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11/5/2024 Diocesi di Milano - Inventario dei beni culturali immobili
Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo <LAVENO MOMBELLO>
Data ultima modifica: 19/06/2019, Data creazione: 14/7/2011


Tipologia e qualificazione chiesa parrocchiale


Denominazione Chiesa dei Santi Filippo e Giacomo


Autore(Ruolo)  Buzzi, Carlo (progetto facciata chiesa)
Bernago, Lorenzo (progetto e costruzione ampliamento)



Ambito culturale (ruolo)  maestranze lombarde (costruzione e decorazione)



Notizie storiche  XIV - XIV (costruzione intero bene)
La prima annotazione di una “cappella” dedicata a S. Giacomo è contenuta nell’inventario redatto attorno al 1398 e noto come “Notizia Cleri Mediolanensis”. Nei primi decenni del XV sec. è documentata la presenza di un officiante con funzioni parrocchiali in alternativa all'antico luogo di culto di Santa Maria in Ca' Deserta, distante dall’abitato all’epoca oramai concentrato, soprattutto con attività commerciali, sul lago e attorno al golfo. Qualche dato in più sulla configurazione del tempio ai suoi esordi proverebbe dal campanile, la cui impostazione potrebbe anche risalire al XV sec., per analogia con la torre di San Pietro a Castelveccana (soprattutto per le ampie monofore), ma di cui sono evidenti i rimaneggiamenti cinque-seicenteschi (cantonali e paramento murario) e tardo ottocenteschi. Non è improbabile ipotizzare, di questa prima chiesa, un orientamento ribaltato rispetto all’attuale, con abside canonicamente rivolto a oriente.
XVII - 1640 (ricostruzione intero bene)
Nel 1574 Carlo Borromeo visitò la chiesa (rettoria dal 1564) dove, "ob maiorem commodiatatem", erano stati trasferiti da tempo, dalla primitiva parrocchiale, il SS. Sacramento e il battistero. Nel 1614 il card. Federico Borromeo esortò i parrocchiani a ricostruire l’edificio sacro elencando anche la risorse per raggiungere lo scopo. Gli ordini furono eseguiti e, attorno al 1640, il cantiere era giunto alla facciata. Il rinnovato tempio si presentava ad aula unica con due cappelle mediane affrontate, dedicate alla Madonna del Transito (a destra) e a Sant'Antonio di Padova (a sinistra). Fu forse questa l’occasione per invertire l’orientamento della chiesa, con ingresso da oriente, così da ricucire lo sfrangiato tessuto edilizio dei nuclei “in ripa” al lago e conferire al nuovo prospetto un ruolo centrale nella riforma urbanistica del borgo.
1640 - XVII (costruzione facciata)
Nel 1640 l'architetto Carlo Buzzi giunse a Laveno per esaminare "frontispicium ecclesiae SS. Jacobi et Philippi" e valutare se "domus parochialis [...] construi possit". La notizia conferma l'avanzamento del cantiere e permette di definire una soglia cronologia per il disegno della facciata, scandita da quattro lesene e con timpano in forte aggetto, nei modi allora diffusi tra i professionisti ambrosiani e destinati a “far scuola” sul Verbano sino al XVIII sec. inoltrato (Domo, Santa Maria Assunta). La nuova fronte rispondeva alle esigenze di decoro del mutato contesto urbanistico di Laveno, caratterizzato dai primi insediamenti di villeggiatura sulla collina sovrastante. Tra questi, quello della famiglia Tinelli già consolidato, per impostazione architettonica e paesaggistica, alla metà del XVII sec. e dotato, nel 1676, dell’oratorio privato di S. Rocco (planimetria in Marcora 1957). Rimane aperta la possibilità di riferire il progetto della facciata alla mano dell'architetto Buzzi.
1645 - 1645 (completamento cappella laterale della Madonna del Transito)
Attorno al 1645 fu collocata la statua della Vergine del Transito nella cappella della Madonna. Il culto veniva traslato dall’antica chiesa di Santa Maria in Ca' Deserta a sigillo del trasferimento del titolo parrocchiale, anche se il fatto assunse carattere di ufficialità a partire dal 1671 (visita mons. Lorenzo Sormani) . Contestualmente si iniziò a radunare davanti al venerato simulacro le sepolture dei parroci (la cui serie ininterrotta inizia dal 1594), uso avviato nel 1697 continuato sino alla fine del XVIII. La vicenda conferma anche la conclusione di importanti fasi di cantiere negli anni compresi tra il 1640 e il 1645.
1782 - 1832 (costruzione organo, bussola e cantoria)
Nel 1782 don Saverio Monteggia, appena eletto parroco di Laveno, intraprese una campagna per l'arricchimento della chiesa, a partire dall'organo. Allo scopo acquistò a Milano uno strumento settecentesco proveniente da S. Maria alla Chiusa e diede mano alla costruzione, in controfacciata, di una cantoria e di una bella bussola di legno che ancora sopravvive. L’opera era in qualche modo preliminare a un piano organico di ampliamento dell’edificio sacro oramai insufficiente a contenere una popolazione in forte crescita per via dell’incremento economico e sociale di Laveno dopo il trasferimento nel borgo del mercato dei grani, decretato dalle autorità proprio alla fine del XVIII sec. Un progetto di ampliamento, affidato a un capomastro locale non andò, tuttavia, in porto.
1825 - 1825 (ricostruzione organo)
