, partendo dall’ingresso, al Sacro Cuore di Gesù, a San Giuseppe e alla Santissima Trinità, quelli a destra all’Immacolata Concezione, alla Madonna della Cintura e a San Filippo Neri. Sono tutti altari marmorei, piuttosto monumentali secondo uno stile tardosettecentesco; presentano una struttura a mensa ad urna o a parallelepipedo innalzata su una pedana di due gradini mentre l’alzata è costituita da una doppia coppia di colonne composite, di cui le centrali sorreggono due ali di timpano semicircolari - o un timpano triangolare, come nell’altare della Trinità e dell’Immacolata Concezione -, le esterne una trabeazione dentellata su cui si eleva il fastigio concluso a cappello di prete; gli altari al centro dell’alzata sono completati con una pala, ad eccezione dell’altare della Madonna della Cintura che ospita una statua lignea protetta da una teca in vetro. I due altari centrali di San Giuseppe e della Madonna della Cintura, entrambi opere di Costantino Novelli, sono più maestosi ed elaborati: simili nelle forme - anche se il primo è stato realizzato con elementi ricuperati da un altare veneziano fine XVII - inizio XVIII di cui si conserva la mensa ed il paliotto - si caratterizzano per il contrasto del marmo rosso Verona del basamento e delle colonne sul marmo chiaro della struttura; lateralmente sono completati da due statue impostate su piedritti - di San Pietro a sinistra e San Paolo a destra nell’altare di San Giuseppe, di Sant’Agostino e Santa Monica nell’altare della Madonna; altre due statuette di angioletti sono adagiate sulle ali del timpano; al centro del fastigio nel primo spicca l’occhio di Dio entro un clipeo circolare nel secondo il monogramma di Maria; la sommità è adornata da una scultura a traforo con volute e motivo a palmetta. Nel fianco destro, tra i due altari ai piedi del presbiterio, si erge il pulpito in legno dipinto e dorato, sormontato da un baldacchino in stile baroccheggiante, databile al tardo Settecento: sul fronte reca i quattro evangelisti sui lati San Gregorio Magno e Sant’Agostino. Nella nicchia a sinistra dell’ingresso, chiusa da un cancelletto in ferro battuto ornato al centro con un Battesimo di Gesù, trova posto il fonte battesimale; opera del 1575 in pietra grigia locale, si caratterizza per un’originale lavorazione delle parti: la vasca circolare è decorata da squame e foglie in rilievo, il fusto scanalato presenta un rigonfiamento centrale ornato da tre testine di putti e la base è triangolare con i lati rientranti.



Adeguamento liturgico  presbiterio - aggiunta arredo (1970-1980)
È stato aggiunto un altare ligneo rivolto verso il popolo e, anche se è stata mantenuta l’antica sede costituita da stalli lignei disposti lungo i fianchi del presbiterio, sono state aggiunte cinque sedute mobili in legno intagliato e dorato a costituire la nuova sede.
navata - intervento strutturale (1970-1980)
Il pulpito, che si erge nel fianco destro della navata tra le prime due nicchie, sebbene non sia stato rimosso, non è più accessibile in quanto sono stati collocati i bocchettoni d’aria dell’impianto di riscaldamento.
presbiterio - aggiunta arredo (2014)
Lo spazio presbiterale è stato avanzato nella navata con la costruzione di una pedana lignea di tre gradini (dalle sembianze di provvisorietà) dove è stato posizionato anche l’altare rivolto al popolo e l’ambone. La sede, costituita da tre sedute lignee mobili, invece è stata spostata sul lato sinistro del presbiterio, in posizione molto avanzata a ridosso della balaustra, disposta ruotata di 45° rispetto l’asse della chiesa.






Collocazione geografico - ecclesiastica


Regione Ecclesiastica Triveneto
Diocesi di Gorizia
Decanato di Cormons
Parrocchia di Sant'Adalberto

Via Duomo - Cormons (GO)


Edifici censiti nel territorio
dell'Ente Ecclesiastico


Altre immagini
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