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Chiesa di San Pietro di Sasso Marconi <Sasso Marconi>
Data ultima modifica: 01/05/2016, Data creazione: 28/6/2011


Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale


Denominazione Chiesa di San Pietro di Sasso Marconi


Altre denominazioni Santuario della Madonna del Sasso;S. Pietro di Sasso Marconi


Ambito culturale (ruolo)  maestranze emiliane (costruzione)



Notizie storiche  1283 - 1596 (costruzione intero bene)
La storia del santuario della Madonna del Sasso ebbe inizio nel 1283 quando il frate Giovanni da Panico promosse la costruzione di un piccolo oratorio dedicato a Maria Vergine e a Dio Onnipotente entro la Rupe del Sasso, nota con il nome di Sasso di Glòsina. Tale evento era ricordato da un’epigrafe posta all’ingresso del santuario e rimasta in luogo fino al 1787. L’iscrizione recitava: “ Ad honorem Dei omnipotentis et beate Marie Virginis hec ecclesia facta est anno Domini MCCLXXXIII indictione undicesima per fratrem Johannem de Panico”. Il primo documento, in ordine di tempo, che ricordi l’iscrizione è la relazione di una visita pastorale avvenuta il 21 luglio del 1565 alla parrocchia dei SS. Giorgio e Leo, sotto la cui giurisdizione era l’oratorio della Madonna del Sasso. Nei decenni successivi l’epigrafe venne ricordata e trascritta da vari autori a partire dal Ghirardacci (1596).
1300 - 1300 (elementi di pregio intero bene)
Giovanni da Panico, terminata la costruzione del santuario, vi trasferì un’ immagine della Beata Vergine da lui precedentemente custodita. Di tale effige non si hanno illustrazioni né descrizioni dirette; alcuni studiosi, poiché i documenti più antichi ricordano celebrazioni solenni che si svolgevano al santuario il 25 marzo, festa dell’Annunciazione, ritengono che si trattasse di una Madonna, dipinta o scolpita, secondo l’iconografia della Vergine Annunziata.
1303 - 1305 (preesistenze carattere generale)
Da una delibera del Consiglio del Popolo e della Massa del Popolo di Bologna, in data 11 gennaio 1303, si apprende che per volontà di frate Pietro Marmonico, rettore dell’ospedale del Sasso di Grossina, erano stati stanziati cento soldi a favore dei lavori di restauro che si stavano facendo al detto ospedale. Tale documento, citato per la prima volta dal Ghirardacci e integralmente pubblicato dal Comelli, ci mostra che accanto alla chiesa rupestre della Madonna del Sasso era stato creato un ospedale ossia un ricovero per i viandanti, che frate Giovanni da Panico aveva avuto un successore e che il passaggio del Sasso era sotto il controllo del Comune di Bologna. Dell’ospedale non si hanno altre notizie; probabilmente andò distrutto dal crollo di una porzione della rupe, verificatosi nel 1305, come testimonia un’annotazione cronistica dello stesso anno.
1379 - 1440 (preesistenze carattere generale)
In un documento del 1379 si legge che il rettore della chiesa parrocchiale di San Lorenzo di Castel del Vescovo rivolse al card. Filippo Carafa, legato apostolico ed amministratore della Chiesa di Bologna, un’istanza in cui dichiarava che le rendite della sua chiesa erano così basse da non consentirgli di vivere là per svolgere efficacemente la propria opera; chiedeva perciò che la chiesa fosse unita all’oratorio della Madonna del Sasso che aveva un reddito annuo di lire dieci provenienti dalle oblazioni che si raccoglievano dai fedeli. La richiesta venne accolta e il 2 luglio dello stesso anno il giuspatronato dell’oratorio venne ceduto alla chiesa parrocchiale di San Lorenzo. Il provvedimento ebbe effettiva applicazione, come è comprovato dal “Liber beneficium et jurispatronatuum” del 1440.