Don Costantino Formentini, alla guida della parrocchia dal 1819, riprese le iniziative avviate dal predecessore. Ancora una volta, all'origine di un rinnovamento radicale, don Costantini si dedicò inizialmente all'organo, affidando nel 1825 a Eugenio Biroldi la posa di un nuovo strumento e promovendo la costruzione di una nuova scala per raggiungere la cantoria, alloggiata in un vano creato a destra della facciata e a filo del campanile. Nel frattempo, l’acquisto nel 1802 della chiesetta dell’Immacolata aveva consentito di trasferirvi la confraternita del SS. Sacramento; in tal modo, l’oratorio, che la confraternita aveva costruito sul fianco meridionale della chiesa almeno dal XVIII sec.(visita card. Pozzobonelli), diventava disponibile per dar corso all’ampliamento della chiesa parrocchiale a lungo desiderato.
1832 - 1832 (ampliamento intero bene)
Don Formentini incaricò l'ingegner Lorenzo Bernago di trasformare il soppresso oratorio di confraternita in una navata collegata all'invaso della chiesa esistente. L'ingegnere ricavò cinque pilastri nella parete laterale della parrocchiale e creò un'aula scandita in "quattro campate a base prossimamente quadrata", coperte con volte a vela, con quattro cappelle aperte sul lato meridionale e una cappella di testata. Per risolvere il delicato problema del rapporto con la facciata esistente, fu d'ausilio l'architetto Pietro Pestagalli, allora a capo del dipartimento delle pubbliche costruzioni. Pestagalli impose un disegno semplificato nella convinzione che "le introdotte decorazioni in casi di questa natura, anziché abbellire ne fanno rendere più appariscente e più mostruoso lo sconcio delle emergenti irregolarità e della loro dissonanza dalle altre parti, alle quali si fanno appartenere in qualità di accessori subalterni".
1832 - 1832 (ricostruzione altare maggiore)
Pur in assenza di dati documentali, è possibile ritenere che, in concomitanza con gli ingenti lavori di ampliamento della chiesa, si sia dato mano anche alla riforma dell'altare maggiore, secondo il modello con basamento rettangolare, rivestito di marmi e sormontato da tempietto circolare sorretto da colonne, replicato diffusamente nella Diocesi di Milano in età tardo neoclassica. L’altare è coronato da una statua sommitale raffigurante S. Giovanni Battista.
1887 - 1889 (restauri e completamento interno e cappelle)
Le cappelle della nuova navata della chiesa, popolarmente denominata "del Sacro Cuore" per l’altare costruito in campo all’aula, furono terminate nel volgere di breve tempo. In occasione dei lavori del 1832, infatti, l'altare di Sant'Antonio, già esistente nella parrocchiale seicentesca, fu trasferito nella corrispondente nicchia creata con l'ampliamento. Allo stesso modo, nella prima cappella della nuova navata fu alloggiato il battistero, nella terza l'altare di S. Giuseppe e nella testata, per l’appunto, quello dedicato al Sacro Cuore. Anche l’altare della Madonna, a destra della navata principale, fu riformato in modi tardo neoclassici con ancona addossata alla parete e tabernacolo rivestito di marmi policromi. Tra il 1887 e il 1889, invece, il parroco, don Luigi Annoni, si spese per una nuova pavimentazione e un primo ciclo di decorazioni e affreschi interni.
1898 - 1898 (restauro e sopralzo campanile)
Nel 1898 il campanile fu interessato da un ingente intervento di rivisitazione estetica. La già slanciata torre fu rialzata di altri sei metri; fu creata una cella terminale sufficiente per reggere il peso di nuove campane; fu introdotto un orologio e la canna, originariamente priva di scansioni, fu suddivisa in verticale con cornici marcapiano in cemento. Curiosa la vicenda della cuspide a terminazione conica, riproposta nel cemento (opportunamente tinteggiato di rosso) secondo le volontà dei parrocchiani. Proprio il cono terminale, se presente anche in origine, rappresenterebbe uno degli appigli per una datazione della torre campanaria alle prime fasi della chiesa.
1904 - 1911 (completamento e affreschi interno)
Nel 1904 (o nel 1907) furono affrescati i medaglioni della navata centrale e il catino absidale. Pochi anni dopo, l'assetto devozionale della chiesa raggiunse il culmine con alcuni lavori documentati nella cappella di S. Giuseppe (risalente però, come detto, ai decenni precedenti, come sembra provare l'altare tardo neoclassico esistente). Non sono chiare, invece, le vicende della prima cappella a destra della navata principale e, in particolare, se la dedicazione all’Angelo Custode sia da riferire ai lavori ottocenteschi o all’associazione con il culto dei santi Luigi e Agnese celebrato in un trittico di Mario Aubel del 1911. La cappella, oggi, è privata di altare.
1925 - 1929 (cicli affrescati cappella della Madonna del Transito)
Nel 1925 Mario Albertella fu incaricato di affrescare la cappella della Madonna del Transito. Nel 1929, Albertella era ancora a servizio della parrocchia, per la quale portava a compimento gli affreschi nelle cappelle della Via Crucis attorno alla chiesa di S. Maria in Ca' Deserta.
1990 - 2000 (riforma presbiterio)
L'area presbiteriale fu adeguata ai canoni conciliari in età imprecisata, secondo un intervento strutturale (riconfigurazione piattaforma e gradini d'accesso, nuova pavimentazione in marmo e installazione di una mensa al centro) compreso tra il 1990 e il 2000.



