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21/5/2024 Diocesi di Modena - Nonantola - Inventario dei beni culturali immobili
Chiesa di San Biagio Vescovo Martire <Modena>
Data ultima modifica: 27/10/2022, Data creazione: 30/8/2010


Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale


Denominazione Chiesa di San Biagio Vescovo Martire


Altre denominazioni Chiesa parrocchiale di San Biagio Vescovo Martire;S.Biagio Vescovo Martire


Ambito culturale (ruolo)  classicismo (costruzione dell'edificio)



Notizie storiche  1319 - 1319 (preesistenza carattere generale)
I Frati carmelitani arrivarono a Modena e qui fondarono chiesa e convento nel 1319, come riportano quasi tutti i cronisti modenesi Si trattava del quarto convento di ordini mendicanti che si instaurava in città, dopo quello dei Francescani (1220), dei Domenicani (1218 o 1243), degli Agostiniani (1245). I Carmelitani si insediarono presso la cosiddetta Porta Saliceto sulla via Emilia, accesso orientale alla cerchia muraria cittadina. Il terreno faceva parte della Parrocchia di San Giovanni evangelista, detta poi San Giovanni vecchio, la quale a sua volta dipendeva dall’abbazia benedettina di San Pietro della città. Come racconta il Tiraboschi, parroco e abate protestarono per la nuova fondazione, fatta senza il loro permesso; il vescovo però risolse a favore dei Frati limitandosi a obbligarli al pagamento di una quota al parroco soltanto per due anni.
1345 - 1345 (notizie storiche carattere generale)
Fin da subito l'istituzione cominciò ad attirare donazioni e a ospitare sepolture di notabili cittadini: tra queste, ricordiamo quella del medico Jacopino Cagnoli, che nel 1345 nel proprio testamento, lasciò ai frati una somma per essere sepolto in un sepolcro esterno alla chiesa (l’arca, che rimase fino al 1508 sul fianco destro della chiesa, è ora al Museo Lapidario di Modena).
1456 - 1456 (notizie storiche carattere generale)
Nel 1456 i Carmelitani Osservanti sostituiscono i Conventuali, presenti fino ad allora.
1478 - 1495 (restauro pesante intero bene)
Come riferiscono le cronache, tra il 1468 e il 1488 la chiesa fu oggetto di un importante intervento di innalzamento delle pareti e dei volti. L’opera fu eseguita grazie alla generosità di Bartolomea Zarlata, o Zarlatti, che pagò 12.000 lire modenesi e lasciò al convento altri beni alla sua morte, avvenuta nel 1488. In una lapide secentesca in controfacciata essa è ricordata come colei che gettò le fondamenta della chiesa. Nel 1481 fece anche costruire un pulpito in marmo rosso, utilizzato poi in parte come sarcofago dei Molza, e oggi in parte ricomposto su un pilastro sul lato destro. I lavori continuano anche negli anni successivi: nel 1493 i frati ebbero dal Comune una sovvenzione per il pavimento; nel 1495 viene compiuto e decorato con pitture il pontile, ovvero il presbiterio sopraelevato, sotto il quale era senz’altro una cripta o ‘scurolo’. In quello stesso anno, come riferisce il Vedriani, dovette essere concluso il convento.
1520 - 1531 (lavori di restauro intero bene )
Diversi lavori sono testimoniati anche nella prima metà del secolo successivo, sempre grazie all’eredità della Zarlatti: tra il 1520 e il 1525 viene costruito un nuovo campanile, in sostituzione di una bassa torre che prima esisteva; tra agosto e settembre 1531 si realizzano e si intonacano le volte del presbiterio e dell’abside. In quegli anni si arricchisce anche l’arredo delle cappelle; nel 1531 per esempio venne esposta al pubblico una statua di Santa Maddalena di Antonio Begarelli, oggi perduta.
1543 - 1644 (costruzione chiostro)
Nel 1543 viene costruito, o comunque si perfeziona, il primo chiostro adiacente la chiesa, sotto la direzione dell’architetto Pietro Barabani di Carpi. Altri interventi ai chiostri sono registrati nel 1644, nell’ambito della ristrutturazione complessiva di chiesa e convento.
1572 - 1619 (inaugurazione intero bene )