XV - XIX (elementi di pregio intero bene)
Nel XV secolo la primitiva immagine della Beata Vergine venne sostituita da una Vergine con Bambino di probabile scuola quercesca. La più antica descrizione di tale immagine è conservata in un manoscritto del ‘600 che raccoglie i disegni acquarellati di Francesco Cavazzoni, dai quali è stato possibile ricostruire le caratteristiche principali del gruppo statuario del quattrocento. Si trattava di una scultura a tutto tondo alta circa due piedi bolognesi (76 cm), che rappresentava la Madonna orante, con il Bambino disteso sulle ginocchia. Più in alto due angeli sorreggevano la corona sul capo della Vergine mentre, su tutto il gruppo, dominava la figura a mezzo busto del Padre Eterno emergente dalle nubi. Da alcuni manoscritti, redatti tra il XVII e il XIX secolo, si apprende inoltre che il gruppo statuario era in terracotta policroma colorita a freddo e risultava di ottima fattura.
1457 - 1457 (preesistenze carattere generale)
Alla Madonna del Sasso continuò a risiedere un eremita col titolo di rettore, la cui nomina spettava all’arciprete della pieve di Panico. Lo si apprende da un atto del 13 agosto 1457 col quale D. Vianesio Albergati, protonotario apostolico, commendatario delle abbazie di S. Stefano di Bologna e di S. Bartolomeo di Musiano nonché arciprete di Panico, conferì il rettorato dell’oratorio al sacerdote bolognese Giuliano Torresani.
1477 - 1477 (rifacimento intero bene)
Nel 1477 il senatore bolognese e primo conte di Porretta, Nicola Sanuti, dopo aver chiesto ed ottenuto il giuspatronato della chiesa, fece scavare entro la Rupe una più ampia grotta a settentrione della precedente, raddoppiando lo spazio del santuario. Sempre Sanuti fece restaurare l’immagine della Madonna, come attestato da un’epigrafe che recitava: “Hoc opus fecit fieri Nicolaus de Sanutis MCCCCLXXVII”.
1486 - 1509 (preesistenze carattere generale)
Da un atto del 26 maggio 1486 si apprende che il rettore della chiesa di S. Lorenzo di Castel di Vescovo (alla qual chiesa l’oratorio del Sasso continuava ad essere unito) diede in locazione un appezzamento di terreno di circa una tornatura, spettante all’oratorio della Madonna del Sasso, per il canone annuo di mezza libra di cera da versarsi il giorno dell’Annunciazione, che era la festa titolare dell’oratorio. In un altro atto del 16 luglio 1509 si legge di quattro tornature di terreno poste a Castel del Vescovo che rendevano un affitto annuo di trenta soldi.
1526 - 1526 (preesistenze carattere generale)
Achille Grassi, che aveva in commenda la chiesa di S. Lorenzo, fece notificare un’ingiunzione in forma legale ad un certo frate Antonio, residente nell’oratorio del Sasso, con la quale gli si vietava di celebrare nel detto oratorio; pena la scomunica e un’ammenda di venticinque lire. Nel 1526 frate Antonio rinunciò al rettorato della Madonna del Sasso che venne conferito a D. Marcantonio Rossi; questi era investito anche della chiesa di S. Lorenzo del Vescovo, in tal modo si evitò ogni ulteriore possibilità di attrito tra le due parrocchie.
1543 - 1555 (preesistenze carattere generale)
D. Rossi continuò ad amministrare l’oratorio pur senza risiedervi, come risulta da una visita pastorale di mons. Agostino Zanetti, vescovo ausiliario di Bologna, avvenuta il 7 settembre del 1543. Da una visita parrocchiale del 1555 e da una dell’anno successivo si apprende che l’oratorio del Sasso era custodito da un cappellano, dipendente dal D. Rossi, un certo D. Teodosio Prati, prete della diocesi dell’Aquila, che pare svolgesse egregiamente il suo lavoro in quanto la chiesa fu trovata ben tenuta e provvista di tutto il necessario per la celebrazione della messa.
1565 - 1565 (preesistenze carattere generale)
Nel 1565, secondo il resoconto di una visita pastorale, l’oratorio non aveva alcun reddito e i soli introiti erano le offerte dei fedeli; esse erano divise fra il parroco di S. Lorenzo e il cappellano del Sasso e dovevano avere un ammontare non trascurabile poiché, malgrado questa divisione, consentivano al cappellano di vivere e provvedere alle necessità del culto.
