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Chiesa di San Pietro a Careggi <Firenze>
Data ultima modifica: 04/11/2019, Data creazione: 5/5/2011


Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale


Denominazione Chiesa di San Pietro a Careggi


Altre denominazioni S. Pietro a Careggi


Ambito culturale (ruolo)  architettura medievale (impianto)
neoclassico (rifacimento interno)



Notizie storiche  XI - XIV (origini carattere generale)
San Pietro a Careggi (da Campus Regis, toponimo documentato già nell'898), suffraganea della pieve di Santo Stefano in Pane, è documentata fin dall'XI secolo nel fondo diplomatico dell'abbazia di San Lorenzo a Coltibuono (1036) e nelle carte della mensa vescovile fiorentina, nella cui zona ha vari possedimenti che dà in affitto. L'edificio originario era a impianto basilicale a tre navate, come ricorda il priore Simone Bandini nel 1693: "la Chiesa antica […] era a tre navate; una era quella dove è la Compagnia, l'altra dove è la Chiesa, e la terza dove è il portico e la sala del Priore; la porta principale di detta Chiesa era volta all'occidente, ed era dove è ora l'altare grande". In un altro Ricordo del 1803, inoltre si può leggere che, "nell'atterrare il muro dove ora è il Coro, fu trovata la porta [originaria di chiesa] […] e furono trovati gli archi della navata dalla parte della Compagnia". La chiesa era affrescata con figure di Santi entro finte nicchie gotiche sestiacute.
1325 - 1345 (cenni storici carattere generale)
L'edificio sacro crolla con un terremoto, probabilmente uno dei tre compresi tra il 1325 ed il 1345). Come ci attesta il Bandini: "venne un terremoto, e diroccò tutte le torri e le ville e restò in piedi soltanto quella di Careggi Vecchio [dei Lippi e che sarà dei Medici] […]. Rovinò anco la Chiesa e restò solo alcune mura della navata di mezzo, e di presente [1693] si riconosce, nella facciata del Cimitero accanto all'uscio di via, un pezzo di muraglia antica e sopra alla soffitta della Compagnia si vede due finestre murate che corrispondevano in Chiesa e certe figure di Santi dipinte nel muro a tabernacolo". La chiesa viene ricostruita ad una sola nave, invertendo l'orientazione della facciata. Il patronato è dei Pilli, famiglia fiorentina di antichissime origini legate al tempo di Carlo Magno, signori nel contado fiorentino, che possedevano il cassero di Rossignano a Monte Morello e si erano ascritti fin dal principio nel numero dei cittadini, goderono degli uffici della Repubblica.
1325 - 1348 (cenni storici carattere generale)
Il primo rettore noto della chiesa nel 1325 è un Falco forse appartenente alla famiglia fiorentina dei Falchi (al quale spetta un sigillo, riscoperto nel Settecento da Domenico Maria Manni, recante l'iscrizione "S[IGILLUM] P[RES]B[ITE]RI FALCHI RECTORIS ECCLESIÆ S[ANCT]I PET[RI] D[E] CAREGIO"), poi divenuto pievano a Santo Stefano in Pane (documentatovi tra il 1330 ed il 1337); a lui seguono Marco di Bruno nel 1334 e Giovanni di Credi nel 1348. La zona di Careggi, come ci ricorda Giovanni Villani, è allora "il più bello paese di villate e il meglio accasato e ingiardinato e più nobile per diletto de' cittadini".
1363 - 1363 (cenni storici tavola pittorica)
Monna Fia (Sofia) di Francesco Tommasi, vedova di Francesco di Lippo Lippi, già benefattrice dello spedale di Santa Maria Nuova nel 1345, con suo testamento del 23 giugno 1363, lascia beni non solo a Santa Maria Nova, ma anche alla chiesa di Careggi: una somma in fiorini perché il rettore di essa faccia eseguire una tavola avente come soggetto San Pietro.
1446 - 1447 (cenni storici carattere generale)
Nel 1446 Cosimo Il Vecchio, che nella prima metà del Quattrocento fa ricostruire a Michelozzo la vicina sua villa sul colle di Monterivecchi, dove la famiglia aveva possessi fin dal 1417, vende al rettore della chiesa, Giovanni di Niccolò, un podere posto nella zona in località Pàstina (toponimo derivante dal latino pàstinum, zappa, terreno zappato). Nel 1447 risulta, però, rettore Giovanni di Jacopo da Firenze.
1483 - 1483 (cenni storici carattere generale)
Nel 1483 i Pilli donano il patronato della chiesa a Lorenzo de' Medici. Forse è allora sempre priore un Girolamo, noto nel 1480.
1553 - 1555 (cenni storici carattere generale)
