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7/5/2024 Diocesi di Milano - Inventario dei beni culturali immobili
Chiesa dei Santi Quirico e Giulitta <Pino, Maccagno con Pino e Veddasca>
Data ultima modifica: 29/11/2017, Data creazione: 14/7/2011


Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale


Denominazione Chiesa dei Santi Quirico e Giulitta


Ambito culturale (ruolo)  maestranze lombarde (costruzione)



Notizie storiche  XIII - XIII (costruzione intero bene)
La prima menzione risale al 1246, quando la chiesa era officiata da un cappellano di Cannobio unitamente a quella di S. Maria nella vicina Tronzano, dalla quale l'ortatorio di Pino dipendeva. La nomina rientrava nella subordinazione delle due località (con l'unita Bassano) alla pieve di Cannobio (allora nella diocesi ambrosiana), secondo uno stato di cose che perdurò sino al 1815. Accertata l'esistenza dell'edificio a metà del '200, sembra possibile retrocederne la fondazione almeno ai primi decenni di quel secolo, ossia quando la comunità locale aveva avviato, proprio con i paesi contermini, la creazione di un comunello rustico attestato già dal 1206-1208. Quale che ne fosse l'origine, questa prima chiesetta medievale era ancora in piedi alla fine del XVI sec. In quel tempo conservava intatte le caratteristiche romaniche: navata "assidibus soffittata"; cappella absidale semicircolare con volta dipinta (i quattro Evangelisti e i santi Quirico e Bernardo); campanile.
1567 - 1570 (ampliamento intero bene)
Nel 1567 gli “homines” di Pino chiedevano a Carlo Borromeo il permesso di ingrandire l'edificio, non più adeguato alle accresciute necessità del borgo, secondo precise direttive. L'ampliamento sarebbe avvenuto "a parte dextera in ingressu per quinque brachia" e avrebbe comportato, di fatto, la giustapposizione di una navata al corpo della chiesa esistente; questa nuova ala sarebbe stata coperta con volta retta da tre colonne in pietra da introdurre tra il nuovo e l'antico spazio ecclesiastico. I lavori erano compiuti nel 1570, quando si prescriveva di completare gli sforzi con una sacrestia "serrando di muro dopo la seconda nave dal muro a la colona e detta colona all’altro murio verso oriente". La chiesa fu costruita secondo i propositi, come mostrano i cinque capitelli ancora sul sagrato (tre a tutto tondo e uno solo dei due semicapitelli che dovevano concludere la fila di colonne interne nei muri d'ambito), in pietra locale e di buona fattura.
XVII - XVII (costruzione altare laterale)
Entro il 1683 fu costruito l'unico altare laterale di cui si abbia notizia. Fu descritto, in quella data, durante la visita del card. Federico Visconti. Era collocato a sinistra del presbiterio, ma non doveva essere ospitato in una vera e propria cappella.
1748 - 1750 (ricostruzione altare maggiore)
Nel 1786 il card. Filippo Visconti precisò le caratteristiche di un nuovo altare maggiore, in tutto e per tutto corrispondente all'attuale, in marmi policromi, opera non ancora documentata, ma certamente di bottega viggiutese. A quest'altare dovrebbe riferirsi la pratica di benedizione inoltrata alla curia di Milano nel 1748. In ogni caso, il manufatto era pronto per il 1750, anno in cui la comunità di Pino ottenne la sospirata separazione dalla parrocchia di Tronzano, divenendo autonoma.
1752 - 1752 (trasferimento e ricostruzione altare laterale di S. Fermo)
L'altare di S. Fermo, di origine seicentesca, si trovava nel 1786 a capo della navata minore, ossia quell'ambiente giustapposto nel XVI sec. all'antico corpo di fabbrica medievale. Quando lo descrisse il cardinale Filippo Maria Visconti, infatti, l'altare era stato trasferito in un'apposita cappella costruita aumentando di una campata la navata cinquecentesca. L'ancona, in quel tempo, era lignea e circondava una tela con raffigurazione del santo titolare del culto, oggi scomparsa. Probabile collocare questi ingenti lavori al 1752, anno cui risale un bel paliotto in scagliola policroma, firmato, datato e con ritratto clipeato di S. Fermo al centro, che, col tempo, sarebbe stato collocato come paliotto dell'altare maggiore, dove oggi si ammira.
1786 - 1789 (ricostruzione intero bene)
La chiesa visitata dal card. Visconti nel 1786 era ancora suddivisa in due navate e, pertanto, fu giudicata antichissima. I lavori di radicale rifacimento, che portarono alla chiesa attuale, non tardarono a venire, ma sono scarsamente documentati. Vi si trova traccia in una relazione di ripari al tetto, redatta del 1789. Il nuovo tempio, ampio e arioso, risultò impostato su un'aula unica con due grandi cappelle affrontate per parte (Madonna del rosario e S. Fermo), così da simulare quasi un impianto a croce greca, coperto di cupola ribassata sopra i fedeli. Nel presbiterio, a pianta rettangolare, fu rimontato l'altare di qualche decennio precedente.
1857 - 1857 (costruzione campanile)
Nel 1857 l'ingegner Giacomo Tramontani (Veccana 1806-1881) innalzò il campanile, dotandolo di cella campanaria e di cupolino, quale è oggi. Non si sarebbe trattato, però, di una ricostruzione dalle fondamenta, ma di sopralzo di strutture preesistenti. La chiesa, infatti, era dotata di campanile collocato sul fianco settentrionale sin dalla prima attestazione della fine del XVI sec., quindi, probabilmente, sin dalle sue prime fasi edilizie medievali.
1900 - 1910 (decorazione interno)
Un bel progetto, solo in parte eseguito, documenta la fase di decorazione interna, avviata nei primi anni del XX sec. Si tratta di due fogli anonimi, conservati in sacrestia, con propositi per gli affreschi e gli ornamenti da introdurre nel presbiterio e sopra la cupola ribassata che sovrasta l'aula fedeli. Il piano prevedeva: un grande affresco sulla calotta della parete di fondo del presbiterio con episodio della vita dei santi Quirico e Giulitta (probabilmente i due davanti al governatore Alessandro, che tentava di estorcere ai malcapitati la professione di fede); un'assunzione in cielo sulla cupola (forse del medesimo Quirico); figure allegoriche di virtù e giustizia sui pennacchi.
1992 - 1992 (restauri e adeguamento presbiterio)
Nel 1992 si pose mano al ripensamento del presbiterio con l'eliminazione delle balaustre e la creazione di una piattaforma per ospitare la nuova mensa e il seggio marmoreo. Sulla mensa trovò posto un paliotto mobile in bronzo e altri metalli (tra cui argento) con Ultima cena, opera dello scultore Stanislao Borghi.