1573 - 1573 (preesistenze intero bene)
Dagl’atti di una visita apostolica del 1573 si apprende che il rettore del Santuario era ancora D. Rossi, parroco di S. Lorenzo, che teneva in sue veci un cappellano, certo D. Francesco Farina. Nel Santuario si celebrava la messa e si amministrava anche il sacramento della penitenza. L’immagine della Vergine era posta in una nicchia incavata nella roccia, con bellissimo ornamento, e vi erano due altari oltre al maggiore; esistevano molti ex voto, anche d’argento, nonché paramenti e suppellettili liturgiche. Vi era una canonica per abitazione del cappellano, incavata anch'essa nella roccia e composta da due sole stanze ben accomodate; si pensava inoltre di costruire una sacrestia.
XVII - XVIII (preesistenze intero bene)
Da alcuni inventari, redatti tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo, dai parroci di SS. Giorgio e Leo si apprende che all’esterno del santuario, nella parete sopra alla porta maggiore vi era una campana in bronzo, con supporti lignei murati nel sasso e dotata di sua corda. La facciata della chiesa, che chiudeva l’imboccatura della grotta rivolta a levante, era per metà parte dello stesso macigno del monte e per metà realizzata con pietre di calce, intonacata e tinteggiata di rosso. La chiesa, non orientata, si sviluppava parallelamente alla strada, lungo un asse nord-sud, e misurava circa 36 piedi (m 13,68) in lunghezza e 25 piedi (m 9,5) in larghezza per un’altezza di 22 piedi (m 8,5). Nella controfacciata, presso le due porte, vi erano due vasi per l’acquasanta, uno in marmo e l’altro in pietra.
1605 - 1605 (preesistenze carattere generale)
Nel 1605 il cappellano del Sasso D. Bettino Bettini ottenne il giuspatronato della chiesa; ciò avvenne dopo una lunga controversia con il parroco di S. Lorenzo D. Giovanni Bacielli, il quale reclamava i suoi diritti sul santuario in virtù dell’unione fatta nel 1379 dal card. Carafa. Dopo che la causa fu portata davanti alla Rota Romana, i contendenti si accordarono per terminarla con una transazione: il D. Bettini rilasciò al parroco di S. Lorenzo un appezzamento di terra di tre tornature, e questi rinunciò a qualunque pretesa sul santuario, acconsentendo che fosse del tutto separato dalla parrocchia di S. Lorenzo. In tal modo l’oratorio della Madonna del Sasso entrò definitivamente nel novero dei santuari mariani della diocesi di Bologna.
1608 - 1695 (restauro intero bene)
Da un documento del 1695 si apprende che l’altare della Beata Vergine era stato restaurato tra il 1608 e il 1695 e che in tale occasione sia l’immagine sia la nicchia, entro cui era custodita, avevano subito dei cambiamenti. Era infatti scomparso il diadema d’argento sorretto dagli angeli e si era provveduto a collocare sul capo della Vergine e del bambino due corone d’argento con pietre incastonate. Erano state inoltre collocate tutt'attorno alla nicchia quindici piccole tele raffiguranti le scene degli altrettanti misteri del Rosario e gli angeli, che un tempo sorreggevano la corona, erano stati declassati a semplici portacandele, con collocazione davanti all'immagine, ma fuori dalla nicchia. Questa era protetta da un cristallo chiuso a chiave mentre tutt'attorno correva un ornamento di rose di seta cui se ne aggiungeva un altro, posto tra la nicchia stessa ed i quindici misteri, formato da un velluto rosso su cui spiccavano arabeschi e fregi in argento.