Nel 1553 è investito rettore della chiesa Pier Francesco Giambullari (1495-1555), noto poeta, linguista e autore di opere di esegesi dantesca e concernenti studi grammaticali e sulle origini di Firenze, canonico di San Lorenzo e cortigiano dei Medici, che già era stato, giovanissimo, rettore della chiesa di Careggi nel 1515 e fino al 1542, alla cui morte nel 1555 seguirà l'aretino Donato di Oliviero Valdambrini (m. 1572), che a sua volta già era stato rettore della chiesa negli anni 1542-1553 e che fu anch'egli canonico di San Lorenzo, fruendo dal 1555 della prebenda canonicale di Sant'Amato Abate (infatti, era stato stabilito, secondo volontà ducale, che quando il canonicato del Giambullari fosse divenuto vacante sarebbe andato al Valdambrini). I due canonici di San Lorenzo furono in amichevole relazione e il Giambullari lascerà al Valdambrini un disegno di Leonardo da Vinci raffigurante un ritratto grottesco di "Scaramuccia capitano de’ Zingani" (G. Vasari, Vita di Leonardo).
1560 - 1560 (cenni storici carattere generale)
La chiesa, diventata di libera collazione dell'arcivescovo di Firenze, su pressioni del rettore Donato Valdambrini, viene elevata a prioria il 24 maggio di quell'anno (e non nel 1671, come ritiene il Niccolai) dall'arcivescovo Antonio Altoviti (1521-1573), tramite il vicario generale Pietro Nicola Corsi o Corso dei Conti d'Istria poi di Nicotera (il "dottor Corso", 1504-1577).
1604 - XVII (cenni storici compagnia e loggiato)
Di lato, con accesso dal loggiato a destra mediante un portale architravato, esiste la Compagnia della Natività di Maria e di San Rocco: coperta da tetto e con un incannucciato piano, ha la stessa lunghezza della chiesa, con un altare in pietra recante una tela che raffigura la Natività di Maria; dietro si trova la sagrestia. La costruzione dell'oratorio od un suo rifacimento concernente il portale frontonato risale al 1604, essendo allora priore Domenico Gonnelli (dal 1594 al 1616), ed è dovuta ad Agostino di Antonio Capitani, appartenente ad un'antica famiglia d'origine ghibellina che si spengerà in Giovanni di Neri nel 1734. Sempre nel Seicento viene costruito il loggiato su colonne antistante la facciata e sono interamente dipinte a quadrature arancioni le pareti della navata e dell'abside.
1713 - 1713 (cenni storici carattere generale)
Nel 1713 Francesco di Carlo Conti (1681-1760), un prolifico allievo di Simone Pignoni e poi di Carlo Maratta a Roma, protetto dai Riccardi, dipinge per l'altar maggiore Cristo che consegna le chiavi a San Pietro alla presenza degli altri Apostoli su commissione del priore Paolo Antonio di Domenico Paoli (priore dal 1697 al 1732); il quadro costa 30 scudi. Influenzato da Sebastiano Ricci, egli aumenta la gamma cromatica e sviluppa vividi giochi chiaroscurali, creando uno stile che lo caratterizza per tutta la sua produzione. Appartengono a questo periodo le tele della Madonna in gloria con Sant'Alessandro papa e San Giovanni Battista per la pieve di Sant'Alessandro a Giogoli e la Santa Caterina in Sant'Abbondio a Siena. Le sue tele sono spesso pale d'altare per pievi del contado, come San Martino a Gangalandi, Santa Maria alla Lastra o Santo Lorenzo a Cortine (Barberino Tavarnelle).
1751 - 1751 (cenni storici compagnia)
Nel 1751 sono redatti i capitoli della Compagnia della Natività di Maria e di San Rocco.
1785 - 1785 (cenni storici compagnia)
Nel 1785, al tempo del priore Ferdinando di Antonio Albizzini (priore dal 1732 al 1785, già docente del Collegio Eugeniano nel 1727), viene soppressa la Compagnia della Natività di Maria e di San Rocco in base alle disposizioni del granduca Pietro Leopoldo.
1792 - 1792 (cenni storici compagnia)
Nel 1792 viene riaperta la Compagnia della Natività di Maria e di San Rocco ed il parroco di allora, don Bartolomeo di Gaspero Tosi (priore dal 1785 al 1796), nel suo chronicon scrive questa ironica memoria: "il dì 18 marzo 1792 fu riaperta la Compagnia perche i Parrochi pro tempore avessero il Purgatorio su questa terra".
1802 - 1803 (cenni storici carattere generale)
Nel giugno del 1802 inizia il rifacimento completo della chiesa per volontà del priore Ubaldo di Nicola Benelli (priore dal 1796 al 1821): "era a tetto e tutte le muraglie storte e terminava dove ora è il Coro […]. Ora è in volterrana e fu dipinta dal sig. Michele Dreyer e in tutto si spese circa 4.000 lire". Due nuove finestre sono praticate nella facciata, in mezzo alle quali, chiuso il precedente oculo, è posizionato l'organo sostenuto da una cantoria posata sopra mensoloni. Il nuovo coro è posto dietro l'altare maggiore ed il presbiterio è separato da una balaustra in pietra eretta da Vincenzo e Romolo Lepri nel 1803. Sono inserite cornici di stucco.
