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29/3/2024 Diocesi di Treviso - Inventario dei beni culturali immobili
Oratorio della Madonna della Salute <Camposampiero>
Data ultima modifica: 17/09/2021, Data creazione: 15/10/2010


Tipologia e qualificazione chiesa periferica


Denominazione Oratorio della Madonna della Salute


Ambito culturale (ruolo)  maestranze venete (costruzione)



Notizie storiche  1405 - 1406 (costruzione intero bene)
Nel 1406 la nobile famiglia Quirini di Venezia, subentrata nei diritti ai principi Carraresi (1405), acquista dal Demanio della Serenissima un appezzamento di terreno a nordovest del Castello, a quel tempo recintato da mura, argini e fosse, e vi fabbrica una villa di gusto quattrocentesco e di tanto colossali proporzioni che nelle vecchie carte fu denominata il Palazzon. Di sopra e sotto la villa sorgono le adiacenze, con granai, cantine, rimesse e scuderie; ed, a rendere più lieto il soggiorno autunnale dei proprietari, non mancano ampi cortili, giardini con zampilli di acqua ed il parco. Seguendo il costume dei patrizi veneziani i Quirini, in continuazione delle adiacenze, costruiscono l’oratorio gentilizio dedicato all’apostolo S. Giacomo, la cui solennità ricorre il 25 luglio.
1600 - 1797 (passaggio di proprietà intero bene)
Verso il principio del 1600 palazzo ed Oratorio passano ai Civran, pure essi nobili veneziani, finché alla caduta della Repubblica (1797) pervengono agli Andrighetti che, avendo trovato il palazzo in condizioni statiche allarmanti, lo demoliscono e mantengono in piedi soltanto la chiesetta. La mappa del Coronelli, elaborata nella prima parte del secolo XVII, ci ha tramandato fedelmente le grandiose linee del Palazzon che occupava parte notevole dell’area del Castello e superava di gran lunga il palazzo pretorio. Allo stato attuale lo spazio ove sorgeva il Palazzon è diventato prato, orto e vigneto. L’oratorio tramanda il ricordo degli antichi proprietari grazie all’arma gentilizia dei Quirini scolpita nello stipite del portale e nei capitelli ionici delle due paraste della facciata (uno scudo con fascia orizzontale fregiata di tre stelle), mentre il blasone dei Civran (uno scudo con un cervo nello spaccato) figura intagliato nei due banchi della chiesa e nel timpano dell’altare.
1836 - 1836 (consacrazione intero bene)
Quando nel 1836 compare per la prima volta in Europa il morbo asiatico o colera, mietendo 40 vittime tra il 18 giugno e il 24 luglio, l’arciprete don Jacopo Bacchetti, in accordo con i proprietari, col parroco di San Marco, le autorità civili e la popolazione fa voto solenne di consacrare il quasi cadente oratorio di San Giacomo alla Madre del Signore invocata sotto il titolo di Madonna della Salute, se essa avesse liberato la cittadinanza dal temuto contagio. Il voto viene sciolto l’ultima domenica del mese di luglio, giorno in cui con una solenne processione l’immagine della Madonna viene trasportata nella chiesetta di San Giacomo ed intronizzata nell’altare.
1906 - 1906 (ristrutturazione e ampliamento intero bene)
Dalle informazioni fornite dall’arciprete mons. Luigi Rostirola conosciamo l’importante intervento di miglioramento strutturale e di riorganizzazione interna effettuato nella chiesa nel 1906 viene reso possibile dalla signora Amalia Maccaferri, la cui famiglia ne era proprietaria, che offre considerevoli risorse finanziarie per ampliare e adornare l’edificio. Viene deciso di elevare il tetto e di prolungare l’edificio costruendo una piccola abside che gli conferisce i caratteri classici della chiesetta; dalla parete di fondo viene distaccato l’altare che così si trova collocato nel centro dell’area absidale. Viene aggiunto un campaniletto snello ed elegante che contiene due campane fuse dalla ditta Colbacchini di Angarano, maestri campanari fin dal primo Settecento: come attesta Bruno Stocco una di esse reca l’iscrizione “Soli Deo honor et gloria” e contiene incise le scene di due crocifissioni e l’immagine di un santo. La medesima iscrizione è incisa su un’antica pietra che è
1935 - 1935 (passaggio di proprietà intero bene)
Amalia Maccaferri è stata l’ultima rappresentante della famiglia di proprietari terrieri. Alla sua morte, avvenuta nel 1935, la signora costituisce erede dell’Oratorio, con gli arredi sacri, la fabbriceria di San Pietro.
1979 - 1979 (ricostruzione intero bene)
Il 10 gennaio 1979 la chiesetta subisce un incendio che danneggia gravemente addobbi e arredi. Furono distrutti la sacrestia con i mobili, un pregevole bancone del Settecento, una parte dell'apparato di legno dorato dell’Ottocento, i paramenti sacri, gli impianti elettrici, di riscaldamento e di amplificazione vocale, il tendaggio di velluto rosso che chiudeva l’abside. Scomparvero pure un pregevole lampadario di legno in stile veneziano, che stava al centro del soffitto, degli stendardi e un parapetto dorato usato a mo’ di balaustra. Per volontà del parroco e dei cittadini si procede immediatamente al pieno recupero dell’edificio nelle condizioni precedenti l’incendio. Vengono rifatti gli impianti termico ed elettrico, viene costruito un ripostiglio per la caldaia a ridosso della sacrestia e viene leggermente ampliata la sacrestia. Inoltre, poiché la frequenza dei fedeli alla messa prefestiva era progressivamente cresciuta al punto che la chiesetta non riusciva a contenerli, viene ric
1984 - 1984 (realizzazione altare)
Tollardo realizza nel 1984 una piccola mensa d’altare sostenuta dal busto del Cristo, in legno di noce massiccio, che non si sostituisce a quello della Vergine, ma nel quale il grande volto di Cristo ricorda ai fedeli che Gesù è il centro dell’Eucaristia che vi si celebra. Dietro e al di sopra di esso sta il dolce simulacro della Vergine.
1984 - 1984 (realizzazione portale d'ingresso)
Il portale d'ingresso in pietra viene realizzato nel 1984, al centro di questo (e sui capitelli che sovrastano le due lesene) è nettamente distinguibile lo stemma della famiglia Querini (lo scudo con tre stelle nella parte superiore).
1984 - 1995 (realizzazione decori interni)
L’arciprete ha provveduto ad inserire alle pareti le 14 stazioni della via crucis: vengono mantenute le precedenti cornici e, al posto dei vecchi, consunti cartoni disegnati, vengono apposte delle piccole sculture pantografate in legno, offerte da due devoti. Davanti a ciascun quadro sta un candelabro di ferro dorato. Viene installato un nuovo tabernacolo nella parete di destra, con affiancato un elegante ramo floreale in ferro battuto che regge la lampada perennemente accesa. Questo viene ricavato da un vecchio candelabro, ricorda Targhetta, e viene cesellato da un artigiano di Loreggia. Due eleganti lampadari di ferro dorato in stile barocco scendono dalle pareti ai lati dell’altare.
1997 - 1997 (ristrutturazione intero bene)
Negli ultimi anni del suo servizio mons. Santalucia ritiene di rimediare ad alcuni danni provocati dall’incendio e che non appaiono del tutto risanati. Inoltre, il fumo delle candele e dei lumini offerti quotidianamente dai fedeli hanno annerito così tanto le pareti e il soffitto, che mons. Santalucia nel 1996-1997 decide di far effettuare una radicale pulizia interna dell’edificio. Durante tali operazioni avvenute sotto la direzione scrupolosa dell’architetto Bruno Stocco, vengono sorprendentemente alla luce graziosi ornati e affreschi probabilmente risalenti al tempo dell’intervento commissionato dalla signora Maccaferri nel 1906 e ricoperti, oltre che dal fumo, da più manti di colore. La scoperta viene accolta con stupore e con gioia dal parroco e dai devoti che chiedono quindi l’intervento di un’esperta Ditta per il recupero integrale di affreschi e decorazioni.
2008 - 2008 (ristrutturazione intero bene)
Il quarto intervento effettuato nel 2008, ha riguardato le facciate principali con ripassatura della copertura e del campanile.