1700 - XVIII (preesistenze intero bene)
Da alcuni inventari, redatti tra la fine del XVII e l’inizio del XVIII secolo, dai parroci di SS. Giorgio e Leo si apprende che all’esterno del santuario, nella parete sopra alla porta maggiore vi era una campana in bronzo, con supporti lignei murati nel sasso e dotata di sua corda. La facciata della chiesa, che chiudeva l’imboccatura della grotta rivolta a levante, era per metà parte dello stesso macigno del monte e per metà realizzata con pietre di calce, intonacata e tinteggiata di rosso. La chiesa, non orientata, si sviluppava parallelamente alla strada, lungo un asse nord-sud, e misurava circa 36 piedi (m 13,68) in lunghezza e 25 piedi (m 9,5) in larghezza per un’altezza di 22 piedi (m 8,5). Nella controfacciata, presso le due porte, vi erano due vasi per l’acquasanta, uno in marmo e l’altro in pietra.
1700 - XVIII (preesistenze intero bene)
Lo spazio interno, quasi circolare, era completamente scavato nella roccia e nel suo volume vi era incluso l’oratorio della Compagnia del Suffragio. Nella parte sinistra del vano ecclesiale, cioè verso sud, vi era uno spazio transennato e sopra di esso (al secondo piano) era posto l’oratorio della Confraternita di Maria Santissima e San Francesco, costruito nel XVII secolo. Tale oratorio, fronteggiante l’altare maggiore, era sostenuto da tre archi in pietra poggianti su due pilastri. Le due arcate laterali erano transennate, mentre quella centrale era lasciata aperta al passaggio; vi si accedeva tramite una scala in parte intagliata nel macigno e in parte costruita in pietra.
1700 - XVIII (preesistenze intero bene)
A nord, preceduto da predella, era l’altare maggiore sopra al quale, entro una nicchia semicircolare scavata nel sasso, era posta l’immagine della B. V. Maria. All'esterno della nicchia, sulla parete, si trovavano gli ex-voto che le visite pastorali indicano come numerosissimi e di vario tipo e valore. Anteriormente alla nicchia erano collocati due angeli portacandele mentre dal soffitto pendevano tre lampade in ottone. Ai lati dell’altare vi erano due pitture, su legno o su tela, raffiguranti San Rocco e San Sebastiano, attribuiti al Mastelletta. Nella parete, a lato della cappella maggiore chiusa da una lunga inferriata decorata, si trovavano due piccoli altari mobili, accompagnati da altrettanti dipinti di soggetto non specificato.
1700 - XVIII (preesistenze intero bene)
Nella parate a ponente erano incavate due cappelle, chiuse da cancellate, dedicate rispettivamente alla Santa Croce e a San Francesco; nella prima, più antica, vi era un crocifisso dipinto sul muro. Sempre sulla stessa parete trovavano posto l’organo e la cantoria, sorretti da quattro colonne in legno. Sotto l’organo erano il banco della Compagnia del Suffragio, un confessionale in pietra e l’accesso che portava al piano superiore. Più avanti si apriva la cappella dedicata a San Francesco d’Assisi, giuspatronato della famiglia Predieri, incavata e chiusa da un cancello, eretta dalla stessa Compagnia del Suffragio, devota anche a San Francesco. Dietro all'altare maggiore, scavata nella roccia, si trovava la sagrestia: un unico ambiente di forma semicircolare, lungo 25 piedi e largo circa 7, illuminato da una finestra lato strada.
1787 - 1787 (preesistenze carattere generale)
Nel Gennaio del 1787 una grossa falda di arenaria precipitò improvvisamente dalla volta della chiesa e piombò sul pavimento senza provocare vittime. Il mese successivo, per ordine dell’Assunteria di Governo, l’arch. Giacomo Dotti e il perito Francesco Rossi eseguirono una prima perizia sul luogo del crollo. Il 10 marzo l’arch. Francesco Maria Tadolini eseguì una seconda perizia e il 19 aprile per volontà dell’autorità ecclesiastica (arcivescovo Gioannetti) e di quella civile (march. Giuseppe Guidotti) venne deciso lo sgombero del santuario e la collocazione temporanea dell’immagine della Madonna in altra sede. Il trasferimento ebbe luogo il 13 maggio, con solenne processione, entro l’oratorio di villa Ranuzzi dedicato alla “Concezione della Vergine”, come attesta una relazione del Rettore della parrocchia di Castel del Vescovo S. Pietro, don Marc’Antonio.