1803 - 1803 (cenni storici pitture murali)
Vengono dipinte la volta coprente la navata (con una Gloria di San Pietro in sfondato, opera di Michael Dreyer, già ritenuta del senese Cesare Maffei, che, però, nasce solo nel 1805) e la cupoletta absidale con l'Assunzione di Maria. Si potrebbe ipotizzare semmai che le quadrature architettoniche, entro cornici di stucco dorato e attorniate da ornati, si debbano al Pietro Maffei, padre di Cesare, collaboratore di Francesco Mazzuoli (1763-1839) e ornatista, che in quegli stessi anni (1804) lavora con lui al restauro del Palazzo della Sapienza a Siena (dopo il terremoto del 1798) e al Palazzo Sergardi, eseguendo finte architetture prospettiche.
1835 - 1835 (cenni storici carattere generale)
Aristodemo di Francesco Costoli (1803-1871), in seguito noto soprattutto come scultore, esegue la tela per l'altare di sinistra, avente come soggetto il Martirio di Santa Filomena, primo suo quadro noto, al quale Ugo Ranieri Marini dedica una poesia ovvero una trascrizione in versi della raffigurazione del quadro ("Nello squallor d'un carcere sepolta, / stanca […], / sovra gelida piétra abbandonata, / una catena la premea col dorso / ad inoltrante masso, e la sua testa / si lasciava sù quello […]. / Sebbene il sangue / le scorresse dal fronte, e dalle membra / […] i tuoi colori / e la freschezza di tue foglie è intatta / come al mattino": Sul maraviglioso dipinto del Professor Costoli rappresentante Santa Filomena, un momento di poesia, Pistoia 1836).
1859 - 1859 (cenni storici compagnia)
Nel 1859, al tempo del priore Giuseppe Moroni, viene restaurata e ridipinta la sede della Compagnia ad opera dei confratelli e su indicazione del parroco, Giuseppe Moroni, come ricorda il cartiglio dipinto in controfacciata ("D. O. M. / IL RESTAURO DI QUESTA CONFRATERNITA / SI ESEGUIVA / DAI FRATELLI E SORELLE DI ESSA / ANIMATI DAL PARROCO GIUSEPPE MORONI / E SOVVENUTI DA PII BENEFATTORI / L'ANNO 1859").
1862 - 1862 (cenni storici organo )
Nel 1862 viene realizzato da Cesare Danti il nuovo organo (parzialmente smontato nel Novecento, le canne sono attualmente depositate in un locale dietro la Compagnia). Il Danti, che aveva già creato l'organo della chiesa di San Giovanni Battista a Grosseto nel 1856 e quello della pieve dell'Antella nel 1857, dopo aver costruito quello di Careggi, realizzerà quello per la chiesa di Rio nell'Elba nel 1863 ed interverrà a Santa Maria Novella nel 1868 e quindi si recherà in Abruzzo dove sarà attivo nel 1870.
1871 - 1871 (cenni storici carattere generale)
Nel 1871, al tempo del priore Pietro di Torello Frati, divenuto parroco in quell'anno, prendendone possesso il 28 ottobre, risulta che la chiesa ha tre altari: quello di destra ha una nicchia contenete la Vergine del Rosario, in stucco a rilievo, quello di sinistra la tela con il Martirio di Santa Filomena del Costoli; sull'altar maggiore, infine, è il quadro settecentesco con Cristo che consegna le chiavi a San Pietro del Conti; dietro di esso si trova il coro. In controfacciata è l'organo ottocentesco. Lo storico Giuseppe Palagi (1821-1881), che aveva organizzato il Centenario Dantesco del 1865, in quell'anno 1871 ne dà anche le misure: lunghezza m 19,70, larghezza m 5,85.
1951 - 1959 (vicende conservative pavimentazione)
Negli Anni Cinquanta viene rifatta la pavimentazione in cementine rosse.
1994 - 1996 (vicende conservative coperture)
Nel 1994-1996 avviene il rifacimento complessivo delle coperture della chiesa e della canonica.
2012 - 2015 (vicende conservative intero bene)
Nel 2012 iniziano i lavori di restauro dell'interno della chiesa. Viene restaurato anche il soffitto ottocentesco della navata. L'intervento ha avuto inizio con il descialbo delle pareti laterali della navata centrale, rivelando antiche quadrature sovrapposte, una di colore verde più recente (primo-ottocentesca) e la sottostante di colore arancione sei-settecentesca. Il descialbo della parete absidale della chiesa ha evidenziato una decorazione parimenti sei-settecentesca, contemporanea a quella della volta al di sotto della pittura attuale ottocentesca. Sulla parete absidale è restaurato l'altare raffiguratovi, delimitato da due colonne e sovrastato da un’iscrizione.