Il 31 agosto del 1572 la chiesa venne consacrata da parte del vescovo di Modena Sisto Visdomini, segno che in quell’epoca si considerava terminata la fase di costruzione iniziata nel secolo precedente. Anche successivamente comunque si segnalano interventi importanti: nel 1616 viene ricostruita la volta del coro, che era a rischio di crollo; nel 1618 vengono abbattuti “gli stili davanti alla chiesa”, ovvero dei muriccioli che sporgevano dal fianco meridionale, segnalati dal Comune perché ostacolavano la circolazione; ancora nel 1618 viene abbattuto il pontile; nel 1619 si acquista una cassa d’organo, tuttora esistente, anche se lo strumento attuale risale al 1927.
1632 - 1639 (costruzione sacrestia)
Nel 1632 il priore padre Giovanni Angelo Monesi fa rifabbricare la sacrestia, a sinistra del presbiterio; i lavori si conclusero, come riferiscono le cronache locali, nel 1639. La pianta sembra ricalcare quella della sacrestia vecchia di San Lorenzo a Firenze, città a cui il priore Monesi guardò spesso per le sue committenze artistiche. Per la pittura dei soffitti viene incaricato il bolognese Girolamo Curti detto il Dentone, che stava lavorando anche per Francesco I; alla sua morte (il 18 dicembre 1632) il lavoro è continuato dai suoi allievi Angelo Michele Colonna e Agostino Mitelli.
1649 - 1658 (restauro intero bene )
Nel 1649 iniziano i lavori che diedero alla chiesa il suo aspetto attuale, diretti dall’architetto Cristoforo Malagola, detto il Galaverna, e con il coinvolgimento dell’architetto ducale Gaspare Vigarani. Dovettero essere conclusi entro il 1658, dato che una lapide dice la chiesa fu restaurata sotto il duca Francesco I, morto in quell’anno. Tra i vari interventi, la ricostruzione dell’abside, la realizzazione della cupola sopra il presbiterio, l’inserimento di cornicioni e capitelli in scagliola con decori corinzi, la trasformazione delle colonne della navata in pilastri scanalati. Un tronco del colonnato originario, in mattoni, è stato ripristinato sulla navata destra, durante i restauri curati da d. Carlo Dondi. Tra il 1651 e il 1652 Mattia Preti, contattato con l’aiuto del duca Francesco I, dipinge ad affresco il catino absidale (concerto di angeli musicanti), la calotta sopra il presbiterio (Paradiso con la Madonna Assunta), i pennacchi della stessa (gli Evangelisti).
1660 - 1672 (realizzazione altare maggiore)
Nel 1660 viene realizzato l’altare maggiore, in legno intagliato. Nel 1672 si inaugura il ricco altare della Madonna del Carmine, l’unico in marmo della chiesa, realizzato da Tommaso Loraghi.
1762 - 1762 (restauro facciata )
Nel 1762 si restaura la facciata, mantenendo comunque le partizioni architettoniche esistenti.
1774 - 1788 (informazioni storiche carattere generale )
Nella seconda metà del Settecento la città di Modena subisce diversi interventi di razionalizzazione del tessuto urbano. Nel 1768, per rettificare il corso della via Emilia, viene abbattuta una antica chiesa parrocchiale, intitolata a San Biagio. Il titolo parrocchiale viene trasferito alla chiesa dei Carmelitani, che da allora prende il titolo attuale di 'San Biagio nel Carmine'. Del resto, pochi anni dopo, ovvero nel 1783, per decreto del duca Ercole III la comunità carmelitana di Modena viene soppressa e i frati si trasferiscono nel convento di Reggio Emilia; resta aperta soltanto la chiesa, in quanto Parrocchiale, assegnata definitivamente da quel momento a un sacerdote del clero secolare.
1847 - 1847 (restauro intero bene )
Nel 1847 si iniziò un restauro generale della chiesa, come dice una Cronaca modenese manoscritta.
1898 - 1929 (lavori intero bene )
Nel 1898 viene rifatto l’altare di S. Biagio, ponendovi una statua della Fabbrica Graziani di Faenza; il 25 ottobre 1900 viene inaugurato l’altare completamente restaurato del Crocifisso. Importanti interventi furono fatti poi tra il 1913 e il 1929 dal parroco don Antonio Dondi: abbassato il piano della chiesa, inserendo un nuovo pavimento in marmo; ricostruito il pulpito; eliminati gli altari laterali verso il maggiore. Nel 1929 viene costruito un altare dedicato al Sacro Cuore, chiudendo un ingresso laterale sul fianco destro, che viene spostato.
2012 - 2012 (chiusura post sisma intero bene )
La chiesa è stata chiusa in seguito al sisma del 2012, e ne è stato successivamente avviato l’intervento di consolidamento, al momento in corso (2022).