1802 - 1831 (restauro intero bene)
Il 15 agosto 1802 mons. Annibale Banzi benedì la prima pietra del nuovo santuario, dedicato alla B. V., eretto presso l’odierna piazza dei martiri di Sasso Marconi. Il 18 settembre 1831 l’arcivescovo di Bologna, card. Carlo Oppizzoni inaugurò la nuova chiesa costruita su disegno di Angelo Venturoli; lo stesso giorno la sacra immagine della B. V. venne trasferita dall'oratorio di villa Ranuzzi e ricollocata al di sopra dell’altare maggiore, entro una nicchia ricavata nel muro.
1881 - 1881 (preesistenze carattere generale)
Con lo sviluppo lento ma costante del Borgo del Sasso e l’incremento delle abitazioni nella piana tra il fiume la collina, la chiesa di Castello, che ospitava la sede parrocchiale, venne a trovarsi sempre più decentrata. La popolazione ovviava al problema frequentando sempre più il santuario della Madonna del Sasso e sempre meno la chiesa parrocchiale. Ciò convinse l’autorità ecclesiale a trasferire la sede parrocchiale di San Pietro da Castello al nuovo santuario; il trasferimento provocò alcuni dissapori tra il parroco di Castello e il rettore del santuario. Fu proprio l’urgenza di porre pace a questa situazione che fece decidere l’unificazione della parrocchia col santuario e la nomina di un’unica figura titolare. La proposta fu accolta favorevolmente anche dai parrocchiani, così il trasferimento ottenne piena convalida con decreto arcivescovile il 16 ottobre 1881, dopo l’approvazione della santa sede.
1882 - 1883 (rifacimento intero bene)
L’11 marzo 1882 la chiesa della Madonna del Sasso, già divenuta sede parrocchiale, venne elevata al titolo di arcipretale con decreto arcivescovile. Il 27 aprile dello stesso anno don Luigi Zanni venne nominato arciprete e prese residenza nella canonica del Borgo. Il 17 ottobre 1882 don Zanni prese ufficialmente possesso del beneficio parrocchiale e il 26 ottobre 1883 ne presentò denuncia all'ufficio successioni.
1882 - 1883 (preesistenze intero bene)
Il 26 giugno 1882 Don Zanni chiese l’autorizzazione per collocare un fonte battesimale nella nuova chiesa anche a seguito delle lamentele dei parrocchiani che, per battezzare un nuovo nato erano costretti a recarsi presso la chiesa Pontecchio o quella delle Lagune. Il 27 luglio, il vicario generale della diocesi mons. Ratta concesse l’autorizzazione, nonostante le obbiezioni dell’arciprete di Pontecchio. Il decreto di erezione del battistero precisava le prescrizioni che disciplinavano tale istituzione, soprattutto la registrazione dei battezzi nei libri d’archivio, ma anche la raffigurazione del battistero di Cristo sulla parete e la tassa di L. 10 da pagarsi ogni anno in occasione del sabato santo a favore dell’arciprete di Pontecchio, evidentemente a titolo di compensazione o di risarcimento. Ottenuta la concessione si dovette attendere l’anno successivo, quando il comune iniziò la costruzione del campanile, per collocare il battistero nel vano al piano terra dello stesso.
1883 - 1883 (costruzione torre civica)
Nel 1883 l’amministrazione comunale si assunse gli oneri per la costruzione della torre dell’orologio che doveva accompagnare quella campanaria del santuario, poiché quest’ultima sarebbe dovuta risultare perfettamente identica alla prima. Entrambi i progetti erano stati disegnati dall'arch. Venturoli. La costruzione della torre civica ebbe inizio nello stesso anno, su terreno della chiesa, dalla parte del municipio. Il 17 giugno 1883, radunata l’amministrazione parrocchiale, don Zanni decise di dare il via anche alla costruzione del campanile. Nel darne comunicazione al consiglio comunale, si ringraziava dei benefici fatti al santuario, ma nello stesso tempo si esortava il comune ad attenersi fedelmente al disegno del Venturoli. L’esortazione del parroco venne tuttavia ignorata, infatti l’originale progetto fu modificato nelle misure e nello stile dall’ing. Francesco Antolini che diresse i lavori di esecuzione per conto del comune.
