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6/5/2024 Diocesi di Padova - Inventario dei beni culturali immobili
Chiesa di Santa Giustina Duomo Vecchio <Monselice>
Data ultima modifica: 20/06/2018, Data creazione: 30/6/2011


Tipologia e qualificazione chiesa sussidiaria


Denominazione Chiesa di Santa Giustina Duomo Vecchio


Altre denominazioni Chiesa di Santa Giustina (Duomo vecchio);Santa Giustina(Duomo Vecchio)


Ambito culturale (ruolo)  maestranze venete (Costruzione)



Notizie storiche  XI - XII (preesistenze intero bene)
Tra XI e XII secolo Monselice vedeva il sorgere di numerosi edifici religiosi, oggi quasi totalmente perduti, S. Martino, S. Giorgio, S. Pietro, S. Michele, S. Martino Nuovo. Di essi si sa attualmente molto poco. Solo della primitiva pieve di S. Giustina sul colle della Rocca si sono recentemente individuati i resti, in occasione degli scavi archeologici ed il restauro delle fortificazioni sommitali volute da Federico II nella prima metà del ‘200. In tale periodo la chiesa venne abbattuta e alcuni lacerti murari restarono inglobati nelle strutture militari che ne presero il posto. La collegiata, l’unica pieve monselicense, venne ricostruita più in basso a mezza costa dopo il 1246 per volontà dell’arciprete Simone Paltanieri, futuro cardinale e legato pontificio nelle regioni del centro Italia, probabilmente sfruttando in parte le strutture della più antica chiesa di S. Martino Nuovo. Tradizionalmente la data di ultimazione della costruzione si fa risalire al 1256.
1489 - 1489 (visita pastorale intero bene)
La precisa cronaca del vescovo Barozzi, a seguito della sua ispezione a S. Giustina il 17 ottobre 1489, testimonia – tra l’altro – l’esistenza di un “podium”, una struttura a ponte trasversale all’asse della chiesa e posta a metà della navata, delimitata verso il presbiterio da un muro in mattoni alto circa 3.5 metri (10 piedi afferma il Barozzi) e da due colonne verso il portale. Tale struttura era divisa in tre settori coperti ad arcate sulle quali si impostava il piano sopraelevato del podio, con due altari situati all’interno e addossati alle due pareti della navata. Una scala, situata più o meno nella posizione dell’attuale pulpito, consentiva la risalita al piano superiore; da qui gli officianti potevano rivolgersi ai fedeli, e qui era sistemato l’organo e la cantoria. i
1800 - 1800 (interventi intero bene)
Interventi invasivi e deturpanti vennero operati nel periodo barocco e nelle epoche successive, con allargamenti delle forometrie, con l’installazione di un controsoffitto intonacato, con imbiancature inappropriate delle pareti che hanno coperto gli affreschi esistenti, scalpellati con martellina per far aderire l’intonaco stesso, fino allo sfondamento avvenuto agli inizi dell’ottocento del perimetrale nord per l’inserimento della Cappella dell’Addolorata che sporgeva oltre il sedime della chiesa.
1925 - 1932 (restauro intero bene)
Decisivi furono i restauri iniziati attorno al 1925 e promossi dalla Soprintendenza, che riportarono la fabbrica più vicino all’assetto originario. Vennero riaperte le bifore ed il rosone sulla facciata, le monofore presenti lungo le pareti nord e sud, venne abbattuta la controsoffittatura, demolita la cappella esterna sulla parete nord, scrostati gli intonaci che celavano gli affreschi giotteschi (o quello che rimaneva di essi). Con l’occasione venne rimosso anche il podio, si provvide al rifacimento del pavimento della navata con riquadri marmorei lavorati a dama e di quello della zona absidale, ma eseguito con “pastellone” alla veneziana. Furono attuati alcuni anni più tardi consolidamenti strutturali per le catene delle capriate, vennero stesi nuovi intonaci, furono costruite bussole in legno per il portale e per l’ingresso dal cortile, riordinati gli arredi, restaurato l’affresco della lunetta del portale e installato l’impianto elettrico per l’illuminazione.
1970 - 1970 (ripassatura e rinforzo copertura )
Successivamente negli anni '70 del secolo scorso sono stati eseguiti lavori di ripassatura e rinforzo del tetto che presentava già qualche problema statico. Attualmente il complesso monumentale attende il restauro della torre campanaria che proprio nella cella delle campane presenta preoccupanti segni del tempo. Altro ambito che necessita di un serio restauro è il sagrato antistante la Pieve che, a seguito del passaggio di veicoli, presenta il piano trachitico tutto sconnesso.