Descrizione  La veduta da monte della chiesa dei Santi Filippo e Giacomo, con la facciata seicentesca e l'alto campanile coronato di cuspide svettante sopra i tetti e stagliato sul panorama del Verbano e delle Alpi, ha rappresentato a lungo uno dei soggetti prediletti dei vedutisti sette e ottocenteschi, tramandato in qualche china, in numerose stampe e in raffinate vedute a olio. La preminenza paesaggistica del complesso, evidente anche dal lago nei primi scatti fotografici per l’imporsi della massa edilizia e del campanile sopra il nucleo antico affacciato al porto, è stata compromessa nel corso del Novecento dalla costruzione, in posizione ancora più elevata, dell’imponente chiesa di S. Ambrogio, che ha inaugurato per la località un nuovo scenario a diversa scala urbanistica. La veste attuale della chiesa dei Santi Filippo e Giacomo è frutto di due fasi edilizie messe in evidenza dall’articolato prospetto esterno. La facciata principale, con ordine gigante di lesene, portale in pietra scolpita e timpano triangolare, risale, infatti, a una fase di ricostruzione integrale conclusa attorno alla metà del XVII sec. A lato, un prospetto disadorno, raccordato con una falda di tetto al principale, corrisponde, invece, a un ampliamento del 1832 che portò a giustappore alla chiesa preesistente una navata laterale. La dicotomia si ripete, quindi, all’interno del tempio: l’aula principale, traguardata dall’altare maggiore e terminate con profonda abside poligonale, rappresenta l’esito del cantiere seicentesco; l’aula secondaria, detta del Sacro Cuore, il risultato della riforma ottocentesca. Le cappelle laterali, completate nel tempo dal XVII sec., sono dedicate: all’Angelo Custode e alla Madonna del Transito (parete destra, navata principale), ai santi Antonio e Giuseppe (parete sinistra, navata secondaria) e al Sacro Cuore (in campo all’aula minore). Tre altari sono tardo neoclassici (coevi, cioè, ai lavori del 1832): quello della Madonna del Transito (con venerata effige seicentesca), di S. Giuseppe e l’altare maggiore, con tempietto circolare sorretto da colonne di marmo. Altre cappelle non presentano alcuna mensa (Angelo Custode e S. Antonio, quest’ultimo, peraltro, già venerato nella chiesa seicentesca e di patronato della famiglia Tinelli). Il battistero, in marmo policromo, è oggi collocato nella prima cappella a sinistra dell’aula ottocentesca; opera dei primi decenni del XVIII sec., è da riferire certamente a un ambito di produzione viggiutese. L'altare maggiore conserva un paliotto settecentesco in scagliola policroma con prospetto tripartito e raffigurazione di un ostensorio, tra raffinati racemi e un ricco intreccio di nastrini. Il paliotto dovrebbe risalire al 1730-35, forse di bottega solariana (dei Solari specializzati nella tecnica e assai attivi in Ticino). Battistero e paliotto rimangono a testimonianza di una fase settecentesca di arricchimento nell’arredo liturgico altrimenti non documentata, ma che doveva comprendere, forse, anche l’altare maggiore.