1884 - 1887 (progettazione campanile)
L’arch. Giuseppe Ceri, incaricato dall’amministrazione del santuario di verificare l’attinenza al progetto, compì tale verifica il 28 giugno 1884 e nel darne minuzioso resoconto, suggerì gli adattamenti opportuni da seguirsi nella costruzione campanile e le modifiche da apportare alla torre comunale. Il 9 luglio 1884 l’amministrazione del santuario si pronunciò a favore delle proposte del Ceri e decise di dare inizio ai lavori di costruzione del campanile. Il consiglio comunale, convocato il 12 agosto 1884, decise di nominare un’apposita commissione per seguirne lo sviluppo. Due anni dopo la commissione aveva interpellato il prof. Tito Azzolini e il 18 novembre 1887 Don Zanni affidò a lui l’incarico di progettare ed eseguire i lavori del nuovo campanile. Il progetto che ne uscì, accolto favorevolmente da tutti, proponeva di innalzare la torre civica all'altezza del castello delle campane, di togliere le decorazioni e di uniformare agli stessi criteri la costruzione del campanile.
1888 - 1889 (costruzione campanile)
Il 24 aprile del 1888 il consiglio comunale stabilì di affidare all’amministrazione del santuario il compito di trasformare la torre civica prima di erigere il campanile della chiesa. Don Zanni non gradì quella proposta e senza nemmeno rispondere si mise all’opera per costruire il proprio campanile. Il sindaco gli intimò di sospendere i lavori, allora il parroco si appellò ai consiglieri comunali perché decidessero di lasciar proseguire. Ciò avvenne, e alla fine del 1888 il campanile fu terminato; il parroco dovette tuttavia impegnarsi ad innalzare la torre municipale che venne ultimata nel 1889.
1891 - 1895 (carattere generale campanile)
Il 12 agosto 1891 l’amministrazione del santuario richiese all’arcivescovo card. Francesco Battaglini la possibilità di trasferire nella chiesa le campane della parrocchia di Castello. La commissione consultiva della curia si rivolse all'arciprete del Sasso – don Zanni - per averne un parere. Egli di espresse favorevolmente ed aggiunse che a Castello si sarebbe mandata in sostituzione l’antica campanella del santuario, sufficiente per quella chiesa e per il funzionamento dell’orologio. Poiché dalla curia non giungeva risposta, l’amministrazione parrocchiale si radunò il 26 novembre 1893 e confermò quanto scritto due anni prima da don Zanni; copia di tale delibera fu mandata al vicario capitolare della diocesi. Non si sa se fu data l’approvazione ma poco tempo dopo lo scambio di campane ebbe luogo.
XX - XX (preesistenze intero bene)
Come testimonia una foto d’epoca, la facciata della chiesa era leggermente aggettante rispetto ai campanili ed ospitava, incassate in due robusti contrafforti angolari, quattro statue, eseguite dal progettista A. Venturoli. Divisa in altezza in due parti, sottolineate da cornicioni rettangolari che continuavano anche sui contrafforti, la chiesa presentava un portale rettangolare, sormontato da una mensola, e un finestrone a lunetta nella parte superiore. Chiudeva il tutto, in alto, un timpano che raggiungeva in altezza la cella campanaria dei campanili gemelli.
XX - XX (preesistenze intero bene)
L’interno coperto a volta con cupola sulla zona del presbiterio, era ad aula unica con due profonde cappelle laterali a pianta rettangolare. La pianta della chiesa, esclusa l’area del presbiterio, richiamava la forma di una croce greca. L’altare maggiore, dedicato alla Beata Vergine del Sasso, ospitava la statua in terracotta policroma del XV secolo, trasferita dal precedente santuario della Rupe. La cappella di destra era intitolata al Crocifisso, mentre quella di sinistra fu dedicata dapprima a Santa Caterina da Siena ed in seguito, quando il santuario acquistò il titolo di chiesa parrocchiale, a San Pietro di cui ospitò un’immagine di proveniente dalla chiesa di Castello, divenuta sussidiale.