Descrizione  La chiesa dei santi Quirico e Giulitta si eleva su un poggio panoramico poco discosto dall'abitato, in un luogo che, sin dai tempi della fondazione (XIII sec.), fu certamente dedicato alla sepoltura dei morti. Il cimitero, oggi, si sviluppa alle spalle della chiesa lasciando il sagrato libero di spaziare sulla vita del lago, verso sud, ossia verso Cannobio, e verso nord, con le isole di Brissago in primo piano. La chiesa s'innalza sul sagrato con semplice facciata culminante in un frontone. L'interno è arioso per il generoso impianto con cui fu completamente ricostruita alla fine del XVIII sec. la fabbrica antica: l'aula unica è aperta sui lati minori da due ampie cappelle affrontate ed estradossate, così da simulare una vera e propria pianta centrale. Sopra i fedeli la cupola ribassata è raccordata agli archi di sostegno da pennacchi in curva. Il presbiterio rettangolare conserva, all'altare maggiore, un paliotto in scagliola policroma del valente Carlo Giuseppe Pancaldi di Ascona, datato 1752. Poco prima di giungere alla chiesa, nel cuore del borgo, si eleva una possente torre medievale (almeno del XIII sec.) ancora per buona parte integra.

Pianta
Chiesa ad aula unica, correttamente orientata, con due ampie cappelle affrontate per parte, estradossate a terminazione rettilinea. Il presbiterio è quadrangolare. A sinistra del presbiterio si apre la sacrestia vecchia, trasferita in anni recenti nel vano complementare che si sviluppa a destra del presbiterio.
Coperture
Il tetto ripete l'articolazione della pianta, con colmo centrale parallelo alla facciata raccordato alle falde 'a padiglione' sopra le cappelle laterali. L'ordito, principale e secondario, è ligneo; il manto di copertura in coppi anticati.
Opere d'arte
Il paliotto in scagliola policroma sull'altare maggiore è datato (1752) e firmato: C. Giuseppe Panca[ldi]. Carlo Giuseppe fu a capo di una buona bottega svizzera (Ascona), itinerante per le valli a nord del Verbano e specializzata in questa tecnica di realizzazione non di rado utilizzata anche per rivestire interi altari. Il paliotto di Pino si segnala per la composizione tripartita, la raffinatezza nel trattamento di fiori e animali e di quei girali che costituivano il repertorio ricorrente di queste maestranze. L'organo è uno strumento a trasmissione meccanica commissionato nel 1907 a Giorgio Maroni.



Adeguamento liturgico  presbiterio - intervento strutturale (1992)
Nel 1992 si pose mano al ripensamento del presbiterio. Eliminate le balaustre, posate con l'altare maggiore a metà del XVIII sec., fu creata una vasta piattaforma, per la nuova mensa e un seggio marmoreo, e furono riconfigurate, di conseguenza, le scalinate di accesso all'area. Sulla mensa trovò posto un paliotto mobile in bronzo e altri metalli (tra cui argento) con Ultima cena, già patrimonio della chiesa dal 1945. La posa di questo paliotto fu occasione per festeggiare lo scultore, Stanislao Borghi (padre di Paolo Borghi), che fu personalmente a Pino (nonostante i 93 anni) per le nuove celebrazioni.






Collocazione geografico - ecclesiastica


Regione Ecclesiastica Lombardia
Diocesi di Milano
2 Zona Pastorale II - Varese - Decanato di Luino
Parrocchia di Santa Maria Assunta

Via alla Chiesa - Pino, Maccagno con Pino e Veddasca (VA)


Edifici censiti nel territorio
dell'Ente Ecclesiastico


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