Pianta
Chiesa a due navate. La maggiore, corrispondente all’invaso della chiesa vecchia, si articola in quattro campate, ospita due cappelle sul lato destro e, presso l’ingresso, il vano con accesso dalla cantoria. In corrispondenza della quarta campata, di passo minore, si estende l’area presbiteriale a destra della quale un vano rettangolare (forse un tempo destinato a sacrestia) è oggi ricongiunto all’ambiente ecclesiastico, sia come spazio per i fedeli, sia per assicurare l’accesso alla chiesa dalla retrostante piazzetta. La navata minore ripete la scansione planimetrica della principale con l’eccezione di una cappella a terminazione rettilinea aperta sul fondo; vi si aprono, sul fianco meridionale, quattro cappelle, tre in corrispondenza ritmica con la navata principale e l’ultima, di passo ridotto, adeguata alla profondità del presbiterio. L’abside ha terminazione poligonale. La sacrestia attuale, di forma piuttosto irregolare, si apre a sinistra dell’abside.
Impianto strutturale
Edificio in murature d'ambito continue coperto con un sistema articolato di volte. La volta a botte dalla navata centrale poggia sull'invaso corrispondente alla chiesa seicentesca. Le volte a vela che coprono la navata secondaria poggiano sia sulla muratura della navata principale, sia su pilastrini di laterizio alla testata delle cappelle laterali. La cappella della Madonna del Transito è coperta con una volta a crociera. Le cappelle ottocentesche della navata secondaria sono coperte con volta a botte. L’abside presenta una copertura a calotta raccordata alla base all’andamento dell’abside.
Struttura
Murature d'ambito e di spina in pietrame misto con inserti di laterizio; i pilastri ottocenteschi tra le due navate sono in mattoni. Volte di mattoni (almeno quelle ottocentesche). Tutte le murature sono intonacate, sia all'esterno sia all'interno. Il campanile, invece, presenta a vista il bel paramento murario, incorniciato da cantonali lapidei.
Cicli affrescati
I cicli affrescati interni alla chiesa sono novecenteschi e furono eseguiti tra il 1904 (per altri 1907) e il 1929. Sulla volta della navata principale sono raffigurati: la Sacra Famiglia, l'Assunzione di Maria Vergine e l'Adorazione del Ss. Sacramento, opera di Davide Beghè. Il cielo sopra l'altare maggiore reca le immagini dei santi titolari, mentre sul catino absidale è affrescato Gesù Cristo che prega nell'orto del Getsemani. Ai lati dell’altare della Madonna del Transito, i riquadri affrescati da Mario Albertella presentano episodi della vita di Maria (presentazione e l’episodio del transito che conferisce il titolo alla venerata cappella). Anche la cappella dedicata a S. Giuseppe, nella navata minore, offre episodi della vita del titolare (S. Giuseppe al lavoro e transito di S. Giuseppe).



Adeguamento liturgico  presbiterio - intervento strutturale (1990-2000)
L'area presbiteriale fu adeguata ai canoni conciliari in età imprecisata, secondo un intervento strutturale (riconfigurazione piattaforma e gradini d'accesso, nuova pavimentazione in marmo e installazione di una mensa al centro) compreso tra il 1990 e il 2000. L'opera non ha riguardato l'altare maggiore tardo neoclassico collocato nell'abside di cui si ammira il paliotto settecentesco in scagliola policroma.






Collocazione geografico - ecclesiastica


Regione Ecclesiastica Lombardia
Diocesi di Milano
2 Zona Pastorale II - Varese - Decanato di Besozzo
Parrocchia dei Santi Filippo e Giacomo

Via Roma 1 - Laveno-Mombello (VA)


Edifici censiti nel territorio
dell'Ente Ecclesiastico


Altre immagini
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