1944 - 1949 (distruzione intero bene)
Nell’ottobre del ’44 fu bombardata la canonica di Sasso Marconi e nel marzo del ’45 fu rasa al suolo la chiesa. Nel corso dei bombardamenti andò perduta anche l’antica immagine della B. V. del Sasso. Dal 1945 al 1949, i fedeli di Sasso Marconi dovettero recarsi a Castello per la messa domenicale e le altri funzioni religiose. Dell’antica chiesa della Madonna del Sasso restava in piedi solo qualche arco e il campanile seriamente danneggiato; quasi ogni cosa era andata perduta nei bombardamenti o per via dei saccheggi che si susseguirono durante i mesi d’abbandono.
1949 - 1950 (inizio lavori intero bene)
Al termine della guerra il parroco di allora, don Cavara, diede il via ai lavori di rimozione delle macerie e di recupero di quanto ancora utilizzabile. I lavori si protrassero per lungo tempo: questo ritardo causò la perdita quasi totale dell’archivio parrocchiale, antichissimo e ricco di documenti, conferiti lì dal santuario della Rupe e dalla chiesa di Castello. I lavori per la costruzione della nuova chiesa iniziarono il 12 giugno del 1949, e dopo un anno era già stato ultimato il tetto, al punto da consentirvi la celebrazione della prima messa in data 30 luglio 1950.
1950 - 1951 (completamento intero bene)
La ricostruzione della chiesa fu merito del Genio Civile, sollecitato da un benemerito cittadino, il comm. Cesare D’Andrea, che si prese a cuore l’esecuzione dell’opera, affidata in appalto all'impresa Checcoli di Bologna, su progetto dell'ing. Paolo Graziani, coadiuvato nei lavori dall’ing. Alberto parenti. Intervenne anche il comune, ma solo per disporre un piano di ricostruzione che arretrava la chiesa su fondamenta nuove per allargare la piazza antistante. Dopo il 1950 i lavori continuarono ancora per un anno e solo nel 1951, il parroco e il cappellano abbandonarono la residenza e il servizio in Castello per ritornare a vivere e a celebrare nel centro del paese. L’8 agosto dello stesso anno l’arcivescovo di Bologna, card. Giovanni Battista Naselli Rocca, benedì la nuova chiesa e ne consacrò l’altare.
1951 - 1951 (elementi di pregio intero bene)
Il pittore avv. Giovanni Franchi donò al santuario un dipinto su legno raffigurante l’antica Immagine della B. V. del Sasso. Collocata entro il tempio del parroco, don Augusto Ernesto Cavara, la tavola è da allora oggetto della pubblica venerazione.
1982 - 1982 (restauro intero bene)
Sono stati eseguiti lavori di restauro alla facciata della chiesa e al campanile, disposti in preparazione della 7° centenario del santuario. In tale circostanza il vecchio castello di legno, che custodiva le campane, è stato sostituito da uno in metallo che consente un uso più agevole dei bronzi.
1990 - 2007 (refacimenti intero bene)
Alla fine degli anni ’90 è stata rifatta la pavimentazione della piazza, nonché sagrato, antistante la chiesa. Tra il 2000 e il 2007 invece sono stati compiuti numerosi interventi all'interno dell’edifico: ridipintura degli alzati e delle volte, rifacimento degli impianti di illuminazione e riscaldamento e restauro della pavimentazione.



Descrizione  La chiesa di S. Pietro, meglio nota come Santuario della Madonna del Sasso, sorge nel centro storico di Sasso Marconi, affacciata sulla piazza principale della cittadina. La contraddistinguono due campanili e l'impianto simmetrico della facciata, ad introdurre un'aula semplice, orientata.

Contesto
La chiesa di S. Pietro sorge nel centro storico di Sasso Marconi, affacciata sulla piazza centrale del paese, e perfettamente orientata. La piazza, di forma rettangolare, è delimitata dagli edifici pubblici principali: il municipio, il teatro e la biblioteca comunali, oltreché abitazioni di pochi piani con piano terra commerciale. La zona absidale guarda invece ad un ampio campo sportivo.