Descrizione  La chiesa di San Pietro a Careggi si trovava in via Cosimo il Vecchio a Firenze, in posizione isolata nel verde, alle falde del Monte dell'Uccellatoio, già ricordato da Dante, sulla sinistra del torrente Terzolle. All'esterno la facciata è intonacata e presenta un loggiato. La pianta si articola su una sola navata con due altari laterali. A sinistra sorge la canonica, a destra è il cimitero.

Pianta
La chiesa ha pianta a navata unica con orientazione nordovest-sudest, mentre originariamente era sudest-nordovest. Dal presbiterio si ha l'accesso, a sinistra, alla sacrestia. Le dimensioni indicative dell'interno della chiesa sono: lunghezza totale: m 19,50, lunghezza fino all'arco trionfale: m 15,30, larghezza totale: m 6,75; larghezza della navata: m 5,10
Facciata
La facciata, rivolta a sudest, a capanna asimmetrica, è preceduta da un portico con tre colonne in arenaria tuscaniche e due paraste ai lati, coperto con un tetto a leggio. All’interno del portico sono affisse numerose lapidi sepolcrali (sedici) del secolo XIX ed al centro è una targa bronzea entro una cornice centinata a commemorazione dei caduti locali nella Prima Guerra Mondiale. Vi sono inoltre due portali secenteschi con mostre in arenaria qualificate da frontoni triangolari spezzati, uno per l’accesso alla chiesa, l’altro, a destra, per l'ingresso all'ex Compagnia, ora denominata di Santa Filomena (in alto, sopra questo postale, si trovano due stemmi a scudo). Al centro della facciata, in alto, si trova un rosone tamponato con mostra in pietra serena di pertinenza del'edificio trecentesco. A destra del portico è un muro divisorio dal piccolo cimitero adiacente.
Campanile
Il campanile è a pianta inferiore quadrata, intonacato, con due campane (con sistema amplificato con altoparlante) poste nella desueta cella qualificata da solo due cortine murarie poste ad angolo retto (quasi un campanile a vela) con due sole grandi aperture centinare, inquadrate da lesene tuscaniche angolari sorreggenti il cornicione, sopra il quale si erge un muro a vela stondato e centinato con un oculo curvilineo mediano; è posto presso l'angolo meridionale della chiesa.
Interno
La chiesa è ad aula unica, conclusa dal presbiterio rialzato, ed è coperta con una volta a botte. Varie lapidi sepolcrali si trovano murate nelle pareti laterali, in basso. Le pareti longitudinale sono dipinte di verde tenue con specchiature incorniciate a monocromo. Vi sono due altari laterali (uno su ogni parete longitudinale della chiesa), con lesene scanalate ioniche sorreggenti la trabeazione sovrastata da una testa di cherubino alata, e sono provvisti di mensa con due gradi; ad ogni altare è affiancata una griglia dorata ad arabeschi. Nell'altare di sinistra si trova il Martirio di Santa Filomena del Costoli, in quello di destra, entro una nicchia, una statua della Madonna con il Bambino; sono preceduti, verso la controfacciata, da due confessionali sovrastati da decorazioni dorate a girali movibili, mente in direzione del presbiterio vi sono due porte architravate; lungo la parete di sinistra sudoccidentale si trovano anche il pulpito, con parapetto poligonale specchiato e dipinto in bicromia bianco-celeste, e una nicchia rettangolare, perimetrata da fregi dorati in rilievo, entro cui è la piccola tavola raffigurante la Madonna con il Bambino, di Domenico di Michelino (1417-1491), proveniente dal convento di Sant'Agata in via San Gallo. Lungo la parete di destra nordorientale, vis-à-vis rispetto alla nicchia con la tavola di Domenico di Michelino, è un'altra ampia nicchia, marmorizzata nelle varianti del giallo e del rosso e centinata con colonnine tuscaniche laterali, contenente un busto-reliquiario ligneo dorato di San Pietro, sotto il quale si trova l'iscrizione "ELEMOSINE". Sei