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9/5/2024 Diocesi di Viterbo - Inventario dei beni culturali immobili
Chiesa di Santa Maria di Montedoro <Le Mosse, Montefiascone>
Data ultima modifica: 29/10/2018, Data creazione: 25/10/2010


Tipologia e qualificazione chiesa sussidiaria


Denominazione Chiesa di Santa Maria di Montedoro


Altre denominazioni Chiesa della Beata Vergine del Carmelo;S. Maria di Montedoro


Autore(Ruolo)  Da Sangallo, Antonio, il Giovane (costruzione chiesa)



Ambito culturale (ruolo)  maestranze viterbesi (costruzione chiesa)
maestranze viterbesi (costruzione coro)
maestranze viterbesi (restauro cupola)
maestranze viterbesi (restauro chiesa)
maestranze viterbesi (rifacimento copertura)
maestranze viterbesi (restauro chiesa)



Notizie storiche  XV - XV (dipinto della Madonna di Montedoro preesistenza)
Sul luogo dove oggi sorge la chiesa della Madonna di Montedoro, un tempo detta Monte Moro, esisteva un’edicola contenente l’immagine della Vergine contornata da angeli, attribuita al pittore viterbese Antonio del Massaro detto il Pastura, e datata con probabilità tra il 1420 e il 1430.
1523/05/10 - 1523/05/10 (pestilenza e voto carattere generale)
Nel 1523 la città di Montefiascone viene colpita da una grave pestilenza a cui i medici non riescono a trovare rimedio, così il consiglio comunale delibera che si faccia voto alla Madonna di Montedoro per ottenere la sua intercessione, e per questo devono essere offerti alla fabbrica settanta o ottanta ducati carlini.
1525/01/09 - 1525/01/09 (finanziamento costruzione intero bene)
I santesi vendono molte vigne per ottenere 160 ducati in modo da finanziare la costruzione della fabbrica.
1526/04 - 1526/04 (progettazione intero bene)
Antonio da Sangallo il Giovane, impegnato nella costruzione della Rocca dei Papi di Montefiascone su commissione di papa Leone X dei Medici, è autore del progetto della chiesa di Montedoro. I disegni redatti dal Sangallo sono tutt’ora conservati presso gli Uffizi.
1526 - 1527 (inizio lavori intero bene)
I lavori di costruzione della chiesa iniziano secondo il progetto del Sangallo, nel quale si prevede anche la costruzione di un grande convento con un chiostro a pianta quadrata, di cui la chiesa dovrebbe costituire il lato affacciato verso la strada e verso il lago. Alla fabbrica lavorano un architetto di nome Giovanni Battista Fiorentino e uno scalpellino, suo fratello, di nome Silverio. La chiesa progettata dal Sangallo è a pianta ottagonale, con una cappella circolare addossata all’altare maggiore al posto dell’abside per inglobare l’edicola quattrocentesca.
1527/05/01 - 1527/05/01 (interruzione lavori intero bene)
Il 1° maggio del 1527 la città di Montefiascone viene saccheggiata per aver negato il passaggio all’esercito di Carlo Borbone diretto verso Roma. Il saccheggio ha provocato morte e distruzione portando i costruttori della chiesa ad abbandonare il cantiere e la città.
1528 - 1528 (sopralluogo progettista intero bene)
Antonio da Sangallo il Giovane torna a fare visita alla fabbrica abbandonata.
1533/02/22 - 1533/02/22 (ripresa dei lavori intero bene)
Il santese Giulio Doliti, con il consenso dei priori del Comune decide di riaffidare i lavori a Giovanni Battista e a suo fratello Silverio per 16 carlini la canna.
1536 - 1537 (cambio di maestranze intero bene)
La comunità di Montefiascone affida al costruttore romano Bartolomeo Ambrosino il prosieguo dei lavori della fabbrica, con l’impegno di portarla a termine, poiché la costruzione procede a rilento per diversi problemi, ma anche per la scarsità di mezzi finanziari.