Descrizione  Dal 1935, alla morte della Sig. Amalia Maccaferrila, ultima rappresentante della famiglia di proprietari terrieri, l'oratorio viene donato alla parrocchia dei Santi Pietro e Paolo. Il tempio dallo stile classico è una costruzione ad una sola navata scandita da quattro colonne (due per lato) e che termina con un'abside semicircolare. L'interno é molto ornato da affreschi paretali e sul soffitto che nella seconda parte della navata é cupolato. La facciata timpanata é molto rigorosa e presenta un basamento con agli angoli due lesene che terminano con capitelli al cui interno sono presenti gli stemmi della famiglia Querini. Nel lato sud è presente una sacrestia di forma rettangolare. Il cortile di accesso alla sacrestia risulta di altra proprietà.

Pianta
Pianta ad unica navata rettangolare con cappella presbiterale semicircolare, disposta con ingresso principale a est ed abside e altare maggiore a ovest. Sul lato sud ambienti di servizio.
Facciata
La facciata timpanata é molto rigorosa e presenta un basamento con agli angoli due lesene che terminano con capitelli al cui interno sono presenti gli stemmi della famiglia Querini.
Interni
L'interno é molto ornato da affreschi paretali e sul soffitto, che nella seconda parte della navata é cupolato.



Adeguamento liturgico  presbiterio - intervento strutturale (1973-1974)
In applicazione delle prescrizioni stabilite dalla riforma liturgica del Concilio “Vaticano II”, l’arciprete mons. Guido Santalucia assegna maggiore rilievo ai fedeli laici partecipi dell’Eucaristia e delle funzioni religiose e ne agevola una loro partecipazione più diretta, modificando la sistemazione del presbiterio. Asportate le due balaustre in precedenza usate in tutte le chiese per separare rigorosamente l’ampia navata riservata ai fedeli dal presbiterio destinato ai presbiteri ossia ai sacerdoti, fa innalzare di un gradino l’intero presbiterio il cui pavimento venne rifatto con nuove pietre marmoree romboidali bianche e rosse.
altare - aggiunta arredo (1984)
Essendo divenuto necessario provvedere a una stabile mensa d’altare per le celebrazioni della Messa rivolte ai fedeli, commissiona allo scultore Colombo Tollardo l’esecuzione di un altare in legno, antistante quello grandioso della Madonna.






Collocazione geografico - ecclesiastica


Regione Ecclesiastica Triveneto
Diocesi di Treviso
Parrocchia dei Santi Pietro e Paolo Apostoli

Piazza Castello - Camposampiero (PD)


Edifici censiti nel territorio
dell'Ente Ecclesiastico


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