Impianto planivolumetrico
L'aula liturgia è parte di una aggregazione orizzontale che comprende anche il campanile, la sagrestia e la canonica. Sulla destra il complesso è connesso agli edifici della biblioteca comunale.
Esterno
L'ingresso alla chiesa è preceduto da un ampio sagrato lastricato non distinto dalla piazza del paese. La facciata a salienti è curiosamente inclusa fra due torri simmetriche, di uso però difforme: a sinistra il campanile, a destra la torre comunale con orologio. I campi della facciata sono intonacati in giallo paglierino, con un cornicione bianco che individua due registri orizzontali. La fascia inferiore è occupata dal portico a tre arcate cui corrispondono l’ingresso principale dell'aula, centrale, e due ingressi secondari laterali. Al centro della fascia superiore, tripartita verticalmente, un’ampia finestra rettangolare illumina l’aula. I fianchi dell’edificio si presentano in mattoni faccia a vista con aperture a lunetta nel cleristorio. Sul fianco destro della chiesa si addossano alcuni edifici pubblici, su quello sinistro, parzialmente, alcuni edifici parrocchiali. L’abside rettangolare è riconoscibile esternamente, anch'esso in mattoni faccia a vista. La copertura del complesso religioso è a capanna con manto in coppi.
Pianta
Chiesa ad una sola navata, orientata, con cappelle laterali e abside rettangolare.
Interni
Si accede all'aula attraverso tre portali lignei, rialzati di due gradini rispetto all'esonartece, al di sopra dei quali si trova un ampio coro aperto. L’interno, ad una sola navata con tre cappelle laterali per lato, si sviluppa in un'aula rettangolare voltata a botte. Il perimetro è scandito da lesene che inquadrano le ampie cappelle ornate da altari a parete con preziose opere di scuola bolognese e francese. L’aula termina con un’area presbiterale rialzata di un gradino rispetto alla zona assembleare e coperta mediante una volta a botte. Dall'ultima cappella di destra si accede ad una cappella minore mentre nell'ultima di sinistra è posto l’ingresso alla sacrestia. Oltre alla grande finestra in controfacciata, illuminano l’aula aperture a lunetta nel cleristorio e un’alta vetrata policroma in zona absidale. La chiesa presenta gli alzati tinteggiati in color rosa cipria, beige grigio e bianco. La pavimentazione della navata è costituita da quadroni in marmo nei colori rosa tenue e rosso mattone. Nelle cappelle laterali e nella zona presbiterale la pavimentazione è invece in marmo rosso.
Impianto strutturale
Struttura in muratura portante di mattoni.
apparati liturgici
L’assemblea è ordinata frontalmente al presbiterio in conformità con il volume architettonico dell’edificio e si organizza su due file di panche lignee disposte a battaglione a cui seguono semplici sedie in legno per le ultime file. Il presbiterio, rialzato di un gradino rispetto alla zona assembleare, è adeguato alla riforma liturgica postconciliare. L’altare preconciliare, rialzato di ulteriori due gradini, ospita il tabernacolo con la nuova immagine della Beata Vergine del Sasso, dipinta e donata dal bolognese Giovanni Franchi nel 1951. L'altare postconciliare fronteggia quello antico ed è un semplice tavolo in legno mobile. L'ambone a leggio, in legno lavorato, è posizionato a sinistra dell'altare. La sede per il celebrante, invece, è collocata a destra dell’altare: si tratta di una sedia in legno intagliato con seduta in velluto color rosso scuro. L’affiancano altre due sedute in legno per i concelebranti. Nella prima e nell'ultima cappella laterale di destra sono collocati due confessionali lignei.



Adeguamento liturgico  altare - aggiunta arredo (1965)
L'altare postconciliare, posizionato frontalmente a quello antico, è costituito da un semplice tavolo in legno removibile.






Collocazione geografico - ecclesiastica


Regione Ecclesiastica Emilia-Romagna
Diocesi di Bologna
Vicariato di Sasso Marconi
Parrocchia di San Pietro di Sasso Marconi

Piazza dei Martiri 1 - Sasso Marconi (BO)


Edifici censiti nel territorio
dell'Ente Ecclesiastico


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