1537/05/25 - 1537/05/25 (istituzione della fiera carattere generale)
Papa Paolo III con un decreto istituisce la fiera in località Monte d’oro. Questa fiera occupava l’area che da Villa San Giuseppe attraversava la zona della chiesa e finiva per oltre 200 m verso Marta. In questo periodo, a causa della fiera, la chiesa viene chiamata Monte Toro.
1537/06/26 - 1537/06/26 (giuspatronato intero bene)
In una bolla di papa Paolo III si concede al Comune di Montefiascone il giuspatronato sulla chiesa di Monte doro.
1537/11/19 - 1537/11/19 (lavori di rifinitura intero bene)
I santesi con licenza dei priori affidano a mastro Francesco d’Angelo di Verona, a mastro Domenico di Jacopo di Vico Marco Comacino, a mastro Simone di Carnansi milanese e infine a mastro Bernardo di Michele di Montefiascone tutti i lavori di scalpello e di rifinitura, da eseguire secondo il modello previsto per la chiesa.
1538/04 - 1538/04 (sopralluogo progettista intero bene)
Antonio da Sangallo il Giovane visita la fabbrica.
1545/04/13 - 1545/04/13 (costruzione del coro intero bene)
Ai maestri Gnosco e Simone viene affidata la costruzione della cappella del coro inserita al di fuori dell’ottagono.
1547 - 1547 (cambio di maestranze intero bene)
Dopo qualche anno, ricominciano a mancare i soldi e, con essi, anche la spinta a proseguire i lavori. Cosicché, anche l'Ambrosino abbandona la fabbrica i cui lavori vengono affidati nel 1547 a Pietro Tartarino, architetto e sacrista della cattedrale. Del progetto del Sangallo viene realizzata la piccola chiesa a forma ottagonale sovrastatadalla cupola, nascosta esternamente da un tetto ligneo che si eleva sopra il tamburo. Anche il convento non viene realizzato per scarsità di fondi e al suo posto viene edificato un cenobio completamente estraneo alle idee del Sangallo. Nel modesto edificio eretto accanto alla chiesa, senza rimanervi mai a lungo, si alternarono i Cappuccini, gli Agostiniani, i Minori e i Carmelitani, che sostituiscono la devozione per la Madonna di Montedoro con quella verso la Madonna del Carmine, inglobando l’antico affresco dentro la muratura del nuovo altare maggiore.
1548/02/19 - 1548/02/19 (restauro cupola intero bene)
Il consiglio comunale delibera di risarcire la cupola lesionata.
1550 - 1599 (realizzazione affreschi intero bene)
Le pareti interne della chiesa sono scandite da cinque piccole absidi che vengono fatte affrescare dai monaci del Carmelo nella seconda metà del XVI secolo. La commissione dei Carmelitani è certa soltanto per una delle absidiole; il resto degli affreschi è ascrivibile tanto al periodo di presenza dell’Ordine religioso, quanto ad epoca immediatamente precedente o di poco successiva.
1590 - 1599 (variante denominazione intero bene)
In questo periodo la chiesa viene denominata Beata Vergine del Carmelo in onore della Madonna venerata nel tempio.
1644 - 1655 (soppressione del convento intorno)
Papa Innocenzo X con una bolla sopprime il convento. Ciò porta all’abbandono della chiesa.
1938 - 1938 (restauro chiesa intero bene)
La chiesa viene restaurata e viene rifatto il tetto. Si pensa anche di costruire la cupola originariamente progettata dal Sangallo, ma l’idea non ha seguito per difficoltà strutturali.
1974 - 1974 (rifacimento copertura intero bene)
Il tetto viene rifatto.
1983 - 2009 (restauro intero bene)
La Soprintendenza dei beni architettonici del Lazio restaura la chiesa.
2007 - 2008 (restauro affreschi intero bene)
Gli affreschi vengono restaurati.