Descrizione  La Pieve di S. Giustina – o “Duomo Vecchio” – è il monumento sacro che più di ogni altra chiesa rappresenta l’identità culturale e l’architettura religiosa della città. Sorge sulle pendici del colle della Rocca lungo il percorso che collega il complesso monumentale di S. Paolo e delle Loggetta con il santuario delle Sette Chiese ed il sistema fortificato sommitale. Connessi strettamente al duomo la canonica che sorge sul sagrato lastricato in trachite e – all’interno del cortile posto a sud della chiesa – la casa che ospitava il sacrestano. La chiesa duecentesca in stile tardo romanico presenta una pianta ad aula con copertura a vista realizzata con capriate che viene a sopraelevarsi nell’area presbiteriale, conclusa con l’area del coro. Questa risulta tripartita in cappelle absidali, di cui la mediana risulta coperta da volta a crociera e costoloni e introdotta dall’arco trionfale a sesto acuto. La cappella di sinistra, con portale a tutto sesto, è coperta a vista, mentre quella di destra mostra una volta a botte, probabilmente per l’innesto su tale struttura della torre campanaria. I muri perimetrali, fasciati da lesene in cotto che scandiscono monofore, sono costituiti da pietrame trachitico di forma regolare con inserti in laterizio e sono conclusi in sommità da elementi decorativi formati da archetti pensili e sottostanti dentellature. L’abside centrale, di forma quadrangolare, ospita l’altare maggiore con un polittico quattrocentesco di scuola veneziana che raffigura Santa Giustina e Santi. Sulle pareti circostanti sono stati messi in luce frammenti di affreschi di trecenteschi. Nella cappella di sinistra è presente un’icona in legno che raffigura la Madonna dell’Umiltà, databile agli inizi del ‘400, e una nicchia con una Madonna in terracotta che porta il Bambino sulle ginocchia. Sull’altare della cappella di destra si nota l’icona di S. Sabino, l’altro protettore della città. Sulla parete laterale destra del presbiterio sono presenti alcuni bassorilievi marmorei attribuiti alla scuola del Bonazza raffiguranti S. Agostino, S. Girolamo e S. Carlo Borromeo; sulla parete opposta una piccola statua in pietra del XII secolo della santa. Il pulpito, di disegno semplice e lineare presenta alla base un cippo funerario romano del I secolo d.C. La quadreria, una raccolta di tredici tele risalenti al XVII – XVIII secolo, è posta sulle pareti della navata; si tratta di opere qui riunite dopo la soppressione delle parrocchie e degli ordini religiosi del periodo napoleonico. Sono conservati nella pieve alcuni epitaffi in lingua latina composti tra il ‘700 e il ‘900. La chiesa gode di un’acustica eccezionale ed è spesso la sede di concerti e altri eventi culturali.

Facciata
La facciata è spartita da cinque pecchiature e mostra due bifore ogivali ed il rosone. Il protiro in stile gotico è un’aggiunta quattrocentesca.
Torre campanaria
Il maestoso campanile si ricollega stilisticamente all’apparato decorativo della chiesa ed evidenzia un coronamento merlato, sicuramente aggiunto in epoche successive, fasce marcapiano sottolineate da archetti pensili e dentellature in cotto.



Adeguamento liturgico  nessuno (2016)
Non sono state reperite notizie circa l'adeguamento liturgico effettuato a seguito del Concilio Vaticano II






Collocazione geografico - ecclesiastica


Regione Ecclesiastica Triveneto
Diocesi di Padova
Parrocchia di San Giuseppe Operaio

Largo Card. Paltanieri - Monselice (PD)


Edifici censiti nel territorio
dell'Ente Ecclesiastico


Altre immagini
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