Descrizione  Chiesa a orientamento liturgico; il fianco destro si affaccia sulla via Emilia, principale arteria cittadina, mentre quello destro non è visibile in quanto si affaccia direttamente su un chiostro dell’annesso convento; anche l’abside è parzialmente nascosta da edifici confinanti. Sulla slanciata facciata a capanna si individuano partiture orizzontali e verticali, evidenziate dall’alternanza del giallo e del rosato negli intonaci. Specchiature sagomate caratterizzano i segmenti laterali; al centro si apre portale con protiro con semicolonne e semipilastri corinzi e timpano triangolare, sovrastato da finestrone con coronamento curvilineo. Sul fianco, a mattoni a faccia vista, si succedono contrafforti debolmente sporgenti tra i quali si aprono, in alto, grandi finestre con cornici ad angoli aggettanti. A un livello più basso sono visibili tracce di arcate e aperture appartenenti alla struttura trecentesca, o quattrocentesca dell’edificio. In corrispondenza del presbiterio, si alza la struttura cilindrica che racchiude la cupola, a cui segue la struttura dell’abside poligonale. L’interno è a navata unica, scandita lungo pareti laterali da sei arcate sostenute da semipilastri scanalati. La copertura è a volte a crociera. Il presbiterio è delimitato agli angoli da quattro nuclei di colonne libere e semipilastri, sui quali poggia una cupola, interamente affrescata. Alle pareti laterali si affacciano due tribune. Dietro, profonda abside poligonale, sul cui fondo sono addossati gli stalli del coro ligneo; la copertura a volta semicircolare è anch’essa affrescata. Il pavimento della navata è in piastrelle romboidali, bianche e rosse; il presbiterio poggia su gradinata in marmi intarsiati policromi. Sul fianco destro, uno dei pilastri è scavato in modo da lasciare intravedere una colonna in mattoni, elemento originario dell’edificio medievale, rivestito nel Seicento. Ad essa è addossato un pulpito in marmo rosso scolpito. Tra gli altari, l’unico in marmo è quello della quinta campata sinistra, gli altri hanno struttura in scagliola o legno.

Pavimenti e pavimentazioni
Pavimentazioni interne miste, marmi policromi (rosso di Verona e bianco di Carrara) e battuto veneziano.
Coperture
Coperture a falde tradizionale in legno, orditura primaria e secondaria in capriate, arcarecci e travetti. Manto in coppi laterizi modenesi.
Struttura
La struttura portante risulta in mattoni laterizi, la facciata intonacata e tinteggiata, le pareti laterali a faccia a vista. Copertura con struttura in legno.
Pianta
Pianta a croce latina con navata unica, scandita lungo pareti laterali da sei arcate sostenute da semipilastri scanalati.
Impianto strutturale
L’interno è a navata unica, scandita lungo pareti laterali da sei arcate sostenute da semipilastri scanalati. La copertura è a volte a crociera. Il presbiterio è delimitato agli angoli da quattro nuclei di colonne libere e semipilastri, sui quali poggia una cupola, interamente affrescata. Alle pareti laterali si affacciano due tribune. Dietro, profonda abside poligonale, sul cui fondo sono addossati gli stalli del coro ligneo; la copertura a volta semicircolare è anch’essa affrescata.



Adeguamento liturgico  nessuno






Collocazione geografico - ecclesiastica


Regione Ecclesiastica Emilia-Romagna
Diocesi di Modena - Nonantola
Vicariato cittadino "centro storico" - Unità pastorale "centro storico"
Parrocchia di San Biagio Vescovo Martire

via del Carmine 4 - Modena (MO)


Edifici censiti nel territorio
dell'Ente Ecclesiastico

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