Descrizione  La chiesa è situata poco fuori Montefiascone, a circa 2 km dal centro, lungo la strada provinciale 8. Isolata su tutti i lati, ha il suo asse che si sviluppa da nord a sud. La pianta è formata dalla combinazione di due spazi: un’aula ottagonale e un secondo ambiente centrico destinato al presbiterio. L’aula presenta nei lati obliqui cappelle semicircolari coperte da semicalotte, mentre sul lato d’ingresso e sull’asse trasversale si hanno vani a pianta rettangolare voltati a botte. Di questi ultimi, quello a nord e quello ad est costituiscono i due accessi alla chiesa. Il secondo ambiente, relativo al presbiterio, è costituito da uno spazio circolare tagliato da tre segmenti rettilinei: uno a formare la connessione con l’ottagono e due sull’asse trasversale, in modo da realizzare nicchie arcuate poco profonde. Al centro un altare antico divide lo spazio in due parti, cosicché la metà anteriore è adibita a presbiterio, con una mensa isolata posta innanzi al vecchio altare, e la metà posteriore è usata come sagrestia. L’aula ottagonale è scandita da un ordine tuscanico, con paraste piegate a libro, che inquadra le arcate relative alle cappelle; al disopra della trabeazione si erge un ordine attico che articola il tamburo, nei cui otto lati figurano al centro finestre rettangolari: aperte quelle sull’asse trasverso e quella in facciata, cieche tutte le altre. Anche nello spazio circolare una cornice corre lungo il perimetro, venendo interrotta dalle arcate delle due nicchie e del fornice che comunica con l’ambiente anteriore; una seconda cornice è replicata più in alto alla fine del tamburo e tra di esse si aprono quattro finestre arcuate, disposte sui due assi. L’aula è coperta da una cupola a padiglione, con muratura di mattoni a vista, forata al centro da una lanterna ottagonale da dove entra luce. Il secondo spazio è invece coperto da una calotta ribassata. All’esterno sono riconoscibili i due volumi giustapposti: l’ottagonale e il circolare, il primo più alto del secondo. Il volume ottagonale è scandito da un doppio ordine architettonico e da una prosecuzione priva d’intelaiatura e completamente al rustico, al disopra della quale vi è il tetto a padiglione. Ugualmente con muratura a vista si presenta tutto il volume curvo del secondo ambiente, coperto da un tetto conico ribassato. Fondi intonacati e partiture architettoniche in peperino conferiscono un trattamento bicromo al volume dell’aula, con paraste tuscaniche piegate a sottolineare gli angoli e un secondo ordine semplificato a fasce, al disopra della trabeazione. Ugualmente in peperino è un basamento a sedile che circonda il volume, così come i portali e i finestroni rettangolari.

Pianta
L’impianto è formato dall’innesto di un ottagono ad un vano circolare di più ridotte dimensioni. L’ottagono funge da aula e il secondo spazio da presbiterio e sagrestia; a dividerli il vecchio altare a cui è stato posto innanzi un nuovo altare a mensa. Nell’aula ottagonale ciascun lato si protende in un vano. Sui lati obliqui si hanno cappelle a pianta semicircolare rialzate di un gradino, mentre sui lati perpendicolari gli spazi aggiunti sono rettangolari e occupati a nord e a est dagli accessi alla chiesa.
Impianto strutturale
Ad un prisma ottagonale continuo in muratura di bozze di peperino si innesta il volume circolare anch’esso della stessa muratura. Entrambi i volumi nel loro tratto superiore costituiscono il tiburio che circonda le cupole interne: a padiglione la prima ed emisferoide la seconda.
Coperture
L’ambiente ottagonale è coperto da un tetto a padiglione, mentre l’ambiente centrico da un tetto conico.
Pavimenti e pavimentazioni
L’intera pavimentazione è in mattoni quadrati di terracotta disposti a 45°.
Elementi decorativi
La chiesa non presenta elementi mobili di pregio. La decorazione si concentra nelle cappelle laterali, la maggior parte delle quali interamente affrescate.



Adeguamento liturgico  presbiterio - aggiunta arredo (1970-1980)
La chiesa è adeguata liturgicamente. Un nuovo altare, costituito da una mensa in legno, posta innanzi al preesistente altare è rivolto verso l’assemblea ed è affiancato da un ambone.






Collocazione geografico - ecclesiastica


Regione Ecclesiastica Lazio
Diocesi di Viterbo
Parrocchia di San Giuseppe

Strada Provinciale 8 Verentana - Le Mosse, Montefiascone (VT)


Edifici censiti nel territorio
dell'Ente Ecclesiastico

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