lampadari pendono dalla volta e non sono elettrificati. Un arco trionfale inquadra il presbiterio rivolto a nordovest, preceduto da un balaustrato in pietra e coperto con volta a vela entro la quale è il tondo a 'cupola' raffigurante l'Assunzione della Vergine. In esso, dietro la moderna mensa dell'altare, si erge ciò che rimane del vecchio altar maggiore alla romana (un muro su cui si trova, in alto, il tabernacolo ed il Crocifisso). Nella parete tergale abside si trovano l'altare dipinto en trompe l'oeil (due colonne tuscaniche sorreggono un frontone curvilineo spezzato entro cui si trova una finestra lucifera e recante nel fregio l'iscrizione “ALTARE PRIVILEGIATO QUOTIDIANO".), restaurato nel 2012, all'interno del quale è collocato il quadro con Cristo che consegna le chiavi a San Pietro del Conti, ed un'apertura posta di alto. Nella controfacciata, dipinta a finti conci in ricorsi isodomi, è la cantoria poggiante su quattro mensoloni con un parapetto dipinto a specchiature in bicromia e con decori fitomorfi neoclassici; al di sopra si trova la mostra dell'organo ottocentesco. Vi sono anche due acquasantiere in pietra serena. Nella volta a botte, entro un'ampia cornice mistilinea decorata a lacunari in monocromia, con cartigli, girali, elementi fitomorfi e rosoni, e con la raffigurazione dei quattro Evangelisti a monocromo, è lo sfondato con la Gloria di San Pietro. Il santo è ritratto nel momento della sua ascensione, scortato da un gruppo di angeli, ognuno dei quali reca con sé un attributo di Pietro; ad accoglierlo in alto altri cinque puttini alati posti in semicerchio che lo conducono verso il triangolo con l'Occhio divino. La chiesa prende luce da due finestre in controfacciata, sopra la cantoria, ai lati dell’organo, e da tre finestre nel presbiterio. L'altezza massima della navata è m 8,30. Tutti i prospetti sono intonacati e tinteggiati di giallo. A destra della chiesa si innalza la Compagnia oggi detta di Santa Filomena, già della Natività di Maria e di San Rocco, a pianta rettangolare, anch'essa con pitture neoclassiche di metà Ottocento. Nella parete di fondo, entro un altare si trova il quadro con la Natività di Maria; l'altare è fiancheggiato da due porte sormontate da grisaille fitomorfe; lungo le pareti laterali sono panoplie dipinte a monocromo, nella controfacciata è il cartiglio che ne ricorda il restauro del 1859.
Elementi decorativi
Stucchi e pitture murali ottocenteschi.
Pavimenti e pavimentazioni
La pavimentazione è in cementine rosse, quadrate e disposte in diagonale, realizzata negli Anni Cinquanta; anche nel presbiterio vi sono cementine rosse rettangolari disposte a spinapesce, insieme a mattoni in cotto che si trovano presso l’altar maggiore e fino alla parete tergale dell’abside.
Coperture
La navata è coperta con una volta a botte, il presbiterio con una volta a vela; il tetto a capanna ha orditura lignea e manto in coppi e tegole piane.



Adeguamento liturgico  presbiterio - intervento strutturale (1980)
Adeguamento alle esigenze liturgiche della riforma conciliare realizzato nel corso degli anni Ottanta. Mensa eucaristica lignea per la celebrazione versus populum. Tabernacolo collocato in posizione centrale sopra struttura muraria residua dell'originario altare maggiore. In uso un leggio mobile in ferro bettuto ed un leggio mobile ligneo. Sede lignea posta sul lato destro del presbiterio. Fonte battesimale: in uso bacile mobile. Due confessionali lignei in pareti laterali.






Collocazione geografico - ecclesiastica


Regione Ecclesiastica Toscana
Diocesi di Firenze
Parrocchia di San Pietro a Careggi

Via Cosimo il Vecchio, 13 - Firenze (FI)


Edifici censiti nel territorio
dell'Ente Ecclesiastico


Altre immagini
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